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 Uno stimolante comunicato di Legambiente, che - ci pare - chieda se, sulla gestione dei rifiuti, conti più Hera o gli Assessori all'ambiente 

In Emilia Romagna abbiamo una legge (la n.16/2015) che ha un titolo impegnativo: "Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata ...”.

Nella legge, vengono posti alcuni obiettivi minimi, da raggiungere nel 2020:

riduzione della produzione di rifiuti, del 20 – 25%, rispetto a quelli del 2011;

raccolta differenziata al 73% del totale;

riciclaggio dei materiali raccolti del 70%;

inoltre, tra i sistemi di raccolta dei rifiuti, viene indicato la raccolta porta a porta, come quello più efficace per differenziare e ridurre i rifiuti;

viene introdotta la tariffazione puntuale, con la quale ognuno pagherebbe per i rifiuti realmente prodotti (la qual cosa dovrebbe comportare un risparmio rispetto alle attuali tariffe della TARI).

A che punto siamo nei nostri territori?

La media regionale della raccolta differenziata è del 68%, ma i territori della provincia di Ravenna, complessivamente presi, hanno il risultato peggiore della regione, 55,9%.

Il territorio di Faenza si colloca più in basso, 55,4%, e il resto dei Comuni della Romagna Faentina (che comprende anche i territori collinari, con oggettivi problemi in più) sono molto più bassi.

In questo contesto, dove non è partita la raccolta porta a porta, Hera ha annunciato il rinnovo del sistema stradale di raccolta dei rifiuti, attraverso le “Isole Ecologiche di base”. Non ci sembra una grande novità, se non la collocazione di alcuni nuovi cassonetti stradali.

Rappresenta, anche per i costi di ammortamento dei nuovi contenitori, un rallentamento della estensione della raccolta porta a porta ?

Ed inoltre, la tariffa puntuale come verrebbe calcolata e quando partirebbe?

Ce lo chiediamo, perché il 2020 arriva presto.

A noi sembra che Hera voglia rallentare al massimo, sia l'entrata in funzione della raccolta porta a porta, che della tariffazione puntuale, perché dovrebbe riorganizzare la propria organizzazione del servizio.

Noi continuiamo a pensare che, come dice la legge regionale, estendere, ovunque possibile, la raccolta “porta a porta”, superando i cassonetti stradali, serva ad avere una maggiore qualità delle materie differenziate e anche a contrastare gli “abusi” che si verificano fuori dai cassonetti.

Domande e considerazioni che rivolgiamo agli Amministratori, che in quanto responsabili dei servizi verso i cittadini, devono decidere direttamente, e non delegare ad Hera.

Per contribuire alla miglior gestione dei rifiuti, secondo la legge regionale, gli Amministratori locali possono avviare iniziative importanti, come è stato il caso di “Disimballiamoci” Progetto di riduzione degli imballaggi rivolto ai pubblici esercizi di Faenza, (che andrebbe potenziato e rilanciato).

Come potrebbe essere con l'applicazione della “Dichiarazione di intenti” per costituire un Centro di Riuso sottoscritta da diverse associazioni e dall'Amministrazione Comunale (testo allegato).

Gli impegni assunti nella dichiarazione intendono:

- aumentare il recupero, in quantità e qualità, di materiali ed oggetti ancora riutilizzabili, prolungandone il ciclo di vita, riducendo quindi la produzione di rifiuti indifferenziati da smaltire;

- istituire un' area di preselezione all'ingresso dell'isola ecologica per raccogliere questi beni;

- avviare una campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini;

- messa a disposizione delle associazioni di un sito, nella prospettiva di un vero e proprio Centro di riuso, predisponendo il progetto per il bando regionale per un contributo alla realizzazione .

Purtroppo, l'Amministrazione non è riuscita a partecipare al bando in tempo utile per quest'anno, ma tutti gli altri impegni possono essere avviati da subito e noi li sollecitiamo.

Faenza, 15 ottobre 2019

                                                                                                                           Circolo Legambiente Lamone Faenza

 

 

Per rispondere alla drammatica situazione al confine tra Turchia e Siria, con l'invasione e i bombardamenti dell'esercito turco di Erdogan, che colpiscono indiscriminatamente le popolazioni Curde,  provocando anche vittime civili, riteniamo utile, anche a Faenza, mettere in atto una mobilitazione e una protesta, a partire dai contenuti dell'appello di Arci, Anpi, Cgil e Legambiente alle istituzioni (allegato).

Per questo invitiamo tutte le associazioni della società civile, che condividono questi contenuti, a essere presenti per una prima iniziativa:

  Sabato 12 ottobre dalle ore 10,  in piazza del Popolo, sotto la torre dell'orologio, presso il banchetto di Legambiente.

