Agli organi di stampa locali in indirizzo.
In allegato troverete una mia lettera aperta al Sindaco di Faenza sulla questione degli insulti che ha ricevuto a causa della mancata chiusura delle scuole lo scorso 27 febbraio e la sua risposta istituzionale. Poiché la nota del Sindaco resa pubblica dalla stampa è successivamente giunta alle scuole in data 3 marzo con preghiera di lettura e discussione in tutte le classi, intervengo in qualità di professore (con un piccolo passato dedicato all’impegno politico) su una questione delicata ma di grande importanza. Augurandomi di trovare un po’ di spazio tra le vostre cronache auguro un buon lavoro a voi tutti, Martino Albonetti.
Come educare i giovani ad essere cittadini rispettosi.
Lettera aperta al Sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi.
Caro Giovanni,
ti arrivi innanzitutto la mia solidarietà per le parole ingiuriose e le offese alla tua sensibilità religiosa che ti sono piovute addosso dopo la tua legittima e da me condivisa decisione di non chiudere le scuole martedì 27 febbraio scorso.
Vorrei però, come professore che quotidianamente parla e discute con gli stessi giovani che hanno commentato il tuo post, avviare un ragionamento pubblico sulle questioni decisive che questo caso ci pone davanti. Le scuole superiori di Faenza sono state invitate a leggere in tutte le classi il comunicato che tu avevi già affidato a social e stampa, il quale ha come obbiettivo quello di ottenere le scuse di chi ti ha offeso come pubblico ufficiale, in mancanza delle quali tu procederai a denunciare tutti coloro che non avranno accolto il tuo pressante invito. La mia scuola (Itip Bucci) non si è limitata a far leggere e discutere la circolare in tutte le classi ma, come forse avrai notato, le ha dato grande rilievo nel suo portale istituzionale.
Non siamo quindi davanti ad una questione privata, seppure ingigantita dal fatto che tu sia il Sindaco della città; tu non chiedi semplici scuse (del resto non puoi nemmeno sconfinare nell’abuso d’ufficio), ma ci proponi pubblicamente una questione educativa; ed è su questo che mi permetto di dialogare con te. Affronterò brevemente due punti, uno preliminare che riguarda l’utilizzo dei social istituzionali; un altro, più specifico, sull’efficacia educativa della tua scelta di ‘convocare’, in Comune, sotto la spada di Damocle della denuncia, i ragazzi e le loro famiglie.
Per non alimentare equivoci, ribadisco che sono inqualificabili i comportamenti che hai denunciato. Ora, però, mi e ti chiedo: perché hai acconsentito al commento di una comunicazione da te definita istituzionale, di una scelta doverosa ma squisitamente tecnica fatta da un Sindaco nell’esercizio delle sue funzioni? Cosa ti aspettavi da ragazzi tra i 14 e i 20 anni, elogi ovvero critiche misurate? Non vedi a cosa si è ridotto il confronto democratico tra posizioni diverse? Non è forse lo stesso segretario dimissionario del tuo partito che indica le offese ricevute in passato dal gruppo dirigente del M5S come un ostacolo insuperabile per un accordo di governo? E se i leader di partito parlano senza pudore e autocontrollo, tu ti aspetti che alle sette di un mattino nevoso degli adolescenti trepidanti per stare a casa inizino a motivare dialetticamente il loro dissenso ad una decisione che non condividono? Noi professori (non tutti a dire il vero) evitiamo con cura di essere coinvolti dai social network e di frequentare i luoghi della rete dove sguazzano i nostri allievi; chi tra noi contravviene a questa elementare misura di profilassi nell’era della comunicazione digitale lo fa a proprio ‘rischio e pericolo’ (oppure è un adescatore, un profittatore delle fragilità degli adolescenti).
