Ci spiace. Noi non saremo presenti alle celebrazioni del 4 novembre nel nostro territorio. Perché si continua a evitare di parlare delle responsabilità criminali della monarchia sabauda e delle alte sfere militari, e si dimenticano i soldati lanciati come carne da macello contro le trincee nemiche o giustiziati sommariamente per volere dei propri superiori in caso di tentennamenti. E si fa cenno ben poco alle vittime civili e alle conseguenze tragiche sulle popolazioni.
Fu un brutale massacro, e quella “gloriosa vittoria militare” fu uno degli elementi che aprirono la strada a vent’anni di dittatura fascista e ad altre catastrofiche guerre. Anche Papa Benedetto XV, definì quel conflitto una inutile strage, rimanendo totalmente inascoltato.
680.000 morti e un milione di mutilati, più tutte le vittime (anche civili) della miseria e delle malattie, molto di più degli abitanti di Trento e Trieste (che verosimilmente sarebbero stati concessi dall’Austria, in cambio della neutralità). Le acquisizioni della ricerca storica più approfondita degli ultimi decenni, a cento anni di distanza, chiedono che una volta per tutte si sia capaci di uno sforzo di sincerità e di rivisitazione.
Il 4 novembre va trasformato in una giornata di riflessione, di studio e di impegno per la Pace. Lo scorso anno, un’interessantissima iniziativa del nostro Consiglio Territoriale, con la presenza degli storici Angelo D’Orsi dell’ Università di Torino e Alessandro Luparini della Biblioteca Oriani, aveva iniziato ad abbattere il muro di unanimismo e di luoghi comuni, e a rivitalizzare la capacità di critica. Questa è la strada sulla quale si dovrebbe continuare . Ma su questa strada le istituzioni ancora non vogliono camminare.
Siamo assolutamente convinti che nelle manifestazioni ricorrenziali
si dovrebbe sempre citare innanzi tutto l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica, che ripudia la guerra.
Si dovrebbe restituire dignità e onore a quei soldati caduti vittime delle fucilazioni, delle decimazioni, delle esecuzioni sommarie, decise e ordinate su precisa indicazione delle alte sfere militari , perché sospetti di aver tentennato in assalti dai quali uscire vivi era quasi impossibile, e a tutti coloro che rifiutarono di andare ad uccidere altri lavoratori e altri poveri, e per questo furono imprigionati e fucilati.
Non dovrebbe mai mancare una parola di pietà per le popolazioni civili d’ Italia e di tutta Europa, che pagarono un pesantissimo tributo, vittime prima di tutto delle politiche scellerate dei loro governi.
Nella ricostruzione storica e nell’insegnamento si dovrebbero spiegare le pesantissime responsabilità della monarchia sabauda, delle alte sfere militari, dell’apparato militare - industriale e di un’intera classe dirigente politica, che avrebbero dovuto svolgere un ruolo attivo nel mantenimento della pace in Europa.
Si dovrebbe evitare ogni retorica militarista, e invece valorizzare l’ opposizione alle guerre, ricordando che oggi siamo di fronte a un vero “ conflitto mondiale a pezzi”.
Si dovrebbe auspicare a gran voce la riduzione progressiva delle spese militari e la loro destinazione a finalità realmente e strettamente difensive, e che quanto risparmiato venga reinvestito in opere di protezione sociale e ambientale.
Il nostro Paese dovrebbe sostituire le logiche di controllo geopolitico e di possesso delle fonti di energia con l’impegno ad attuare una politica di fratellanza fra i popoli e di cooperazione internazionale seria.
Abbiamo il rispetto più profondo per coloro che diedero la vita in nome di ideali irredentisti, ma proprio per questo pensiamo che oggi il concetto di amore di Patria debba declinarsi completamente nell’impegno per la fine di tutte le guerre e per l’affermazione dei principi di giustizia che ispirano la Costituzione e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
Quando il 4 novembre verrà onorato in questi termini, saremo i primi ad essere presenti !
RAVENNA IN COMUNE – Zona 7
4 novembre 2019