" In bici per Faenza  Oggi e domani "sulla  ciclabilità a Faenza ,  Sabato 12 Ottobre 2019  
presso il Museo di Scienze Naturali Malmerendi Via Medaglie  D'oro  51 Faenza
 
 

FIAB e Legambiente organizzano un convegno dedicato alle piste ciclabili a Faenza.
Dopo un dettagliato lavoro di documentazione, forniscono una mappa di tutte le ciclabili
segnalandone i pregi e i difetti. E propongono interventi che, semplicemente rifacendosi
alla rete attuale, ne possano migliorare le possibilità di utilizzo.
Per estendere lo sguardo ad altre realtà e prendere spunto da esperienze positive, sono
stati invitati esperti sia operanti in Romagna che in ambito nazionale.
Al convegno sono stati abbinati eventi legati al tema della mobilità sostenibile, seppure in
forme particolari: un confronto fotografico tra la Faenza attuale e quella di fine Ottocento,
prima dell'avvento incontrollato delle auto; esposizione di bici d'epoca restaurate e di
tricicli da lavoro; e il racconto di un viaggio in bici sul Danubio.
Infine, Marco Scarponi presenterà il video: "Gambe – La strada è di tutti “ a partire dal più
fragile”.


Il programma.
Dalle 15.00 alle 17.30: Eventi vari
Gian Paolo Maccolini e Gianfranco Nediani proietteranno e commenteranno fotografie d’epoca di Faenza
contrapposte a corrispondenti fotografie attuali.
Paolo Vannini, giovane imprenditore di lmola con il triciclo elettrico per consegne a domicilio.
Ciclofficina per la riparazione rapida di piccoli guasti alle biciclette, gestita da Samuele Diversi e Luca Palma.
Esposizione di bici d’epoca restaurate da Dante Facchini.
Esposizione di tricicli d’epoca restaurati da Vincenzo Collina.
Alle 17.30
Cesare Reggiani presenta il suo umoristico Diario di Viaggio: “Sul Danubio in Bicicletta Da Passau a Vienna
in 10 tappe”, a2mani Edizioni.
Dalle 18.00 alle 20.00: Convegno
Enzo Bagnaresi, responsabile Museo Malmerendi, e Nevio Senni, Coordinatore Regionale FIAB: “Saluti ai
partecipanti”
Massimo Sangiorgi, Presidente di Legambiente Faenza: “Presentazione del convegno”
Federico Del Prete, Presidente di Legambici: “La ciclabilità: innovazione e sviluppo per città e territori”
Massimiliano Ugolini, Presidente di Legambiente Val Marecchia: “Esperienza della Consulta sulla mobilita a
Rimini”
Gastone Baronio, Architetto in Cesena: “Ciclabilità e bike to work a Cesena”
Alessandro Placci, lngegnere , Consulente acustico, Presidente del Consiglio di lstituto Carchidio Strocchi,:
“Viabilita in Borgo: emergenze e opportunita”
Samuele Diversi e Luca Palma, FIAB sezione di Faenza, e Giorgio Della Valle, Legambiente Faenza:
“Censimento delle piste ciclabili a Faenza, osservazioni delle incongruenze riscontrate e presentazione di
un’idea di ciclovia cittadina”.
Linda Maggiori, FIAB sezione di Faenza: “Osservazioni al PUMS”
Dalle 20.00 alle 21.00:
Tavolata con cibi vari preparati dai soci di Legambiente
Alle 21.00:
Marco Scarponi presenta il filmato: “Gambe - La strada è di tutti”

Dopo le rivelazioni di stampa secondo cui il Presidente Conte avrebbe confermato agli USA l’acquisto di tutti gli aerei, la mobilitazione contro i cacciabombardieri del programma Joint Strike Fighter chiede a Governo e Parlamento di non cedere alle pressioni statunitensi.
Secondo notizie di stampa nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe rassicurato il Segretario di Stato USA Mike Pompeo su una prosecuzione senza ripensamenti della partecipazione italiana al programma per i caccia F-35.
Un acquisto che verrebbe dunque confermato integralmente per un totale di 90 velivoli, anche se in seguito all’uscita di queste notizie fonti da Palazzo Chigi hanno precisato che il Presidente Conte sarebbe “d’accordo con una rinegoziazione”.
Notizie che si rincorrono proprio nei giorni che vedono per la prima volta sei F-35 italiani schierati in Islanda per un'operazione congiunta con la NATO a protezione dello spazio aereo alleato.
 
