Obiettivo dell’iniziativa: stimolare un'azione diplomatica per un cessate il fuoco immediato, sotto l'egida dell'ONU
a missione “Carovana solidale” promossa da AOI, l’associazione che riunisce le Ong italiane in collaborazione con Amnesty International - Italia, Arci e Assopalestina, nell’ambito della campagna #EmergenzaGaza, porterà da domenica 3 marzo a mercoledì 6 marzo una delegazione di 50 persone in Egitto per poi raggiungere il valico di Rafah. Obiettivo dell’iniziativa: stimolare un'azione diplomatica per un cessate il fuoco immediato, sotto l'egida dell'ONU.
La delegazione - composta da operatori umanitari, 16 parlamentari, 13 giornalisti, accademici ed esperti di diritto internazionale - incontrerà a Il Cairo organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani, agenzie delle Nazioni Unite e rappresentanze diplomatiche italiane in loco. La Carovana si recherà poi ad Al Arish per seguire il percorso di container di aiuti umanitari ed infine raggiungerà il valico di Rafah per incontrare le organizzazioni che sul campo si stanno spendendo per cercare di inviare aiuti essenziali dentro la Striscia. Tra queste UNWRA, agenzia ONU per il soccorso dei rifugiati palestinesi, la Mezzaluna Rossa Egiziana e quella Palestinese, e l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA).
Nei giorni scorsi, il Sindaco Luca Della Godenza ha inviato una lettera al Commissario Straordinario alla ricostruzione sul territorio a seguito degli eventi alluvionali di maggio 2023, il Generale Francesco Figliuolo, con l’urgente richiesta di accelerare la consegna del piano di ricostruzione e di fornire il progetto di messa in sicurezza del fiume Senio.
Dopo gli interventi post-alluvione, che hanno visto il ripristino delle arginature, la pulizia dell’alveo e la costruzione di un nuovo rilevato arginale sopra Tebano, l’Amministrazione rivolge la propria preoccupazione alla definizione di un progetto di messa in sicurezza definitiva del Senio per poter la tranquillità della comunità a fronte di future precipitazioni.
Il Sindaco ha avanzato richieste specifiche riguardanti gli interventi di messa in sicurezza. Per quanto riguarda il fiume Senio, è stato chiesto che le arginature sulla sinistra idraulica del Senio vengano elevate ad arginature di rango, realizzate con le migliori tecniche di costruzione in grado di garantire la massima resistenza. Un’altra esigenza individuata è quella di definire, in collaborazione con i residenti, gli agricoltori e tutti i portatori d’interesse, le “aree allagabili” al fine di mitigare gli impatti negativi nuovi eventi alluvionali. Il Sindaco ha inoltre richiesto che venga affrontata la problematica del Ponte del Castello, attualmente sottodimensionato di fronte a eventi di piena come quello verificatosi lo scorso maggio, e il completamento delle casse di espansione a Cuffiano, per migliorare la capacità di smaltimento delle acque in caso di eventi eccezionali. Infine, l’Amministrazione richiede di definire insieme le modalità di manutenzione ordinaria e di gestione dei fiumi per garantire un controllo costante delle condizioni idrogeologiche.
“I lavori per una messa in sicurezza definitiva del nostro fiume devono iniziare al più presto” – aggiunge il Sindaco Luca Della Godenza – “A partire da questi specifici temi siamo pronti a discutere e ad accelerare la stesura del piano e quindi l’attuazione dello stesso perché vorremmo quanto prima poter vedere realizzate le opere che diano la giusta sicurezza e serenità ai nostri concittadini.”
Commenta (0 Commenti)IL CONGRESSO. Alla Nuvola dell'Eur i socialisti incoronano il candidato Schmit alla guida dell'Ue. E lui attacca Meloni: sto con Mattarella, i manganelli contro i ragazzi sono un fallimento. Messaggio a von der Leyen: «No al dialogo con l’estrema destra, il nostro sostegno non è scontato»
Elly Schlein con i leader del Pse al congresso di Roma - LaPresse
La scenografia total red (con solo una punta di verde), il dear comrades, cari compagni, all’inizio di ogni discorso, l’insistenza quasi ossessiva sulla necessità di «un lavoro sicuro e ben pagato», il giuramento ripetuto «mai più austerità».
