Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Con l'avvicinarsi della fase decisionale sulle nuove urbanizzazioni proposte dai privati, è bene ricordare i due temi fondamentali, ineludibili, al fine di orientarsi su un argomento che riguarda la qualità abitativa e del territorio.

Innanzitutto c'è il tema ecologico che impone una nuova cultura di difesa del territorio, per evitare i danni del consumo di suolo e il conseguente impatto sul paesaggio. Ed infatti, la nuova legge urbanistica regionale ha due chiari obiettivi strategici:
 azzeramento del consumo di suolo
 rigenerazione di aree già urbanizzate e riuso del patrimonio edilizio esistente.

Il secondo tema riguarda i dati sul territorio urbanizzato di Faenza, pubblicati nel dossier del Comune alla fine del 2018, che evidenziano:
 l'esistenza di 3800 appartamenti vuoti

 la possibilità (immediata) di realizzare altri 3300 alloggi nuovi, in aree edificabili.
Sono dati inequivocabili e pubblici; quello sugli appartamenti vuoti è un dato ISTAT, il secondo è in relazione al vigente RUE.
Dati che provano l'ampia offerta immobiliare già disponibile per il mercato.

Alla luce di questi dati ufficiali risultano incongruenti le recenti dichiarazioni della FIAIP che sostengono di avere dati del loro osservatorio immobiliare “assolutamente in contraddizione a quelli riportati nel dossier ( del Comune )”.
Nel suddetto rapporto relativo al 2017 tra i vari commenti in premessa si legge:
…..: “per quanto riguarda le locazioni, sono in aumento le richieste per appartamenti come bilocali o trilocali, mentre le soluzioni a villetta o casa indipendente sono ancora in contrazione dovuto al fatto di una richiesta sempre più flebile, a una diminuzione dei componenti dei nuclei familiari e dai canoni ancora troppo elevati.”.
Invece nelle recenti dichiarazioni si sostiene: “...le richieste e le esigenze vanno in altra direzione... villette nuove con giardino, in periferia ma prossime alla città, con ingressi indipendenti ...”.

Questi due passaggi sono assolutamente contrastanti; uno parla di affitto e l'altro di acquisto, ma i bisogni di gran parte di coloro che cercano casa sono in parte sovrapponibili.
Senza contare che, a proposito di risparmio energetico, le villette in periferia aumenterebbero la dispersione urbana, quindi i relativi costi energetici per la mobilità.
A questi si aggiungerebbero i costi economici, a carico della collettività, per la gestione di nuovi servizi e i costi ambientali per il consumo di suolo, una delle più gravi emergenze.

Inoltre appare incomprensibile l'affermazione sull'esistenza di “richieste (di case) accumulate in oltre vent'anni di nuove urbanizzazioni mancanti”, visto che i dati dell'Assessorato all'Urbanistica, oltre agli alloggi non occupati, indicano l'attuale potenzialità di ulteriori 3300 nuovi alloggi realizzabili in aree edificabili.
Nuove residenze ancora non costruite. Quindi la domanda ovvia è: perché non sono state realizzate?

In proposito, prima di decidere sulle manifestazione di interesse in esame, sarebbe opportuno un approfondimento sulle relazioni tra i dati urbanistici del Comune e i reali fabbisogni abitativi, sia da parte della Commissione Consiliare “Ambiente e assetto del territorio” che dall’Amministrazione Comunale.
È un tema strettamente connesso a quello fondamentale dell'interesse pubblico, previsto dalla legge regionale, e che costituisce un criterio decisivo per la valutazione delle proposte di nuove urbanizzazioni.

Un interesse pubblico che nelle tre proposte per nuovi insediamenti residenziali è assente, come evidenzia l'istruttoria preliminare svolta dai tecnici del Settore Territorio nel rilevare la mancanza di “opere e servizi pubblici di livello strategico”.

