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Come avevamo anticipato in una intervista , il Circolo Legambiente Lamone di Faenza ha preparato e pubblicato sul proprio sito: https://www.legambientelamone.it
 
una cronologia essenziale dei fatti e delle prese di posizione su tutta la vicenda dell'incendio alla Lotras di Faenza , a partire dal 9 agosto 2019 fino alla seduta del Consiglio Comunale del 09 settembre 2019 e agli interventi successivi.
 
Oltre che un contributo ad una indagine più approfondita attraversoqualche ulteriore domanda " , con l'auspicio che possa essere da stimolo , non solo per una migliore gestione delle bonifiche in corso , ma soprattutto per l'adeguamento dei mezzi e delle procedure da parte degli Enti preposti ad intervenire in situazioni di emergenza di questo tipo .
 
Situazioni che certamente vanno prevenute con ogni mezzo , ma che per casi fortuiti o peggio per possibili interventi dolosi  (purtroppo alcuni settori economici e produttivi , inclusi quelli della logistica , non ne sono immuni) possono malauguratamente verificarsi e che vanno affrontati con tempestività evitando o quantomeno riducendo al minimo i rischi per i cittadini e per l'ambiente . 

 

Un nuovo sciopero globale. Mondiale.
Dopo i due grandi scioperi mondiali del 15 marzo e del 24 maggio, la nuova data da segnare sul calendario è il #27settembre.

Anzi, una settimana.
Una #climateWeek che comincerà in tutto il mondo il 20 settembre e si concluderà il 27 settembre.

Il consumismo sfrenato dell’ultimo secolo ha portato il nostro pianeta ad un punto di quasi non ritorno e per questo siamo convinti che tutti gli abitanti del nostro pianeta, giovani e non, debbano mobilitarsi affinché le istituzioni e i governi mondiali operino nella direzione ecologica di dimezzamento delle emissioni di CO2 entro il 2030 per azzerarle completamente entro il 2050 e che evitino l’aumento della temperatura media mondiale di 1,5°C.

Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un risveglio della coscienza collettiva riguardo il tema del surriscaldamento globale e della conseguente emergenza climatica che il nostro pianeta sta vivendo.

Per molti di noi il 15 marzo, il 24 maggio e il sit in #SosAmazzonia del 23 agosto scorso sono state le prime occasioni di scendere in piazza nella nostra città per farci sentire e cercare di mobilitare la nostra città su queste tematiche fondamentali.

La mobilitazione a cui abbiamo assistito è da accogliere con entusiasmo e speranza e deve essere supportata costantemente, per questo come gruppo locale di Faenza del movimento Fridays For Future siamo felici che anche la nostra città possa dare il suo contributo aderendo a questa manifestazione globale.

Siamo stati molto soddisfatti, lo scorso luglio, dell’approvazione della mozione da parte del Consiglio Comunale di Faenza sull’emergenza climatica, ma c’è ancora bisogno di un’azione concreta nell’affrontare questo tema. Anche la discussione emersa in consiglio comunale, con un acceso scambio di opinioni tra i vari gruppi consiliari, ha dimostrato l’importanza del tema ambientale, ma soprattutto la necessità di affrontarla ‘tutti insieme’.

Per risolvere tale problematica è infatti necessario fare rete e cercare di aggregare il maggior numero di persone possibile, per giungere ad un duplice obiettivo: rendere prioritaria la lotta al surriscaldamento globale nelle agende dei governi e fare in modo che tutti i cittadini siano consapevoli della reale portata del disastro ambientale a cui andiamo incontro, in modo da orientare anche le proprie scelte in una direzione più sostenibile.

Abbiamo l’occasione, grazie alla nostra partecipazione, di fare la storia, salvando il pianeta da un disastro ambientale di dimensioni apocalittiche.

Per questo chiediamo agli studenti in primis e a tutte le organizzazioni locali politiche, culturali, sociali, sindacali, di volontariato, di aderire e di partecipare al Terzo GLOBAL STRIKE per il Clima che abbiamo organizzato

in collaborazione con l’associazione Legambiente Lamone e con il patrocinio del Comune di Faenza,

il 27 settembre 2019

-ore 9 corteo studentesco dal Piazzale Pancrazi alla Piazza del Popolo scortato dai vigili.

-ore 9.30 circa, arrivo in piazza del Popolo, ritrovo con altre classi, preparazione cartelloni con materiale di riciclo.