La Campagna “Stop F-35 - Taglia le Ali alle Armi” (promossa da Sbilanciamoci, Rete della pace e Rete Disarmo) esprime la propria forte preoccupazione per le notizie di queste ore, del tutto frammentarie e diffuse senza che le Istituzioni competenti dicano una parola chiara e formale, e chiede dunque a Governo e Parlamento italiano di evitare di cedere alle pressioni statunitensi.
E’ invece necessario andare a ridiscutere la partecipazione del nostro Paese a questo programma di armamento dal costo miliardario e con gravi problematiche tecniche, strategiche e produttive. Chiediamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di esprimere chiaramente e definitivamente la posizione del Governo, considerando che ormai da tempo dovrebbe essere arrivato sulla sua scrivania un dossier con costi, prospettive e possibili decisioni sul futuro degli F-35 elaborato dall’ex-Ministra della Difesa Elisabetta Trenta.
 
Se sommiamo velivoli già ultimati e consegnati, quelli in corso di costruzione e quelli per i quali si è già firmato un primo contratto di pre-produzione siamo già ora a quota 28 aerei confermati e da pagare integralmente (circa 4 miliardi di spesa).
L’Italia, secondo i piani di acquisizione definiti ormai oltre sei anni fa, dovrebbe acquisirne in tutto 90: se il Governo cedesse alle richieste USA ne dovremmo così comprare altri 62, con un esborso ulteriore di oltre 10 miliardi di euro.
Un’ipotesi che la nostra Campagna respinge e critica con forza.

“L'Italia si fermi ed eviti di spendere altri 10 miliardi per un cacciabombardiere che è tutt’altro che meramente difensivo, ma è invece pensato per una guerra d’attacco e per trasportare ordigni nucleari” ricorda il portavoce di Sbilanciamoci, Giulio Marcon. “Un progetto militare che, oltre alle problematiche tecniche, ha come conseguenza l’innalzamento delle tensioni e dei rischi di conflitto, di certo non pace e sicurezza”.

Si tratta di risorse bruciate insensatamente in un momento di crisi e di scelte difficili e dolorose per quanto riguarda la spesa pubblica. Sergio Bassoli, coordinatore della Rete della Pace, afferma: “Quei fondi potrebbero sicuramente essere meglio utilizzati per il lavoro, per mettere in sicurezza migliaia di scuole, per la lotta al dissesto idrogeologico”. Tutte scelte alternative di investimento che le organizzazioni della società civile hanno da sempre sottolineato e promosso fin dall’inizio delle azioni contro i caccia F-35, in particolare dal voto definitivo che ha dato avvio all’acquisto avvenuto nell’aprile 2019.

 
La Campagna “Stop F-35” ribadisce dunque anche oggi la propria richiesta di un blocco immediato e completo del programma. “Chiediamo di essere ricevuti dai gruppi parlamentari e dal Governo”, afferma Francesco Vignarca coordinatore della Rete  Italiana per il Disarmo “soprattutto per sapere per quale motivo Governo attuale e quelli precedenti non abbiano mai dato attuazione alla Mozione parlamentare Scanu del 2014 che impegnava l'Esecutivo a dimezzare il budget di spesa per il progetto F-35.
Una decisione sovrana del Parlamento che è rimasta lettera morta, anche grazie alla enorme opacità sui fondi e i contratti relativi agli F-35”.
 
Sbilanciamoci, Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace hanno rilanciato da alcune settimane la campagna comunicativa e di mobilitazione contro gli F-35.
 
E' urgente fermare questo folle spreco di risorse pubbliche per indirizzarle invece verso il lavoro, l'ambiente, il welfare.

 

Campagna #StopF35! Ultima possibilità!
 

Roma, 7 ottobre 2019

Coprire con il biometano almeno il 10% del fabbisogno annuo di gas naturale entro il 2030, chiudendo così il ciclo dei rifiuti urbani e agricoli

Legambiente ha realizzato due video divulgativi sul biometano presentati oggi in anteprima

VIDEO BREVE ->https://youtu.be/G0WmM5B6nX4

VIDEO LUNGO ->https://youtu.be/-DoLVl7fz2U

Una buona pianificazione e il coinvolgimento dei cittadini: sono, per Legambiente, la chiave per lo sviluppo degli impianti a biometano nel nostro Paese, dove dal 2018 è possibile immettere in rete questo combustibile prodotto da rifiuti urbani, scarti agroalimentari, fanghi di depurazione e discariche esaurite. Una scommessa con vantaggi importanti - il biometano nazionale potrebbe coprire in pochi anni il 10% dei nostri consumi di gas.

