Soldi rubati, case saccheggiate, video su Tik Tok con il bottino: Gaza e Cisgiordania, soldati di Tel Aviv depredano le case dei palestinesi. Israele non si ferma, escalation al confine con il Libano, scontro anche con il Vaticano: «Ma quali vittime sproporzionate, sono tutti complici di Hamas»
PALESTINA. In Cisgiordania confische alle famiglie dei prigionieri politici e raid nei cambiavalute. E a Gaza i soldati pubblicano i saccheggi su TikTok. Dalle banche e le abitazioni private sottratti averi per un valore di decine di milioni di euro
Un soldato israeliano nella Striscia di Gaza - Ap /Ariel Schalit
In una piccola comunità palestinese alle porte di Ramallah è successo tre volte in pochi giorni, modalità identiche: a fine gennaio, tra le 1 e le 2 di notte, un gruppo di 15-20 soldati (solo uno a volto coperto, arabo fluente) ha fatto irruzione nelle case di un detenuto politico e due ex prigionieri. Accade spesso ma stavolta il motivo era diverso: la confisca di auto, denaro e gioielli.
«Prima se trovavano qualche centinaio di shekel i soldati se li intascavano. Ora arrivano in missione. Hanno devastato la cucina: aprivano gli sportelli, prendevano un piatto alla volta e li fracassavano a terra. Hanno tagliato i cuscini dei divani e aperto i cassettoni delle serrande. Ci ripetevano di dargli soldi e gioielli. Dopo un’ora e mezzo, hanno confiscato la nostra auto». Nura racconta di una notte insonne, una casa a pezzi.
A lei però è andata bene: prima di andarsene i soldati le hanno dato un documento con i dettagli dell’auto. A Ghassan non hanno lasciato in mano nulla. È un detenuto di lungo corso, tra arresti diversi ha trascorso 13 anni in carcere.
«SONO RIMASTI un paio d’ore. Hanno aperto le finestre e lanciato fuori i mobili. Mi dicevano di dargli i soldi e l’oro, che era meglio se li mettevo sul tavolo perché se
Commenta (0 Commenti)Nelle carceri ungheresi c’è il fondato rischio di trattamenti inumani e degradanti. Lo ha detto la Corte d’appello di Milano, negando la consegna di un antifascista italiano. Ma Ilaria Salis è ancora in quelle celle, in attesa che il governo Meloni muova un passo con l’amico Orbán
IL CASO. «Legittime le preoccupazioni su tortura e trattamenti inumani». Sospesa l’estradizione. Si apre uno spiraglio anche per Ilaria Salis
Le preoccupazioni per «possibili violazioni dei diritti fondamentali» nelle carceri ungheresi sono «legittime». Così si è espressa la corte d’Appello di Milano nel sospendere la consegna a Budapest di Gabriele Marchesi, 23 anni, accusato di aver preso parte all’aggressione di due neonazisti nella notte del 10 febbraio del 2023. Il giovane, sul quale pende un mandato d’arresto europeo spiccato dalla procura di Budapest, rimarrà ai domiciliari al massimo fino al 18 maggio, mentre la decisione sul suo trasferimento potrebbe già arrivare alla prossima udienza, fissata al 28 marzo. I giudici di Milano hanno chiesto al ministero della Giustizia italiano e all’Eurojust di attivarsi per domandare all’Ungheria se è disposta a riconoscere l’efficacia della direttiva quadro 829 del 2009 sul reciproco riconoscimento delle misure cautelari tra paesi comunitari. Nello specifico, a quanto si è appreso dalla lettura dell’ordinanza, si vuole sapere se «esiste il rischio di una disparità di trattamento» tra un cittadino ungherese e un cittadino italiano, visto che, a parità di accuse, il primo potrebbe accedere a misure alternative alla detenzione in carcere e il secondo no. La risposta di Budapest dovrà arrivare entro il
Leggi tutto: Le prigioni ungheresi spaventano i giudici. Marchesi resta a casa - di Mario Di Vito di
Commenta (0 Commenti)Biden lo insulta in privato, ma non lo ferma. E allora dopo un blitz accompagnato da massicci bombardamenti su Rafah Netanyahu può celebrare la liberazione di due ostaggi. Altri tre forse sono rimasti uccisi nell’operazione. Insieme a decine e decine di palestinesi innocenti
GAZA. I commando israeliani liberano due ostaggi nelle mani di Hamas. Le bombe uccidono un centinaio di abitanti e sfollati
Rafah dopo il bombardamento - Ap
Per gli abitanti di Rafah, il blitz israeliano che domenica notte ha portato alla liberazione di due ostaggi israeliani, è stato come rivivere l’inferno del 1° agosto 2014. Quel giorno, durante l’operazione Margine Protettivo, la popolazione di Rafah si preparava a sfruttare al meglio le 72 ore di cessate il fuoco concordato da Israele e Hamas. Invece si scatenò l’inferno. Al diffondersi della notizia della cattura nei pressi di Rafah di un ufficiale, Hadar Goldin, da parte di combattenti di Hamas, i comandi israeliani ordinarono la cosiddetta «Direttiva Annibale», ossia il bombardamento a tappeto della città e dei suoi dintorni per impedire che il militare venisse portato dentro Gaza. Con la gente in strada durante il cessate il fuoco, fu una strage. Morirono tra 100 e 150 palestinesi, quasi tutti civili.
Ieri all’1.50 di notte a Rafah non è arrivato di nuovo il generale cartaginese a portare morte e devastazione però la potenza di fuoco di Israele è stata simile a quella della «Direttiva Annibale» di dieci anni fa.
