Ognuno di noi è consapevole della crisi economica, finanziaria e soprattutto sociale del nostro paese.
Allo stesso tempo, siamo tutti consapevoli di come il nostro paese sia in preda ad un immobilismo che non credo sia esagerato definire preoccupante.
Nel frattempo però il governo del democratico Renzi continua a portare un attacco pesante alla gente che rappresentiamo.
Una vera e propria aggressione che non si limita solo all'ambito sindacale, ma anche ai diritti e ai valori contenuti nella nostra carta costituzionale.
Pensiamo che sia il momento di dire basta, ma soprattutto crediamo sia necessario dimostrarlo.
Per questo chiedo a chiunque sia in condizione di farlo, di venire sabato 21 novembre a Roma alla manifestazione nazionale della Fiom.
Una manifestazione che si colloca all'interno del percorso della coalizione sociale.
Un Saluto a tutti voi.
Milco Cassani - Fiom Cgil Ravenna.
Commenta (0 Commenti)Buondì,
vorrei esprimere il mio parere sul sindaco Marino ma soprattutto sui motivi che da 2 anni qualcuno cavalca per farlo dimettere chiesa romana in testa.
I FRUTTI DI RENZI e DEL SUO PD
Tanto hanno fatto che alla fine il sindaco di Roma Ignazio Marino SI è DIMESSO.
La persecuzione della stampa nemica (ed anche di quella amica, ammesso che ci sia) è iniziata immediatamente dopo la vittoria elettorale e l’insediamento del sindaco Marino. Ricorderete senz’altro la questione delle multe per divieto di sosta alla sua panda rossa.
Ma è dopo le varie decisioni della giunta Marino sulla concessione degli appalti che si scatena una vera e propria guerra contro Marino; una guerra portata avanti sia dall’interno del PD, che dalle altre forze di destra che, unite da intenti (non sempre edificanti), avevano fatto tutto quello che volevano con la precedente giunta. Poi scoppia mafia – capitale, poi scoppiano le periferie, poi c’è un funerale….. e giù attacchi contro Marino, e dimissioni di assessori ed altri all’interno della giunta per farlo dimettere!
Ed il vaticano? Contro Marino.
E non penso sia per il registro delle coppie di fatto o per le unioni gay e lesbiche, penso molto di più ai privilegi di cui godono i gerarchi della chiesa ed alle concessioni di cui godono gli enti ecclesiastici. Lo scatto di questo papa che …. tanto piace a noi di sinistra, con le sue dichiarazioni rilasciate a sorpresa contro Marino al ritorno dal suo viaggio negli USA, da solo avrebbe dovuto far nascere qualche ragionamento. In fondo cosa sta realmente facendo questo papa? Un po’ di gattopardismo cosa altro! Stanno forse attuando una politica diversa da quella tradizionale i cattolici impegnati in politica? Non mi pare proprio!
Medardo Alpi
Commenta (0 Commenti)Questa lettera era stata inviata al settimanale SetteSereQui, che, fino ad oggi, non l'ha pubblicata.
…replicando all’intervento in Senato del sen. Stefano Collina
L’importante è pedalare,……dove si arriva non importa
E’ ciò che si coglie dall’intervento del senatore Collina, fatto in Senato il 17 settembre, dove il leitmotiv è: queste riforme istituzionali servono per “uscire dalle logiche dell’emergenza, […] mettere le istituzioni e la politica in condizione, […] di fare un grande passo in avanti in termini di adeguatezza e di modernizzazione del nostro Paese”.
Tutto il discorso non entra nel merito dell’oggetto in causa – d’altronde a cosa servirebbe – ma usa la tattica del far proprie le critiche altrui, guardandosi bene dall’affrontare dialetticamente le argomentazioni.
Colpiscono in particolare alcuni passaggi:
Leggi tutto: L’importante è pedalare,……dove si arriva non importa
Commenta (0 Commenti)Una lettera al Manifesto contro i critici (di casa nostra) di Tsipras
Dal "Manifesto"del 17 settembre 2015
Quelli che Tspiras non è sinistra
In queste ultime settimane si è intensificata la campagna di critiche a Tsipras. Da eroe mondiale, il primo ministro greco è passato a «yesman» delle consorterie liberali. Tutto questo nel giro di quarantotto ore (12-13 luglio).
La lista è lunga: persino (l’ottimo) Canfora ha definito da queste colonne Syriza «ex-sinistra», decisa (non meno che il Pds-Ds-Pd) a «puntare, con qualunque alleato, ad andare al governo a qualunque costo per fare una qualunque politica» (sic). Tanto che Tsipras ha scelto di dimettersi per la rottura della sua maggioranza politica piuttosto che cercare di raggranellare qualche fuoriuscito.
