Buongiorno, scusate se intervengo di nuovo. Oggi su Il Manifesto è uscito questo articolo/appello firmato da nomi importanti per la sinistra https://ilmanifesto.it/come-riprendere-il-percorso-virtuoso-del-brancaccio/
So che oggi si terrà un'altra assemblea a Roma. Ma è diversa dal "Brancaccio". Semplicemente perché, se anche avesse successo, produrrebbe o una seconda lista a sinistra o una micro-scissione in Sinistra Italiana verso Rifondazione. Ma non mi addentro oltre.
Scrivo perché l'unico modo per "riprendere il percorso del Brancaccio", è, a mio avviso - per chi non seguirà il percorso di Teatro Italia e non vuole restare passivamente alla finestra - quello di non abbandonare. Sic et simpliciter. Tra il 24 e il 26 novembre si terranno assemblee nazionali unitarie a livello provinciale/cittadino di Art. 1- Si-Possibile. Da quel che ho capito non saranno assemblee chiuse ai soli tesserati ma saranno aperte al contributo di quelli che una volta si chiamavano "indipendenti", oggi "civici" (espressione non felice).
Noi dobbiamo essere lì. Portare la nostra carica, il percorso iniziato prima del 4 dicembre, dare il nostro contributo nelle assemblee esattamente come fossero quelle del Brancaccio. Perché, se l'appuntamento del 18 si fosse tenuto senza forzature, lì saremmo stati. Dove, altrimenti?
A differenza di altri, non credo che la nostra forza fosse tale da consentirci di chiedere fin da ora uno "scioglimento" dei partiti in un contenitore nuovo e - mi si passi il termine - da noi guidato. O di imporre, poi, le nostre candidature; che non potevano fare a meno di quei partiti che adesso si presentano uniti per il 90% dell'area di riferimento! Occorre tempo e pazienza per avere tutto; ogni tanto val bene accontentarsi del tanto. Questo (lo scioglimento in un unico soggetto politico) avverrà forse solo se il risultato elettorale sarà soddisfacente. Se dovessero emergere novità, si valuteranno.
Se l'assemblea del 18 si fosse svolta regolarmente, quale sarebbe stato il nostro percorso? Se fosse andato come desiderato dal 18 giugno, avremmo dovuto sforzarci per indurre gli altri partiti a prendere parti del programma di sintesi e farli diventare loro. Non avrebbero copiato e incollato tutto, ma una parte, sì. Anche qui, tra il tutto e il tanto c'è una differenza di pratica politica indispensabile.
Nelle assemblee locali avremmo dovuto scegliere dei delegati di sintesi delle assemblee stesse, per evitare che si paventassero quei timori di "occupazione" a cui si è riferita Anna Falcone. E' democrazia rappresentativa alla quale l'assemblearismo di partenza doveva convergere: siamo parlamentaristi e non totalitari né anarchici. Nessuno pensi che queste sintesi fossero cosa semplice. Poiché a fine gennaio bisogna avere le liste e le firme, il percorso programmatico di "alleanze" deve concludersi entro Natale, anzi prima. Sarebbe ipocrita pensare che con una legge elettorale incostituzionale come questa, studiata apposta per stritolare la democrazia rappresentativa, la "base" fosse riuscita sempre a giungere ad una sintesi armonica se dal centro non arrivino delle indicazioni ben precise. Il che non significa "Sinistrellum". Anche qui occorrerà vigilare moltissimo, e lo si può fare essendovi parte e non spettatori passivi di "duripurismo".
Ecco che le assemblee tra il 24 e il 26 novembre sarebbero state anche le assemblee "del Brancaccio", o meglio "col Brancaccio". E credo vi sia modo di recuperarle, e anche di coinvolgere quella parte di Rifondazione Comunista che non ha paura di confrontarsi con i socialisti o i socialdemocratici, rifiutando i veti incrociati (chi non vuole può creare un percorso indipendente, legittimo ma diverso: e forse qui c'è un errore di chi non ha capito qual era il tentativo del Brancaccio). Che poteva e può essere contestato ma non interpretato.
Dunque sarà il caso che si cerchi di non abbandonare il percorso, di essere presenti alle assemblee provinciali, e di arrivare all'assemblea nazionale di dicembre senza paura. Anna e Tomaso possono svolgere un importante ruolo.
Grazie e scusate la lunghezza
Pier Paolo Flammini, San Benedetto