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Da sempre Libertà e Giustizia si è impegnata a difendere la Costituzione nella consapevolezza che essa è un corpo vivente, i cui mutamenti devono mirare a renderla meglio preparata a rispondere alle sfide della società che cambia ma senza stravolgerne l’identità. Difendere la Costituzione non significa necessariamente dire no alle proposte di riforma.
L’attuale proposta di diminuire il numero dei parlamentari non rappresenta  in sé una violazione dei principi democratici e rappresentativi. Lo prova anche il fatto che, nel corso della storia repubblicana, sono state numerose e autorevoli le proposte di riforma che andavano in tale direzione. 
Sarebbe però sbagliato non contestualizzare la proposta attuale, votata in parlamento e oggetto di referendum il 29 marzo prossimo. Proponiamo soprattutto tre considerazioni che ci sembrano fondamentali per chiarire la nostra posizione in merito a questo referendum.
La prima considerazione è che un’alterazione della “quantità” dei seggi parlamentari dovrebbe mirare a un rafforzamento della “qualità” della rappresentanza, attraverso un insieme di norme - a partire dai regolamenti parlamentari alla legge elettorale  – che mettano in sicurezza e anzi migliorino il principio rappresentativo nella ragionevole esigenza di assicurare un buon funzionamento dell’istituto parlamentare.
Al contrario, questa riforma indebolisce il potere dei rappresentanti delle due camere e la stessa efficacia della rappresentanza perché non accompagnata da una riforma della legge elettorale in senso proporzionale e da adeguate forme di composizione delle liste di candidati. Tale modifica del sistema di voto viene invece evocata più come tattica per fare accettare questa riforma che come un reale convincimento del fatto

IL CASO DEL LAVORATORE LICENZIATO IN MARCEGAGLIA DEVE APRIRE UNA RIFLESSIONE SULLE CONDIZIONI DEI LAVORATORI IN UN MEDESIMO SITO PRODUTTIVO

Non ci possono essere lavoratori che sono fianco a fianco ma che beneficiano di differenti diritti

Cgil e Fiom apprendono del licenziamento di un lavoratore della Marcegaglia che avrebbe prestato il proprio badge per consentire l’accesso alla mensa a un altro lavoratore, in servizio all’interno del medesimo stabilimento in virtù di un contratto d’appalto della propria ditta. Il caso deve aprire una serie di riflessioni.

Innanzitutto riteniamo sproporzionato il provvedimento adottato dall’azienda rispetto all’accaduto e confidiamo che il lavoratore possa presto tornare al suo posto di lavoro.

In secondo luogo, quanto avvenuto richiama l’attenzione sulle dinamiche presenti nel mercato del lavoro. In Marcegaglia, come in altre importanti realtà produttive, sono sempre più frequenti le esternalizzazioni e l’affidamento dei lavori in appalto. Succede così, che in un unico sito produttivo siano impegnati lavoratori di differenti ditte e questi lavoratori usufruiscano di condizioni molto diverse tra loro.

Cgil e Fiom ritengono che si debba aprire una confronto approfondito affinché i lavoratori impegnati in un medesimo sito produttivo godano degli stessi diritti. Il diffuso ricorso agli appalti esterni permette alle aziende di sgravarsi di costi e responsabilità scaricandoli sui lavoratori in termini di salute e sicurezza ma anche trattamenti economici. La possibilità o meno di usufruire della mensa è sintomatico delle insopportabili differenze di trattamento in essere.

Su queste problematiche si deve aprire una seria riflessione, con le aziende committenti, sulle condizioni a cui vengono esternalizzati o dati in appalto parti importanti dei loro processi produttivi.

“La nostra casa è in fiamme!”: uno studio sulle variazioni del clima faentino a Gennaio

 

 

Gennaio, tempo di passeggiate per la natura, a godere del tiepido sole e delle prime gioie della primavera in arrivo.” Fa sorridere questa frase, apparentemente fuori contesto ed errata nelle sue premesse; eppure, il mese di Gennaio appena concluso ci ha fatto sperimentare temperature insolitamente alte, a tratti primaverili più che invernali; il “mese della merla” si è dimostrato più come il mese della rinascita della natura, delle prime margheritine sui prati e dei primi boccioli di fiori.

Una strana coincidenza confinata a quest’anno? Un inverno insolitamente caldo, o un “tassello” di un quadro di trasformazioni climatiche più complesso che stanno colpendo anche il faentino? Per scoprirlo abbiamo realizzato un piccolo studio climatologico, confrontando le temperature massime e minime che si sono registrate a Faenza nel periodo 2018-2020 con quelle del periodo 1998-2000 (vent’anni fa) e 1978-1980 (quarant’anni fa).

Per ciascuno dei periodi presi in esame, abbiamo calcolato la media delle temperature massime e minime di ogni singolo giorno del mese di Gennaio nei singoli periodi di riferimento, insieme alla temperatura media mensile; da questi dati, abbiamo ottenuto dei grafici, che vi mostriamo qua sotto.

NOTE METODOLOGICHE: I dati che abbiamo utilizzato per il seguente studio provengono da 2 diverse fonti:

  • per le temperature di vent’anni fa e di quarant’anni fa abbiamo sfruttato i dati contenuti su “ERG5_Eraclito” di ARPAE, una piattaforma open-source che mette a disposizione della comunità i dati climatici di ogni singola località emiliano-romagnola dal 1961 al 2018;
  • per le temperature nel periodo 2018-2020 non sono ancora disponibili i dati d’archivio di ARPAE, ma solo dati provenienti dai singoli osservatori meteorologici. Abbiamo quindi scelto di utilizzare i dati presenti nell’archivio dell’Osservatorio Meteorologico Comunale “E. Torricelli” che, per quanto debbano essere presi con cautela poiché non ancora “validati” da procedure statistiche, permettono di avere un’indicazione “di massima” piuttosto precisa di ciò che è successo a Faenza in questi ultimi anni.

