Contro le bombe ma anche contro le manganellate tantissime persone, soprattutto studenti, tornano in piazza. A Pisa e a Firenze, ma anche a Roma, Milano, Torino e in molte altre città. Per il cessate il fuoco e in solidarietà con la Palestina. E la polizia sta a guardare
DIRITTO DI PROTESTA. In migliaia sono tornati a ribadire quello che la scorsa settimana la repressione ha provato a zittire: Palestina libera dalla mattanza
Manifestazione di Pisa foto di Aleandro Biagianti
«Free free Palestine». Il coro si alza potente, avvolge un corteo di migliaia di persone, rimbalza sugli splendidi palazzi del lungarno. Ci sono le ragazze e i ragazzi dei collettivi studenteschi davanti e un bel pezzo di Pisa dietro. È una «presa della città» che sa di riscatto, dopo le manganellate alzo zero dei celerini una settimana fa in via San Frediano. In testa al corteo un grande striscione «Pisa in piazza contro bombe e manganelli», tenuto da minorenni e appena maggiorenni. «Siamo qui per ribadire i temi che portavamo in piazza quel giorno – spiega Margherita – stop al genocidio, cessare il fuoco, Palestina libera dalla guerra e da una vera e propria mattanza portata avanti dal governo israeliano e dai tanti che gli danno supporto, fra cui anche l’Italia. Ora ci aggiungiamo basta con la repressione e la violenza contro chi manifesta pacificamente nelle piazze».
È IL NEONATO COORDINAMENTO cittadino degli Studenti medi a tenere la testa di una manifestazione di più di 6mila persone di ogni età, con una robusta rappresentanza di prof e docenti universitari. «Era necessario fare rete, anche per fronteggiare tutti insieme le strumentalizzazioni», raccontano alcuni dei ragazzi che il giorno delle manganellate (il 23 febbraio) sono finiti al
pronto soccorso.
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Fare rete anche per non trascurare la realtà quotidiana che si vive nelle scuole: «Non siamo qui per fare le vittime – dice Emma al megafono – anche se ci sono stati nostri coetanei picchiati, gettati a terra e ammanettati, la cui unica colpa era solidarizzare con chi, dall’altra parte del Mediteranneo, si vede negato il diritto alla vita. Vogliamo anche denunciare che ci stanno disintegrando l’istruzione, cercando di cancellare lo spirito critico che invece deve essere una parte essenziale del nostro percorso scolastico».
Dal furgone che accompagna la manifestazione parte una colonna sonora fatta di Punk Islam ed Emilia Paranoica, mentre il corteo, inizialmente sotto la pioggia, compie un percorso di circa tre chilometri nel centro cittadino toccando Palazzo Gambacorti dove ha sede il comune, la Questura e la Prefettura, prima di finire in quella piazza dei Cavalieri diventata quel giorno, chissà perché, zona rossa invalicabile. A vigilare a distanza, con una presenza molto più discreta di quanto accada di solito, ci sono le forze dell’ordine, per lo più in borghese.
Vigila anche la Curva Nord pisana, che di fatto costituisce il servizio d’ordine di una manifestazione a cui tante e tanti partecipano per la prima volta: «Non siamo abituati a manifestare – raccontano due universitari – ma questa volta non potevamo non esserci, perché i nostri coetanei che quel venerdì manifestavano lo facevano per ragioni molto serie, ed hanno subito delle violenze allucinanti».
IN MEZZO AL CORTEO tanti striscioni, spiccano «Pisa non ha paura» e «Fuori la guerra dalla storia». Poi tante bandiere della Palestina e color arcobaleno. «Nella piattaforma di questa manifestazione – non dimentica il consigliere comunale della Sinistra alternativa, Ciccio Auletta – ci sono le dimissioni del questore, del deputato e consigliere comunale leghista Ziello, e del ministro Piantedosi, per le chiare responsabilità politiche per le violenze ingiustificabili e gravissime da parte delle forze dell’ordine e per le offese alla verità su quello che è accaduto fatte ripetutamente da Ziello». Poco distante da Auletta, si vede sfilare anche il presidente provinciale, il dem Massimiliano Angori.
A Firenze sono molti meno in corteo, comunque quasi un migliaio di persone si ritrova al tramonto a 50 metri dal consolato Usa, lì dove sono volate le manganellate nella stessa mattina delle violenze pisane. Un gruppo di giovanissimi regge lo striscione «Stop genocide, cease fire». Fra loro Soell, Ghada e Giulia dei collettivi dei licei Machiavelli Capponi e Agnoletti: «Non possiamo stare in silenzio di fronte a quello che stiamo vedendo da mesi – spiegano – a scuola ci insegnano fin da piccoli che le guerre non devono essere mai fatte. Invece i potenti del pianeta stanno facendo sempre gli stessi errori».
COSÌ COME A PISA, ai cori «Free Palestine» si aggiungono quelli «Israel terrorist» e «Usa terrorist» ripetuti più volte dai partecipanti, fra i quali insieme agli studenti e alle studentesse non mancano tante e tanti della comunità palestinese e di quella islamica cittadina e il sindacato di base Si Cobas. Ma anche questa manifestazione si svolge senza problemi di alcun genere, con le forze dell’ordine che sorvegliano a distanza il corteo che, dopo un lungo sit in davanti al consolato, inizia poi a muoversi dal lungarno Vespucci in direzione dello storico quartiere di San Frediano, l’Oltrarno fiorentino, per chiudere il suo percorso in piazza Santo Spirito quando si è fatta ora di cena