Secondo quanto riporta France24, l'intervento a sorpresa di Oleg Anisimov ha fatto seguito a una dichiarazione dal vivo della sua controparte ucraina, Svitlana Krakovska, che ha parlato della difficile situazione che sta attraversando il suo Paese: "Noi non ci arrenderemo in Ucraina e speriamo che il mondo non si arrenda nel costruire un futuro resiliente sul clima"
“Consentitemi di porgere le scuse da parte di tutti i russi che non sono stati capaci di prevenire questo evento”. Queste le parole di Oleg Anisimov, capodelegazione russo alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite, durante la plenaria di chiusura del forum di 195 nazioni (L’Intergovernmental Panel on Climate Change, Ipcc) che si è riunito virtualmente domenica 27 febbraio. Chi vede quello che sta succedendo, ha aggiunto Anisimov parlando in russo, “non trova alcuna giustificazione per l’attacco all’Ucraina”.
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Commenta (0 Commenti)L’incubo di una nuova guerra in Europa si è materializzato nella notte fra il 23 e 24 febbraio. Gli spettri che si agitavano sull’Europa orientale hanno abbattuto il tabù della guerra e adesso le forze infernali liberate stanno realizzando la loro mietitura di distruzione e morte. Noi siamo convinti che la guerra sia un male in sé stessa e che nessuna ragione politica può rendere questo male conveniente o giustificabile. Tanto più nel teatro dell’Ucraina dove l’esasperazione e la strumentalizzazione politica di opposti nazionalismi ha provocato già un conflitto doloroso che si è trascinato per otto anni senza soluzione.
Ogni giorno, ogni ora di guerra comportano sofferenze indicibili e rendono sempre più difficile la convivenza futura fra le popolazioni coinvolte nel conflitto. Per questo da ogni angolo d’Europa, da ogni quartiere, da ogni città, si deve levare concorde una sola voce: cessate il fuoco!
Deve essere ben chiaro che l’intervento militare della Russia contro l’Ucraina, non realizza un’azione legittima di difesa delle due Repubbliche del Donbass, ai sensi dell’art. 51 della Carta delle Nazioni unite, come preteso da Putin, ma costituisce una violazione del divieto dell’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, interdetta dall’art. 2, comma 4, della Carta dell’ONU. Quali che siano le
Leggi tutto: Fermare l’incendio con le armi della politica - di Domenico Gallo
Commenta (0 Commenti)“Stamattina presto ci siamo riuniti tutti in redazione. Siamo in lutto.
Il nostro Paese, per ordine del presidente Putin, ha iniziato una guerra con l’Ucraina. E non c’è nessuno che fermi la guerra. Pertanto, insieme al dolore, noi proviamo vergogna.
Il comandante in capo fa girare tra le mani il “pulsante nucleare” come un portachiavi di un’auto costosa. Il prossimo passo è un attacco atomico? Non posso interpretare in altro modo le parole di Vladimir Putin sull’arma della rappresaglia.
Ma pubblicheremo questo numero di Novaya Gazeta in due lingue: ucraino e russo. Perché non riconosciamo l’Ucraina come un nemico e la lingua ucraina come la lingua del nemico. E non lo ammetteremo mai.
Ultima cosa: solo il movimento contro la guerra dei russi può salvare la vita su questo pianeta”
Dmitry Muratov, caporedattore di Novaya Gazeta, Premio Nobel per la pace
https://youtu.be/p9eOZKauR7U
L’articolo originale può essere letto qui
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Crisi ucraina. Le truppe russe hanno attaccato l’Ucraina distruggendo in gran parte il suo potenziale difensivo: arsenali, aeroporti e centri di comando. L’operazione si muove su tre fronti: da est (Donbass) dal nord (Bielorussia) e dal sud (Crimea e Mar nero). La risposta delle forze dell’ordine contro chi ha manifestato è stata la stessa già vista in più occasioni in passato: tanti arresti, quasi ottocento
Blindati ucraini colpiti dai bombardamenti russi su una base militare a Mariupol © Ap/Evgeniy Maloletka
Con un attacco cominciato all’alba e condotto per tutta la giornata contro obiettivi militari, il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha trasferito dai palazzi della diplomazia alle caserme dell’esercito il piano con cui intende modificare l’architettura della sicurezza in Europa. Le forze armate russe hanno distrutto in un solo giorno di guerra gran parte del potenziale difensivo dell’Ucraina. Aeroporti. Arsenali. Centri di controllo e di comando.