TEMPERATURE MASSIME: Partendo da un’analisi delle temperature massime “medie”, emerge subito come vi sia una forte differenza tra la temperatura di quarant’anni fa (in blu) e quella di adesso (in rosso).

Ogni singolo punto nelle 3 curve del grafico rappresenta la media delle temperature massime nel singolo giorno di Gennaio; la curva rossa (oggi), assestandosi in una fascia di temperatura compresa tra gli 8 e i 13°C, è visibilmente più alta della linea blu (1978-1980), che rimane confinata nella fascia 2-10°C.

La temperatura media emersa a Gennaio nel periodo 1978-1980 era di circa 5,2°C; quella attuale è ben più alta, all’incirca sui 9,5°C: una differenza di circa 4,3°C tra i 2 periodi, sintomatica di un cambiamento significativo nel microclima faentino; a riprova di ciò, si noti che nel periodo 1998-2000 (la curva verde) la temperatura media a Gennaio è stata di circa 7,5°C, a metà tra le temperature del periodo 1978-1980 e 2018-2020. 

TEMPERATURE MINIME: L’analisi delle temperature minime non appare particolarmente più confortante. Anche in questo caso la curva rossa (oggi) si trova molto sopra la curva blu, sintomatico del fatto che anche le temperature minime faentine nel mese di Gennaio sono salite vertiginosamente nel corso degli anni.

Si può osservare come le temperature minime medie nel periodo 2018-2020 siano state, per quasi tutti i giorni del mese, sopra lo zero; un dettaglio che dovrebbe gettare una certa inquietudine, considerato che il mese di Gennaio è uno dei più freddi dell’anno. La temperatura media mensile quarant’anni fa era di -1,6°C; ironicamente, oggi si assesta intorno ai +1,6°C.

 

CONCLUSIONI: Da questo studio è emerso un preoccupante incremento delle temperature faentine nel mese di Gennaio, di ben 4°C nelle massime e 3°C nelle minime; ciò che preoccupa particolarmente è la velocità con la quale si è raggiunto tale aumento, essendo avvenuto in soli 40 anni. Un trend che non accenna a fermarsi, e che richiede interventi sia globali che locali.

Il Climate Change è una crisi planetaria senza precedenti, che non è confinata al polo sud o in altri luoghi lontani ed immaginifici, ma che riguarda anche noi. Lo studio che abbiamo realizzato esamina specificatamente il mese di Gennaio, ma si potranno osservare pattern di distribuzione delle temperature similari anche negli altri mesi dell’anno. La rapida evoluzione del clima faentino è un tema che, date le elezioni imminenti, dovrà essere cruciale in campagna elettorale; confidiamo che i candidati che puntino ad amministrare Faenza prenderanno a cuore tale problema, e che attueranno politiche che, nel loro piccolo, permetteranno di arginare tale problema. “La nostra casa è in fiamme”, ma sta anche a noi provare a spegnere l’incendio.

Nell’articolo sul manifesto (8 febbraio), Fabio Vander solleva diversi problemi sul referendum costituzionale. Allarme condivisibile. Se si cambia la Costituzione per consentire un accordo di governo ci si avvia su una china pericolosa. Eppure non hanno reagito esponenti della sinistra che avevano definito la Costituzione la più bella del mondo. Né altri che l’avevano definita un bene comune, da tutelare per il bene della democrazia in Italia.

Eppure nel 1939 la Camera è stata in abolita dal fascismo che ne ha fatto un organo del regime. Il parlamento è stato riconquistato dopo la vittoria sul nazifascismo, con l’elezione della Costituente, che ha consentito alle donne di votare per la prima volta, e con la Costituzione, che ha al centro il parlamento come lo conosciamo oggi.

Curiose le posizioni in campo. La destra, che oggi sbraita, ha approvato il taglio del parlamento perché ha ceduto al richiamo della foresta dell’antipolitica. Prima la Lega al governo, poi Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Le sinistre che avevano votato contro tre volte hanno capovolto la posizione pur di formare il governo e hanno votato a favore nell’ultima votazione. Avvertendo l’enormità del cambio di posizione, che ha creato un fronte dei partiti contro il ruolo del parlamento, di cui fanno parte, ci si è inventati altre modifiche costituzionali, ma non vale la pena di discuterne perché sono impantanate in parlamento.

Alle ulteriori modifiche della Costituzione è stata aggiunta la proposta di una nuova legge elettorale, con un testo frettoloso, a torto definito proporzionale, perché prevede una soglia reale di accesso all’elezione del 7 % per i deputati e del 14 % per i senatori. Resteranno 3 o 4 partiti e milioni di elettori non avranno rappresentanti.

Il M5Stelle ha condotto una battaglia demagogica contro il parlamento che porterà solo voti alla destra. La lezione del dimezzamento dei voti a favore della Lega non è bastata. Il M5Stelle tenta di fare due parti in commedia: casta e anticasta, vedremo.

Solo la società può difendere il ruolo del parlamento contro cambiamenti pericolosi della Costituzione. Vander ha ragione. E’ comprensibile che la società sia confusa, preoccupata. Per questo è importante che alcuni settori della società e delle competenze, come il