Faenza, 11 gennaio 2020

APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA

Istituzione  di una Scuola della Terra  per  suscitare  il pensiero politico  dell’unità del popolo della  Terra, disimparare  l’arte della  guerra  e  promuovere  un  costituzionalismo  mondiale. Lo reclama la scena del mondo che soffre, lo rende possibile l’annuncio di un Dio non più geloso

 Nel pieno della crisi globale, nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Adolfo Perez Esquivel, il vescovo Nogaro, Paolo Maddalena, Riccardo Petrella, Domenico Gallo e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promosso una Scuola, «Costituente Terra», che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettività politica del popolo della Terra, «perché la storia continui». La proposta è espressa in questo documento che porta la data del 27 dicembre 2019.

 

L’Amazzonia  brucia e anche l’Africa, e non solo di fuoco, la democrazia è a pezzi, le armi crescono, il diritto è rotto in tutto il mondo. “Terra! Terra!” è il grido dei naufraghi all’avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: “i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni”. Ma “Terra” è anche la parola oggi più amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle città e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto, e a Venezia già lo fanno di un metro e ottantasette. “Che si salvi la Terra” dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell’ambiente che da millenni ne ospita la vita.

Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdì si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.

 Il cambiamento è possibile

 L’inversione del corso delle cose è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.

La Costituzione del mondo non è il governo del mondo, ma la regola d’ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l’unità umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranità e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.

Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita “questa bella d’erbe famiglia e d’animali”, cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che “di fatto” impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.

Il diritto internazionale è già dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell’Onu del 1945, la Dichiarazio­ne universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che  promettono pa­ce, sicurez­za, garanzia delle li­bertà fon­damen­tali e dei dirit­ti so­ciali per tut­ti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di at­tua­zio­ne di queste Carte, cioè le garanzie internazionali dei di­ritti pro­clama­ti. Non è stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. È come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioè di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che “di fatto” la realizzino. È chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come pro­mes­se non man­tenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant’anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiché quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non è soltanto un’urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunità internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.

Qui c’è un’obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione è l’espressione dell’«unità politica di un popolo»; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c’è; infatti non c’era ieri e fino ad ora non c’è. La novità è che adesso può esserci, può essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranità in lotta tra loro non solo toglie la «buona vita», ma non permette più neanche la nuda vita; lo reclama l’oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non può esserci più un dio a pretesto della divisione tra i popoli:  “Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno” - hanno detto ad Abu Dhabi - non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso “pluralismo e le diversità di religione sono una sapiente volontà divina con cui Dio ha creato gli esseri umani”; non c’è più un Dio geloso e la Terra stessa non è una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.  

Per molti motivi perciò è realistico oggi porsi l’obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.

Una politica dalla parte della Terra

 Di per sé l’istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell’azione politica che, almeno nelle democrazie, è il partito - nazionale o transnazionale che sia -  ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome è in agonia perché evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perché i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. È  infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l’intera società è stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende,  e ciò a cui comunque oggi siamo chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non  “prima per noi”, ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.

Ma ancor più che la riluttanza all’uso di strumenti già noti,  ciò che impedisce l’avvio di questo processo costituente, è la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l’esigenza e ne ispiri modalità e contenuti.

Non manca certamente l’elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora è stata concepita e attuata la democrazia, né mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non è diventato patrimonio comune, non è entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unità politica dell’intera comunità umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.  

Eppure  le cose vanno così: il pensiero dà forma alla realtà, ma è la sfida della realtà che causa il pensiero. Una “politica interna del mondo” non può nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non può attivare una politica per il mondo senza che dei soggetti politici ne facciano oggetto della loro lotta. Però la cosa è tale che non può darsi prima la politica e poi la scuola, né prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, perciò quello che proponiamo è di dar vita a una Scuola che produca  un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività politiche per un costituzionalismo della Terra. Perciò questa Scuola si chiamerà “Costituente Terra”.

“Costituente Terra”: una Scuola per un nuovo pensiero

 Certamente questa Scuola non può essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se il suo scopo è di indurre a una mentalità nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero più imparato l’arte della guerra. Ciò voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonché noi l’abbiamo imparata  così bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l’arte della guerra, per imparare invece l’arte di custodire il mondo e fare la pace. .

 Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell’anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la “Laudato sì” e l’ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l’Intelligenza artificiale (il Führer artificiale?) e l’ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell’ et-et, della condivisione, dell’armonia delle differenze, dell’“essere per l’altro”, dell’ “essere l’altro”; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco “da Costantino ad Hitler”, e la riapertura nella modernità della questione di Dio; 11) il “caso Bergoglio”, preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.

Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell’ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla è estraneo d’umano. Tutto ciò però come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due “kairòs”, tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunità, una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento, e l’altra che ora si presenta di una nuova fraternità umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l’ONU per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la “Giornata mondiale” che la celebri. 

Partecipare al processo costituente iscriversi al Comitato promotore

Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata “Costituente Terra” che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un’associazione denominata “Comitato promotore partito della Terra”. Si chiama così perché in via di principio non era stata esclusa all’inizio l’idea di un partito, e in futuro chissà.  Il compito è oggi di dare inizio a una Scuola, “dalla parte della Terra”, alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che “la storia continui”; e ciò senza dimenticare gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.

 I firmatari propongono che persone di buona volontà e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni già impegnate per l’ecologia e i diritti,    si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l’ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all’indirizzo  ‘Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.’ versando la relativa quota sul conto BNL intestato a “Comitato promotore del partito della Terra”, IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR), 

La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, è libera, e sarà comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota è stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l’intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, è cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, ciò che per molti del resto è giunto fino all’offerta della vita. Naturalmente però si è inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalità diverse, secondo le possibilità e le decisioni di ciascuno.

Nel caso che l’iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l’associazione sarà sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle ONG che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.

Un’assemblea degli iscritti al Comitato sarà convocata non appena sarà raggiunto un congruo numero di soci, per l’approvazione dello Statuto dell’associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l’impostazione dei programmi e dell’attività della Scuola.

PROPONENTI  E PRIMI ISCRITTI.  Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta,  Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte Costituzionale, Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell’acqua e dell’identità di “Abitante della Terra”, Domenico Gallo, magistrato,  Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone. avvocata, Roma, Pippo Civati, Politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio NOVA, Giacomo Pollastri, studente in Scienze Politiche (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di “Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunità del porcellino” (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J, (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, Politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario, (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, università di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, già sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, già magistrato e docente all’Università di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D’Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore, (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Università Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di “Noi siamo Chiesa”, Agnés Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di “Salviamo la Costituzione”, Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l’altrapagina, Città di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. INVALSI, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma) Bernardetta Forcella, insegnante (Roma), Luigi Narducci (Roma), Giuseppe Salmè, magistrato, Giovanni Bianco, giurista (Roma), Giuseppe Deiana, presidente del Centro Puecher (Milano), Lelio Demichelis, sociologo, università dell'Insubria, Vittorio Pissacroia, attore (Firenze), Ivano Alteri, consulente del lavoro, Giovanni Iudicone, Danilo Andriollo (Vicenza), Guido Pollice, presidente di VAS (Verdi Ambiente e Società) Onlus, Laura Nanni (Albano).

 Roma, 27 dicembre 2019, 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana.

 

Noi, e non solo noi, lo sapevamo da tempo. Infatti, nel maggio del 2018 avevamo chiesto espressamente al Sindaco e all'Amministrazione di rendere pubblici i dati sulla Individuazione della superficie del territorio urbanizzato esistente nel Comune alla data del 1 gennaio 2018 e dati sul patrimonio costruito inutilizzato.

Infatti a novembre 2018 i dati sono stati pubblicati:

https://www.legambientefaenza.it/wp-content/uploads/2018/11/DOSSIER-conoscitivo-sullo-stato-della-pianificazione-presentato-il-27.11.2018.pdf

Le Unità immobiliari residenziali non utilizzate sono circa 3.800 e circa 1.000 sono gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; i fabbisogni abitativi si riducono, la popolazione diminuisce (– 72 dal 2013 al 2017), anche se aumentano le famiglie (+ 237) composte da meno persone, quindi con una modifica nelle tipologie abitative; La prestazione energetica degli edifici è mediamente bassa, così come è alta la vulnerabilità sismica.

