SINDACATI CONFEDERALI. La «mobilitazione unitaria» si riduce a sole tre manifestazioni interregionali a Bologna, Milano e Napoli.Landini e Bombardieri costretti a una protesta blanda pur di recuperare l’unità. Lasciata la porta aperta per Roma a giugno ma se il governo darà un segnale, Sbarra accetterà
Pierpaolo Bombardieri, Maurizio Landini e Luigi Sbarra nell'ultima mobilitazione unitaria del 3 dicembre 2021 - Foto Ap
Dodici giorni dopo l’annuncio di una «mobilitazione unitaria», finalmente Cgil, Cisl e Uil hanno trovato l’accordo sulle modalità. Niente scioperi e nemmeno un manifestazione nazionale. Alle «assemblee unitarie» già annunciate seguiranno solo tre manifestazioni interregionali: per il centro Italia a Bologna 6 maggio, per il nord a Milano il 13, e per il sud a Napoli il 20.
IL PARAGONE CON L’ONDATA di scioperi e proteste nel resto d’Europa – Francia, Germania, Regno unito, Portogallo – è impietoso.
Pur di riconquistare l’unità confederale, Landini e Bombardieri hanno dovuto accettare la linea moderata della Cisl di Sbarra: niente scioperi e mobilitazione blanda.
Si punta sulla quantità – tenere a lungo il pallino della mobilitazione – più che sulla qualità – una grande manifestazione contro il governo.
L’assenza di Roma lascia parta la porta a una manifestazione nazionale a giugno ma anche questa è
Leggi tutto: Alla fine vince la Cisl: niente scioperi - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)GUERRA UCRAINA. Il governo ucraino svela i piani di liberazione della penisola in mano russa (dodici punti per "de-occupare": rimozione del ponte di Kerch, processo ai collaboratori, estradizione dei russi) mentre in Donbass si combatte
L'esplosione del ponte di Kerch, ottobre 2022 -
Stavolta per Bakhmut potrebbe essere quasi la fine ma intanto gli ucraini hanno svelato il loro piano per liberare la Crimea. Stupisce che simili avvenimenti negli ultimi tempi accadano sempre più spesso in contemporanea, ma le motivazioni vanno cercate nell’andamento del conflitto.
Da un lato, l’Ucraina continua (o almeno dichiara di continuare) a pensare alla riunificazione del territorio nazionale e alle azioni da intraprendere quando finirà la guerra. Kiev presenta «piani» e organizza «piattaforme» con altri alleati per parlare di investimenti, ricostruzione, punizioni ai russi e futuro posizionamento del Paese.
IN QUESTO SOLCO va inserito il piano presentato dal capo del consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov, per la Crimea. Come ha spiegato Danilov stesso su Facebook: il piano prevede 12 misure per «de-occupare la penisola» tra le quali «la rimozione del ponte di Kerch, il processo agli ucraini che hanno collaborato con il nemico, l’estradizione dalla Russia di tutti i residenti della Crimea sospettati di tradimento (sia cittadini ucraini sia russi) e il rilascio immediato di tutti i cittadini ucraini e tatari di Crimea perseguitati dalla Federazione russa per motivi politici dal 2014 con il risarcimento dei danni morali».
Per il ponte di Kerch un primo passo è già stato compiuto lo scorso ottobre: un camion bomba è stato fatto esplodere mentre transitava sull’infrastruttura diventata il simbolo dell’annessione russa della Crimea. Danilov ha anche parlato di un sistema legale per valutare il «grado di coinvolgimento» dei cittadini ucraini residenti in Crimea a sostegno alle attività dell’amministrazione russa.
Chi verrà giudicato colpevole di collaborazionismo andrà incontro a restrizioni dei diritti civili, forse anche del diritto di voto. Il terzo punto si concentra in particolare su chi era già parte dell’apparato burocratico della Crimea prima del 2014, dipendenti pubblici, giudici, pubblici ministeri, agenti di polizia e altri funzionari integrati nella nuova amministrazione filo-russa.
QUESTE PERSONE saranno private della pensione e non potranno più occupare incarichi pubblici. Inoltre, i cittadini russi arrivati in Crimea dopo l’annessione saranno obbligati a lasciare la penisola entro il termine stabilito dal governo.
Ne consegue che anche le transazioni immobiliari saranno considerate non valide. Il penultimo punto prevede l’amnistia per tutti i cittadini ucraini «perseguitati dalla Federazione russa per motivi politici dal 2014, con risarcimento dei danni morali».
