Dicono di voler tassare gli extraprofitti delle banche, concedono un incontro sul salario minimo prima delle ferie con le opposizioni per una volta riunite. Il governo Meloni ha lasciato per strada la «destra sociale» e ora tenta di recuperare. A suon di annunci e tavoli
IL CASO. Le opposizioni fanno spogliatoio prima dell’incontro con il governo venerdì 11 agosto. Schlein: «Andremo ad ascoltare, ma non sia una sceneggiata estiva». Fratoianni: "Spero che sia un tavolo vero e non come quelli con i sindacati che si sono tenuti in questi mesi. Tavoli spesso inutili e inconcludenti". La virata della nazional-liberista di Meloni sul sociale è partita dal salario minimo, ora si tratterà di capire in quale direzione
Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni - Ansa
Tra il sospetto di una sceneggiata estiva sul salario minimo, una manovra tattica e un’imboscata del governo ieri l’opposizione parlamentare (Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Più Europa tranne Italia Viva) ha comunicato di avere fatto spogliatoio in un incontro online in attesa dell’incontro convocato venerdì dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni attraverso i giornali. L’incontro tra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi è servito anche a coordinarsi sulla raccolta firme per il salario minimo a nove euro l’ora. L’iniziativa era stata lanciata dopo che l’aula della Camera aveva approvato la sospensiva di sessanta giorni promossa dalla maggioranza sulla proposta di legge sostenuta da tutti i gruppi di opposizione, ad eccezione di Italia viva di Matteo Renzi. Quest’ultima ha fatto sapere di avere presentato i propri emendamenti alla proposta di legge e che li discuterà in aula. Se, e quando, ci arriverà.
«SARÀ INTERESSANTE ascoltare se
il governo ha cambiato idea – ha detto Riccardo Magi (Più Europa) – Anche sul metodo il governo non si distingue per rispetto istituzionale: abbiamo appreso dalle agenzie e dalle Tv che la presidente del Consiglio intendeva convocarci prima ancora di aver ricevuto alcun invito».
«NON DIMENTICHIAMO le dichiarazioni di chi, come la presidente del consiglio Meloni, ha definito il salario minimo uno specchietto per le allodole – ha detto Elly Schlein (Pd) – di chi l’ha bollata come una misura sovietica o una forma di assistenzialismo, non lo dimentichiamo, come non dimentichiamo il voto sulla sospensiva. L’incontro avverrà mentre il parlamento è chiuso, ci confronteremo senza pregiudizi a patto che non sia una sceneggiata agostana fatta sulla pelle di 3,5 milioni di lavoratori senza salario minimo».
«SPERO CHE sia un tavolo vero – ha osservato Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) – e non come quelli con i sindacati in questi mesi. Tavoli spesso inutili e inconcludenti». «Avremmo preferito un metodo diverso: un incontro tecnico-politico per verificare possibili convergenze e poi arrivare all’incontro definitivo con la premier»ha aggiunto Angelo Bonelli (Verdi).
GLI ATTEGGIAMENTI guardinghi si spiegano con la volontà di non cadere in una non scontata proposta-trappola che, al netto dei tecnicismi che abbandonano nella materia, ha registrato nelle ultime settimane un’evidente virata di Meloni verso le tematiche «sociali». Sfruttando l’assist della campagna sul salario minimo fornitole dalle opposizioni Meloni sta cercando di recuperare le posizioni di una destra neoliberale conservatrice che si dice attenta sia alle «famiglie» che al «libero mercato» proprio come diceva Margaret Thatcher, stella polare della premier di estrema destra. Il paragone è stato recuperato ieri da Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, secondo il quale Meloni farebbe come la Thatcher la quale «riconoscendo gli avversari, legittimava ancora di più se stessa». Chissà cosa ne penserebbero i minatori di Arthur Scargill. Il conflitto sul salario minimo è un altro capitolo dello scontro populista tra la «destra» che penserebbe alla materialità dei bisogni e la «sinistra imborghesita» che si occupa di simboli e identità. La proposta delle opposizioni sembra però invertito questo schema retorico. E Meloni ha bisogno di recuperare. Così si rilancia Thatcher e il suo nazionalismo liberista.
MELONI NON HA ANCORA dettato una proposta ma ha imbastito il quadro ideologico conservatore: il salario minimo sarebbe contrapposto ai diritti degli altri: «Cercheremo di capire se c’è una soluzione che può tenere insieme chi non ha un contratto senza abbassare i diritti chi ne ha uno» ha detto. Per Tommaso Foti (capogruppo Fdl alla Camera) si potrebbe «collegare i contratti con paghe inferiori a una contrattazione collettiva nazionale di settore». Calenda ha risposto che «non basta» perché «oggi il 90% dei lavori è coperto da contratti nazionali, ma 3,5 milioni di lavoratori non arrivano a 9 euro l’ora». Altra versione è stata fornita dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon secondo il quale la Lega sarebbe favorevole a «interventi mirati, come proposti dalla Cisl». In una proposta di legge Forza Italia vorrebbe adeguare i salari non coperti da contratto collettivo a quello previsto dal contratto nazionale di riferimento o alla media di quelli affini