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Legambiente Emilia-Romagna interviene sulla preoccupante discutibilità del convegno “There is NO Climate Emergency – Transizione Energetica” definendo sbagliatissimo il ruolo del Consigliere Regionale Bessi ed il patrocinio del Comune.

 

Sabato 16 novembre si terrà a Brisighella la seconda edizione del convegno “There is NO Climate Emergency – Transizione Energetico: nuovi orizzonti” a cui parteciperanno volti notoriamente schierati a difesa del settore estrattivo di idrocarburi.

“Preoccupante la presenza del titolo There is NO Climate Emergency nel comunicato allegato nel sito del Comune”- sottolinea Legambiente.

Dal comunicato del Comune di Brisighella si legge poi: “… a Brisighella la seconda edizione di TRANSIZIONE ENERGETICA : NUOVI ORIZZONTI sarà incentrata sulla cultura, e sull’importanza di analizzare il mondo nei suoi complessi meccanismi ascoltando la voce della conoscenza”.

“Estremamente discutibili i toni della presentazione dell’incontro ed i soggetti invitati – commentano gli ambientalisti. Un incontro anacronistico che nulla ha a che vedere con una discussione costruttiva ed a 360° sul tema della transizione energetica e per la quale i rappresentanti non possono considerarsi la voce della conoscenza.“

Ancora più grave vedere la partecipazione di personaggi come il consigliere regionale del PD Gianni Bessi. “E' a conoscenza il Consigliere che la Regione Emilia-Romagna ha recentemente dichiarato Emergenza Climatica?” si domanda Legambiente.

Oltretutto discutibile la presenza del professor Alberto Prestininzi, geologo in pensione, già noto per le sue argomentazioni “anti Greta”, rappresentanti del ROCA club ed ex dirigenti di ENI che paradossalmente parlano di transizione energetica senza produrre nulla di concreto sul territorio, oltre a sole operazioni di greenwashing. Una rappresentanza priva di alcuna voce critica e strumentale a giustificare scientificamente l’estrazione di gas sul nostro territorio. Colpisce la mancanza in programma di climatologi – i veri studiosi del clima – o di esperti di energie rinnovabili, a riprova dell’impostazione dell’iniziativa.

Come sostengono gli stessi scienziati negazionisti “La scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche” proprio per questo esiste l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che facendosi da ponte tra la comunità scientifica e l’operato politico, ci ricorda che rimangono solo 11 anni per adottare politiche efficaci a mantenere l’incremento della temperatura media globale entro gli 1,5°C.

“Si chiedono immediatamente spiegazioni da parte dei promotori augurandoci che l’evento venga ritirato o quantomeno rivisitato. L’Emergenza Climatica esiste e non c’è più tempo per le discussioni!” conclude Legambiente.

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Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna

Via Massimo Gorki, 6 - 40128 Bologna
Tel: 051-241324

Fax: 051-0390796

Alcune foto dell'assemblea del 9 novembre a Bologna, con Elly Schlein e quasi un migliaio di persone. Un progetto per l'Emilia-Romagna futura.

In fondo il logo di "Emilia-Romagna coraggiosa" ecologista, progressista.

Dichiarazione del Comitato Direttivo della Lega SPI-CGIL di Faenza
Il Comitato Direttivo dell Lega SPI-Cgil di Faenza in merito al comunicato di FdI riportante la notizia della deposizione di una corona di alloro dell’Amministrazione comunale di Brisighella, alla presenza dello stesso Sindaco, in onore dei caduti degli appartenenti alla RSI, 
approva la seguente dichiarazione:

