POLITICA. L’esecutivo accoglie un ordine del giorno di Nicola Fratoianni di Sinistra italiana. Poi corre a ripari, ma la vicenda segnala i punti deboli della destra
Paola Frassinetti, sottosegretario all’istruzione, alla Camera dei Deputati - foto LaPresse
Per un paio d’ore, ieri pomeriggio, la patrimonale è stata un’ipotesi in campo, oggetto di «valutazione» da parte dell’esecutivo. Il governo aveva dato parere favorevole, previa riformulazione, all’ordine del giorno firmato da Nicola Fratoianni, segretario di Si, il gruppo più a sinistra che ci sia in Parlamento, che proponeva la Next Generation Tax sui patrimoni delle persone fisiche superiori ai 500 mila euro per combattere la dispersione scolastica: una patrimonale in piena regola.
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LA SOTTOSEGRETARIA all’Istruzione Paola Frassinetti, sorella d’Italia molto vicina alla premier, a sorpresa, non dà parere contrario ma chiede la riformulazione di rito, quella che sostituisce l’«impegno» a procedere con quello a «valutare». Fratoianni, gioca un po’ d’astuzia, evita di illustrare l’emendamento e accoglie fulmineo la riformulazione. L’odg passa senza neanche bisogno di votarlo. La maggioranza per un po’ non si rende conto di cosa è stato approvato. Occhiuti sono invece i fiancheggiatori di Italia viva, che non stanno nella pelle per la gioia e aprono il fuoco. Marattin si scaglia contro i «tassatori folli». Parla di «governo Fratoianni-Meloni pronto a valutare una nuova patrimoniale», assicura che se ce ne fosse stata la possibilità Iv e Azione avrebbero votato contro. Loro sì che sono contro la patrimoniale. La maggioranza sbanda, la premier a pranzo con tutti i capigruppo, si infuria. Ordina di fare d’ora in poi attenzione a certi strafalcioni, vedi mai il governo dovesse sembrare più a sinistra di Renzi e magari pure del Pd. Chigi sforna di corsa un comunicato beffardo: «Il governo ha velocemente valutato la proposta e altrettanto velocemente concluso che non intende dare seguito alla stessa». La rapidità fulminea della «valutazione» e della bocciatura dovrebbe chiarire non solo a Marattin ma a tutte e tutti che si è trattato solo di uno spiacevole incidente: la distrazione, la stanchezza, il caldo.
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IN PARTE è davvero così, ma non del tutto. L’ordine dei lavori della Camera non prevedeva che si discutesse in quel momento la legge sulle «competenze non cognitive nel metodo didattico». L’agenda è stata modificata all’ultimo momento e la fretta «di approvare un provvedimento così importante», ammette la stessa sottosegretaria, ci ha senza dubbio messo lo zampino. Il segretario di Si è stato abile nel non illustrare l’odg ,evitando così di mettere in guardia governo e maggioranza che altrimenti avrebbero certamente bocciato il testo. Ma è la stessa Frassinetti, pur riconoscendo che la necessità di approvare la proposta di legge di corsa aveva confuso la situazione, ad ammettere che non si è trattato solo di un errore: «Ci sembrava importante che, in un clima di coesione su una legge così importante a contrasto della povertà educativa e la dispersione scolastica, Fratoianni avesse a cuore il contrasto di questa problematica». La richiesta di riformulazione, prosegue Frassinetti, serviva proprio a chiarire che il governo voleva «prendere le cose positive» e condividere l’obiettivo «con strumenti ovviamente diversi da quelli menzionati nell’odg».