Ma vengo al punto che più mi interessa discutere con te: la richiesta di scuse previo appuntamento con la tua segreteria da parte di tutti coloro che ti hanno offeso, pena la denuncia. A parte la piccola sfumatura ricattatoria, forse inevitabile, ciò su cui nutro molti dubbi è l’efficacia della tua richiesta. Mi sembra evidente che tu abbia un obiettivo di educazione civile che, al di là di un fondale paternalistico che intravedo, mi sento di condividere; tu vuoi insegnare ai giovani (anche ai loro genitori?) come ci si comporta nei confronti delle istituzioni e dei loro rappresentanti. Ma anche ammettendo che chi ha usato l’ingiuria sappia e riconosca ruolo e funzioni di un Sindaco, pensi proprio che tutti i minori che ti hanno insultato, casomai all’interno di una dinamica di gruppo e spinti dal meccanismo infernale dell’emulazione e nella sicurezza di un supposto anonimato, andranno a raccontare ciò che ti hanno scritto ai loro genitori? Certo, tu gli hai fatto paura (attenti, fra quindici giorni vi denuncio, lunedì 3 erano dodici oggi, immagino, siano due), ma sei sicuro che ciò sia sufficiente, nonché pedagogicamente consono, perché essi si confidino con babbo e mamma? Non sarà invece che proprio i più fragili, forse proprio quelli che hanno esagerato di più, che forse hanno relazioni familiari complicate e difficili – disagiate -, non saranno cioè proprio quelli più bisognosi del nostro aiuto a tacere, a chiudersi in se stessi, assaliti in sovrappiù dall’angoscia che arrivi una denuncia del Sindaco della quale la famiglia non sa nulla? (E, detto tra parentesi, al di là delle difficoltà legali che intravedo nella denuncia di decine di minori da parte di un Sindaco, visto che hai accesso diretto all’anagrafe, non sarà il caso che una volta identificati i rei e prima di procedere con la denuncia, tu contatti ufficialmente le famiglie che non si sono presentate?). Il mondo ideale non corrisponde a quello reale.
Così, per concludere, vorrei invitarti ad altra soluzione educativa per avvicinare i giovani alle Istituzioni repubblicane e democratiche, verso le quali sono pericolosamente indifferenti se non ostili (sulla questione personale, se c’è, deciderai tu, senza coinvolgere le scuole). Perché il Comune, in collaborazione con le scuole, non propone delle assemblee d’Istituto in cui confrontarsi su quello che è avvenuto e sui problemi qui solo accennati?
Vieni a scuola Giovanni, vieni tu da noi. Vieni a parlare con i ragazzi che ti hanno scritto in maniera educata e con quelli che hanno utilizzato verso di te parole sbagliate e da censurare; vieni a spiegare le tue ragioni e ad ascoltare quello che vorranno dirti i più giovani cittadini della nostra città. Non insistere perché il figliol prodigo torni, ma aiutaci a predicare la buona novella del dialogo civile e democratico.
Con stima, Martino Albonetti.
Faenza, 8 marzo 2018.
Commenta (0 Commenti)Ci rivolgiamo a tutte e tutti coloro che hanno camminato con noi nel percorso del Brancaccio, verso la “Sinistra che ancora non c’è”.
Abbiamo risposto per sincero spirito costruttivo e di responsabilità ai tanti appelli che si sono succeduti in questi giorni e di cui ringraziamo tutti. Lo spirito del Brancaccio ha seminato bene, e di questo siamo felici.
Eravamo e siamo a tutt’oggi convinti che la formazione di una alleanza fra cittadini e forze politiche per la difesa della Costituzione e la riaffermazione dei diritti cancellati dalle politiche neoliberiste degli ultimi governi, la costruzione di un fronte unico e innovativo della Sinistra verso un progetto più grande dei suoi singoli pezzi, il rilancio delle politiche per l’uguaglianza e per una democrazia compiuta, in tutte le sue forme partecipative e sostanziali siano e restino l’obiettivo primario di ogni ragionamento e azione politica della stagione che viviamo.
Ma, ad oggi, la nostra proposta alle forze politiche, perché il percorso verso una lista unica a Sinistra potesse essere ampiamente partecipato, democratico, libero e trasparente, non ha avuto alcuna risposta.