-ore 10 intervento del prof Alberto Bellini, professore di Ingegneria all’Università di Bologna

-Ore 10.30 Testimonianze degli studenti con intervalli musicali

-Ore 12 chiusura

Referenti Fridays for Future Faenza: Andrea Fortini 3313497660, Nicola Bassi 3343792589, Kladi Karaj 3389706567, Marianna Pirazzini 3338584012, Linda Maggiori 333 3520627 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Un nuovo sciopero globale. Mondiale.
Dopo i due grandi scioperi mondiali del 15 marzo e del 24 maggio, la nuova data da segnare sul calendario è il #27settembre.

Anzi, una settimana. Una #climateWeek che comincerà in tutto il mondo il 20 settembre e si concluderà il 27 settembre.

LA RICHIESTA DI ADESIONE E PARTECIPAZIONE del FFF di Faenza

il 27 settembre 2019

-ore 9 corteo studentesco dal Piazzale Pancrazi alla Piazza del Popolo scortato dai vigili.

-ore 9.30 circa, arrivo in piazza del Popolo, ritrovo con altre classi, preparazione cartelloni con materiale di riciclo.

-ore 10 intervento del prof Alberto Bellini, professore di Ingegneria all’Università di Bologna

-Ore 10.30 Testimonianze degli studenti con intervalli musicali

-Ore 12 chiusura

 In questa fase partecipazione ed autonomia debbono più che mai andare insieme

Dopo il voto di fiducia al governo Conte 2 resta il sollievo per avere evitato di regalare alla protervia di Salvini le elezioni anticipate, nella consapevolezza che aveva cercato di ottenerle ad ogni costo, fino a provocare la crisi del governo di cui faceva parte, contando sui sondaggi favorevoli e con l'obiettivo di ottenere pieni poteri.

La formazione del nuovo governo allontana, per ora, la minaccia di una vittoria elettorale di una destra becera, reazionaria, sanfedista coagulata ed egemonizzata dalla Lega, che ora subisce una battuta d'arresto, conseguenza del fallimento dell'azzardo di Salvini.

Evitare le trappole dell'avversario non basta ma è comunque importante e anche chi è perplesso sulla soluzione politica è probabilmente consapevole che ci sono possibilità che debbono essere sfruttate, per tentare di costruire quello che oggi non c'è.

Per questo è bene dire con chiarezza che non è affatto sicuro che questa soluzione di governo si trasformerà da una vittoria tattica in una strategica. Anche perchè la crescita della peggiore destra in Italia è anche connessa ad un processo internazionale di crescita delle destra, per quanto variegato e contraddittorio.

E' uno degli effetti di una globalizzazione senza regole che ha provocato paure, reazioni di chiusura, ha favorito la crescita di populismi di destra fondati sul disagio crescente di ampie aree di popolazione.

La composizione del governo non desta entusiasmi, qualche Ministro è oggetto di critica severa non senza motivo, qualche altro desta perplessità. Il programma contiene certo tanti impegni positivi, perfino condivisibili, ma come la composizione del governo non desta entusiasmi. Gli aspetti importanti e nuovi sono all'interno di capitoli che contengono tanti contrappesi e le scelte fondamentali della futura azione del governo sono poco visibili. Nei passati governi di centro sinistra alcuni connotati erano nitidi, ora i contenuti più importanti sono mescolati, quasi celati. Sembra più un trattato di armistizio che un programma di governo. Forse in questo momento non era possibile fare di più, comunque sia è difficile suscitare entusiasmi.

Qualche esempio:

Uscire dalla crisi. E' evidente l'impegno a cercare di uscire dalla stagnazione. I singoli provvedimenti indicati possono essere utili, ma c'è un problema politico a monte del tutto assente. L'Italia è entrata in difficoltà proprio nel settore delle esportazioni, causa Trump ed altri. Proprio quello su cui l'Italia aveva puntato per uscire dalla crisi. Occorre una novità politica oltre che di tecnica di governo. La questione di fondo è che il populismo dominante - prima con Renzi, poi ancora di più con Salvini e Di Maio - ha cercato di saltare completamente il ruolo delle rappresentanze sociali e in generale dei “corpi intermedi”, quelli che non si presentano alle elezioni.

La novità politica potrebbe essere una svolta che ridia peso ed importanza ai sindacati e alle altre rappresentanze sociali, portandole da un ruolo secondario, ignorato, in pratica ridotte a lobbies, a quello di coprotagonisti delle scelte di fondo da compiere. Scelta necessaria per fare uscire l'Italia da una crisi prolungata, ancora oggi non abbiamo raggiunto i livelli economici precedenti la crisi.

