Il limite ignoto Dopo il lancio del nuovo missile ipersonico l’Ucraina convoca gli ambasciatori Nato. Per l’intelligence militare di Kiev, Mosca dispone solo di alcuni prototipi di Oreshnik
Sumy, soccorritori ucraini portano via in barella un ferito da un attacco russo
Il giorno dopo il primo lancio del missile ipersonico russo Oreshnik sull’Ucraina è tempo di assestamento. La Russia esulta: nonostante il bombardamento in sé non sia stato nulla di eclatante, la sola notizia che Mosca ha testato un nuovo ordigno è bastata a impressionare il mondo. E sembra proprio che il Cremlino non aspettasse altro.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato che le forze armate russe «hanno chiaramente dimostrato la propria capacità di rispondere all’Occidente» in caso di attacco. Inoltre, prosegue Peskov, durante il discorso di giovedì sera del presidente Putin «anche le risposte successive sono state delineate inequivocabilmente, a meno che le nostre preoccupazioni non vengano prese in considerazione».
LE AGENZIE RUSSE hanno dato ampio risalto alle capacità dell’Oreshnik, citando diversi personaggi come il comandante della divisione missilistica dell’esercito russo, il quale ha affermato che i nuovi missili ipersonici «possono raggiungere obiettivi in tutta Europa». Putin dal canto suo ha fatto sapere che ritiene «un successo» il test del missile e che la Russia continuerà a sperimentarne altri «in contesti di combattimento attivo». Poi, come nei migliori finali dei cinegiornali d’antan, le agenzie hanno diffuso la velina con la nota «il presidente ha ordinato la produzione in serie del nuovo missile balistico ipersonico Oreshnik».
Non è d’accordo con questi toni trionfalistici il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov: «Il missile è sperimentale. Sappiamo per certo che entro ottobre i russi ne avrebbero realizzato due prototipi, forse anche qualcuno in più, ma credetemi, è un prototipo, ma non ancora prodotto in serie, grazie a Dio». Budanov ha anche chiarito cosa significa il nome Oreshnik: «È il nome del progetto di ricerca, si tratta solo di un nome in codice. Il sistema stesso, che è sperimentale, è noto come Kedr. Chiamiamolo semplicemente missile balistico a medio raggio. Un vettore di armi nucleari». Molto significativa l’ultima frase del suo intervento in videoconferenza: «Il fatto che abbiano utilizzato una versione non nucleare è, come dicono, un avvertimento da parte loro che non sono impazziti del tutto».
PIÙ DIRETTO il messaggio agli Usa: «Non ci sono stati contatti con l’attuale amministrazione statunitense, ma d’altro canto il messaggio è stato molto comprensibile, logico». Dunque al Cremlino sono certi che Washington abbia capito cosa intendevano dimostrare i russi. Cosa si aspetta ora Putin è difficile dirlo, ma di sicuro non possiamo più credere che il conflitto in Ucraina si svilupperà fino all’insediamento di Trump come previsto alla vigilia delle elezioni negli Usa. Ciononostante, la comunicazione del Cremlino ha insistito ancora una volta sul fatto che Vladimir Putin è «aperto al dialogo», ma il messaggio sembra più rivolto all’amministrazione che verrà piuttosto che a quella attuale.
L’ESCALATION nell’ultima settimana è stata quotidiana. Il cancelliere tedesco Scholz l’ha definita «spaventosa, esattamente come quando Putin ha assoldato i nordcoreani». Il capo di governo ha anche chiarito che il sostegno a Kiev non deve mai dimenticare la «preoccupazione che non si arrivi a un conflitto diretto fra Nato e Russia». Per il premier polacco Donald Tusk la guerra nell’Est dell’Europa è entrata in una «fase decisiva» e le ultime evoluzione non devono indurre a sottovalutare una «grave e reale minaccia di conflitto globale». Per Tusk il futuro è incerto: «Sentiamo che si sta avvicinando l’incognito. Nessuno di noi conosce la fine di questo conflitto, ma sappiamo che attualmente sta assumendo dimensioni molto drammatiche». Secondo il portavoce della Nato, Farah Dakhlallah, «il missile sperimentale lanciato dalla Russia contro l’Ucraina non influenzerà il corso della guerra né il sostegno della Nato a Kiev». Tuttavia, martedì si terrà una riunione straordinaria del Consiglio Nato-Ucraina, con la presenza degli ambasciatori, su richiesta del governo di Volodymyr Zelensky.
DA PECHINO, il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, ha invitato nuovamente le parti alla «calma e moderazione» e le ha invitate a «lavorare alla de-escalation della situazione attraverso il dialogo e la consultazione per creare le condizioni di un cessate il fuoco da attuare il prima possibile».