Questi dati dimostrano chiaramente come a Faenza non ci sia necessità di nuove urbanizzazioni, né a fini residenziali né produttivi.

Questo scrivemmo e sostenemmo anche nelle sedute Commissione Consiliare “Ambiente e Assetto del Territorio", convocate in forma "aperta", alle quali abbiamo partecipato, assieme a Italia Nostra e altre associazioni.

Per questo abbiamo criticato la scelta dell'Amministrazione di avviare il bando per “Manifestazioni di interesse per nuove urbanizzazioni”.

Oggi molto opportunamente, il Prof. Everardo Minardi sul Corriere di Romagna, mette il dito nella piaga, chiedendo: “Prima di pensare a nuove aree da urbanizzare, nuove cementificazioni, perché non si pensa a recuperare quanto esistente ?

Peraltro questo è esattamente previsto dalla legge regionale sull'urbanistica che privilegia la riqualificazione e rigenerazione del patrimonio esistente, e addirittura (all'art.15) prevede l'istituzione di un albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana, che sarebbe necessario predisporre, con le indicazioni delle diverse proprietà, per poter essere presi in considerazione da possibili investitori.

Inoltre, su quest'argomento, un ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio Comunale, sostiene: “...E' necessario che la comunità nel suo complesso, quindi anche i possessori di aree potenzialmente edificabili, privati, società, banche, fondazioni, operatori del settore, ecc., ma più in generale tutti i cittadini, prendano atto della necessità di una diversa progettazione della città pubblica futura, dove le nuove urbanizzazioni non hanno (se non per casi particolari) ragione di essere, ed è invece necessario riqualificare e rigenerare il patrimonio esistente dal punto di vista funzionale, ambientale, energetico, ecc. come chiede la nuova Legge Regionale.”.

Legambiente e Italia Nostra, hanno espresso, anche recentemente in un comunicato, le proprie valutazioni sulle nuove urbanizzazioni. Vorremmo avere certezza sul ritiro definitivo dei faraonici progetti della Fondazione Banca del Monte, sui terreni agricoli tra via Sant'Orsola, via Ospitalacci, oltre che quello dell'autoparco in via Pana. Le altre proposte, salvo il caso di un impianto di recupero di scarti edilizi, che prevedono nuovi insediamenti residenziali (Coabi, in via Firenze; Naturlandia a nord di via S. Orsola, attigua al campo Golf; l'area tra via Cimatti e via Santa Lucia) si caratterizzano solo per nuovo consumo di suolo e mancanza di interesse pubblico.

La Commissione urbanistica dovrà riconvocarsi a gennaio per terminare l'esame di queste proposte e poi dovrà esprimersi il Consiglio Comunale. Sarà interessante verificare come si orienteranno , non solo il Sindaco e i consiglieri di maggioranza e di opposizione, ma anche i tanti possibili candidati alle future elezioni amministrative.

Faenza, 30 12 2019

 

“Recupero della Colonia di Castel Raniero” 
 
Il consiglio comunale di Faenza, riunito in data 19 dicembre 2019 
 
Attestato che:
 
• il complesso monumentale della Colonia di Castel Raniero, costituito da un edificio monumentale in stile Liberty e da un parco di 7 ettari che lo circonda, ha origine nel 1922, data in cui la municipalità faentina deliberò la costruzione di un monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale; 
• nel 1925 grazie all'iniziativa di raccolta fondi di un comitato che raggruppava le locali associazioni di mutilati e reduci nacque l’idea di creare un monumento in grado di svolgere anche una preziosa opera di pubblica utilità, quale una colonia elioterapica per bambini “bisognosi di sole e di luce” e i malnutriti, in particolare per gli orfani di guerra, presenti in gran numero nella comunità di allora. L’inaugurazione del complesso avvenne nel 1935; 
• nel 1944 vi furono trasferiti quasi tutti i reparti dell'Ospedale Civile di Faenza che, dopo i bombardamenti di maggio, era divenuto insicuro; 
• dagli anni Sessanta l’edificio riprese la sua funzione di colonia estiva per bambini che durò fino agli anni Ottanta, quando la struttura fu dichiarata inagibile. 
 