Al momento la reale fattibilità di questo piano resta incerta. Soprattutto se si considera che nell’est la situazione non è rosea per le truppe di Kiev. Domenica sera Evgeny Prigozhin, il capo della compagnia di mercenari Wagner, ha dichiarato che avrebbe ordinato di issare la bandiera russa sul municipio di Bakhmut.
«Da un punto di vista legale – ha scritto Prigozhin sul suo canale Telegram – Bakhmut è stata presa, il nemico è concentrato nella parte occidentale della città».
Secondo alcuni commentatori russi la comunicazione sarebbe stata data anche come risposta all’attentato di Vladlen Tatarsky, suo fedelissimo. Tuttavia, secondo le forze armate ucraine, gli uomini di Mosca sono «molto lontani» dalla conquista della cittadina e anche la notizia della cattura del palazzo di città sarebbe falsa.
«BAKHMUT è ucraina, non hanno catturato nulla e sono molto lontani dal farlo», ha dichiarato il portavoce del comando militare orientale ucraino aggiungendo che anche nel municipio i combattimenti sarebbero ancora in corso.
Dello stesso avviso gli Usa. Il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha detto ieri che la battaglia per Bakhmut «non è finita» e che «la città non è caduta in mano russa»: sarebbero ancora in corso «combattimenti feroci»
Commenta (0 Commenti)«Non prendo in considerazione l’ipotesi di perdere risorse del Pnrr», dice Meloni dal Vinitaly. La Lega non è d’accordo: «Meglio rinunciare a qualche fondo». Palazzo Chigi: non siamo ancora a quel punto. Ma il governo è in super ritardo. Massimo allarme al Quirinale
FIASCO. Maggioranza nel caos sui fondi del Pnrr. Governo in ritardo sul Recovery, massimo allarme al Quirinale. La Lega: a questo punto meglio rinunciare a qualcosa. Meloni: non è la nostra linea
Giorgia Meloni ieri a Vinitaly - Ansa
C’è sempre qualcuno che dice a voce alta che il re è nudo, sollevando costernazione. Stavolta è toccato al capogruppo della Lega alla Camera, Molinari: «O si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli non ha senso. Forse sarebbe il caso di valutare la rinuncia a una parte dei fondi a debito. Ha senso indebitarsi con la Ue per fare cose che non servono?». Sarebbe una bomba comunque ma lo è tanto più in quanto più o meno nello stesso momento, dal Vinitaly di Verona, la premier garantiva l’esatto opposto: «Non prendo in considerazione l’ipotesi di perdere le risorse ma di farle arrivare a terra in modo efficace. I ritardi non ci preoccupano. Stiamo lavorando molto».
La sortita di Molinari costringe però palazzo Chigi, qualche ora dopo, a tornare sulla faccenda, stavolta in modo informale: «Stiamo lavorando per rimodulare il Piano ma l’idea di rinunciare a parte dei fondi non è sul tavolo». Qualcuno aggiunge una specifica importante: «Almeno per ora».
In realtà tutti, sul Colle come a palazzo Chigi, sanno perfettamente che quel che non è sul tavolo oggi potrà esserci domani e anzi è probabile che proprio così finisca. Per quanto la Ue
Leggi tutto: L’euro pasticcio - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)La premier socialdemocratica Sanna Marin manca la riconferma alla guida della Finlandia. A vincere le elezioni generali, in una corsa combattutissima tra i tre partiti principali, sono stati i conservatori del Partito della coalizione nazionale (Ncp), guidato dall’ex ministro delle Finanze Petteri Orpo, che ha ottenuto il 20,7% e 48 seggi all’Eduskunta, il Parlamento finlandese. “Sulla base di questo risultato, i colloqui per la formazione di un nuovo governo in Finlandia saranno avviati sotto la guida del nostro partito”, ha detto Orpo, che riceverà un incarico espolorativo da primo ministro. Al secondo posto si è piazzata l’ultradestra di Veri finlandesi, guidata da un’altra donna, Riikka Purra, che si è attestata al 20,1%, il miglior risultato della storia del partito (46 seggi). Marin invece è arrivata terza, fermandosi al 19,9% (43 seggi). La leader dell’esecutivo uscente ha ammesso la sconfitta: “Il numero dei nostri seggi è aumentato. È un ottimo risultato, anche se oggi non sono arrivata prima”, ha detto, congratulandosi sia con il centro-destra che con Veri finlandesi.