La Costituzione, lo Stato democratico, la Libertà del popolo italiano sono state conquiste della Resistenza e della lotta di liberazione dal nazi-fascismo per le quali hanno combattuto e dato la vita lavoratrici, lavoratori, partigiani e cittadini anche di Brisighella. 
I morti sono morti, ma non vuole dire che siano uguali. 
Coloro che appartenevano alla RSI non hanno combattuto per la Patria e la Libertà, ma piuttosto per il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini ovvero  dalla parte  delle forze di oppressione, che hanno approvato leggi razziali ed hanno reso un intero popolo privo della libertà e dei diritti minimi. 
I fatti storici ne sono dimostrazione inconfutabile. 
Il Sindaco di Brisighella rappresenta l’intera comunità comunale, ne è il primo cittadino ed ha giurato fedeltà alla Costituzione italiana. 
I Pensionati aderenti allo SPI-CGIL auspicano che Egli voglia attenersi ad essa e rispettare valori e principi sanciti dalla Costituzione democratica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione dal nazi-fascismo. 
Faenza 05 Novembre 2019

Ci spiace. Noi non saremo presenti alle celebrazioni del 4 novembre nel nostro territorio.   Perché si continua a evitare di parlare delle responsabilità criminali della monarchia sabauda e delle alte sfere militari, e  si dimenticano i soldati lanciati come carne da macello contro le trincee nemiche o giustiziati sommariamente per volere dei propri superiori in caso di tentennamenti. E si fa cenno ben poco alle vittime civili e alle conseguenze tragiche  sulle popolazioni.

Fu un brutale massacro, e quella “gloriosa vittoria militare” fu uno degli elementi che aprirono la strada a vent’anni di dittatura fascista e ad altre catastrofiche guerre.  Anche  Papa Benedetto XV, definì quel conflitto  una inutile strage, rimanendo totalmente inascoltato.

680.000 morti e un milione di mutilati, più tutte le vittime (anche civili) della miseria e delle malattie, molto di più degli abitanti di Trento e Trieste (che verosimilmente  sarebbero stati concessi dall’Austria, in cambio della neutralità). Le acquisizioni della ricerca storica più approfondita degli ultimi decenni, a cento anni di distanza, chiedono che una volta per tutte  si sia capaci di uno sforzo di sincerità e di rivisitazione.

Il 4 novembre va trasformato in una giornata di riflessione, di studio e di impegno  per la Pace. Lo scorso anno, un’interessantissima iniziativa del nostro Consiglio Territoriale, con la presenza degli storici Angelo D’Orsi dell’ Università di Torino e Alessandro Luparini della Biblioteca Oriani,  aveva iniziato ad abbattere il muro di unanimismo  e di luoghi comuni, e a rivitalizzare la capacità di critica. Questa è la strada sulla quale si dovrebbe continuare . Ma su questa strada le istituzioni ancora non vogliono camminare.                                       

Siamo  assolutamente convinti che nelle manifestazioni ricorrenziali

si dovrebbe sempre citare innanzi tutto l’articolo 11 della  Costituzione della Repubblica, che ripudia la guerra.

Si dovrebbe restituire dignità e onore a quei soldati caduti vittime delle fucilazioni, delle decimazioni, delle esecuzioni sommarie, decise e ordinate  su precisa indicazione delle alte sfere militari , perché  sospetti di aver tentennato in assalti dai quali uscire vivi era  quasi impossibile, e a tutti coloro che rifiutarono di andare ad uccidere altri lavoratori e altri poveri, e per questo furono  imprigionati e fucilati.

Non dovrebbe mai mancare una parola di pietà per  le popolazioni civili d’ Italia e di tutta Europa, che pagarono un pesantissimo tributo, vittime prima di tutto delle politiche scellerate dei loro governi.

Nella ricostruzione storica e nell’insegnamento si dovrebbero spiegare le pesantissime responsabilità della monarchia sabauda, delle alte sfere militari, dell’apparato militare - industriale e di un’intera classe dirigente politica, che avrebbero dovuto svolgere un ruolo attivo nel mantenimento della pace in Europa.

Si  dovrebbe evitare ogni retorica militarista, e invece valorizzare l’ opposizione alle guerre, ricordando che oggi  siamo di fronte a un vero “ conflitto mondiale a pezzi”.

Si dovrebbe auspicare a gran voce la riduzione progressiva delle spese militari e la loro  destinazione a finalità realmente e strettamente difensive, e che quanto risparmiato venga reinvestito in opere di protezione sociale e ambientale.