Il risultato è che ormai si corre a grandi passi verso due liste: una di MDP, Possibile, SI; l’altra di Rifondazione Comunista e altri soggetti.
Nessuna di queste due proposte corrisponde a quella idea di unità, credibilità, partecipazione, innovazione, radicalità lanciata nel nostro appello del 18 giugno, che prefigurava l’inizio di una nuova stagione per il Paese e per la Sinistra.
Di più, le ragioni e i fini che sembrano muoverle – nel rispetto della piena autonomia dei soggetti politici che le guidano – non richiamano, neanche lontanamente, il metodo e lo spirito del Brancaccio.
Nessuno – a cominciare da noi due – può pensare di imporre agli aderenti a quell’appello una linea comune circa le decisioni che tutti ci troveremo a dover prendere nelle prossime elezioni: scegliere tra due liste diverse, guardare altrove o prendere la tristissima e dura decisione di non votare.
In queste ore si moltiplicano gli appelli pubblici e privati a noi stessi e a tante personalità della cosiddetta società civile perché si esprimano a favore di uno dei due processi a sinistra: naturalmente ognuno degli interpellati deciderà in totale libertà.
Ma noi teniamo a sottolineare che il progetto dell’ “alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza” era quello
Commenta (0 Commenti)Buongiorno, scusate se intervengo di nuovo. Oggi su Il Manifesto è uscito questo articolo/appello firmato da nomi importanti per la sinistra https://ilmanifesto.it/come-riprendere-il-percorso-virtuoso-del-brancaccio/
So che oggi si terrà un'altra assemblea a Roma. Ma è diversa dal "Brancaccio". Semplicemente perché, se anche avesse successo, produrrebbe o una seconda lista a sinistra o una micro-scissione in Sinistra Italiana verso Rifondazione. Ma non mi addentro oltre.
Scrivo perché l'unico modo per "riprendere il percorso del Brancaccio", è, a mio avviso - per chi non seguirà il percorso di Teatro Italia e non vuole restare passivamente alla finestra - quello di non abbandonare. Sic et simpliciter. Tra il 24 e il 26 novembre si terranno assemblee nazionali unitarie a livello provinciale/cittadino di Art. 1- Si-Possibile. Da quel che ho capito non saranno assemblee chiuse ai soli tesserati ma saranno aperte al contributo di quelli che una volta si chiamavano "indipendenti", oggi "civici" (espressione non felice).
Noi dobbiamo essere lì. Portare la nostra carica, il percorso iniziato prima del 4 dicembre, dare il nostro contributo nelle assemblee esattamente come fossero quelle del Brancaccio. Perché, se l'appuntamento del 18 si fosse tenuto senza forzature, lì saremmo stati. Dove, altrimenti?
A differenza di altri, non credo che la nostra forza fosse tale da consentirci di chiedere fin da ora uno "scioglimento" dei partiti in un contenitore nuovo e - mi si passi il termine - da noi guidato. O di imporre, poi, le nostre candidature; che non potevano fare a meno di quei partiti che adesso si presentano uniti per il 90% dell'area di riferimento! Occorre tempo e pazienza per avere tutto; ogni tanto val bene accontentarsi del tanto. Questo (lo scioglimento in un unico soggetto politico) avverrà forse solo se il risultato elettorale sarà soddisfacente. Se dovessero emergere novità, si valuteranno.
Se l'assemblea del 18 si fosse svolta regolarmente, quale sarebbe stato il nostro percorso? Se fosse andato come desiderato dal 18 giugno, avremmo dovuto sforzarci per indurre gli altri partiti a prendere parti del programma di sintesi e farli diventare loro. Non avrebbero copiato e incollato tutto, ma una parte, sì. Anche qui, tra il tutto e il tanto c'è una differenza di pratica politica indispensabile.