IL CONGRESSO DEL PARTITO socialista europeo, ieri alla Nuvola dell’Eur, archivia (definitivamente?) tutta la paccottiglia «riformista», la flessibilità del lavoro e la terza via. Terrorizzati dall’estrema destra che pesca voti tra operai, disoccupati e contadini, i socialisti riscoprono parole antiche e affidano all’attuale commissario al Lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit, il ruolo di candidato alla guida della commissione Ue.
Un candidato di bandiera, visto che i giochi per palazzo Berlaymont si apriranno dopo il voto di giugno, ma pur sempre un’indicazione di rotta. Lui, padre della direttiva sul salario minimo, ricorda il padre metalmeccanico, «lotteremo per un lavoro di qualità, vogliamo dare vita a una nuova Europa che protegge e include i più deboli, è la lotta alle diseguaglianze che definisce l’identità socialista». E si rivolge a Schlein, di rosso vestita in prima fila: «Cara Elly, il vento sta cambiando». Lei gli fa il cuoricino con le mani.
SULLA STESSA LINEA il premier spagnolo Pedro Sanchez: «Non molto tempo fa, le persone dicevano che la socialdemocrazia non aveva futuro. Poi con pandemia, guerra e crisi economica ancora una volta sono state le idee socialdemocratiche che ci hanno salvato». Il suo riferimento è al programma Sure «che ha salvato 30 milioni di posti di lavoro» durante il Covid, e poi al Next Generation Eu, per i socialisti la bandiera di come l’Ue dovrebbe muoversi sempre, non solo durante il lockdown.
Anche il moderato Paolo Gentiloni chiede «salari più alti», debito comune «per finanziare i beni comuni» europei e aggiunge: «É importante ribilanciare l’onere delle imposte tra capitale e lavoro. L’Europa ha bisogno di ridurre le diseguaglianze»
IL CLIMA È QUESTO: TONY BLAIR dimenticato, Schmit viene dipinto dai compagni come un Che Guevara del Lussemburgo. In questa gara a chi dice cose più “di sinistra”, compresa la necessità di investimenti pubblici per alloggi a prezzi calmierati che viene citata da Sanchez e quella di costruire regole diverse e canali legali di ingresso per gli immigrati, Schlein appare perfettamente a suo agio: le sue posizioni, che in Italia spesso vengono descritte da editorialisti e partitini di centro come estremiste, appaiono per quello che sono: normali tesi della socialdemocrazia europea, per nulla radicali. O meglio: in linea con questa nouvelle vague che vuole coniugare giustizia sociale e climatica e diritti civili.
CONVENUTI SI PRODIGANO in complimenti per la «grande vittoria di Elly in Sardegna», dimentichi che ha vinto una candidata del M5S: «Hai dimostrato che la destra estrema non è imbattibile». E lei, che ha l’onore dell’ultimo intervento: «Non siamo soli nella lotta, ci battiamo per le stesse idee, siamo una era famiglia, change is possible e lo dimostreremo anche il 9 giugno». Il messaggio a von der Leyen è chiaro: «Il risultato delle europee non è ancora scritto». Tradotto: il sostegno dei socialisti al bis di Ursula «non va dato per scontato». «I popolari non tradiscano la loro storia con accordi con la destra estrema che non deve essere normalizzata». Altrimenti, ricorda Schlein, «finisce come in Italia dove le forze popolari sono schiacciate da Meloni».
Se Ursula vira a destra, rimarca il presidente del Pse, lo svedese Stefan Lofven, «non ci sarà mai la nostra collaborazione». Una linea un po’ oltranzista, visto che nessuno prevede la rottura delle larghe intese Pe-socialisti alla guida dell’Ue. Ma siamo già in campagna elettorale. «Dobbiamo completare il progetto nato a Ventotene e ora incagliato negli egoismi nazionali», insiste Schlein, «l’Europa che vogliamo si muove e per difendere i più deboli, per sconfiggere la paura del futuro». Vale anche per gli agricoltori che «non si aiutano negando il cambiamento climatico». Semmai, ricorda l’olandese Franz Timmermans (candidato socialista nel 2019 e commissario uscente per il clima) modificando il meccanismo che «assegna l’80% dei fondi agricoli al 20% delle aziende più forti».