Lo scandalo di far pagare i ricchi
LA GIUSTIFICAZIONE è tirata per i capelli. I deputati in aula assicurano che né il governo né la maggioranza si erano resi conto di cosa stessero approvando finché i renziani non hanno suonato la campana a distesa e in particolare la ex ministra Bonetti si è premurata di avvertire la sottosegretaria. Probabilmente è proprio così. Però la clamorosa svista è maturata in un clima preciso: la percezione della necessità di fronteggiare un problema enorme e il timore che gli strumenti indicati subito dopo il fattaccio dal ministero dell’Istruzione, i fondi del Pnrr e Agenda Sud, non siano affatto sufficienti. Certo il governo non intendeva approvare la patrimoniale ma la preoccupazione è invece evidente. Nel giro di poche ore, irritazione meloniana a parte, l’incidente si è chiuso. Ma resta che per la prima volta l’ipotesi più demonizzata che ci sia dalla destra e non solo dalla destra, la patrimoniale, è stata messa sul tavolo persino dal governo. C’è una prima volta per tutto
Commenta (0 Commenti)IL CASO. Dopo l'annuncio sulla rimodulazione del "Piano nazionale di ripresa e resilienza" in un documento di 27 pagine inviato a palazzo Chigi la conferenza delle regioni chiedono «coperture» e di essere coinvolta dal governo. Giani (Toscana): «Nella destra c’è imbarazzo». Upb: «Dal Pnrr arrivano rilevanti fattori di incertezza»
Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr - Ansa
Dopo i comuni anche le regioni hanno chiesto ieri chiarimenti al governo sulle coperture del «definanziamento» di attività e progetti pari a 15,9 miliardi di euro che avverrà nell’ambito della revisione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr), in particolare sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, le case della salute, la rigenerazione urbana. Senza la certezza delle risorse il governo rischia di bloccare i cantieri dell’abbattimento delle ultime due Vele di Scampia o quelli del Serpentone di Corviale a Roma. E sarebbero contraddette le intenzioni rassicuranti di Raffaele Fitto, ministro delegato al Sacro Graal dell’economia italiana.
Pnrr, stralciati 16 miliardi a sanità, comuni e ambiente
IN UN DOCUMENTO di 27 pagine inviato a palazzo Chigi i presidenti delle regioni hanno ipotizzato che la soluzione indicata da Fitto, cioè prelevare una parte del corrispettivo dei fondi del Pnrr dirottati verso il «RePowerEu» dal Fondo di sviluppo e coesione, potrebbe essere controproducente. Spostare queste risorse da questo Fondo, con modalità che dovranno essere probabilmente ancora approfondite, significherebbe bloccare altri cantieri. Gli appalti hanno bisogno di coperture immediate. E sono difficilmente realizzabili le partite di giro, come quella che si sta discutendo, in vista di una sostanziosa «rimodulazione» del Pnrr che il governo dovrebbe presentare entro il prossimo 30 agosto alla Commissione Europea. Non sarebbe nemmeno chiaro il vincolo del 40% delle risorse del Pnrr destinate al Sud. Una regola più volte annunciata, e messa nero su bianco, ma che risulterebbe a quanto pare sempre di incerta applicazione.
Pnrr, il buio è Fitto: alla ricerca dei sedici miliardi «tagliati»
LA FIBRILLAZIONE tra gli enti locali, seguita dal non molto riuscito annuncio di Fitto, sarebbe molto più estesa di quanto la maggioranza vorrebbe fare apparire. A tale proposito più di una preoccupazione è stata confessata dal leghista veneto Luca Zaia. Ieri Eugenio Giani (Pd), presidente toscano, ha sostenuto che il documento inviato a Fitto e Meloni è la traduzione di un «sentimento» condiviso anche tra gli altri presidenti di destra. «Probabilmente – ha detto – non hanno la stessa libertà di criticare il governo per un vincolo di natura politica». Ma «avverto, sono molto, molto imbarazzati».
ALLA TOSCANA, al momento, il governo ha stralciato – con la promessa di restituzione – 1 miliardo su 6,5 miliardi di euro. Un valore che sarebbe lievitato a 7,5 miliardi tenendo conto dei cofinanziamenti richiesti. La revisione annunciata da Fitto toglierebbe 150 milioni alla sanità, tagliando una decina di case della salute in meno, tra l’altro. Secondo il Pd siciliano, l’isola governata dal forzista Renato Schifani perderebbe 1,4 miliardi di euro, in attesa dei fondi alternativi promessi. «Si aggiungono al miliardo di fondi strutturali che la giunta Schifani ha dichiarato non riuscire a spendere – sostengono Anthony Barbagallo e Cleo Li Calzi – Sulle politiche della coesione la Sicilia ha fallito gli obiettivi di spesa».
Pnrr, come il governo ha regalato milioni agli studentati privati
QUESTO È IL PROBLEMA che ha acceso l’allarme negli enti locali. Già non riescono a spendere i fondi che sono in cassa, gli stessi non possono essere girati al Pnrr che, però, viene riscritto perché alcuni fondi (15,9 miliardi) sono difficilmente impiegabili. Per ora e per chissà quanto tempo. È questo problema che assilla Antonio Decaro (Pd), sindaco di Bari e presidente Anci: «L’Ufficio studi del Parlamento ha già detto che non potranno essere utilizzati i soldi del Fondo per sviluppo e coesione. Quindi i soldi per quei progetti non ci sono» ha detto.
MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente leghista del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle regioni ha aggiunto un’altra questione sul tavolo: la partecipazione degli enti locali all’ambiziosa impresa di riscrivere una parte del Pnrr: «Alla fase di elaborazione del documento di revisione non abbiamo lavorato – ha detto – Sarà necessario un confronto per assicurare una coerenza con le programmazioni regionali già avviate».
LA CONCENTRAZIONE di non detti, contraddizioni e vicoli ciechi del Pnrr contribuisce ad annebbiare anche le previsioni macroeconomiche di un paese in cui la «crescita» del Pil ha messo il freno a mano. Lo ha confermato ieri l’ufficio parlamentare di bilancio secondo il quale esistono «rilevanti fattori di incertezza» dovuti «all’evoluzione del Pnrr» che si aggiungono «alla volatilità dei mercati delle materie prime». E dire che uno dei motivi che hanno spinto il governo Meloni a cambiare il Pnrr è stata proprio la speculazione sulle materie prime che ha accresciuto i profitti e fatto esplodere l’inflazione. La mancata realizzazione totale del Pnrr potrebbe generare a cascata altri guai
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Alla presidente del Consiglio manca una parola. Nell’anniversario della strage di Bologna, Mattarella ricorda «la matrice neofascista accertata nei processi», poi persino La Russa e Fontana fanno lo sforzo. Ma Meloni no: si ferma a «terrorismo» e i suoi riprovano con la pista palestinese
OMISSIS. Nel suo primo 2 agosto da premier, la postmissina evita di citare la matrice della bomba di Bologna. Dal Quirinale dichiarazione netta
La manifestazione a Bologna in ricordo della strage - Ansa
La parola che manca è un aggettivo: neofascista. Diventa la discriminante di questo primo 2 agosto, anniversario della strage di Bologna, del governo retto da una presidente del consiglio che viene dalla storia del Movimento sociale italiano.
LEI, GIORGIA Meloni, non la pronuncia. Utilizza una formula generica per ricordare l’attentato più grave della storia della Repubblica. «Il 2 agosto 1980 il terrorismo ha sferrato all’Italia e al suo popolo uno dei suoi colpi più feroci – recita il suo messaggio – Sono trascorsi 43 anni ma, nel cuore e nella coscienza della nazione, risuona ancora con tutta la sua forza la violenza di quella terribile esplosione, che disintegrò la stazione di Bologna e uccise 85 persone e ne ferì oltre duecento».
Poi introduce la seconda variabile linguistica della giornata, il concetto di «verità». Per la presidente del consiglio, «giungere alla verità sulle stragi che hanno segnato l’Italia nel dopoguerra passa anche dal mettere a disposizione della ricerca storica il più ampio patrimonio documentale e informativo. Questo governo, fin dal suo insediamento, ha accelerato e velocizzato il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello stato e li ha resi più facilmente consultabili, completando quella desecretazione che era stata avviata dai governi precedenti».
L’operazione si propone di sganciare la strage di Bologna dalla storia dell’estrema destra e da
Leggi tutto: A Meloni manca la parola. Mattarella: «Strage neofascista» - di Giuliano Santoro
Commenta (0 Commenti)Con delibera n. 1336 del 31 luglio 2023 la Giunta regionale ha riconosciuto il diritto al rimborso delle somme corrisposte a titolo di tassa automobilistica regionale agli intestatari o utilizzatori di veicoli che, alla data del 1° maggio 2023, avevano la residenza ovvero la sede legale o la sede operativa nei territori indicati nell’allegato 1 del D.L. n. 61/2023, qualora tenuti al pagamento della tassa automobilistica per periodi tributari aventi decorrenza 1° maggio 2023 e che abbiano consegnato il veicolo entro la data del 31 agosto 2023 a un centro autorizzato o a un concessionario auto per la demolizione.
I contribuenti in possesso dei predetti requisiti che hanno pagato la tassa automobilistica possono quindi richiederne la restituzione presentando apposita richiesta presso uno degli uffici ACI o alla Regione Emilia-Romagna utilizzando il modello allegato (33.62 KB).
