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IL LAVORO SPORCO Strage senza fine. 41 vittime lungo la rotta tunisina, dopo le 90 del fine settimana. Meloni aveva promesso «meno partenze e meno morti». Ma le prime continuano, nonostante il memorandum con Saied, e i secondi aumentano, senza una missione di soccorso. Il velista Soldini: «Lasciano al mare un compito crudele»

IL LAVORO SPORCO. Solo quattro superstiti a bordo di un barchino di ferro, tre dei quali minori. La Guardia costiera libica rifiuta i soccorsi

Naufragio dopo  la fuga da Sfax: morti 41 migranti 

Sono i sopravvissuti tra i sopravvissuti, gli unici ancora vivi di un drappello di una decina di disperati scampati alla morte dopo che la barca sulla quale viaggiavano insieme ad altri migranti si è rovesciata a causa del maltempo che alcuni giorni fa imperversava nel Mediterraneo centrale. Dei dieci, sei si sono persi tra le onde mentre quattro, tre minori e un adulto, disperatamente aggrappati alle camere d’aria utilizzate come salvagenti, per loro fortuna hanno trovato un barchino in ferro abbandonato sul quale arrampicarsi.

Avvertiti martedì pomeriggio da un aereo di Frontex che aveva individuato i naufraghi al largo di Zuwara, in Libia, i marinai del mercantile Rimona battente bandiera maltese li hanno trovati lì sopra, stremati dopo quattro giorni trascorsi senza cibo né acqua in balia delle onde. Quattro miracolati arrivati ieri sotto choc a Lampedusa a bordo della motovedetta della Guardia costiera italiana che li ha recuperati dalla nave mercantile dopo che la Guardia costiera libica si è rifiutata di intervenire in loro aiuto. Come sempre.

È ancora tutta da ricostruire la dinamica dell’ultima strage

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Dopo una serie di incontri tra i rispettivi staff tecnici il Commissario straordinario alla ricostruzione sul territorio delle Regioni Emilia Romagna, Toscana e Marche Generale Francesco Paolo Figliuolo e il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po Alessandro Bratti hanno sottoscritto l’intesa che avvia celermente tutte le attività di collaborazione tra i due enti affinché si raggiungano in tempi adeguati gli obiettivi prefissati dal decreto legge dello scorso primo giugno “Interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi nel maggio di quest’anno” convertito in legge il 31 luglio”.

Verso questo fondamentale traguardo la struttura commissariale del Governo opererà in stretta sinergia e azione congiunta e omogenea con L’Autorità del Fiume Po per definire il quadro esaustivo sullo stato del dissesto del territorio di pianura di quello collinare e montano “teso ad un riassetto territoriale resiliente in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici”. In quest’ottica le analisi approfondite degli uffici competenti nel processo di ricostruzione si confronteranno sulle tematiche economiche , della sostenibilità ambientale e sociale, della transizione digitale per “garantire la valorizzazione e lo sviluppo secondo principi di sicurezza e di sostenibilità ambientale”.

 

ALCUNI DEI TERMINI DELL’ACCORDO SOTTOSCRITTO:

Definizione ed elaborazione dei piani speciali con l’individuazione delle opere prioritarie, in quanto rilevanti ed urgenti per il corretto assetto e protezione del territorio o del contesto quali , a titolo di esempio: opere di messa in sicurezza, strutture ed infrastrutture strategiche, sotto-servizi e ogni opera o intervento il cui differimento limiti o condizioni il corretto e spedito procedere dell’attività di ricostruzione.

Sviluppo degli elementi conoscitivi per l’aggiornamento della pianificazione di bacino e della programmazione generale degli interventi di riassetto territoriale di breve, medio e lungo termine.

Verifica della coerenza e compatibilità dei programmi di ricostruzione con gli strumenti di pianificazione e programmazione (Piano per Assetto Idrogeologico, Piano di gestione del rischio alluvione, Piano di gestione delle acque, Piano di bilancio idrico) anche al fine di acquisire le indicazioni necessarie per le delocalizzazioni, le nuove destinazioni, le nuove costruzioni e il recupero, per garantire la sicurezza e/o il miglioramento della qualità ambientale, nonché la salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico.

Coinvolgimento attivo del territorio al fine di sviluppare una progettazione partecipata che individui esigenze, istanze, necessità, specificità e potenzialità che potranno essere parte integrante e fondante dei progetti da realizzare.