SCHLEIN RICORDA CHE MARIO Draghi ha previsto 500 miliardi l’anno di investimenti comuni per poter accompagnare le transizioni ecologica e digitale. Servono soldi e «un piano industriale europeo». Oltre a una stretta sul dumping fiscale. «Le grandi aziende, i grandi inquinatori e i super ricchi devono pagare la loro giusta quota», recita il manifesto del Pse approvato per acclamazione. I big del Pse non lesinano una mano a Elly sul piano interno. Lofven di scaglia contro Meloni che «non ha condannato l’adunata fascista» di Acca Larentia, Schmit esce dal ruolo di commissario e grida: «Io sto con Mattarella, usare i manganelli contro i ragazzi che manifestano è un fallimento». Ovazione
Commenta (0 Commenti)Contro le bombe ma anche contro le manganellate tantissime persone, soprattutto studenti, tornano in piazza. A Pisa e a Firenze, ma anche a Roma, Milano, Torino e in molte altre città. Per il cessate il fuoco e in solidarietà con la Palestina. E la polizia sta a guardare
DIRITTO DI PROTESTA. In migliaia sono tornati a ribadire quello che la scorsa settimana la repressione ha provato a zittire: Palestina libera dalla mattanza
Manifestazione di Pisa foto di Aleandro Biagianti
«Free free Palestine». Il coro si alza potente, avvolge un corteo di migliaia di persone, rimbalza sugli splendidi palazzi del lungarno. Ci sono le ragazze e i ragazzi dei collettivi studenteschi davanti e un bel pezzo di Pisa dietro. È una «presa della città» che sa di riscatto, dopo le manganellate alzo zero dei celerini una settimana fa in via San Frediano. In testa al corteo un grande striscione «Pisa in piazza contro bombe e manganelli», tenuto da minorenni e appena maggiorenni. «Siamo qui per ribadire i temi che portavamo in piazza quel giorno – spiega Margherita – stop al genocidio, cessare il fuoco, Palestina libera dalla guerra e da una vera e propria mattanza portata avanti dal governo israeliano e dai tanti che gli danno supporto, fra cui anche l’Italia. Ora ci aggiungiamo basta con la repressione e la violenza contro chi manifesta pacificamente nelle piazze».
È IL NEONATO COORDINAMENTO cittadino degli Studenti medi a tenere la testa di una manifestazione di più di 6mila persone di ogni età, con una robusta rappresentanza di prof e docenti universitari. «Era necessario fare rete, anche per fronteggiare tutti insieme le strumentalizzazioni», raccontano alcuni dei ragazzi che il giorno delle manganellate (il 23 febbraio) sono finiti al
Commenta (0 Commenti)ELEZIONI EUROPEE. Oggi il congresso del Pse indicherà lo spitzenkandidat, l’attuale commissario Ue al Lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit. La capogruppo all’eurocamera: «Chiediamo un chiaro impegno sui nostri temi»
Roma, Elly Schlein e Nicolas Schmit in visita al monumento a Matteotti - foto Ansa
Il congresso dei socialisti europei, che si riuniscono a Roma, oggi sceglierà – senza nessuna sorpresa né contesa stile primarie americane – lo Spitzenkandidat, ovvero il candidato leader dello schieramento progressista europeo, sulla carta destinato a guidare la prossima Commissione Ue, in caso di vittoria dei socialisti. In attesa dell’arrivo dei big oggi alla Nuvola dell’Eur – capi di governo come il tedesco Scholz, lo spagnolo Sánchez, il portoghese Costa o commissari Ue come Gentiloni – ieri pomeriggio lo stato maggiore dei gruppi socialisti si è riunito al Nazareno, sede nazionale del partito ospite, il Pd, per un seminario tra l’accademico e il politico a cui ha partecipato tra gli altri la spagnola Iratxe Garcia Perez, capogruppo all’Eurocamera. Ma soprattutto, la segretaria del Pd Elly Schlein (che ha avuto anche incontri bilaterali intrattenendosi per un’ora con il cancelliere tedesco) e l’ex segretario, nonché probabile futuro candidato alle Europee di giugno, Nicola Zingaretti.
LA SINISTRA DEMOCRATICA europea non sembra godere di ottima salute. Non solo perché i sondaggi la danno in calo mentre in ascesa appaiono le formazioni di destra più o meno estrema. Ma soprattutto perché a Bruxelles vacilla ormai sempre più pericolosamente l’alleanza con i democristiani europei del Partito Popolare (Ppe), molto tentati dall’abbraccio con i conservatori dell’Ecr di Giorgia Meloni e dei polacchi di Diritto e Giustizia. Non è forse un caso che la giornata di studio al Nazareno sia intitolata: «Capire il populismo di destra e cosa fare». Di fronte all’onda nera, la sinistra che ha tenuto finora le redini dell’Ue nella Grosse Koalition con popolari e liberali, si scopre spaventata e delusa.
