Comunicato Stampa
Rifiuti in Regione: bene l'impostazione del Piano, ma nei territori serve coerenza sugli impianti
Mentre il documento della Regione indica la strada della riduzione e del riciclaggio, Comuni ed Aziende spingono sul business degli smaltimenti
La richiesta di enorme ampliamento della discarica di Imola, la volontà del comune di Piacenza di non chiudere l'inceneritore, l'iter di ampliamento del forno di Parma vanno in senso contrario alle indicazioni di Piano
L'approvazione in Giunta Regionale del documento definitivo del Piano Rifiuti dell’Emilia Romagna - da ratificare poi in Consiglio - sembra confermare l'impostazione generale del documento già adottato in precedenza e gli elementi di forte novità: la priorità data alla riduzione del rifiuto indifferenziato e all’aumento della percentuale di riciclaggio, la marginalizzazione di discariche e l'esaurirsi della funzione di due inceneritori. Purtroppo in questi stessi giorni si stanno attuando scelte locali che appaiono in pieno contrasto con la strada dell’economia circolare e da quanto indicato dal Piano.
In attesa di un approfondimento puntuale sulla corposa documentazione del Piano, alcune scelte generali si possono già individuare; il Piano sembra muoversi in coerenza con la recente ed innovativa legge regionale sui rifiuti, indicando un obiettivo al 2020 del 73% di raccolta differenziata con una forte riduzione dei rifiuti prodotti e degli smaltimenti, grazie anche alla tariffazione puntuale. Uno scenario che dovrebbe portare a ridurre gli impianti di smaltimento e favorire una loro sostituzione con impiantistica di recupero più moderna e a maggior utilizzo di personale addetto.
Sui territori in questi giorni la musica è purtroppo molto diversa: a Parma, Imola e Piacenza le aziende, quando non le stesse amministrazioni locali, spingono invece nella direzione opposta.
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A tutte le organizzazioni che rifiutano la guerra, gli interventi militari del governo italiano, Il mercato delle armi.
Carissime carissimi,
Il 16 gennaio 2016 saranno esattamente 25 anni dai primi bombardamenti USA nella prima guerra d'Iraq, con i quali si è dato avvio a quella terza guerra mondiale a pezzi di cui ha parlato Papa Francesco. Questa guerra giustificata per ripristinare il diritto e combattere il terrorismo si è invece alimentata di se stessa trascinando tutto il mondo in un piano inclinato che non pare avere fine. La guerra non è la risposta al terrorismo, ma lo alimenta, come gli sporchi affari, i conflitti di potenza, la vendita delle armi che fanno crescere i conflitti su se stessi.
Dopo 25 anni di disastri della guerra sarebbe ragionevole dire basta, invece dopo le stragi terroriste di Parigi tutta l'Europa è in preda ad una furia bellicista che porterà solo nuovi danni e nuovi lutti.
Questa volta, inoltre, la guerra si intreccia sempre di più con misure autoritarie e liberticide che colpiscono al cuore le democrazie europee, prima fra tutte la decisione del governo francese di decretare lo stato d'emergenza e di pretendere la revisione autoritaria della Costituzione, misure che rischiano di fare ai popoli europei danni come il terrorismo. La guerra è alimentata da uno spirito securitario e xenofobo che colpisce i migranti assieme ad ogni forma di dissenso e conflittualità sociale.
Per queste ragioni nella prima assemblea comune delle persone e delle organizzazioni che hanno sottoscritto la PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP abbiamo deciso di mobilitarci contro la guerra, chiunque la faccia e quale che sia la motivazione nel farla. Il 16 gennaio ci sembra la data giusta per ricominciare a manifestare, affermando: SE 25 ANNI DI GUERRA VI SEMBRAN POCHI....BASTA GUERRA.
Vorremmo fare del 16 gennaio un appuntamento comune di mobilitazione di tutte le forze autenticamente e rigorosamente contro la guerra. Anche se su altri temi ci possono essere e ci sono valutazioni e proposte diverse, pensiamo che chi è davvero contro la guerra dovrebbe manifestare comunque assieme.
Per questo proponiamo che il 16 gennaio sia una giornata di mobilitazione di tutti coloro che, lo ripetiamo, rifiutano comunque la guerra ed il coinvolgimento dell'Italia in essa. Questa mobilitazione può avvenire in iniziative comuni, che noi proponiamo in particolare a Roma, ma anche con iniziative differenziate e solidali tra loro , l'importante è far sentire forte la voce di chi, dopo 25 anni, dice basta.
Sulle modalità di organizzazione della mobilitazione in modo che tutto il pluralismo della mobilitazione sia rappresentato, siamo interessati a confrontarci quanto prima, non abbiamo alcun interesse a definire supremazie su un tema così importante. Naturalmente la data non è modificabile, non per nostra scelta, ma per il significato storico e politico del 16 gennaio 1991.
In attesa di sentirci e misurarci sull'organizzazione pratica della proposta vi inviamo un caloroso saluto.