Per ottenere il rimborso è quindi necessario:
Non saranno accolte istanze di restituzione in caso mancata consegna del veicolo a un demolitore autorizzato o a un soggetto autorizzato alla rivendita che prende in carico il veicolo per la demolizione oppure se la consegna avviene oltre il termine del 31 agosto 2023.
l contribuente che si accorge di aver effettuato un pagamento non dovuto o eccessivo può presentare richiesta di rimborso utilizzando il modulo di domanda di rimborso (373.85 KB) tramite una delle seguenti modalità:
Di seguito l’elenco degli indirizzi PEC:
Bologna – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Modena – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ferrara – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Forlì-Cesena – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ravenna – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Rimini – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Reggio Emilia – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Parma – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Piacenza – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il contribuente deve presentare richiesta di rimborso entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento nei termini di legge (decreto legge n. 30 dicembre 1982, n.953).
Si rimborsano solo somme superiori a euro 10,33 (legge regionale 11 dicembre 2000, n. 37).
Non è previsto il rimborso per i mesi di mancato godimento a seguito di demolizione, furto o altra formalità avvenuta dopo la scadenza del termine utile per il pagamento del bollo auto, previsto dall’articolo 1 del decreto ministeriale n. 462/1998.
Pagamenti effettuati dopo il 1°gennaio 2019
Nel caso di pagamenti attribuiti a Regione diversa da quella di residenza del primo intestatario - La tassa automobilistica deve essere ripagata a favore della Regione corretta e deve essere presentata domanda di rimborso alla Regione che ha incassato, secondo le modalità e utilizzando la modulistica indicata per il rimborso dalla stessa Regione.
Pagamenti effettuati prima del 1°gennaio 2019:
Se è stato effettuato erroneamente il pagamento del bollo auto il contribuente deve utilizzare il modulo Richiesta di correzione tassa automobilistica (345.63 KB) che può essere presentato:
IL CASO. Il servizio studi della Camera smentisce il governo: «Per le misure definanziate mancano le coperture». Il ministro delegato al Sacro Graal dell'economia italiana - il Pnrr - Raffaele Fitto: «Si va avanti». Ma il sindaco di Bari, presidente dell'Anci, Antonio Decaro: "Sono stati tolti ai Comuni 13 miliardi del Pnrr e non capiamo perché. Sugli asili nido abbiamo impegnato il 92,4% delle risorse". Dal veneto si fanno sentire anche i leghisti con Luca Zaia: " «Siamo preoccupati. Non si fa più credito a nessuno"
Raffaele Fitto, ministro delegato al "Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza" (Pnrr) - Ansa
Ammesso, e non concesso, che abbia ragione Raffaele Fitto, ministro al Sacro Graal dell’economia italiana – il «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) – qualcuno al governo dovrà pur ammettere che annunciare una specie di partita di giro da 15,9 miliardi di euro dal Pnrr a un altro misterioso fondo chiamato «RepowerEU» non è stata una grande trovata politica.
L’ANNUNCIO DEL GOVERNO non è stato tempestivo, considerata l’attualità. Mentre si moltiplicano i disastri climatici su territori alluvionati, desertificati e incendiati, spostare altrove i soldi contro il dissesto idrogeologico non è opportuno. Anche perché da giorni opposizioni e media dominanti stanno dicendo che le opere sono state «definanziate».
QUI INVECE all’orizzonte c’è un altro problema da pochi considerato: non è che i soldi in questione sono difficilmente impiegabili?. Perché non ci sono i tempi, le capacità, o il Pnrr è stato costruito in maniera sbagliata? In fondo, ad oggi, qualsiasi deduzione è lecita. Esiste un fondo di irrazionalità burocratica che non permette al Piano dei piani che salverà l’Italia di spiegare come, se e quando riuscirà nell’impresa. L’espressione affaticata di Fitto ieri era programmatica.
LE RASSICURAZIONI DI FITTO sono state
Commenta (0 Commenti)POLITICA. Tavolata di renziani e Santanchè, poi l’appoggio all’emendamento di Iv. L’ira di Calenda. Renzi contende a Forza Italia il ceto medio e medio-alto. E si appoggia dove può, anche a destra
Le coincidenze esistono e spesso dicono moltissimo. È il caso della cena dello scorso week-end al Twiga, finita con l’accorpamento di due tavolate in modo che si trovassero gomito a gomito tre esponenti della guardia d’onore renziana come Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luciano Nobili e la ex proprietaria Daniela Santanchè, fresca di mozione di sfiducia non votata dai renziani, con un paio di compagni o ex compagni nel privato e negli affari, Canio Mazzaro e Dimitri Kunz, e l’ex forzista oggi anima del Riformista Andrea Ruggieri. Un caso ma scegliere proprio quel ristorantino in questo momento qualcosa può significare.