La direttrice del distretto Donatina Cilla spiega il progetto che vedrà l'inizio dei lavori, del costo di oltre 2 milioni di euro, in autunno: "Stanziati 550mila euro in più per il caro materiali
(da Ravennatoday)
Il padiglione della Fiera dove sarà realizzata la nuova Casa di Comunità
La nuova Casa della salute in zona fiera a Faenza sarà un polo dedicato alla medicina generale, con Cup, ambulatori medici e infermieristici, un’area accoglienza e possibilmente anche uno spazio dedicato allo psicologo di comunità. A specificare nel dettaglio il progetto di Ausl Romagna legato alla nuova struttura è la direttrice del distretto Donatina Cilla: “Quando parliamo delle case della salute parliamo innanzitutto delle case di comunità citate nel decreto 77 (del 2022, che regolamenta la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitari Nazionale, nda) e nel Pnrr - spiega Cilla -. Per il nostro distretto abbiamo previsto la costruzione di una nuova casa di comunità che sarà costruita ‘ex novo’ nell’area della fiera, ampia 820 metri quadri e finanziata da risorse previste nel Pnrr per un milione e 600mila euro”.
A proposito di tale cifra, nel consiglio comunale straordinario tenutosi al Palazzo del Podestà lo scorso novembre fu esplicitato che, rispetto all’idea iniziale, le risorse sarebbero state sufficienti solo per coprire la metà del progetto.
Perché l’area interessata sarebbe stata circa il doppio. Purtroppo in virtù dell’aumento dei prezzi e delle risorse stanziate è stato necessario ridefinire il progetto iniziale. Dopo il completamento dei lavori per i primi 820 metri quadrati, proveremo ad attivare una seconda fase con altri fondi.
Negli ultimi tempi si è assistito a ulteriori pesanti rincari, si riuscirà lo stesso a completare con le risorse già stanziate la nuova casa della salute in fiera?
Purtroppo questo è un problema che ci sta riguardando da vicino. Il Pnrr prevede uno stanziamento che sappiamo essere insufficiente e in continua evoluzione. Sulla base dei tempi che abbiamo per la realizzazione, periodicamente ci sono da fare aggiustamenti rispetto al progetto. Vero è che per le motivazioni legate alle richieste di adeguamento per l’incremento dei prezzi e dei materiali ci è stato concesso un ulteriore stanziamento pari a 550mila euro. Non è tantissimo, ma questo ci permette di portare a termine e completare, se le cose non cambieranno, quanto progettato.
Attualmente la fiera ha due padiglioni, A e B. Il progetto prevede l’abbattimento di un padiglione e la costruzione della casa della salute. Sul piano delle tempistiche, quando è previsto l’inizio del cantiere?
Si spera e si pensa di poter partire con l’apertura dei cantieri in autunno, dopo l’estate.
Cosa andrà a contenere sul piano dei servizi la nuova casa della comunità in fiera?
Indicativamente sarà un polo dedicato alla medicina generale, cosa che nell’attuale sede della casa di comunità (alla Filanda, nda) non era mai stato possibile realizzare. Ci saranno ambulatori per i medici di medicina generale, un’area accoglienza e una per la prenotazione di esami (Cup). Pensiamo anche a un’area dedicata ad ambulatori infermieristici, per l’integrazione dell’assistente sociale e speriamo anche un’area per uno psicologo di comunità. Avrà quindi una modalità di presa in carico diversa, non sarà solamente un’allocazione di ambulatori di medici di base. Sarà una casa hub che prevederà delle sedi satellite.
Che cosa ne sarà invece della casa della salute alla Filanda?
Non sarà smantellata, ma manterrà l’identità che attualmente sta sempre più assumendo: un polo a vocazione materno-infantile. C’è già una pediatria di gruppo con cinque pediatri di libera scelta, c’è la pediatria di comunità, c’è la medicina dello sport, il consultorio materno infantile e c’è un ambulatorio per la presa in carico del bambino obeso, progetto iniziato a febbraio. Questo per dire che sono servizi funzionali l’uno all’altro, che dialogheranno con la casa della salute in fiera vista anche la vicinanza.
A poca distanza da via Risorgimento c’è anche il polo Ausl di via Zaccagnini.
Che sarà mantenuto in quell’area. Via Zaccagnini è la sede dei servizi riferibili al dipartimento di salute mentale. Attualmente lì c’è il Centro di Salute Mentale, la neuropsichiatria infantile e il servizio dipendenze patologiche. Le tre sedi, l’hub Fiera e le due spoke, saranno un aggregato di servizi complementari per Faenza.
Ci saranno cambiamenti nella presa in carico dei pazienti grazie alla casa della comunità?
