Immagini clamorose quelle arrivate da Brasilia nelle ultime ore, dopo che centinaia di sostenitori  dell’ex presidente Bolsonaro hanno in relativa tranquillità invaso il cuore amministrativo della capitale e occupato i palazzi dei “tre poteri” che regolano la democrazia  brasiliana – il Planalto sede dell’esecutivo, il Congresso e il Supremo tribunale federale -, facendone scempio. Uno sfregio frontale alla celebre architettura istituzionale del Paese, nella città concepita apposta per contenerla. A scoppio ritardato, perché molti si aspettavano qualcosa di simile ma a ridosso dell’insediamento di Lula, con il montare di una campagna di proteste e blocchi dal sapore pre-golpista. Ma non meno rumoroso.      

I video delle devastazioni, degli sberleffi tra gli scranni e sulla scrivania del giudice della Corte suprema Alexander De Moraes- il più odiato da Bolsonaro -, le “poltrone del potere” scaraventate all’esterno hanno subito proposto un’inaudita replica brasiliana dell’assalto al Campidoglio Usa di due anni fa, il 6 gennaio. Con la sostanziale differenze che in questo caso l’ispiratore della trama “golpista”, il presidente “vittima” di esproprio elettorale non ronza nei dintorni per capire come si mette ma osserva da lontano.

L’ex presidente Jair Bolsonaro è riparato a tempo debito dai suoi amici miliardari in Florida per non consegnare la fascia presidenziale a Lula lo scorso 1 gennaio. A tuttoggi non ha

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