IN DECINE DI CITTÀ. Su un territorio lungo quasi mille chilometri. Il sistema antiaereo del paese, per stessa ammissione dello stato maggiore di Kiev, già ieri non esisteva più. I militari russi hanno preso persino il territorio attorno alla centrale di Chernobyl, a un centinaio di chilometri dalla capitale.
La decisione assunta a Mosca di tenere chiuso sino al 2 di marzo un gran numero di scali nella Russia del sud fissa almeno sulla carta una scadenza temporale a questa operazione. Che ricorda per molti versi la breve campagna intrapresa nel 2008 in Georgia.
Ma senza provocazioni. E con proporzioni decisamente più vaste. L’offensiva si muove su tre fronti. Da est, e quindi dalle regioni di Donetsk e di Lugansk. Da sud, ovvero dalla Crimea e dalle navi schierate nel Mar Nero. E poi da nord, dal confine bielorusso, lungo il quale si trovavano da giorni trentamila militari russi, ufficialmente per esercitazioni.
PUTIN HA DESCRITTO le ragioni di quella che ha chiamato «operazione speciale di guerra» in un video che la tv pubblica ha trasmesso ieri, alle prime ore del mattino. In quei pochi minuti è parso teso e stanco. Ha parlato della richiesta di sostegno militare ricevuta dalle repubbliche ribelli di Donetsk e Lugansk, che lui stesso aveva riconosciuto lunedì, e della cornice legale costruita attorno l’intervento, una cornice che il Consiglio della federazione ha completato in settimana con il via libera all’impiego delle forze armate all’estero.
Nel video ha ribadito il proposito di «smilitarizzare» e «denazificare» l’Ucraina. E ha sistemato questa guerra lungo una linea di continuità con la lotta al terrorismo condotta in Cecenia vent’anni fa; con l’intervento in Siria di fronte alla minaccia dello stato islamico; e con l’annessione della Crimea. Dopodiché ha lanciato una terribile minaccia a i governi che potrebbero intralciare i piani russi, facendo riferimento, forse, ai paesi Baltici, oppure alla Turchia, che ha ricevuto la richiesta dall’Ucraina di chiudere l’ingresso al Mar Nero alle navi russe.
SERVIZI SEGRETI OCCIDENTALI ritengono che il messaggio di Putin sia stato registrato lunedì, dopo il vertice al Cremlino con il Consiglio di Sicurezza e dopo la firma sugli accordi militari con i rappresentanti di Donetsk e di Lugansk.
Che cosa è accaduto nei tre giorni che hanno separato il video e la decisione di procedere con l’esercito? È possibile che negoziati informali con gli Stati Uniti siano andati avanti, coperti dal massimo livello di riserbo di cui la diplomazia è capace. Ed è possibile che quei negoziati abbiano raggiunto un limite considerato da Putin e dai suoi consiglieri come invalicabile.
Forse in quella stessa condizione russi e americani si erano già trovati altre volte nel corso degli ultimi mesi, ed è stato in quelle circostanze che il capo della Casa Bianca, Joe Biden, ha lanciato i suoi appelli, ritenuti allarmistici dagli stessi ucraini, su una invasione «imminente».
L’ULTIMO ATTO di Washington prima dell’invasione è stata la firma su misure economiche che riguardano il gasdotto Nord Stream 2. «Ora è soltanto un pezzo di ferro in fondo al mare», ha detto il portavoce del dipartimento di stato. Poche ore più tardi la registrazione di Putin è stata trasmessa dalla tv russa.
È come se con questa operazione il Cremlino avesse cercato di ottenere sul piano militare quelle «garanzie scritte» sulla sicurezza a cui il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha lavorato negli ultimi mesi. Ieri i diplomatici hanno lasciato la strada ai militari. Il risultato di questa scelta non è sicuro.
Prima di tutto perché le possibilità di ottenere ascolto dagli Stati Uniti e dall’Unione europea non sembrano affatto cresciuto. E poi perché la guerra all’Ucraina rischia di sollevare forti proteste nelle grandi città russe. Gli indici di Borsa hanno toccato il minimo storico. Il rublo è scambiato quasi a cento contro l’euro. L’ultimo sondaggio del Levada Center dice che il 60 per cento dei cittadini attribuisce la responsabilità di quanto accade sia comunque della Nato.
Ma in oltre quaranta città, a partire da Moca e San Pietroburgo, migliaia di persone sono scese in strada in segno di protesta. La risposta delle forze dell’ordine è stata la stessa già vista in più occasioni in passato: tanti arresti, quasi ottocento, secondo il ministero dell’Interno.