Il nostro Paese  dovrebbe sostituire le logiche di controllo geopolitico e di possesso delle fonti di energia con l’impegno  ad attuare una politica di fratellanza fra i popoli e di cooperazione internazionale seria.

Abbiamo il rispetto più profondo per coloro che diedero la vita in nome di ideali irredentisti,  ma proprio per questo pensiamo che  oggi il concetto di amore di Patria debba declinarsi completamente nell’impegno per la fine di tutte le guerre e per l’affermazione dei principi di giustizia che ispirano la Costituzione e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

Quando  il 4 novembre verrà onorato in questi termini, saremo i primi ad essere presenti !

                                                   RAVENNA IN COMUNE – Zona 7

4 novembre 2019

Ciao Eugenio, questa mattina ci hai lasciato per “la grande vacanza” della vita eterna. Lo hai fatto felice per il cammino percorso lungo le mille strade del tuo servizio, come abitante di questa piccola terra, come uomo, come sacerdote, come politico, come servitore... ed infine, di nuovo, come sacerdote. GRAZIE EUGENIO!!!

Ti ho incontrato la prima volta sotto una tenda mentre, giovane prete missionario saveriano, ti preparavi a celebrare la S. Messa al termine di un incontro giovanile. Fin da quel primo saluto, mi hai trasmesso gioia: gioia di vivere, gioia di lottare, gioia di Amare. Poi, ho imparato a conoscerti lungo 40 anni di cammino insieme, ben 35 nel CIPSI, che ci ha visto insieme a tanti amici in campagne, iniziative, battaglie...

Ti ho seguito dal 1980 in poi quando come direttore della rivista dei Saveriani Missione Oggi, con Padre Zanotelli a Nigrizia, avete risvegliato, le coscienze di tanti giovani ed amici sui temi della pace, della cooperazione, della fame, della giustizia, dell’Africa... Pace, Obiezione di coscienza, vendita delle armi, basi nucleari, obiezione alle spese militari, disarmo unilaterale... non erano solo slogan, ma impegni concreti. Non erano progetti, ma: marce, occupazioni, dimostrazioni, che coinvolgevano migliaia di giovani, fino a trasformarsi anche in leggi dello stato italiano.

Ci hai aiutato a costruire quell’anima sociale, quel coraggio sociale, quell’utopia ed entusiasmo che oggi forse abbiamo un po' perso. Abbiamo veramente imparato che, insieme, ce la potevamo fare a cambiare le cose. Forse, anche questo, ti ha portato a metterti in gioco nelle elezioni europee del 1989, consapevole che questa scelta l’avresti duramente pagata con la sospensione a divinis dal tuo ministero presbiteriale. Sapevi però, che anche in politica è possibile servire i poveri. Credevi e hai sempre creduto che la politica deve essere al servizio dei deboli e dei diritti. Non del potere e dei primi. In questo, hai sempre vissuto il tuo ministero. Già da quegli anni ti sei schierato dalla parte dei diritti degli immigrati, ma la pace era il tuo grande obiettivo di vita e nel dicembre 1992 con altri parlamentari italiani sei stato tra i protagonisti della Marcia della Pace promossa dall'associazione pacifista Beati costruttori di pace per interrompere l'Assedio di Sarajevo. Sei stato fratello e padre allo stesso tempo.

Ci sei stato accanto, ci hai accompagnato, sostenuto... nei momenti belli, ma soprattutto in quelli difficili e scuri. Sempre con rispetto: magari con il tuo linguaggio “fiorito”, ma sempre pieno di quella Speranza che porta in sé solo un uomo felice, perché libero da ogni egoismo. Hai percorso le “mille” strade del mondo da nord a sud e da est ad ovest, a fianco di piccoli e di potenti, ma soprattutto con le donne e i violentati-schiacciati dai poteri di ogni genere, sempre con quell’Amore verso il prossimo, come a te stesso. Per te, non ci sono mai stati né primi, né secondi. Tantomeno ci sono oggi primi o ultimi. Esisteva, il prossimo. Esisteva, una sola umanità. Per questo, caro Eugenio, il tuo posto, sarà sempre con noi, con le donne africane, con gli africani, con i violentati, in ogni periferia, in ogni barcone.