IL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLA PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP
Dicembre 2015
Manifestazione a Roma, sabato 16 gennaio, ore 14,
Da piazza Esquilino (nei pressi della Stazione Termini)
Decine di faentini e di immigrati hanno partecipato nel pomeriggio di venerdì 1º gennaio, Giornata mondiale della pace, alla consueta Marcia cittadina promossa dalla Diocesi Faenza-Modigliana con l’adesione di numerose associazioni cattoliche e di quella di Cultura islamica. Il corteo, aperto da uno striscione con la scritta “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, è partito dalla Casa del Teatro in via Oberdan e ha poi toccato alcuni luoghi significativi per l’affermarsi di una cultura di pace e di dialogo: la scuola primaria di via Tolosano, il Museo internazionale delle ceramiche (dove una giovane islamica ha letto una bella testimonianza), il Centro di ascolto e la Casa del popolo. E’ infine giunto in Cattedrale dove il vescovo mons. Mario Toso ha presieduto la celebrazione della S. Messa.
Sulla nuova urbanizzazione dell’area Colombarina
Dopo il Consiglio comunale di lunedì scorso l’Altra Faenza conferma i propri dubbi sull’ennesimo progetto di cementificazione
Dopo il Consiglio comunale di lunedì scorso l’”Altra Faenza” torna sul progetto di urbanizzazione che riguarda l’area Colombarina. La risposta fornita dal sindaco Malpezzi e dall’assessore Piroddi alle richieste di chiarimenti e agli interrogativi avanzati da Eddy Necki, consigliere de “L’Altra Faenza”, durante la seduta del Consiglio comunale del 21 dicembre scorso è risultata persino imbarazzante.
Non è stata fatta chiarezza sul perché importanti documenti riportano date in contrasto fra loro, il che alimenta seri dubbi sulla loro correttezza e validità; non è stato chiarito cosa e quanto verrà costruito su quell’area; è stata addirittura ipotizzata la realizzazione di una casa di cura (com’è noto, in quella zona si respira l’aria più salubre!).
Il sindaco Malpezzi si è appellato ad atti ed accordi che risalgono a vent’anni addietro. Da allora tutto è cambiato e, nel frattempo, molte sono state le solenni dichiarazioni sue e del PD secondo le quali a Faenza non avremmo assistito a ulteriori cementificazioni e al conseguente consumo di suolo. Prima ancora di iter burocratici e di impegni che risalgono indietro nel tempo, ciò che conta sono la volontà politica e gli atti di oggi. E’ su questi che i faentini giudicano e vista l’eco che sta ottenendo la vicenda in città, si aspetterebbero una decisa inversione di rotta da parte di questa Giunta sul tema delle urbanizzazioni e cementificazioni, che negli anni hanno deturpato la città e creato interi quartieri, a volte privi di servizi, nei quali lo stesso Comune non è poi in grado di garantire efficaci manutenzioni per scarsità di risorse.
Chiediamo ancora una volta: questa Giunta intende rispettare le enunciazioni e le norme contenute nel Regolamento urbanistico ed edilizio del marzo scorso e nel Piano strutturale comunale (Psc) del 2009 – che prevedono fra l’altro consumo zero di suolo verde e misure per la riqualificazione del centro storico – oppure intende andare in direzione contraria? Esistono, e se sì quali sono, altri progetti e accordi simili a quello dell’area Colombarina?
Il Consiglio comunale e i faentini hanno diritto di sapere. Anche per non essere indotti a ritenere che lo sviluppo urbanistico di Faenza sia questione riservata alla Giunta, all’Ufficio tecnico e ai privati. Dopo 15 anni di cementificazioni e urbanizzazioni i cittadini hanno tutto il diritto di immaginare e volere una città diversa, maggiormente attenta all’ambiente e sostenibile, non solo a parole.
La Caritas opera a Faenza da 25 anni, dal 1990. La sua presenza si è fatta più evidente da quando, con la crisi economica scoppiata nel 2008, è aumentato il numero delle persone (molti i faentini) che si rivolgono al Centro di Ascolto e da quando, nel 2011, è iniziato l’arrivo dei profughi richiedenti asilo. La sua attività è in costante crescita, declinando gli interventi in relazione ai bisogni.
“L’opera della Caritas – dichiara Nerio Tura, direttore da quattro anni – rientra nella pastorale della Diocesi, presieduta dal Vescovo. L’Associazione ha una propria autonomia statutaria, ma non ha personalità giuridica. Per cui la sua guida viene affidata a un direttore che a sua volta si avvale di più collaborazioni: le parrocchie, alcuni dipendenti, cooperative, associazioni come Farsi prossimo, circa 140 volontari. La sua attività spazia a 360 gradi, non limitandosi a iniziative legate alla contingenza, ma sviluppando azioni che promuovono l’accoglienza e il rispetto dell’altro. Il Centro di Ascolto riceve tutte le persone senza distinzione di nazionalità di religione e di condizione sociale”.
Nelle scuole, la Caritas promuove ogni anno progetti di educazione alla mondialità, incontra oltre mille giovani e fa formazione fra gli insegnanti. “I giovani – sottolinea Tura – devono conoscere, uscire da schemi e luoghi comuni, saper cogliere le connessioni fra azione quotidiana e problemi globali per costruire la pace e una forte interculturalità. Il risultato di questo lavoro è che molti chiedono di svolgere il servizio civile presso l’Associazione stessa”.
Sempre ai giovani è rivolto il progetto nazionale Policoro (nato in Calabria, la Caritas con la Pastorale giovanile vi partecipa dal 2013), che aiuta a crescere nel mondo del lavoro promuovendo fra l’altro la nascita di piccole cooperative col supporto di tutor in grado di mettere a disposizione utili esperienze.
“E’ tuttavia la scuola – continua il direttore Tura – l’ambito dal quale vengono più stimoli e richieste, soprattutto per favorire l’integrazione dei giovani stranieri. Lo scorso anno è stato attuato