La convenzione/accordo che avrà la durata dell’intero mandato del Commissario straordinario sarà pubblicata nella sua completa estensione sul portale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (WWW.ADBPO.IT)

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Dicono di voler tassare gli extraprofitti delle banche, concedono un incontro sul salario minimo prima delle ferie con le opposizioni per una volta riunite. Il governo Meloni ha lasciato per strada la «destra sociale» e ora tenta di recuperare. A suon di annunci e tavoli

IL CASO. Le opposizioni fanno spogliatoio prima dell’incontro con il governo venerdì 11 agosto. Schlein: «Andremo ad ascoltare, ma non sia una sceneggiata estiva». Fratoianni: "Spero che sia un tavolo vero e non come quelli con i sindacati che si sono tenuti in questi mesi. Tavoli spesso inutili e inconcludenti". La virata della nazional-liberista di Meloni sul sociale è partita dal salario minimo, ora si tratterà di capire in quale direzione

Metti, un venerdì d’agosto con Meloni a parlare di salario minimo Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni - Ansa

Tra il sospetto di una sceneggiata estiva sul salario minimo, una manovra tattica e un’imboscata del governo ieri l’opposizione parlamentare (Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Più Europa tranne Italia Viva) ha comunicato di avere fatto spogliatoio in un incontro online in attesa dell’incontro convocato venerdì dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni attraverso i giornali. L’incontro tra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi è servito anche a coordinarsi sulla raccolta firme per il salario minimo a nove euro l’ora. L’iniziativa era stata lanciata dopo che l’aula della Camera aveva approvato la sospensiva di sessanta giorni promossa dalla maggioranza sulla proposta di legge sostenuta da tutti i gruppi di opposizione, ad eccezione di Italia viva di Matteo Renzi. Quest’ultima ha fatto sapere di avere presentato i propri emendamenti alla proposta di legge e che li discuterà in aula. Se, e quando, ci arriverà.

«SARÀ INTERESSANTE ascoltare se

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In un post, il responsabile della comunicazione del Lazio si dice contro la verità giudiziaria sulla strage che ha visto condannati ex Nar tra cui Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Il presidente della Regione: valuterò dopo averlo incontrato

Strage di Bologna, De Angelis nega la responsabilità dei condannati. Rocca: parla a titolo personale Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio

Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”, così oggi in un post su Facebook Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca. Si riferisce a ciò che aveva scritto in un altro post, la sera del 3 agosto, che ha scatenato aspre polemiche.

In quel post De Angelis si è detto sicuro dell’innocenza dei tre condannati in via definitiva per la strage di Bologna: gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, quest’ultimo, diventato poi cognato dello stesso de Angelis. "So per certo che con la strage di Bologna non c'entrano nulla. Non è un'opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e 'cariche istituzionali". 

Solo poche ore prima, in occasione dell'anniversario della strage, il presidente Mattarella aveva sottolineato la matrice neofascista della strage, come pure aveva

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Le antenne 5G saranno libere di minacciare la salute. Il governo accontenta i gestori e alza i limiti delle emissioni elettromagnetiche nocive. Protestano gli scienziati. Nel Consiglio dei ministri di domani previsto anche un regalo a chi lavorerà al ponte sullo Stretto

DL ASSET. Nel decreto omnibus con cui il governo si congeda per le vacanze è previsto l'innalzamento dei limiti dei campi elettromagnetici da 6 Volt/metro a 24 V/m. Legambiente: «Invece ragionare su investimenti per 4 miliari si fa una scelta pericolosa e insensata»

Antenne 5G, su i limiti elettromagnetici 

Il governo mette mano ai limiti dei campi elettromagnetici: domani in Consiglio dei ministri arriva il dl omnibus Asset, al suo interno troverà posto la norma che sposterà la soglia consentita verso l’alto. La bozza recita: per potenziare la rete mobile e garantire a utenti e imprese l’offerta di servizi di connettività di elevata qualità «senza pregiudizio per la salute pubblica», entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, «i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità sono adeguati alla luce delle più recenti e accreditate evidenze scientifiche, nel rispetto delle regole, delle raccomandazioni e delle linee Ue». Cosa significa? Che dagli attuali 6 V/m si passa a 24 V/m (volt/metro). Lo stesso articolo stabilisce che entro il 31 ottobre di ogni anno la Fondazione Ugo Bordoni pubblicherà un rapporto sui valori reali di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali delle reti mobili.

LEGAMBIENTE con il presidente Stefano Ciafani attacca: «È una scelta pericolosa e insensata, non esiste nessun motivo per innalzare il valore di attenzione per i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze se non quello economico da parte dei gestori delle telecomunicazioni che intendono, dopo aver acquistato le licenze per il 5G, risparmiare sui costi delle infrastrutture. Al governo e alle commissioni torniamo a chiedere, insieme alle 95 realtà della Rete 6 V/m, non solo di mantenere inalterati gli attuali limiti, ma di aprire un tavolo di confronto per ragionare sulle strategie da mettere in campo».