Lo sviluppo degli impianti a biometano comporta notevoli vantaggi ambientali e consente di affrontare una delle sfide più difficili della decarbonizzazione, quella della mobilità e dei trasporti. Diverse aziende hanno iniziato da tempo a sviluppare mezzi pesanti funzionanti a biometano compresso, migliorando di molto la sostenibilità del trasporto su strada e del trasporto pubblico locale. Ulteriori passi avanti devono, però, essere fatti in questo segmento come in quello del trasporto navale.

Tecnologie, gestione e usi finali del biometano sono stati oggetto dell’incontro organizzato oggi a Bologna dall’associazione ambientalista, con lo scopo di creare un momento di confronto sulla diffusione e sullo sviluppo di questa risorsa in Italia, attraverso l’intervento di attori del settore, istituzioni e portatori d’interesse, al fine di sottolinearne la strategicità e le potenzialità in una prospettiva di decarbonizzazione del settore energetico e dei trasporti.

Due le proposte fondamentali avanzate da Legambiente:

Questo taglio dei parlamentari è un errore. Sappiamo che la riduzione dei parlamentari è un impegno dell'accordo di governo, ma il testo già votato dalla precedente maggioranza, respinto da una parte di quella attuale, non è migliorato solo per questo.

Il testo di questa legge costituzionale nasce da un'iniziativa che punta al taglio dei parlamentari essenzialmente per risparmiare e in realtà scarica sul parlamento tutte le responsabilità degli innegabili difetti di funzionamento del sistema democratico italiano, sottovalutando che nella nostra Costituzione il parlamento ha un ruolo fondamentale, pena la crisi del sistema istituzionale che caratterizza la nostra democrazia. Questa legge dovrebbe essere respinta e i parlamentari dovrebbero usare la loro autonomia nel voto, garantita dalla Costituzione, per votare contro

Non è stato possibile discutere di alternative a questa scelta. Lo stesso accordo di  maggioranza prevede altre modifiche costituzionali per riequilibrare gli effetti del taglio. In realtà queste modifiche non correggono gli errori di questa legge e ad oggi non è chiaro se siano frutto di un reale accordo politico, né si comprende come si intenda modificare la legge elettorale attuale.

Chiediamo al parlamento di rinviare la decisione, anche per poche settimane, e di aprire un tavolo di confronto politico e scientifico per consentire un esame delle alternative a questa riduzione dei parlamentari, scelta che resta non necessaria in rapporto al rapporto rappresentanti/rappresentati nel resto d'Europa.

Chiediamo di accelerare la riforma del sistema elettorale vigente. Dopo il porcellum, dichiarato incostituzionale, anche il rosatellum ha dato pessima prova e la nuova legge elettorale, voluta dalla Lega, ne esalta i difetti in presenza del taglio dei parlamentari ed è palesemente incostituzionale.

La Lega ha forzato nelle regioni dove è al governo per promuovere un referendum che ha l'obiettivo non solo di tagliare la parte proporzionale della legge elettorale ma di preparare le condizioni per introdurre l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, vagheggiata addirittura per il 2029. Legge elettorale ipermaggioritaria e presidenzialismo sono i due obiettivi centrali della Lega, sembra con il sostegno del resto della destra. Contro questa pericolosa iniziativa referendaria - pur probabilmente inammissibile secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale - è necessario mettere in campo una alternativa forte e chiara che, tanto più dopo l'eventuale taglio dei parlamentari, porti a una legge elettorale proporzionale, senza sbarramenti e con il diritto degli elettori di scegliere direttamente i loro rappresentanti. E' centrale puntare sulla ricostruzione di un rapporto di fiducia tra parlamentari e elettori sulla base del capovolgimento della tendenza degli ultimi lustri che ha portato i parlamentari ad essere di fatto scelti per fedeltà al capo e nominati dall’alto e non dagli elettori. La crisi di fiducia ha portato ad un parlamento che ha subito decreti legge a raffica, non motivati dall'urgenza, a voti di fiducia come strumento di costrizione della libertà dei singoli parlamentari, a dure sanzioni contro i singoli. Il risultato è stato un capovolgimento del rapporto tra il governo e il parlamento, che è oggi subalterno al punto di approvare leggi che non solo non può modificare ma neppure leggere. Si giunge ora a proporre l'introduzione di un vincolo di mandato che la nostra Costituzione esclude in radice.

Si conferma così che l’obiettivo è un parlamento obbediente ai capi.

La centralità del parlamento, se la Camera il 7/8 ottobre deciderà il taglio dei parlamentari, è seriamente a rischio e potrebbe essere l'inizio di una deriva centralizzatrice e autoritaria, di cui è coronamento il presidenzialismo.

Per questo occorre un forte impegno per approvare rapidamente una legge elettorale proporzionale con le caratteristiche citate.

 La Presidenza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

5/10/2019