REGIONALI. La candidata 5 stelle alla Regione Lazio non risponde all’appello all’unità che ha raccolto 3600 firme
Donatella Bianchi - foto Ansa
«Nessun margine per un accordo col Pd alle regionali del Lazio», tuona dalle colonne del Fatto la candidata dei 5S Donatella Bianchi, conduttrice di Linea Blu ed ex presidente del Wwf. Una lunga intervista in cui Bianchi non giustifica in modo credibile il no ad una alleanza che il candidato Pd D’Amato ha rilanciato last minute mercoledì, proponendole un ticket per non regalare il Lazio alle destre. Anzi, ripete i vecchi argomenti di divisione, come il fatto che i dem abbiano anteposto la scelta del candidato ad una discussione vera sui programmi e l’ormai annosa questione del termovalorizzatore di Roma, che peraltro è di pertinenza del Comune.
«Io sono arrivata quando già si era chiusa ogni ipotesi di intesa», si chiama fuori Bianchi. E alla domanda sulle sue possibilità di vittoria pari a zero, risponde in modo surreale: «Da cittadina credo che si debba lavorare per costruire un futuro per i nostri figli e ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni».
Un no a prescindere, dunque, che non risponde all’accorato appello lanciato sul manifesto da Fabrizio Barca, Luciana Castellina, Giorgio Parisi e altri e che ha raccolto oltre 3500 firme in tre giorni. Un no ribadito ieri dal capogruppo alla Camera dei 5S Francesco Silvestri: «Con noi non serviva parlare di poltrone, ma di programmi, e dire un chiaro no all’inceneritore. Siamo coerenti con la nostra storia e non possiamo accettare un ambientalismo ad intermittenza in una coalizione guidata da chi, come Renzi e Calenda, è già la stampella di questo governo».
«Quelle di Bianchi sono parole terrificanti», sibilano i coordinatori regionali dei Verdi Filiberto Zaratti e Simona Saraceno. «È ufficiale che il M5S vuole regalare il Lazio alla peggiore destra. Dobbiamo ricordare a Bianchi che i primi provvedimenti della destra saranno la riduzione della superficie dei parchi e lo smantellamento del piano energetico regionale incentrato sull’implementazione delle rinnovabili, una proposta peraltro dell’assessore Lombardi del M5S». «Lasciare a questa destra la gestione dei 17,8 miliardi di euro del Pnrr, che potrebbero cambiare il volto della regione in chiave ecologista, più che sbagliato è francamente irresponsabile», l’attacco dei Verdi. «Il no senza appello di Bianchi è veramente irragionevole, ispirato a tattiche politiciste e all’interesse di partito, anziché al bene comune», attacca la consigliera uscente Marta Bonafoni. «Le priorità che indica Bianchi sono azioni già messe in campo dalle loro due assessore nella giunta Zingaretti».
Mentre il candidato consigliere dei rossoverdi Claudio Marotta invita tutti a «fermare i motori e insistere fino all’ultimo minuto utile per tenere unita l’alleanza progressista», da Pd e terzo polo già partono le bordate a Bianchi. «Ha detto che si metterà in aspettativa dalla Rai solo se sarà eletta presidente, dunque si prepara a prendere il doppio stipendio da furbetta se sarà solo consigliera regionale di opposizione?», domanda il dem Andrea Casu. «5 stelle o 5 poltrone?», il fendente del renziano Luciano Nobili, che la accusa di voler restare anche presidente del parco delle Cinque terre in Liguria. «Manca solo che mi chiedano di dimettermi dal condominio», la replica stizzita di Bianchi. Antipasto di una campagna elettorale che sarà una Caporetto