Mi pare che i neocritici di Tsipras procedano secondo un approccio da concilio medievale, nel quale sia necessario decidere, nel chiuso di una stanza, se lo spirito santo procede dal padre e dal figlio o dal padre unicamente. Ragionano, cioè, come se il compito della politica fosse quello di definire il miglior esito astrattamente concepibile (platonicamente), piuttosto che mettere in opera ciò che sia agibile nelle condizioni storicamente date (come invece raccomanda Aristotele).
E le condizioni date, qui ed ora, sono lo specchio feroce dei rapporti di forza, non tanto tra Grecia e Germania ma fra chi difende gli interessi del capitale e chi cerca di fare scudo a quelli del lavoro. Che la battaglia per la rimessa in discussione delle politiche economiche liberiste fosse una battaglia «di vita o di morte» è stato chiaro fin daldall’inizio della trattativa. Gli interessi convergenti della finanza e del conservatorismo sono stati difesi con i denti e con le unghie, con metodi ai limiti del gangsterismo (il taglio delle liquidità, già dal 4 febbraio).
Tsipras ha combattuto con lucidità questa battaglia, ben cosciente di questo scenario, esplorando tutto il margine dell’azione consentita dagli eventi.
Sapendo che un’azione di questo tipo si inserisce in un processo storico, e non è certo un derby calcistico o una partita a scacchi. Dove ciò che conta è un’inflessione di lungo periodo degli eventi, che operi sulle contraddizioni del fronte avverso, che rimoduli progressivamente il senso comune, che apra un nuovo ciclo. E non certo la «sortita» abile e risolutiva, che porta al trionfo.
Insomma, come indicava Gramsci, piuttosto che la guerra «di movimento», si impone quella «di posizione, di assedio», che è «compressa, difficile, in cui si domandano qualità eccezionali, di pazienza e di spirito inventivo. Nella politica l’assedio è reciproco, nonostante tutte le apparenze, e il solo fatto che il dominante debba far sfoggio di tutte le sue risorse dimostra quale calcolo esso faccia dell’avversario» (Quaderno VI). Chiedere a Tsipras di supplire alle deficienze storiche, politiche, intellettuali della vera «ex-sinistra» (Hollande, D'Alema, Gabriel, per intenderci) mi pare insopportabile.
Faber Fabbris, Parigi
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OPINIONE
Europa
Finalmente
Forse
Nel corso di questa lunga e terribile estate, ho spesso avuto il timore che l’Europa stesse dissolvendosi.
Che mantenesse una esistenza quale “espressione geografica”ma che la cultura europeista, faticosamente scritta - anche se non sempre realizzata - dei diritti umani, fosse sulla via del tramonto.
Nel qual caso, ci sarebbe ancora l’Europa?
Angela Merkel, finalmente, ha preso atto della realtà.
I fiumi umani possono essere rallentati, non fermati. “Respingere” può essere la miope scelta di un giorno – e spesso il risultato sembra positivo solo per un istante – ma non può essere “la” scelta.
La Carta di Dublino? In un altro momento storico poteva “sembrare” la strada giusta. Oggi è stata la realtà a dissolvere La Carta di Dublino.
Angela Merkel ha – forse - risvegliato l’Europa da un sonno che si protraeva da troppo tempo.
La strada che indica è l’unica possibile.
E’ la strada che porta però a un mondo che ancora non c’è.
Attorno alla strada da intraprendere c’è anche un mondo nuovo che va costruito, con strumenti che lasciano a terra gli strumenti in uso prima.
Gli individualisti, in gran numero dalle nostre parti, pensano che ognuno debba fare soltanto per il proprio “sé”, personale e nazionale. Salvo, poi, aspettarsi molto dal resto del mondo.
Gli statalisti – un tempo numerosi – pensano che è lo Stato che deve occuparsi di tutto.
I religiosi di varie religioni hanno spesso fiducia solo nelle loro chiese caritatevoli o “giuste”, quando lo sono.
Il mondo nuovo – ne sono convinta – potrà invece essere costruito da politiche che riescano a connettere dati di realtà, bisogni, energie, economie.
I tratti del mondo nuovo potrebbero essere migliori di quello declinante. Potrebbero.
La svolta in Europa – quella che sembra possa annunciarsi – viene dalla scelta di Angela Merkel. Una scelta “sentimentale” o intelligente? Intelligente, direi.
Inviti pressanti – nella stessa direzione di Merkel - di papa Francesco non hanno avuto lo stesso peso. Inevitabilmente.
L’Europa, che tante volte nella storia ha prodotto tragedie “politiche”, non di rado avvolte in bandiere religiose, può, oggi, affidarsi a politiche non tragiche, non caritatevoli, ma realistiche.