Considerato che: 
 
• la struttura della Colonia così come progettata nel 1928 si connota come di notevole pregio artistico, associando materiali moderni e funzionali a un disegno classico riesumante echi ravennati-bizantini; 
• le dimensioni della Colonia sono monumentali: 44 metri in lunghezza per 18 in larghezza per 27 di altezza;
• il parco che circonda la Colonia, e che è parte integrante della sua storia, si compone di un ampio prato affiancato da un doppio viale di pini e cipressi disegnato dal famoso naturalista Pietro Zangheri. A valle del viale vi è il castagneto (produttivo fino agli anni Settanta), oggi tornato spontaneamente a bosco di querce misto. 
 
Rilevato che: 
 
• il parco è già stato recuperato ed è oggi sede di visite guidate, concerti, letture e spettacoli ad opera della associazione “Adottiamo Castel Raniero Bene Comune”, associazione costituitasi il 26 novembre 2018 da un comitato spontaneo e da associazioni del territorio che negli anni hanno organizzato numerose iniziative per la valorizzazione e per la manutenzione delle aree esterne alla Colonia; 
• l’edificio mostra significativi elementi di preoccupazione per la sua stabilità e quindi non è agibile. Detta associazione sta svolgendo, da anni, un ruolo fondamentale per promuovere e valorizzare questo complesso monumentale e per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni verso il recupero totale dell’edificio; 
• l’Azienda di Servizi alla Persona della Romagna Faentina, che ne è proprietaria, non è in grado economicamente di provvedere alla generale ristrutturazione e al consolidamento necessari (per i quali sono stati stimati costi pari a circa 5 milioni di euro). Ad oggi è riuscita, con interventi mirati, a mantenere il mimino delle funzioni per evitare che l’edificio collassi. 
• Al momento si sta palesando un’ulteriore necessità di intervento di messa in sicurezza (rifacimento del tetto dal costo stimato di circa 1,2 milioni) per il quale è estremamente urgente reperire le necessarie risorse. 
 
Viste: 
 
• la lettera a prima firma del Sindaco di Faenza in qualità di Presidente dell’Assemblea dei soci ASP, inviata in data 7 novembre 2019, in cui si portavano all’attenzione del Presidente del Consiglio e del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo le condizioni del complesso monumentale della Colonia di Castel Raniero; 
• l’interrogazione parlamentare presentata dai senatori Michela Montevecchi, Stefano Collina, Orietta Vanin e Luisa Angrisani al Ministro Dario Franceschini in cui si chiede di sapere quali azioni intenda intraprendere il Governo in merito ai lavori di straordinaria urgenza per la messa in sicurezza del complesso monumentale di Castel Raniero; 
• la risposta giunta al Comune di Faenza in data 14 novembre dalla segreteria del Ministro competente, in cui si comunica che la verifica di interesse culturale ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004) rappresenta il presupposto affinché il Ministero possa valutare la possibilità di reperire fondi per il restauro dell’edificio 
• la lettera inviata in data 27 novembre 2019 dal Presidente dell’associazione “Adottiamo Castel Raniero Bene Comune”, all'attenzione del Sindaco e del Presidente del consiglio comunale, che richiedeva l’espressione formale del consiglio comunale per una dichiarazione di intenti; 
 
dispone 
 
che l’ASP della Romagna Faentina completi la procedura per l’accertamento dell'interesse culturale del bene che, in caso di esito positivo, porterà alla relativa dichiarazione di interesse culturale; 
 
invita 
 
il Presidente del Consiglio, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, i deputati della Commissione “Cultura, scienza e istruzione” e i senatori della Commissione “Istruzione pubblica, beni culturali” a visitare la Colonia di Castel Raniero; 
 
si impegna
 
a coinvolgere la proprietà e le associazioni presenti sul territorio, nella predisposizione di un progetto di recupero e riutilizzo della Colonia di Castel Raniero come bene comune, da sottoporre all'attenzione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo; 
 
impegna 
 
il Sindaco e la Giunta ad attivarsi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per reperire dallo Stato le risorse necessarie per gli interventi di messa in sicurezza della Colonia di Castel Raniero.  
 
