BRUXELLES — Un sospiro di sollievo da una parte. Una grande delusione dall’altra. Nelle Istituzioni europee il voto in Spagna divide. Buona parte della Commissione, a cominciare da Ursula von der Leyen, si gode una sorta di scampato pericolo. I suoi avversari, e in particolare quella parte di Partito popolare europeo che più ha seguito il suo presidente Manfred Weber, ne escono invece ammaccati.

 

Elezioni in Spagna, risultati in diretta| Popolari avanti ma la maggioranza non

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ELEZIONI SPAGNA. Bene Sumar. Popolari primo partito ma la destra è senza maggioranza. Feijóo (Pp) chiede comunque il governo. Decisivi i partiti regionali

 Luci mezze spente sull'immagine di Feijoo al quartier generale del Pp a Madrid - Manu Fernandez /AP

(ANSA) – Una vittoria dal retrogusto molto amaro quella del Partito popolare, che torna a essere la prima forza spagnola ma a spese del possibile alleato Vox, che quasi dimezza i suoi seggi, mentre i socialisti di Pedro Sanchez tengono oltre ogni previsione.

Un’operazione di cannibalizzazione ai danni di Santiago Abascal, il vero grande sconfitto di questo voto, che blocca le aspirazioni di Alberto Nunez Feijòo, che già si vedeva alla Moncloa.

I numeri invece gli danno torto: il blocco delle destre si ferma a quota 169 (136 il Pp, 33 Vox), molto lontana dai 176 seggi necessari per la tanto agognata maggioranza assoluta.

L’ex governatore galiziano chiedeva di averla da solo, alla fine non l’ha nemmeno sfiorata anche sommando i voti di Vox. Eppure in serata Feijòo ha comunque rivendicato il diritto di provarci: “Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese”, ha arringato i sostenitori evidentemente delusi. “Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezza”, ha aggiunto, chiedendo “che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna”.

Alberto Nunez Feijòo (Pp)

“Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese. Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezza”

Ma la strada è tutta in salita.

Il crollo del partito sovranista, il grande osservato di tutta la stampa internazionale, è il dato più rilevante di questa tornata elettorale, soprattutto in

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LAVORO. Il segretario Cgil rilancia le indicazioni dell'assemblea dei delegati del sindacato
Landini conferma: «Sciopero generale in autunno» 

Il segretario della Cgil Maurizio Landini ieri da Brescia ha lanciato lo sciopero generale. «Sarà in autunno – ha confermato – Sarà necessario farlo contro la legge di bilancio. Faremo una consultazione straordinaria tra i lavoratori a settembre e non solo per chiedere se mobilitarsi, ma anche per capire come vogliamo farlo e come convincere le persone a venire con noi a Roma».

In questo modo Landini conferma il percorso che giovedì scorso era stato individuato dall’assemblea dei delegati riunita a Roma. Poi, a proposito del salario minimo ha spiegato: «Pensiamo che oggi portarlo a 9-10 euro all’ora sia un tema urgente che va affrontato, dall’altra parte credo che bisogna superare la precarietà perché abbiamo una maggioranza di giovani che continua ad andare via dal nostro paese proprio perché qui non trova condizioni sufficienti e c’è uno scollamento troppo elevato".

 
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