Nelle assemblee locali avremmo dovuto scegliere dei delegati di sintesi delle assemblee stesse, per evitare che si paventassero quei timori di "occupazione" a cui si è riferita Anna Falcone. E' democrazia rappresentativa alla quale l'assemblearismo di partenza doveva convergere: siamo parlamentaristi e non totalitari né anarchici. Nessuno pensi che queste sintesi fossero cosa semplice. Poiché a fine gennaio bisogna avere le liste e le firme, il percorso programmatico di "alleanze" deve concludersi entro Natale, anzi prima. Sarebbe ipocrita pensare che con una legge elettorale incostituzionale come questa, studiata apposta per stritolare la democrazia rappresentativa, la "base" fosse riuscita sempre a giungere ad una sintesi armonica se dal centro non arrivino delle indicazioni ben precise. Il che non significa "Sinistrellum". Anche qui occorrerà vigilare moltissimo, e lo si può fare essendovi parte e non spettatori passivi di "duripurismo".
Ecco che le assemblee tra il 24 e il 26 novembre sarebbero state anche le assemblee "del Brancaccio", o meglio "col Brancaccio". E credo vi sia modo di recuperarle, e anche di coinvolgere quella parte di Rifondazione Comunista che non ha paura di confrontarsi con i socialisti o i socialdemocratici, rifiutando i veti incrociati (chi non vuole può creare un percorso indipendente, legittimo ma diverso: e forse qui c'è un errore di chi non ha capito qual era il tentativo del Brancaccio). Che poteva e può essere contestato ma non interpretato.
Dunque sarà il caso che si cerchi di non abbandonare il percorso, di essere presenti alle assemblee provinciali, e di arrivare all'assemblea nazionale di dicembre senza paura. Anna e Tomaso possono svolgere un importante ruolo.
Grazie e scusate la lunghezza
Pier Paolo Flammini, San Benedetto
Cari amici,
con immenso stupore e gratitudine, sono stata stata candidata come finalista al premio Luisa Minazzi, Ambientalista dell'anno 2017,
insieme ad altri 7 coraggiosi ambientalisti, dalla sindaca anticemento, alla determinata avvocata contro i disastri ambientali, da Domenico Iannacone (giornalista Rai3) a Goel, fino al grande Marco Ricci, sacerdote di San Vito, che da anni lotta per l'ambiente, contro i roghi e lo smaltimento illecito rifiuti) e altri.
http://www.premioluisaminazzi.it/linda-maggiori-recanati-mc-1981/
Un pensiero commosso a Luisa Minazzi, donna coraggio che ha lottato fino all'ultimo contro l'eternit del suo paese, Casale Monferrato. Lei è morta, come tanti, vittima dell'inquinamento, ma il suo messaggio, la sua lotta, la sua protesta devono restare vivi, e sta a noi tenere accesa la fiaccola. .
http://www.premioluisaminazzi.it/
Grazie infine a tutti, di cuore, per avermi sostenuto, aiutato, confortato, consigliato, indirizzato e...soprattutto sopportato in questi anni!!!;O)
Linda
Se volete votare entro e non oltre domenica 19 novembre tramite la scheda cartacea pubblica su La Nuova Ecologia, oppure mandando una e-mail all’indirizzo
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riportando il proprio nome, cognome, età e indirizzo più il candidato prescelto.
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Sabato 30 settembre la prima assemblea pubblica provinciale
Lettera aperta alle cittadine e ai cittadini della provincia di Ravenna Per la democrazia e l'uguaglianza.
C'è un futuro in Italia per una forza politica che metta al centro difesa e attuazione della Costituzione?
Chi siamo?
Siamo donne e uomini che sentono con forza la responsabilità che deriva loro dalla cittadinanza repubblicana.
La nostra storia è diversa per genere, generazione, cultura.
Eppure - a proposito di cittadinanza responsabile - da anni ci siamo sempre ritrovat* e insieme abbiamo agito per difendere la Costituzione e nel chiedere con forza di attuarla.
