Il segretario generale Cgil: “È la condizione per creare un nuovo modello di sviluppo. Lo sciopero generale è per la crescita di tutto il Paese”
“L’aumento dei salari è la condizione per affermare anche un nuovo modello di fare impresa, un nuovo modello economico e sociale”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conferenza stampa commentando le anticipazioni del report sui salari, a cura della Fondazione Di Vittorio. “Bisogna riequilibrare ciò che è successo in questi anni – ha aggiunto –ossia un aumento dei profitti e della ricchezza in mano a pochi, che è proprio quello che sta facendo arretrare il nostro Paese”.
Questo è punto fondamentale, per il leader di Corso d’Italia: “Quello che succede intorno a noi e nel rapporto con gli altri Stati in Europa e nel mondo, indica un passaggio di fase: i modelli sociali e produttivi. Rimettere al centro il lavoro e le persone significa rimettere al centro le loro condizioni. La crescita dei salari non è solo un elemento di giustizia sociale, ma il fulcro di un nuovo modello economico e di crescita”.
Landini ha parlato dei “guasti” prodotti in questi anni e della necessità di invertire la rotta. “Si sono moltiplicati i contratti nazionali, oggi sono circa mille e non si è mai affrontato il tema della legge sulla rappresentanza. Non solo si sono impoveriti gli stipendi e le persone, ma tutto il Paese. Abbiamo avuto una crescita di livelli di precarietà senza precedenti, insieme a una legislazione che ha favorito in tutti i settori, attraverso i subappalti e le finte cooperative, un ridisegno del modello di impresa basato sulla competizione a ribasso. Un modello – inoltre – che ha favorito l’aumento dello sfruttamento, lavoro nero e ampie fasce di illegalità, portando la criminalità organizzata in ampie fette di economia illegale. La legislazione non ha aiutato”.
Contratti pubblici, scenario pessimo
C’è poi un secondo punto fondamentale. “Negli stipendi c’è una situazione diversificata nei settori industriali, va un po’ peggio nel terziario e servizi, in tutto il settore pubblico lo scenario è pessimo. Qui va detto in modo esplicito: quando anche l’Istat dice che a inizio 2024 c’è una crescita dei salari, ciò è frutto dei rinnovi dei contratti nazionali che finora hanno escluso i lavoratori pubblici. Di fronte a un’inflazione del 17%, il governo indica un aumento non superiore al 6%: significa sancire una perdita strutturale non più recuperabile, cioè una riduzione programmata ulteriore del potere d’acquisto dei salari. Così si manda anche un’indicazione a chi rinnova i contratti: il governo è il primo che non inverte la tendenza sui salari, quindi invita tutti a proseguire sulla via dell’abbassamento dei salari. C’è una doppia responsabilità: politica per il messaggio che si lancia, ma anche sostanziale perché si colpiscono i salari”.
Da parte sua, la Cgil ha una richiesta precisa: “Abbiamo chiesto di concentrare gli incentivi, anche come detassazione degli aumenti, tutti sui contratti nazionali di lavoro. Oggi sono presenti tre milioni di lavoratori in meno, portarli alla regolarità non significa solo trattare meglio le persone, ma anche avere maggiori entrate fiscali”.
Una legge sulla rappresentanza
Allo stesso tempo, ha aggiunto Landini, “non si affronta la moltiplicazione dei contratti, per farlo bisogna arrivare a una legge sulla rappresentanza. Solo in questo modo si può dare una validità erga omnes ai contratti, affinché quelle regole salariali e normative contenute nei contratti diventino la base sotto la quale nessuno può andare. Noi abbiamo scritto una lettera al presidente del Consiglio e ministro del Lavoro: entro il 15 novembre tutti i Paesi dovevano recepire la direttiva europea sul salario minimo, che affronta anche il numero dei contratti. Anche l’introduzione in Italia del salario minimo va affrontata”. Il testo della direttiva forniva peraltro l’indicazione del confronto tra governo e parti sociali.
Sono tutti nodi sul tavolo ma, fa notare il segretario, “oggi non c’è stato alcun confronto con l’esecutivo e non c’è alcuna volontà in questo senso. Hanno tentato di appaltare furbescamente la questione al Cnel, sminuendo il ruolo di tutte le parti sociali, sia i sindacati che le imprese. Nel frattempo il governo ‘festeggia’ i contratti pirata: non è un caso ma indica una volontà politica”.
Tra le ragioni che hanno portato allo sciopero generale del 29 novembre, proclamato da Cgil e Uil, “una rivendicazione centrale è proprio un nuovo modello sociale e di fare impresa. Ci sono quasi sei milioni di lavoratrici e lavoratori che non superano gli 11.000 euro l’anno, molti svolgono part-time involontario: c’è una povertà anche dentro il mondo del lavoro, insomma si è poveri lavorando. Pensare di allargare la possibilità delle imprese di scegliere lavoro precario – come fa il governo – vuol dire continuare a scegliere il modello sbagliato basato su queste caratteristiche”.
Fisco ingiusto e contro il lavoro
Landini è poi tornato a parlare di fisco. “La riforma fiscale va all’opposto della necessità e continua a disegnare una distribuzione della ricchezza a danno del lavoro dipendente”. Secondo le stime del report l’80% degli utili nel privato e nel terzario va in dividendi, non in nuovi investimenti. “Uno dei problemi è proprio il ritardo negli investimenti. Intanto il lavoro dipendente è tassato fino al 43%, nel tempo si è andati verso una tassazione piatta di profitti e rendite che gradualmente si è anche abbassata. In altre parole: io che lavoro sono tassato al 43%, il profitto che produco viene tassato la metà”.
Il sindacato non si rivolge solo ai lavoratori, ma a una platea più ampia: “Vogliamo parlare a tutte le forze economiche, politiche e sociali del Paese: continuare con questa prospettiva significa portare a sbattere l’Italia”.
Lo sciopero è per la crescita del Paese
Il leader Cgil si è soffermato sullo sciopero generale: “Lo sciopero prima di tutto è un disagio per chi lo fa, perché rinuncia a una giornata di lavoro e retribuzione – ha affermato –. Dietro alla nostra mobilitazione c’è una rivendicazione che riguarda la crescita reale del nostro Paese, la lotta vera alle diseguaglianze, un nuovo modello sociale, economico e di investimento. Pensiamo ai giovani che stanno pagando il prezzo più elevato, vivono la precarietà come condizione normale, molti diplomati e laureati lasciano l’Italia. Così il Paese perde intelligenza e sta invecchiando. Il governo racconta balle rispetto ai problemi seri da affrontare. Le nostre rivendicazioni le poniamo al centro della discussione, ponendole anche all’attenzione delle imprese”.
Il governo rispetti chi sciopera
Rispondendo ad alcune domande, infine, Landini ha ribattuto su alcune “perplessità” espresse da membri del governo sullo sciopero. A proposito delle dichiarazioni di Salvini: “Non so cosa intenda il ministro Salvini per ‘sciopero selvaggio’, non so se il termine era autobiografico. Noi con la Uil abbiamo semplicemente proclamato lo sciopero nel rispetto delle regole e garantiamo i servizi previsti dalla legge”. Sul settore sanitario: “La sanità è al collasso, medici e infermieri si fanno il mazzo, trovo stupido e irresponsabile fare una discussione su quanti sono quelli che scioperano. I ministri devono avere più rispetto”.