KATIUSCIA EROE, responsabile energia di Legambiente, spiega come si è arrivati alla norma: «Nella bozza è scritto che entro 120 giorni i gestori potranno adeguarsi agli standard europei stabiliti da un solo soggetto, l’Icnirp, pari a 61 V/m, che la stragrande maggioranza del mondo scientifico valuta vetusti, visto che hanno più di 25 anni e che prendono in considerazione solo gli effetti termici e non quelli biologici». Se invece si prendono in considerazione le ricerche scientifiche dal 2011 sull’elettromagnetismo allora i limiti segnalati sono quelli in vigore oggi: «Il Ramazzini – prosegue Eroe -, un istituto di ricerca italiano indipendente, o negli Usa il National toxicology program dimostrano che i 6 V/m sono il limite cautelativo».

LA NORMA serve alle imprese: «L’Arpa ma anche il più grande gruppo di ingegneri e tecnici a livello europeo spiegano che si può sviluppare il 5G mantenendo i limiti attuali, si utilizzano più antenne a bassa potenza. L’audizione di Asstel (l’associazione delle aziende di telecomunicazioni ndr) in Commissione racconta che per arrivare all’obiettivo serve ingegnerizzare e dislocare 27.900 antenne, costo 4 miliardi. La cifra è contenuta in una ricerca del Politecnico di Milano fatta proprio per Asstel. La tecnica ci dice che si può sviluppare il 5G facendo un’intelligente pianificazione delle antenne e mantenendo i limiti. I gestori dicono che è una questione puramente economica. Il governo sceglie di aumentare le esposizioni piuttosto che trovare una soluzione rispetto agli investimenti».

INVESTIMENTI che i gestori si dicono non in grado di fare perché per comprare le licenze del 5G hanno speso tanto: «Lo scrivono nei loro documenti. Le telecomunicazioni sono infrastrutture strategiche così come la digitalizzazione. Un Paese che fa parte del G7 – conclude Eroe – invece di trovare una strategia per arrivare al 2030 investendo 4 miliardi preferisce la scorciatoia innalzando i limiti di legge».

L’INIZIATIVA del governo ha allarmato la comunità scientifica. In rete è possibile firmare la petizione promossa da oltre 50 scienziati: al governo chiedono di adottare limiti di legge adeguati a proteggere la salute della popolazione. «Bisogna tenere conto della mole di studi che dimostrano gli effetti non termici della radiofrequenza, compreso l’effetto cancerogeno – spiega Livio Giuliani, già dirigente di ricerca Ispesl/Inail e portavoce della Commissione internazionale per la Sicurezza elettromagnetica -. Con l’aumento dei limiti le multinazionali potrebbero installare antenne più potenti sui siti attuali. Le multinazionali licenziatarie dei servizi di telefonia mobile in Italia sono straniere (Tim, Vosafone, Wind, Iliad, Fastweb). Più profitti per loro»

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LA NOSTRA AFRICA . Oltre a insistere sugli aiuti economici condizionati, si è deciso di tagliare la cooperazione sana e di puntare su quella militare, al solo scopo di arginare i flussi migratori diretti in Europa

Armi e muri, aiutiamoci a casa loro Manifestazione anti-francese a Niamey - Ap

Sulle disgrazie dell’Africa post-coloniale al tempo della Guerra fredda, la vox populi del continente amaramente concludeva che non c’era molto da fare, «quando due elefanti combattono, l’erba sottostante soffre». Ora che il numero degli elefanti si è moltiplicato a dismisura e la lotta per accaparrarsi più territori d’influenza si è fatta se possibile più spasmodica, la condizione di chi sta sotto – la stragrande maggioranza delle giovani popolazioni africane – non è cambiata, se non in termini di “connessione” con il resto del mondo. E questa sensazione di calpestìo che si rinnova, la percezione del perdurante maleficio costituito dalle enormi ricchezze minerarie di cui l’Africa dispone e di cui pochissimi beneficiano, ad alimentare il consenso locale per ciò che meccanicamente definiamo colpi di stato.

Come se lo strumento elettorale imposto dai canoni della democrazia occidentale fosse di per sé portatore di civiltà politica a ogni latitudine, anziché un modo “pulito” e presentabile di consumare golpe istituzionali che con la volontà popolare hanno poco a che vedere.

Ma tant’è. In Niger il presidente Mohamed Bazoum che oggi in molti pretendono di rivedere al suo posto di comando insieme all’ordine costituzionale, non è estraneo a questi

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