Significa moltissimo per i separati in casa di Azione, che colgono l’occasione per prendere dalla componente Iv una distanza tale da rendere quasi inevitabile la rottura: “La nostra linea è sempre stata netta: Santanchè deve dimettersi. Azione non ha votato la mozione di sfiducia ritenendola un regalo alla ministra ma non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai parlamentari e dal capogruppo di Iv che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni. Le cene con la ministra al Twiga le si ritiene del tutto inopportune”. Replica a stretto giro Bonifazi: “Dove chiedere al leader con chi cenare è assurdo. E comunque noi abbiamo votato come Azione su Santanchè. Paro paro”.
IL CASUS BELLI sembra un bel po’ montato ad arte. Calenda reagisce non tanto alla imbarazzante cena quanto al progressivo avvicinamento dell’ex diarca del Terzo Polo alla destra. La ha denunciata più volte e di certo non gli è sfuggita l’importanza dell’emendamento al dl Pa2 presentato all’ultimissimo secondo da Iv e sostenuto con convinta partecipazione dall’intera maggioranza, soprattutto da FdI: un regalo da 29,5 milioni pubblici ad Assoprevidenza, ente privato, evidentemente concertato proprio con FdI. La risposta di Renzi arriverà oggi, in una conferenza stampa convocata prima dell’affondo di Azione per presentare proposte tali da siglare la distanza dal governo. Perché Renzi non si muove in direzione univoca.
La marcia di Renzi è reale. Il principale punto di convergenza sembra la giustizia ma è vero solo in parte. Il collante forte è piuttosto una visione della politica sociale che penalizza gli ultimi per puntare sul ceto medio e medio alto, siglata dal doppio no al salario minimo e al rdc. Come ha detto senza peli sulla lingua ieri il leader di Iv: “Si parla tanto di salario minimo ma al ceto medio chi ci pensa?”. Renzi punta su un blocco sociale prima e oltre che politico e si candida a rappresentarne l’ala anti-populista, consapevole di quanto marci rapidamente nella stessa direzione anche la premier, che i panni dell’underdog li smette ogni giorno di più.
ALLO STESSO TEMPO, però, Renzi ha usato ieri la sua Enews per vibrare mazzate proprio contro il centrodestra e la più violenta era destinata proprio a Forza Italia: “Il governo ha aumentato le accise per dare soldi alle squadre di serie A su richiesta di Lotito. Così governano i populisti”. Il presidente della Lazio si è inviperito e ha risposto a brutto muso: “Mente sapendo di mentire. È un peccato vederlo ridotto a inseguire la peggiore demagogia come accade sempre a chi arriva al canto del cigno”. L’ex premier ha preso di mira anche Pichetto Fratin, “se piangi per il pianeta mentre il tuo governo taglia 16 miliardi del Pnrr sulla prevenzione idrogeologica le tue sono lacrime di coccodrillo”, mentre conferma l’appoggio alla commissione sul Covid “non per sostituirsi ai pm ma per ragioni strettamente parlamentari: cosa si è fatto bene e cosa no”.
IL DOPPIO REGISTRO rivela che il leader di Iv non ha ancora trovato una strada per l’intesa con la destra, senza peraltro entrare a farne parte, alla quale mira. Ma è nel suo carattere e nel suo modo di fare politica partire e poi decidere la rotta a seconda delle circostanze. Di certo tutto passa per i rapporti con Fi e l’attacco a testa bassa di Lotito sembra indicare l’intenzione non di arrivare subito a un’unificazione, che oggi servirebbe solo a renderlo un esponente di secondo piano del partito azzurro. La strategia dell’ex premier passa invece per una competizione serrata con Fi, giocata senza esclusione di colpi, puntando a rubare quanti più parlamentari possibile a Tajani, per arrivare se possibile superare gli azzurri alle europee e comunque a insidiarne la rappresentante della destra moderata. Poi se ne parlerà con la leadership azzurra: cioè con Marina Berlusconi
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