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Oggi cessa il fuoco tra Israele e Hezbollah, ritorno alla risoluzione Onu 4mila morti dopo. Ma la vigilia è un inferno: pioggia di bombe su Beirut, la gente fugge dove può. Netanyahu si lascia le mani libere per il futuro e continua a colpire Gaza

Libano Il premier Netanyahu annuncia la fine dell’operazione sul Libano, ma si lascia le mani libere e nell’attesa fa martellare la capitale. La popolazione fugge dove può, pesanti raid a est. A sud si aspetta la rinascita della risoluzione 1701

La gente guarda la televisione mentre il Primo Ministro Benjamin Netanyahu annuncia un cessate il fuoco a Beirut, in Libano foto Ed Ram/Getty Images L’annuncio del cessate il fuoco di Netanyahu visto dal Libano – Ed Ram /Getty Images

«Stiamo cambiando il volto della regione», ha fieramente annunciato nell’attesissimo discorso di ieri sera il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Il cessate il fuoco in Libano, dopo l’approvazione da parte del consiglio di sicurezza israeliano, dovrebbe essere effettivo dalle 10 libanesi di questa mattina, le 9 italiane. «Hezbollah non è più lo stesso. L’abbiamo rimandato indietro di una decina d’anni. Tre mesi fa sarebbe sembrata fantascienza, ma ce l’abbiamo fatta».

ISRAELE, con il beneplacito statunitense, si riserva «piena libertà militare in Libano», ha tenuto a specificare Netanyahu, che elenca i tre motivi per cui è giunto ad accettare un cessate il fuoco: «Il primo, dobbiamo focalizzarci sulla minaccia iraniana. Il secondo, dobbiamo semplicemente permettere alle truppe di riposarsi e dobbiamo acquisire nuove munizioni per proteggere i soldati. Il terzo è l’isolamento di Hamas». Il premier ha sottolineato l’importanza di concentrare le energie sul fronte interno dichiarando che il governo e l’esercito sono «impegnati a riportare tutti gli ostaggi da Gaza a casa. Siamo anche impegnati a raggiungere lo sradicamento di Hamas».

Sulla «minaccia iraniana», Netanyahu si è detto «determinato a fare tutto il possibile per impedire l’uso delle armi nucleari all’Iran. L’eliminazione di questa minaccia è l’obiettivo principale al fine di garantire la sopravvivenza dello stato di Israele». Il testo del cessate il fuoco – 13 punti – sancisce che Hezbollah e i gruppi armati affiliati che combattono nel sud del Libano non dovranno in alcun modo attaccare Israele e non dovranno riarmarsi. Israele si impegna in cambio a non attaccare «né per terra, né aria o mare» il Libano.

I DUE PAESI si dovranno impegnare a implementare la risoluzione Onu 1701 e riferiranno le violazioni alla forza di interposizione Unifil. Tutte le posizioni e gli armamenti non ufficiali saranno smantellati. L’esercito libanese, unica entità autorizzata a essere armata in Libano, sarà rafforzato nel sud e Israele si ritirerà gradualmente entro 60 giorni. Gli Stati uniti si occuperanno di gestire le trattative per stabilire un confine tra i due stati riconosciuto a livello internazionale.

In serata da Washington il presidente Biden ha chiuso i suoi quattro anni al potere celebrando la tregua, ribadendo il sostegno a Israele, ringraziando la Francia per il ruolo di co-negoziatore e ricordandosi per una volta del «popolo di Gaza che vive in un inferno»: Biden promette di riprendere il dialogo sulla Striscia e arriva a parlare di Stato palestinese. Eppure ieri si è perso il conto dei bombardamenti su Beirut e sul Libano. Solo alcuni annunciati, moltissimi no.

Dobbiamo focalizzarci sulla minaccia iraniana. Dobbiamo permettere alle truppe di riposarsi e acquisire nuove munizioni. E dobbiamo isolare HamasBenyamin Netanyahu

IL PRIMO MINISTRO libanese uscente Najib Mikati ha denunciato «l’aggressione israeliana isterica (di ieri sera) contro Beirut e diverse regioni del Libano» che ha «colpito in maniera particolare i civili, confermando ancora una volta che il nemico israeliano non rispetta nessuna legge». Nella capitale, in maniera proporzionale alle indiscrezioni su una tregua e al crescere delle speranze, è aumentato il numero dei bombardamenti dentro e fuori dalla

Dahieh, la periferia sud di Beirut, sotto il fuoco quotidiano dell’aviazione israeliana da oltre due mesi. Fortissimi i bombardamenti su Hadath, alcuni dei quali nei pressi dell’ospedale Santa Teresa e del palazzo che ospita gli uffici della municipalità. 31 morti, ma il bilancio è destinato a salire.

Colpiti per la prima volta i quartieri centralissimi di Ras el-Nabaa, Basta el-Fawqa, Mar Elias – dove è stato colpito un negozio di alimentari -, Zuqaq l-Blat per l’ennesima volta, e poi Ras Beirut, Mazraa, Nweiri, Msaitbeh e Hamra, cuore di Beirut ovest. Bombardati alcuni centri di accoglienza in cui alloggiano gli sfollati scappati dal sud del paese. Innumerevoli gli attacchi alla Dahieh.

NEL POMERIGGIO una coltre densa di fumo ha letteralmente coperto la città, un odore acre di polvere da sparo ha infestato l’aria, rendendola irrespirabile. E poi, il panico: in serata centinaia di persone si sono ammassate nel complesso ospedaliero dell’Università Americana di Beirut, in una fuga disperata dai bombardamenti per la prima volta dall’inizio della guerra così centrali.

Persone evacuano le proprie case dopo che un attacco israeliano ha raso al suolo un edificio residenziale a Beirut, in Libano
Persone evacuano le proprie case dopo che un attacco israeliano ha raso al suolo un edificio residenziale a Beirut, in Libano foto Daniel Carde /Ansa

NELLE STRADE il traffico è andato in tilt e in serata un delirio di automobilisti bloccati che provavano a raggiungere ciascuno il proprio luogo sicuro. Attacchi violenti anche a Baalbek-Hermel, nel nord-est del paese. Il bilancio provvisorio di ieri sera è di almeno una decina di morti e dozzine di feriti. Colpito violentemente anche il sud, soprattutto nelle città di Sidone e Tiro. Qui è stato preso di mira il campo profughi di Rachidieh, uno dei tre della città costiera libanese duramente colpita in queste ultime settimane, dove sono state uccise cinque persone.

Il bilancio provvisorio, destinato a salire, è di 3.823 morti e 15859 feriti, secondo i dati del ministero della salute libanese. Tutte le attività sono sospese oggi e tutte le scuole chiuse.

HEZBOLLAH, che in questi mesi ha subito notevoli perdite sia in termini di combattenti che nella catena di comando – primo tra tutti il leader Nasrallah, ucciso in un violentissimo attentato il 27 settembre scorso – e che anche ieri ha continuato i suoi attacchi nel nord di Israele, ha dichiarato che «nonostante tutte la sua tecnologia (Israele) non è riuscito a fermare le operazioni» del partito armato al sud del fiume Litani. «L’indomani della guerra gli abitanti del sud, della Bekaa, della Dahieh isseranno la bandiera della resistenza e della vittoria», le parole di Hassan Fadlallah, deputato molto in vista dell’ala politica del partito.

LA TREGUA arriva dopo oltre 13 mesi di guerra in un Libano devastato. La solidità di questo cessate il fuoco sarà chiara nei prossimi mesi. Intanto i libanesi tirano un sospiro di sollievo.