La delusione per un tradimento consumato si percepisce capisce dalle parole della capogruppo Garcia Perez, che durante l’incontro con la stampa, ha affermato: «Noi socialisti siamo stati coerenti. Invece il Ppe negli ultimi tempi ha cambiato posizione. Hanno rotto l’alleanza e cominciato a lavorare con populista e destra estrema». L’esponente del Psoe si riferisce al ripensamento dei popolari sui temi ambientali. Sotto la spinta del capogruppo a Strasburgo Manfred Weber, i democratici cristiani europei hanno rinnegato una delle leggi cardine del Green Deal, concepita in accordo con socialisti e Verdi, e ora il freno anche sulla Politica agricola comune di fronte alle proteste degli agricoltori. Poi, rispondendo alla domanda di un giornalista sul perché il congresso si tenga a Roma, Garcia Perez ha sottolineato: «L’Italia è un chiaro esempio di come i conservatori hanno iniziato a normalizzare l’alleanza con l’estrema destra. C’è il rischio che questa coalizione blocchi la maggioranza pro-europea». E assicura: «Noi lavoreremo per impedirlo».
NUOVI EQUILIBRI e nodo alleanze sono già in agenda, a Roma. Il pensiero va al dopo 9 giugno, quando a Bruxelles si comincerà a riflettere sul prossimo esecutivo europeo. A margine del pre-congresso del Nazareno, il candidato del Pse in pectore e a attuale commissario Ue al Lavoro, il lussemburghese Nicolas Schmit, ha scandito: «Escludo nettamente che i socialdemocratici europei possano allearsi con l’estrema destra di ogni tipo, né con Id (di cui fa parte la Lega ndr) né con Ecr (nel cui gruppo è FdI ndr)». Un avvertimento ai popolari, che tradotto suona: se abbracciate Giorgia Meloni e compagnia, poi non venite a cercare i nostri voti. «La destra e destra estrema – ha aggiunto Schmit – non ha in alcuna considerazione i diritti delle donne, così come non ha a cuore la famiglia e il futuro dei bambini. Hanno tolto il reddito di cittadinanza, parlano di diritto delle famiglie, ma il futuro dei bambini è altra cosa».
Anche la capogruppo Garcia si spinge in avanti: «Quando si formerà la prossima Commissione europea, ci interessa un chiaro impegno sui nostri temi: Green deal, dimensione sociale, diritti delle donne». Ben sapendo che molto difficilmente Schmit otterrà la guida dell’esecutivo comunitario.
IN MATTINATA la segretaria Pd, insieme ai vertici Pse, si era recata a rendere omaggio al monumento a Giacomo Matteotti, nel luogo in cui l’esponente socialista fu assassinato per volontà di Benito Mussolini nel giugno di 100 anni fa. Un richiamo alla nobile storia di una famiglia politica che a breve sarà chiamata a scelte non scontate
Commenta (0 Commenti)RIFORME. Associazioni e costituzionalisti, ospiti della Cgil, contro premierato e autonomia differenziata: «Vogliono cancellare il concetto di uguaglianza sostanziale»
Il convegno di ieri in Corso d'Italia
L’associazione Salviamo la Costituzione ha una certa esperienza quanto a lotte alle manomissioni istituzionali. Ha debuttato svolgendo un ruolo da protagonista nell’affossamento della controriforma del 2006 targata Berlusconi. In questi anni ha continuato ad operare, anche se si è inabissata al di sotto del pelo dell’acqua di fronte ai grandi media, portando le sue idee nelle scuole e in giro per il paese. Adesso il bat-segnale si è riacceso: il campanello d’allarme è rappresentato dalle iniziative della destra al governo sul premierato e l’autonomia differenziata. Così chiama a raccolta associazioni e gruppi affini alla sede nazionale della Cgil. Il titolo dell’assemblea riassume l’attacco in corso: quello di avere «un capo assoluto in un’Italia spezzata».