Politiche in buona alleanza con le religioni - se le religioni riusciranno a svolgere una funzione civile - e da una risvegliata cultura laica, troppo spesso lontana e indifferente rispetto alle urgenze del mondo.
C’è veramente da augurarselo, il risveglio del mondo laico.
Spazi nuovi ed inesplorati.
Anche le recenti parole di Juncker sembrano andare nella direzione nuova.
Ma alte già si levano - sempre in Europa - parole ed azioni contrarie. Da “nazioni” con storie molto diverse. Inghilterra, Ungheria, Danimarca. E l’Europa, esiste?
Alla grande breccia aperta da Merkel bisognerà lavorare molto, perché si allarghi e diventi una vera e propria porta.
Alla politica della porta aperta hanno dato una importante mano in questi giorni giovani, associazioni di volontariato, cittadinanza attiva.
Una energia civile che dovrà andare oltre la grande e positiva emozione della emergenza, e farsi cultura, organizzazione, permanenza. Nulla di scontato e di facile.
Chi esplora strade nuove non può non dotarsi di “forza, coraggio, prudenza”. Prudenza nel fare scelte, nel valutare ostacoli, nel tenere aperto il discorso anche con chi non vuole esplorare strade nuove.
L’urgenza di questo nostro tempo è che – lo vogliamo o no – il mestiere di chi esplora va imparato.
Azione non facile ma necessaria, diventare esploratori. O costruttori di un mondo che ancora non c’è.
Maria Paola Patuelli
Berlino, 10 settembre 2015
Commenta (0 Commenti)Abbiamo conosciuto Alberto Bellini quando, generosamente, ha accettato un confronto con Guido Guerrieri, assessore all’ambiente del Comune di Ravenna. Insieme aprirono, il 14 maggio scorso, il nostro ciclo “Sblocca Italia o Rottama Italia?”, con un incontro dal titolo suggestivo “Viaggio al termine dei rifiuti”. Di questo infatti parlammo quella sera, di come trasformare i rifiuti in risparmio, in riciclo, in economia e in salute. Salute e salvaguardia dell’ambiente, nel segno della nostra Costituzione. Fu una serata entusiasmante che ci consentì di imparare molto, ascoltando informazioni interessanti sui progetti che il Comune di Forlì stava predisponendo, come, per esempio, il progetto in corso di definizione di tredici Comuni del forlivese per una società in house per gestire la raccolta porta a porta.
Prima di inviargli questa lettera aperta, abbiamo voluto leggere con attenzione le parole con le quali motiva le sue dimissioni. Sono parole forti che sottolineano un gesto forte, che fa chiarezza, nel rispetto di sé e della pubblica opinione. Solo chiarezza e informazioni precise possono rendere possibile la partecipazione della cittadinanza, dovere che la Costituzione della nostra Repubblica ci chiede.
Di nuovo c’è di mezzo la legge “Sblocca Italia”. L’art. 35 della legge autorizza Hera a riclassificare l’inceneritore di Forlì per allargarne in modo consistente le potenzialità, accogliendo anche rifiuti extraterritoriali. Nonostante il parere contrario della Amministrazione provinciale di Forlì e dei Comuni del forlivese. E’ la conferma dell’allarme lanciato con la pubblicazione “Rottama Italia”. La legge “ Sblocca Italia” colpisce in modo grave l’autonomia degli Enti locali. Di nuovo un vulnus alla Costituzione.
Aspettiamo quindi dalla Regione Emilia Romagna un gesto forte come quello di Bellini. Numerose Regioni hanno fatto ricorso contro l’art.35 della legge. L’Emilia Romagna no. La Giunta regionale si è limitata a esprimere critiche all’art.35 nel testo di una delibera. Troppo poco.
Crediamo che l’unico modo per riconoscere le ragioni di Bellini – che da più parti, anche a livello regionale, sono state riconosciute – sia, per la Regione Emilia Romagna, fare rete con le altre Regioni e ricorrere contro l’art.35 per incostituzionalità. Abbiamo bisogno di parole e gesti forti e chiari.
Dice Alberto Bellini, nella motivazione delle sue dimissioni: “ La mia penna e le mie idee vivranno anche fuori dal Palazzo. Meglio avere idee, anche sbagliate, che non averne”.
Concordiamo, e vogliamo esprimergli – anche per questo – vicinanza e gratitudine.
I Gruppo “Rottama Italia” (Comitato in Difesa della Costituzione, Comitato per la Legalità e la Democrazia, Libertà e Giustizia, Circolo di Ravenna, Circolo Matelda di Legambiente Ravenna)
Ravenna, 11 agosto 2015
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