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Il commento. Un uomo che mentre denuncia di voler denazificare l’Ucraina, descrivendola come un regime di fascisti, nazisti e oligarchi, sembra in realtà preda di un transfert assoluto perché, fascisti, nazisti e oligarchi (presenti e forti a Kiev) sono fratelli gemelli dei suoi compagni di banco oggi al potere in Russia
Vladimir Putin © Ap
Non volevamo credere a quel che temevamo, una guerra d’invasione in un paese sovrano dell’est europeo. Questa volta non sono i carri armati dell’Unione sovietica che invadono la Cecoslovacchia, sono i carri armati e i missili di Putin che occupano e bombardano l’Ucraina per rovesciarne il legittimo governo e per sostituirlo con un regime controllato da Mosca.
Ridisegnando così il confine di una nuova guerra fredda che l’invasione alimenta, rafforzando proprio la Nato sulla frontiera est dell’Europa. In un’escalation che dal 2014 (seguita dai disattesi accordi di Minsk) tutti hanno finto di non vedere.
Naturalmente il disegno di Putin, in un paese che nel 1991 ha scelto al 90 per cento l’indipendenza dalla Russia, mette nel conto un bagno di sangue e milioni di cittadini ucraini in fuga. Ma, oltre i ragionamenti, le analisi economiche e geopolitiche, dobbiamo fermarci un momento a riflettere sul fatto che questa è una guerra organizzata, studiata e voluta da un uomo solo al comando. Che non conosce opposizione interna perché nel suo paese gli oppositori rischiano la vita. Una guerra agita da un nemico delle democrazie, derise come incapaci di soddisfare i bisogni del popolo, e per questo diventato il beniamino degli autocrati di tutto il mondo: Trump in testa che considera Putin un genio.
Un uomo che mentre denuncia di voler denazificare l’Ucraina, descrivendola come un regime di fascisti, nazisti e oligarchi, sembra in realtà preda di un transfert assoluto perché, fascisti, nazisti e oligarchi (presenti e forti a Kiev) sono fratelli gemelli dei suoi compagni di banco oggi al potere in Russia.
Non c’è salvezza da questa guerra se non nella pace. Che non è una paradisiaca condizione originaria ma qualcosa che cerchiamo di immaginare, un ideale. L’unico ideale per cui vale la pena di spendersi, di lottare, di credere. E quella forza che l’Europa non ha, né militarmente, né politicamente perché divisa tra cinismo e impotenza, può trovarla solo nelle sue opinioni pubbliche se saranno in grado di suscitare un’onda pacifista contro una guerra capace solo di nutrire se stessa.
Commenta (0 Commenti)Testimoni oculari riferiscono che si stanno formando "lunghe file ai benzinai" e il traffico nelle strade, specie in periferia, "è intenso"
A dare la notizia delle prime esplosioni nella notte nella capitale ucraina Kiev è il giornalista della Cnn, Matthew Chance, in collegamento tv. L'attacco russo è coordinato e vengono segnalate esplosioni prima dell'alba non solo a Kiev ma anche in altre città vicino alla linea del fronte e lungo la costa ucraina - da Kharkiv, 35 km a sud del confine russo a Odessa, sul Mar Nero, da Kramatorsk a Mariupol.
"Questo è un atto di guerra, un attacco alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, una grave violazione dello Statuto delle Nazioni Unite e delle norme e dei principi fondamentali del diritto internazionale ha affermato il portavoce Oleg Nikolenko del ministero degli Affari esteri in una dichiarazione pubblicata su Facebook. Nikolenko ha affermato che le truppe russe hanno effettuato attacchi contro città ucraine "pacifiche", in un'offensiva che mirava a "distruggere lo stato dell'Ucraina, impadronirsi del territorio ucraino con la forza e stabilire il controllo dell'occupazione".
In piazza dell'Indipendenza, nel centro di Kiev, testimonia l'inviato dell'Ansa, alcune auto della polizia, con i megafoni, hanno invitato i passanti "a rifugiarsi nei sottopassi" e poi rientrare immediatamente nelle proprie case.
Alcune immagini diffuse sui social mostrano la grande fuga da Kiev. Testimoni oculari riferiscono che a Kiev si stanno formando "lunghe file ai benzinai" e il traffico nelle strade, specie in periferia, "è intenso". Gli abitanti della capitale, stando a due diverse testimonianze e alle app di monitoraggio del traffico, stanno cercando di lasciare la città. Mentre Luke Harding, inviato del Guardian nella capitale ucraina, afferma via Twitter di aver visto un rifugio anti-aereo affollato di gente e di famiglie con bambini, poche persone per strade e code di fronte ai bancomat per il prelievo di denaro.
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