GAETANO AZZARITI, costituzionalista, dà il benvenuto e denuncia un «clima ostile alla Costituzione repubblicana». Prima di citare atti formali si riferisce agli accadimenti recenti, parla del la libertà di riunione e manifestazione minacciate. Poi ricorda che il problema non è tanto che si voglia cambiare la forma di governo (non ci sarebbe nulla di male) ma che lo si faccia in assenza equilibri costituzionali. L’allarme, in verità, viene da lontano. «Il parlamento viene messo ai margini da trent’anni, è diventato un organo ricettivo di ciò che fa il potere forte». Cerca di compensare l’azione del presidente della repubblica col suo ruolo di intermediazione. Infatti, sottolinea Azzariti, lo vogliono indebolire: al contrario deve essere rafforzato. Dunque, eccoci davanti a un «disegno sistematico» volto a colpire l’unità del paese e gli equilibri istituzionali. Siamo di fronte al «superamento della democrazia rappresentativa in favore di una democrazia identitaria: il popolo si riconosce nell’identità del capo». «Da costituzionalista dico che non sarà l’ingegneria istituzionale a salvaguardare la nostra idea di democrazia – precisa a questo punto – Serve la politica, la cultura, un popolo determinato, convinto di voler salvare se stesso e i principi della Carta». Oggi si riunisce, sempre in Corso Italia, La Via Maestra, campagna che unisce alla Cgil oltre cento reti associative di questa assise interlocutrice naturale. «Ci battiamo per evitare il peggio – dice Azzariti – Ma proponiamoci di costruire il meglio».
RIEPILOGANDO i punti problematici della riforma Meloni e del combinato disposto col regionalismo differenziato, Ugo De Siervo, anche lui giurista, fa notare il «risultato eccezionale» prodotto dal progetto del premierato: «È riuscito a mettere d’accordo nella critica tutti i costituzionalisti». Landini sottolinea come ormai metà dei cittadini non votino più e non si riconoscano nei sistemi di rappresentanza. E fa notare come spesso questi ultimi siano quelli che stanno peggio. «Nel 2023 su 7 milioni di rapporto di lavoro attivati solo il 13% sono a tempo indeterminato – prosegue – Ciò accade per le politiche degli ultimi vent’anni, non solo a causa di questo governo. La democrazia va in crisi quando la gente ha la percezione che non si può fare nulla per invertire le disuguaglianze crescenti. Ma noi non vogliamo solo difendere la Costituzione, vogliamo realizzarla per cambiare le cose». Poi rilancia lo strumento del referendum per abrogare le leggi ingiuste e, appunto, cambiare concretamente le cose. «Il tempo in cui agire è questo – conclude il segretario generale della Cgil – E ognuno deve fare la sua parte».
GIANFRANCO PAGLIARULO sostiene che la «difesa del manganello» formulata nei giorni scorsi dalla presidente del consiglio «rappresenta anche un attacco al Quirinale». «Vogliono chiudere la fase della Costituzione per aprirne una del tutto oscura», sintetizza il presidente dell’Anpi. Per il quale c’è il rischio che dopo le europee si giunga a una fase di «decantazione» che potrebbe condurre i due terzi delle camere ad approvare un premierato in qualche modo corretto (come già chiede qualcuno) e privarci anche della possibilità del referendum. Pure don Luigi Ciotti mette l’accento sui milioni di italiani che hanno smesso di votare. «C’è un’abissale distanza tra la politica e la realtà che tocchiamo con mano – dice il fondatore di Libera – L’interesse particolare dei partiti, tutti quanti, ha tolto l’orizzonte il bene comune e la società: viviamo in clima di propaganda». Per Rosy Bindi la destra non si è mai sentita «a casa sua» con questa Costituzione. Per questo vuole cambiarla e mettere il «sigillo sulla trasformazione di un modello sociale che non persegue più l’uguaglianza sostanziale».
SILVIA ALBANO, per Magistratura democratica, spiega come il premierato sconquasserà la funzione degli organi di garanzia e aggiunge al pacchetto delle minacce anche il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, il cui vero scopo non è impedire la carriera unica, già di fatto impedita per gran parte dalla riforma Cartabia, ma incentivare il numero dei membri del Csm di nomina parlamentare fino alla metà e togliergli alcune delle sue funzioni. A proposito di organi di garanzia, Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale si dice «preoccupato» dallo scenario e dalla possibilità che una parte delle opposizioni decide alla fine di interloquire con la maggioranza sul premierato. Si diceva prima dei manganelli: Patrizio Gonnella di Antigone illustra la pericolosa chiusura del cerchio tra disegni costituzionali e microfisica del potere. Il plebiscitarismo avanza anche con le modifiche alla legge sulla tortura e con il nuovo reato (uno dei tanti) di «rivolta penitenziaria». Comprende anche i casi di resistenza passiva. Anche i gandhiani rischiano, nell’era delle controriforme
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