Questa scelta comporterebbe per il governo definire gli obiettivi, discuterli, cercando intese su cui fare confluire impegni convergenti, altrimenti i singoli aspetti rischiano di restare iniziative isolate, senza la capacità di dare un segnale politico forte, generale. Il governo e il parlamento hanno sempre la possibilità di decidere in ultima istanza, ma oggi serve un impegno corale che faccia uscire i singoli dalla contemplazione del proprio particolare. Uscire dal particolare, dall'egoismo, dalle chiusure è un formidabile antidoto alle derive populiste.

 

Europa. Johnson è protagonista di un estremismo, di forzature che ricordano Salvini, e questo pone all'Europa la possibilità e l'obbligo di contrattaccare per tentare di evitare non solo il no deal ma forse anche per favorire un ripensamento sulla Brexit. In ogni caso va impostata un'idea di Europa diversa da quella conosciuta in questi anni, egemonizzata dall'austerità. Questo è indispensabile perchè non si affrontano sfide decisive per il futuro come ad esempio ambiente, innovazione tecnologica, formazione, ecc. senza una visione di lungo periodo. L'Italia ora ha una base chiaramente europeista, è importante ma non basta, occorre che si proponga come paese protagonista di una linea di riforma della Ue non solo per avere più spazio per il nostro bilancio pubblico ma puntando a mettere in comune gli appuntamenti decisivi del futuro: ambiente, lavoro, innovazione, salute, capitolo purtroppo ignorato nella discussione sui trattati internazionali con altre aree del mondo.

Sarebbe un modo alternativo per impostare in modo nuovo lo scorporo degli investimenti dal deficit pubblico, una riforma decisiva che oggi può essere affrontata in un'ottica europea.

Migranti. Accoglienza e integrazione, vedremo i fatti e l'orientamento del nuovo Ministro deli Interni, ma è certo che occorre una linea alternativa a quella di Salvini, in gran parte già scritta ma rifiutata dalla Lega, che ha creato il dramma attuale sull'accoglienza dei migranti. La Lega alzerà i toni, pazienza, la sottolineatura dell'alternatività di questo governo conviene a tutti, inutile illudersi.

Fisco. Bene la sepoltura della flat tax e la riscoperta della progressività, come afferma la Costituzione che prevede che ciascuno contribuisca al fisco in rapporto alle sue capacità economiche. E' tuttora insufficiente quanto previsto in materia di lotta all'evasione, era certamente necessaria qualche parola in più, ad esempio per escludere qualunque tipo di nuovo condono, sarebbe stata una novità importante. Costituire una cabina di regia per la lotta all'evasione e all'elusione potrebbe aiutare ad ottenere risultati migliori, alla pari dell'uso dell'informatica.

Autonomia differenziata. L'autonomia differenziata impostata dal precedente governo sotto la pressione della Lega è inaccettabile e le risposte nel programma e di Conte in parlamento sono inadeguate. Il pericolo che l'autonomia regionale differenziata rompa l'unità nazionale è seria, fino a provocare l'abbandono del Sud a sé stesso. Non si tratta solo di evitare slittamenti ulteriori che comportino l'abbandono del Sud, ma occorre rovesciare la tendenza attuale, che è verso un crescente divario Nord/Sud.

Sulla diminuzione dei parlamentari. Pur apprezzando l'impegno per una legge elettorale proporzionale, che rovesci la stupidità del rosatellum, che per di più avrebbe premiato la Lega in caso di elezioni anticipate, resta il fatto che la riduzione dei parlamentari provocherà di fatto il raddoppio della soglia di accesso al parlamento, insieme ad una insufficiente rappresentanza territoriale per intere aree del paese. Semmai il vero problema sarebbe riformare il parlamentarismo paritario.

La novità politica è che se fallisce questo governo la vittoria della Lega potrebbe essere solo rimandata. Per evitare questa iattura occorrono forza e coraggio nelle scelte, ma perchè questo avvenga occorre che entrino in campo i cittadini, facendo valere il loro punto di vista. Colpisce che da versanti diversi ci siano in questi giorni messaggi rivolti al nuovo governo che preannunciano iniziative, voglia di farsi sentire. Può perfino diventare un aiuto, certo, ma non sarà un sostegno gratuito perchè tutte chiedono novità politiche, chiedono di respingere le derive, di fare vivere quello che altrimenti potrebbe restare solo scritto nel programma. La crisi e soprattutto la sua soluzione sono avvenute attraverso scelte che non hanno coinvolto i cittadini. Non solo perchè era agosto. Ora occorre fare entrare in campo i cittadini, anche perchè il governo da solo non avrebbe forza sufficiente per fare scelte innovative, socialmente importanti. La partecipazione deve imporsi, con una totale autonomia dal governo e deve pretendere risposte.