Nei referendum del 2006 e del 2016, fermando stravolgimenti costituzionali a nostro avviso assai pericolosi. Non solo. Abbiamo lavorato in modo continuativo perché una cultura costituzionale e una politica con questa coerente - assai debole nel nostro paese - si radicasse sempre più nella
pubblica opinione della nostra provincia, la provincia di Ravenna. Sono passati molti mesi dal 4 dicembre 2016. La scadenza elettorale che porterà ad un nuovo Parlamento si avvicina. E non sappiamo ancora con quale legge elettorale andremo a votare. C'era da sperare che, almeno in questa occasione, e dopo il 4 dicembre, chi abita partiti e Istituzioni avesse tenuto conto della forte discontinuità segnata dal 4 dicembre. In realtà, molti "sommovimenti" sono in corso. Pochi, forse, nel segno del "nostro"4 dicembre.
Abbiamo allora sentito il bisogno di incontrarci - l'incontro informale è avvenuto pochi giorni fa - per riflettere insieme, per interrogarci, per individuare soluzioni. Non si tratta di drammatizzare il momento che stiamo vivendo. Si tratta di analizzare e di capire quali sono le cause profonde
della crisi della nostra democrazia. Ci sono stati altri momenti drammatici nella storia repubblicana, fra strategie della tensione e terrorismi di vario segno. Ma partiti di massa, con forza consistente, e fedeli – almeno alla lettera - alla Costituzione e alla Repubblica parlamentare, senza dimenticare una pubblica opinione attiva, partecipe e nettamente antifascista, hanno impedito alla Repubblica - nella lunga notte fra anni Settanta e anni Ottanta - di farsi travolgere.
Ora gli argini sono pieni da falle.
Movimenti neofascisti, razzisti, xenofobi, di forza crescente, anche nei Consigli comunali e nella società, si stanno diffondendo e radicando, come in altre parti d'Europa. Inoltre, abbiamo una preoccupata convinzione. Ci saranno forze che, nel nuovo Parlamento, vorranno di nuovo mettere mano alla Costituzione. Grandi poteri, internazionali e nazionali, lo chiedono. E sono poteri forti, visibili, che parlano chiaro, e che vedono nelle Costituzioni del secondo dopoguerra ostacoli all'onda neoliberista e illiberale.
Su tutto questo abbiamo condotto una prolungata e seria riflessione e ci siamo trovati d'accordo su alcune questioni, a nostro avviso cruciali.
Per noi la Costituzione è - in primis - democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia sociale. Sappiamo che non tutt* - fra coloro che hanno votato NO il 4 dicembre - hanno queste priorità. Che sono - però - le nostre priorità culturali, civili, politiche. Molti votanti NO - il 4 dicembre - non votano, da anni, quando si tratta di eleggere Parlamento o Consigli locali e regionali. Ma il 4 dicembre sono andati a votare. Fra questi, moltissim*, come noi, mettono al primo posto democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia sociale. Siamo convinti che solo UNA forza di sinistra - da tempo dispersa e divisa - possa portare in Parlamento questi valori, per noi irrinunciabili.
Quale sinistra? Pensiamo ad una sinistra capace di parlare un linguaggio nuovo e di farsi promotrice di un modello di sviluppo e di società profondamente diverso da quello attuale, che ponga le sue basi sulla difesa e attuazione della Costituzione e che abbia al centro libertà, democrazia, uguaglianza.
Esistono forze che - senza cancellare memoria e giudizi assai negativi sugli errori passati - possono dare vita a un nuovo inizio, come chiede l'Appello, steso da Anna Falcone e Tomaso Montanari, che ha promosso l'assemblea al teatro del Brancaccio? Pensiamo che ci siano. Forze che segnino una netta discontinuità rispetto alle politiche sociali e "costituzionali" degli ultimi governi, compresi quelli guidati dal PD.
Abbiamo quindi condiviso l'itinerario che qui indichiamo.
Ci ritroveremo a breve, per valutare come aprire, anche in provincia di Ravenna - in alcune realtà percorsi simili sono già partiti - un processo che vada in questa direzione. Ci metteremo in contatto con realtà regionali e nazionali per valutare insieme forme e modalità.