(votato all'unanimità)

Sulle ormai famose "manifestazioni di interesse" per nuove urbanizzazioni  nei territori faentini, le due associazioni ambientaliste intervengono puntualmente con un comunicato stampa.

 


 

È l'assenza d'interesse pubblico il dato prevalente in quasi tutte le quattro proposte di nuove urbanizzazioni, all'esame della Commissione urbanistica e assetto del territorio del Comune di Faenza.

Nonostante la riduzione delle proposte, rispetto alle sette presentate a seguito del bando del gennaio scorso, il consumo di suolo e l'impatto sul paesaggio sono comunque elevati.

Sarebbe altresì necessario avere la certezza che le proposte non più in esame, relative ai grandi insediamenti di via S. Orsola e via Pana, siano definitivamente decadute.

Solo la proposta di un nuovo sito per il recupero degli scarti edilizi, da realizzare tra via Granarolo e via Sant'Andrea, prefigura le condizioni di un interesse pubblico a livello ambientale; per l'attività svolta nel recupero di materiali, per la riduzione del traffico e per la bonifica dell'attuale area produttiva presso la cava Crocetta, che ritornerebbe alla sua originaria destinazione agricola.

Lo spostamento di questa attività, in una zona vicina all'autostrada, eviterebbe il traffico di attraversamento della città e il passaggio di mezzi pesanti lungo la via per Modigliana.

L'istruttoria preliminare svolta dai tecnici dell'Ufficio del Settore Territorio evidenzia “...in quasi tutte le proposte, una significativa carenza delle rispettive previsioni in rapporto alla realizzazione di opere e servizi strategici indicati nel PSC ...”.

È il criterio indicato all'art.3 del bando, decisivo per la valutazione delle proposte.

Un criterio che risulta ignorato dalle tre proposte per nuovi insediamenti residenziali, nelle quali non si prevedono “opere e servizi pubblici di livello strategico”.

Opere pubbliche strategiche che sono assenti nella nuova area residenziale proposta dalla CO. ABI in via Firenze.

In un contesto paesaggistico sensibile, la costruzione di nuovi edifici andrebbe ad alterare l'identità di un luogo rurale che circonda la storica villa Ghilana.

Il nuovo cemento, e relativo consumo di suolo, restringerebbe l'attuale area rurale davanti alla villa; spezzando l'unità paesaggistica, e visiva, con l'ansa del fiume.

Un'alterazione che interrompe la visuale prospettica dalla passeggiata di via Firenze, uno dei principali assi territoriali.

La proposta, inoltre, risolve l'obbligo di prevedere una superficie per la residenza sociale (ERS) non all'interno di questa lottizzazione, ma trasferendola a Pieve Cesato.

Ulteriore conferma che non si interviene per rispondere a un bisogno di interesse pubblico.

Anche nell'intervento proposto dalla società Naturlandia, in un'area a nord di via S. Orsola, non sono riscontrabili opere pubbliche di interesse strategico.

Un consumo di suolo non può essere “compensato” con una stretta striscia di verde lungo la strada e con la cessione di un'area da destinare a verde pubblico.

In questo caso, come negli altri, la destinazione a uso pubblico di aree verdi, oltre a non compensare la perdita di altro suolo da cementificare, riversa sulla collettività problemi di gestione e costi pubblici.

Aree verdi che già svolgono la funzione ecologica, ma in quanto ritagli isolati e casuali, risultano insignificanti ai fini della fruizione pubblica.

La proposta di nuova area residenziale tra via Cimatti e via Santa Lucia, oltre a non prevedere opere di interesse pubblico, è situata all'esterno del perimetro di territorio urbanizzato definito dal PSC, quindi in contrasto con quanto indicato dal bando.

Un intervento negativo, che oltre al consumo di suolo allargherebbe il fronte insediativo della città, senza una funzione di ricucitura con altre aree esistenti.

Il solito spezzone di verde ad uso pubblico non può compensare il consumo di suolo e l'assenza di una motivazione strategica pubblica.