Oggi, con la tua voce, si è spenta una delle voci più forti ed autentica dell’Africa di oggi. Quell’Africa violata e derubata che non ha mai chinato la testa, ma che rappresenta il futuro dell’umanità intera. Oggi si è spenta una voce forte del pacifismo italiano e mondiale. Una voce contro ogni individualismo e divisione, perché individualismi e divisioni non aiutano nessuno, dividono e facilitano i poteri.

Caro Eugenio, ti porteremo con noi ogni giorno, in ogni istante, in ogni nuova battaglia e siamo certi che ci aiuterai ad essere uniti nella giusta direzione. Sei stato e sarai ancora semplicemente, la nostra “ala di riserva”.

Vogliamo quindi salutarti con questi versi di un altro testimone unico, a cui eri tanto vicino, Don Tonino Bello:

“Signore, dammi un’ala di riserva”
Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita;
ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,
Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me; per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te, perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala,
con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore.
Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala,
l’unica ala inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te;
soprattutto per questo fratello sfortunato, dammi, o Signore, un’ala di riserva.

Ciao Eugenio.

Guido Barbera e tutti gli amici della Tavola della pace

INVITO APERTO: RIPENSIAMO IL FUTURO DELL’EMILIA-ROMAGNA

Si avvicina un momento decisivo per il futuro dell’Emilia-Romagna. Anche nella nostra regione corriamo il rischio di consegnare alle prossime generazioni una società diseguale ed ecologicamente compromessa. Quest’emergenza climatica e sociale ci riguarda tutte e tutti e dobbiamo essere all'altezza della sfida.

In pochi decenni il nostro territorio è stato protagonista di trasformazioni epocali. Il lavoro, l’inventiva e il pragmatismo delle cittadine e dei cittadini emiliano-romagnoli, sostenuti da valori irrinunciabili – la solidarietà, la cooperazione e la centralità di servizi universali come sanità e scuola – hanno garantito per anni crescita sociale e benessere. Questo circolo virtuoso fatto di lotte sindacali, emancipazione sociale, sviluppo economico e redistribuzione della ricchezza, si è però interrotto con l’avvento della crisi che anche nella nostra regione ha prodotto forti diseguaglianze. Tanto da far largo, in alcuni territori, ad una sensazione di abbandono, di aver perso il controllo sul proprio futuro, di aver visto peggiorare le proprie condizioni materiali. Un disagio che non va sottovalutato, ma ascoltato, cercando di individuare nuove risposte a nuovi bisogni, per non lasciare nessuno indietro.

Oggi l’Emilia Romagna è alle prese con l’emergenza climatica e i suoi effetti disastrosi, come gli eventi climatici sempre più estremi, l’aumento del rischio idrogeologico e dell’inquinamento. Anche qui abbiamo conosciuto il calo dei redditi e la svalutazione del lavoro, l'indebolimento dei servizi pubblici e l’allentamento della coesione sociale. Questi problemi, a cui si aggiungono persino rigurgiti fascisti e nazionalisti, proiettano incertezze pesanti sul futuro. Il diverso e lo straniero sono diventati il capro espiatorio di ogni rabbia e frustrazione: smentiamo una volta per tutte il pregiudizio per cui le difficoltà dei giovani a costruirsi un futuro dignitoso che valorizzi le loro competenze dipendano da chi viene salvato dal mare o vive al margine nelle nostre città. Il miglior antidoto alla paura e all’odio è dare più sicurezza sociale, più opportunità e certezze sul futuro.

È il momento di avere il coraggio di riconoscere che il modello di sviluppo che abbiamo conosciuto in questi decenni a livello globale si sta rivelando insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Dobbiamo ripensare il futuro