L'obiettivo è di promuovere a Ravenna un incontro pubblico, del tutto aperto alla cittadinanza, ad associazioni, a movimenti, a partiti, che, come noi, sentano l'esigenza di arrivare a una programma e a una lista unitaria di sinistra rinnovata, che possa portare in Parlamento una rappresentanza che
metta al centro difesa e attuazione della Costituzione, declinata nei termini indicati. Un soggetto, plurale, ma unitario, che avvii i suoi primi passi per portare queste istanze in Parlamento.
Una sola lista per avviare un percorso chiaro e trasparente. Che dia fondata speranza di autonomia, che sia ricca di robusta cultura storica e politica, e di serietà al di là di ogni dubbio di chi si propone per essere la nostra rappresentanza parlamentare.
Operazioni di altro segno, fotocopie di negative esperienze passate, non avrebbero il nostro consenso e appoggio.
Daremo vita quindi ad una pubblica assemblea, che dia inizio anche alla individuazione di scelte di programma coerenti con l'uguaglianza, per la dignità del lavoro e per salari che la rendano possibile, per la ridistribuzione del lavoro, per la progressività fiscale sui redditi e i grandi patrimoni, per la scuola e la sanità di tutt*, la casa per tutt*, per un'Italia dei beni comuni, a partire dall'ambiente, dai beni storici e artistici, che sono la grande ricchezza e bellezza che la nostra storia ci ha consegnato.
Per far vivere questo processo, occorre costruire una rinnovata e forte partecipazione. La sola che può valorizzare ed estendere le esperienze positive ed unitarie, che sono esistite ed esistono.
Per questo riteniamo necessario che ognun* , a partire dai propri ambiti e dai propri territori, lavori per riannodare i fili di tante esperienze, em per dare il proprio contributo di idee. E di forte - indispensabile - energia.
Anticipiamo quindi queste informazioni come invito a chi vorrà raggiungerci in questo percorso, per avere una comune base d'intesa.
Per concludere.
Può esistere un democrazia senza popolo? E' quella - svuotata della grande ricchezza civile e politica contenuta nella nostra Costituzione - che stiamo vivendo da molti anni a questa parte, come scrive con grande chiarezza Carlo Galli in Democrazia senza popolo. Cronache dal Parlamento sulla crisi italiana ( Feltrinelli 2017).
Può esserci democrazia se la cittadinanza, e gli intellettuali, di fronte alle aggressioni alla democrazia ammutoliscono, perché privati della libertà, o perché non dicono più la "verità" che vedono, una volta saliti sul carro del vincitore di turno? Tomaso Montanari spiega - in Cassandra
Muta. Intellettuali e potere nell'Italia senza verità ( Edizioni GruppoAbele 2017) - come una democrazia che abbia un popolo che rinuncia a esprimersi o intellettuali insinceri, sia su una pericolosa china.
Due libri preziosi per stare con gli occhi aperti in questo che si annuncia come difficilissimo passaggio storico, dopo il quale comincerà, comunque, un'altra storia.
Intendiamo quindi promuovere, in contemporanea con molte altre città in Italia, nell'ultimo fine settimana di settembre, un incontro pubblico per allargare il più possibile questa nostra riflessione, che avrà valore se diventerà un grande e popolare interrogarci.
Antonella Baccarini, Faenza
Vittorio Bardi, Faenza
Mauro Conti, Ravenna
Marinella Isacco, Ravenna
Stefano Kegljevic, Ravenna
Marina Mannucci, Ravenna
Massimo Manzoli, Ravenna
Gian Luigi Melandri, Bagnacavallo
Alessandro Messina, Faenza
Ivan Missiroli, Faenza
Ivan Morini, Ravenna
Piera Nobili, Ravenna
Maria Paola Patuelli, Ravenna
Giovanni Piccinelli, Cervia
Ravenna, 5 agosto 2017
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