Le tre proposte di nuove residenze non contengono una motivazione d'interesse pubblico, anche per l'assenza di fabbisogno di nuove costruzioni; a Faenza ci sono ben 3800 alloggi vuoti e un andamento demografico stabile, come dimostrano i dati pubblicati dal Comune. C'è una carenza di edilizia sociale, ma nei casi in esame lo scopo primario è costruire alloggi di lusso.

Sono solo proposte di carattere privato, che non attuano gli obiettivi strategici del PSC, aumentano la cementificazione del suolo ed hanno un impatto negativo sul paesaggio.

 Faenza, 14 dicembre 2019

 

 

 

 

 
 
Con l’avvicinarsi del 75° anniversario della Liberazione di Brisighella, l’ A.N.P.I. di Brisighella - Sezione "Giuseppe Bartoli" si è fatta capofila del progetto storico-culturale volto a ricordare quei tragici momenti del dicembre 1944, perché non si perda la memoria storica della sofferenza, delle miserie, degli orrori e del sacrificio dei nostri concittadini di Brisighella e dei tanti che combattevano lontano da casa, dagli affetti in nome della LIBERTÁ e DEMOCRAZIA. Una libertà che deve essere alimentata quotidianamente ancora oggi, perché sia un bene di tutti e non solo di alcuni. In tali occasioni invitiamo tutti a riflettere su questi principi intoccabili della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e su tutti quei valori che in essa sono rappresentati a tutela della dignità umana e dei suoi diritti, contro ogni forma di violenza e di sopraffazione. A questo progetto hanno aderito A.N.A. Gruppo “Sirio Baldi” di Brisighella, AIDO Don Carlo Gnocchi – Brisighella, Associazione Brisighella Bene Comune, Associazione Culturale e Ricreativa Sancti Ruffilli, Circolo ARCI “Ambra” – Brisighella, Circolo ARCI di Marzeno, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia e gli ex sindaci Egisto Pelliconi, Achille Albonetti, Cesare Sangiorgi e Davide Missiroli e Angela Esposito, capogruppo “Brisighella Insieme”.
 
Gli eventi, patrocinati dal Comune di Brisighella e dall’ Unione della Romagna Faentina, inizieranno domenica 1 dicembre alle 11.00 al Circolo ARCI “Ambra” di Brisighella con Claudio Visani che presenterà il libro da lui scritto “ La ragazza ribelle” (Carta Bianca) con Miro Gori, presidente provinciale dell’ANPI di Forlì-Cesena e Annunziata Verità, protagonista delle vicende narrate.
 
Giovedì 5 dicembre alle 20.30 alla Sala Polivalente del Complesso Cicognani " Guerra, internamento e liberazione. Il secondo conflitto mondiale attraverso i ricordi inediti di Carlo Cavina e Michelina Pasini. Un progetto di ricerca" a cura di Marco Serena dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia.
 
Sabato 7 dicembre alle ore 10,45 presso il Monumento ai Caduti del Parco Ugonia commemorazione ufficiale della Liberazione di Brisighella alla presenza del Sindaco e Gonfalone di Brisighella, delle Autorità civili e militari, delle Associazioni e rispettivi labari, degli Alunni e Docenti dell’ Istituto Comprensivo di Brisighella e a seguire presso la Lapide dedicata alla Brigata Maiella posta in Piazza Carducci. Nel pomeriggio alle ore 16.00 al Foyer del Teatro Pedrini, in Municipio, “ Dalla Liberazione alla Costituzione” con consegna del testo della Costituzione della Repubblica Italiana da parte del Sindaco a tutte le diciottenni ed a tutti i diciottenni (anno 2019) residenti nel Comune di Brisighella con lettura dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Intervento conclusivo di Luca Riccardi, professore di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Cassino.
 
Inoltre, per evidenziare l’importanza dell’evento commemorativo, il 30 novembre saranno collocati nastri tricolori in prossimità di cippi, lapidi e monumenti riportanti la frase “ 75° Anniversario Liberazione di Brisighella” che saranno rimossi al termine della settimana celebrativa.