Nel giorno dell’arrivo dei ragazzi africani, il profilo Facebook del capolista di Prima Castello sembrava una riunione del Ku Klux Klan. Sotto una frase che annunciava sarcasticamente l’arrivo dei “nostri cari profughi” e l’organizzazione di “qualcosa per accoglierli in maniera calorosa”, alcuni suoi “amici” non si facevano scrupolo di insultare, minacciare, vomitare odio e rancore con frasi deliranti. “Diamogli fuoco”, “Io porto la benzina”, “Dateli a me che ne faccio concime per i campi”, le più indecenti (praticamente incitamento al crimine). “Adesso so dove portare a fare i bisogni il mio cane”, la più leggera. Da parte del capo leghista nessuna presa di distanza.
Poi il 30 settembre in Consiglio Comunale il Sindaco, nel ricordare che, mentre quelle frasi venivano postate, lui si trovava in visita in una cittadina francese data alle fiamme con centinaia di abitanti dai nazisti, ha espresso una dura critica nei confronti del consigliere leghista, ricordandogli la responsabilità che si era assunto nel non condannare gli autori. Costui ha chiesto di intervenire. Il Sindaco gli ha negato la parola in base al regolamento. Allora ha abbandonato l’aula ed è sceso a manifestare insieme ai suoi accoliti. Tutto era già pronto: megafono, striscione, a testimonianza di quanto fosse stata organizzata in anticipo la sceneggiata.
Giorni dopo si è arrivati all’assurdo che il leghista si è dimesso da
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Sei ragazzi dall’Africa a Castel Bolognese
Sono arrivati sabato 27 settembre, nella casa del Comune di fronte alla mia, in Via 1° Maggio, sei ragazzi provenienti dall’Africa, accolti qui su richiesta dalla Prefettura.
Recatomi in visita per salutarli, ho conosciuto Daniel, un ragazzo rumeno incaricato dalla Misericordia di sovrintendere alla gestione della casa, e i 6 ragazzi: Oumar e Hamidou, provenienti dalla Guinea Conakry, Hibraima della Guinea Bissau, Kodorè della Mauritania, Mussa D. e Mussa B. del Mali. Paesi lontani 5-6mila chilometri dall’Italia. Con l’aiuto del mio francese scolastico e di Daniel, ho saputo che erano in Italia da alcuni mesi, arrivati separatamente, ma attraverso viaggi simili per durezza e pericolosità: centinaia di chilometri di deserto, bombe e sparatorie in Libia, tentativo di attraversata del Mediterraneo su barche o gommoni inaffidabili e poi il recupero da parte delle navi dell’Operazione Mare Nostrum. Uno ha lasciato la moglie e una figlia, un altro la moglie, in paesi dove la fame, la miseria, la violenza sono di casa. Sentire queste storie direttamente da chi le ha vissute, pensare ai rischi che hanno corso e a quanti invece non ce l’hanno fatta, annegando in mare, mentre a Castello negli stessi giorni, su Facebook qualcuno scriveva frasi deliranti contro di loro con il silenzio consenziente del consigliere leghista, mi provocava un subbuglio di sentimenti: rabbia per non poter rispondere in maniera adeguata al razzismo e all’odio, amarezza nel cogliere condiscendenza verso questi cervelli malati anche da parte di cittadini “normali”, volontà di affermare la convivenza e la solidarietà umana.
Sono stato confortato dal fatto che il Sindaco ha preso una posizione molto forte contro qualsiasi atteggiamento di razzismo anche mascherato. L’Amministrazione
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