In questa fase partecipazione e autonomia debbono più che mai andare insieme.

Occorre cambiare registro, senza attendere le chiamate dal governo, le sue indicazioni, anzi per il bene di tutti occorre che si sviluppino vigilanza, partecipazione organizzata, in tutte le forme possibili cercando di portare settori importanti dell'opinione pubblica a dire la loro con la forza di chi sa che per farsi ascoltare occorre autonomia politica, determinazione, coraggio di andare controcorrente. Se qualcuno pensa di ricondurre le scelte all'interno del governo e della sua piattaforma sta lavorando, consapevole o meno, per la fine di questa esperienza e per una crisi della democrazia che abbiamo conosciuto dalla Liberazione ad oggi. Il senso della sfida per tutti deve essere ben chiaro.

Alfiero Grandi

In Emilia Romagna serve mettere in campo un piano di riconversione di cui Regione ed Enti locali devono farsi portatori.

Tra i punti principali del discorso sulla fiducia da parte del premier Conte è emersa la volontà di un blocco definitivo per le nuove trivellazioni.

Si tratta di una scelta positiva e  (se le promesse verranno mantenute) il territorio dell'Emilia Romagna ed il comparto ravennate dell'off-shore,  saranno tra le aree nazionali ad esserne maggiormente interessate.

Alla luce di questo Legambiente Emilia Romagna interviene ribadendo la necessità di un forte Piano di Transizione Energetica, che affianchi una visione complessiva per il futuro al doveroso stop alle estrazioni.

“Ormai i tempi sono maturi e l’Emergenza Climatica ci impone di prendere provvedimenti urgenti. Pertanto, bene riconoscere il settore dell’Oil and Gas come un settore nemico del clima, ma è necessario pensare seriamente al futuro con un piano concreto che ci renda meno dipendenti dal fossile di importazione, con interventi sulle rinnovabili ed il risparmio energetico”- commenta l’associazione.

“Solo con un percorso completo e maturo di transizione sarà possibile rispondere anche alle preoccupazioni del mondo del lavoro che pone il tema degli addetti nel settore delle estrazioni.”

E' dunque il momento che in Emilia Romagna si abbandoni l'inutile contrapposizione che nei mesi scorsi aveva visto in campo Regione, Comune di Ravenna e forze sociali contro i provvedimenti nazionali sulle trivelle. A tale contrapposizione va invece sostituita una cooperazione per una  transizione in grado di riconvertire il settore dell'Oil and Gas.

Un tema che Legambiente aveva rilanciato durante la tappa di Goletta Verde di questa estate chiamando a confrontarsi, sindacato, aziende del settore, Comune di Ravenna e forze politiche dei diversi schieramenti presentando il dossier “Oltre il fossile: energia e lavoro nell’Adriatico del Futuro” (dossier scaricabile al LINK), ripartendo dalle attività di decommissioning (già avviate sul territorio ravennate) e da un piano di investimento sul rinnovabile e sul possibile sviluppo di un parco eolico in Alto Adriatico.

Considerando che in Emilia Romagna la quota di energia rinnovabile prodotta è solo nell’ordine del 10,5%, in questo quadro deve cambiare anche l'atteggiamento verso le società energetiche, in particolare come ENI: l'impresa in decenni di attività sul suolo e nelle acque della regione ha totalizzato il 99,9% di energia prodotta da idrocarburi e meno dello 0,1 % da impianti rinnovabili.

Una situazione inaccettabile visto il controllo pubblico da parte della società e che dimostra come gli Enti del territorio in questi anni non abbiano saputo imporre un modello diverso.

Soprattutto in questo momento, in Emilia Romagna si può sfruttare l’occasione per dimostrare una visione lungimirante e che dia priorità alla lotta al Cambiamento Climatico tenendo assieme l'attenzione al lavoro.

Legambiente Emilia Romagna si rivolge dunque alla Regione e parti sociali affinchè si proceda assieme nella costruzione di politiche indirizzate alla transizione.

“Un impegno che ci auguriamo venga finalmente intrapreso anche nell’ottica di rispettare la recente dichiarazione di Emergenza Climatica da parte dell’Emilia Romagna. Sarebbe antistorico e controproducente continuare a prendere le difese di un settore che non ha più futuro.” – conclude.

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