Si prevede una diversa modalità di presa in carico dell’utenza. I medici lavoreranno insieme nella casa di comunità e svolgeranno un lavoro integrato con gli ambulatori infermieristici. Per questo prevediamo di organizzare anche un servizio di segreteria, proprio per ottimizzare l’accoglienza dell’utenza. C’è poi tutto il tema dell’intervento approvativo all’utenza per la parte riguardante le patologie croniche. Abbiamo necessità di rendere sempre più operativi quegli ambulatori, che sono sì già attivi anche ora nelle case della salute già presenti e nei nuclei di cure primarie; manca però il rapporto diretto con la parte infermieristica, cosa che nella casa della salute, in virtù dell’ambulatorio identificato per le patologie croniche, sarà il punto focale. Anche per la parte specialistica (cardiologia, diabetologia, pneumologia) che è prevalentemente coinvolta nella gestione integrata di queste patologie la casa della salute sarà il punto di riferimento, grazie a una interrelazione più stretta.
Quando entrerà in funzione?
Seguiamo le tappe del Pnrr: entro il 2025 dovremo aver completato i lavori e dovrà essere operativa nel 2026. Ci sono tabelle di marcia molto strette, non andremo molto oltre nonostante i ritardi dovuti ad adeguamenti prezzi e rincari. In ogni caso noi i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali di cui parlavo prima li abbiamo già attivati, compresi i percorsi di prevenzione, che sono molto più attivi in altre case della salute come Brisighella, Castel Bolognese e Valle del Senio. Per Faenza si tratterà di renderla subito operativa, ma è esclusivamente una questione logistica. Abbiamo già coinvolto i medici del distretto, è un’attività che non si vede ma lo stiamo già facendo, anche attraverso la formazione. Non aspettiamo che sia terminata l’opera per attivarci, una volta pronti gli spazi si tratterà solo di portare all’interno i contenuti.
Se ci fossero stati immediatamente i fondi per l’altra metà del padiglione A, come si sarebbe completata la casa della salute?
Si sarebbe ampliata la prima, si pensava adesso di inserire lì i servizi di assistenza domiciliare, e poi completare gli spazi con altri servizi funzionali alla casa di comunità.
In ultimo, sono in corso altri lavori in altre sedi del distretto. A che punto siamo?
Il tasso di occupazione in Italia cresce. Nel 2022 registra un aumento di 1,9 punti. Ma oltre al fatto che gran parte dell’aumento è dovuto a lavoro precario e autonomo, l’Italia resta sotto di quasi dieci punti rispetto alla media europea e si ritrova in fondo alla classifica, dopo la Grecia (salita al 60,7%).
Secondo le ultime tabelle Eurostat l’occupazione tra i 15 e i 64 anni è passata dal 58,2% al 60,1% a fronte di una media Ue che sale al 69,9%. L’Italia è all’ultimo in Europa sia per quanto riguarda l’occupazione femminile, con il 51,1% a quasi 14 punti di distanza dalla media Ue (65%), sia per gli uomini con il 69,2% nonostante i 2,1 punti in più rispetto il 2021 (74,8% la media Ue). Nonostante la crescita del tasso delle donne sia stata superiore a quella media Ue (1,7 punti a fronte di 1,6) l’Ue resta appunto lontana. E la Grecia è passata avanti registrando tre punti in più che l’hanno portata dal 48,2% al 51,2%. Resta lontanissima, come tasso di occupazione femminile, la Germania che segna un aumento dal 72,2% al 73,5%. Sempre in base alle tabelle Eurostat per gli uomini in Italia la crescita è superiore a quella media Ue (2,1 punti contro 1,5), è ancora a 5,6 punti dalla media Ue. La Grecia invece sfiora i 4 punti di aumento del tasso di occupazione passando dal 66,4% al 70,3%. Anche per gli uomini la Germania resta lontana con un tasso di occupazione dell’80,9% (in crescita dal 79,3%).
Nel complesso il divario tra il tasso di occupazione italiano e quello della media europea nel 2022 era di 9,8 punti, in calo rispetto ai 10,2 del 2021. Il divario è meno ampio nella fascia tra i 55 e i 64 anni al lavoro con il 55% in Italia e il 62,4% in Ue. Guardando alla fascia dei lavoratori più giovani, quelli tra i 15 e i 29 anni, la distanza con l’Europa si riduce rispetto al 2021 ma resta ampia con il 33,8% in Italia e il 49,2% in Ue. La Grecia resta indietro in questa fascia con il 33,1%.
Secondo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, «in Italia scontiamo un problema: parliamo troppo di pensioni ma poco di lavoro, che è ciò che sostiene le pensioni. Per avere meno problemi a livello pensionistico dobbiamo fare di tutto per aumentare il tasso di occupazione. Oggi in Italia il rapporto è di 1,4 lavoratori per 1 pensionato, non è una soglia molto alta. Prevedo che fra circa dieci anni per le prospettive demografiche il rapporto si abbasserà a 1,3. Dobbiamo far di tutto per portare questo numero a 1,5 almeno»
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