Prima e dopo il blitz di esercito, intelligence e unità di élite della polizia, che ha portato fuori Gaza Luis Har, 70 anni, e Fernando Marman, 60 anni, presi in ostaggio il 7 ottobre nel kibbutz Nir Yitzhak, l’aviazione israeliana con elicotteri, droni ed F-16 ha centrato decine di obiettivi con bombe e missili ad alto potenziale, allo scopo prima di aiutare l’assalto dei commando al secondo piano di un appartamento di Rafah e dopo per coprire la fuga di militari ed ostaggi. Gli uccisi sono stati 67 secondo un bilancio fornito dal ministero della sanità di Gaza, in gran numero del campo profughi di Shabura centrato da bombe. Ma il numero delle vittime è destinato a crescere man mano che
Commenta (0 Commenti)Rafah: nella città minacciata dall’offensiva israeliana ci sono 600.000 bambini. La piccola Hind Rajab, scomparsa da 12 giorni, è stata intanto ritrovata morta insieme alla sua famiglia e ai due paramedici mandati a salvarla. L’Egitto alza un muro sormontato da filo spinato
per impedire la fuga nel suo territorio dei palestinesi rimasti senza più vie di fuga
La speranza che Hind fosse ancora in vita e così anche i due paramedici inviati a salvarla, erano poche, quasi nulle. La notizia, temuta da tutti ma non inattesa, è arrivata ieri alle prime luci del giorno. Hind Rajab, la bimba di 6 anni scomparsa da 12 giorni, è stata ritrovata morta, sull’auto assieme allo zio Bashar Hamada, sua moglie e i loro tre figli. Tutti uccisi dal fuoco di un carro armato israeliano il 29 gennaio, mentre l’automobile era diretta all’ospedale Al Ahli di Gaza city.
Il viso dolce e il sorriso di Hind saranno tra i più ricordati tra quelli degli oltre 10mila bambini e ragazzi palestinesi uccisi dell’offensiva israeliana che ha distrutto la Striscia di Gaza facendo 28mila morti e 70mila feriti. La sua storia ha fatto il giro del mondo. La Mezzaluna Rossa aveva ricevuto l’autorizzazione ad inviare un’ambulanza a Tal Al Hawa, alla periferia di Gaza city, per salvare Hind da alcune ore intrappolata in un’auto, unica sopravvissuta delle sei persone a bordo, tra cui altri bambini, al fuoco dei mezzi corazzati israeliani. Dopo l’uccisione di zii e cugini, Hind, ferita e impaurita, aveva parlato a lungo al telefono con la mamma e un’operatrice del call center della Mezzaluna Rossa a Ramallah. La bimba aveva detto di vedere le «luci rosse lampeggianti» dell’ambulanza poco prima che la chiamata – registrata dalla Mezzaluna Rossa – fosse interrotta dal fuoco di un mezzo corazzato. Altre raffiche di mitragliatrice hanno ucciso Yusuf Zeino e Ahmed Al Madhoun, i due paramedici che malgrado il rischio della vita si erano offerti di raggiungerla.
Il ritrovamento del corpo della bambina, ha gettato un’ulteriore ombra sul futuro dei circa 600mila minori palestinesi che si trovano
Commenta (0 Commenti)Israele non ascolta nessuno e ordina di evacuare l’ultimo lembo della Striscia. Netanyahu annuncia un’«operazione massiccia» di terra a Rafah, dove si sono rifugiate 1,4 milioni di persone, 600mila i bambini. È il passo finale per svuotare Gaza dai palestinesi. Che non hanno dove cercare salvezza: l’Egitto blinda il confine
FUORI TUTTI. Inascoltati gli appelli disperati dell’Onu e delle ong internazionali. Un milione e mezzo di palestinesi sfollati non hanno altro rifugio. Progetto già imbastito il 13 ottobre scorso. L’Egitto fortifica i confini. Unrwa: «Tragedia senza fine»
Una strada di Rafah dopo un bombardamento aereo israeliano - Ap/Fatima Shbair
Si può essere felici a Rafah? Sami lo è: ha girato tutta la città e tutta Khan Yunis, per giorni, con una missione. Trovare un po’ di zinco, merce rara perché «l’ha comprato tutto il Qatar». Ci è riuscito e ha costruito una cucina.
Da qualche giorno è in funzione, sforna già 2.500 pasti caldi nel fazzoletto di costa che è al-Mawasi, 14 chilometri per uno, dove gli sfollati palestinesi dal sud sono un fiume che non si ferma mai. Sami riesce con fatica a telefonare a Meri Calvelli, cooperante a Gaza che con la sua ong, Acs, e il sostegno di reti di solidarietà italiane ha mandato giù i soldi necessari a inventarsi una cucina tra le tende di al-Mawasi.
LE TELEFONA ed è felice, perché ora ci sono quattro cuochi e 13 volontari che ogni giorno danno da mangiare a 2.500 persone. Senza gas, perché di gas nella Striscia non ce n’è, si cucina a fuoco vivo.
«Riso, verdure, lenticchie vengono distribuiti nelle tende dai responsabili degli accampamenti – ci dice Meri – così che la gente non debba accalcarsi». Le attrezzature sono state fornite dal World Central Kitchen, realtà internazionale che si occupa di sfamare chi ha fame nei contesti di povertà e disastri naturali, ora anche in quelli di conflitto.
«La cucina la gestisce Mohammad, un cuoco che aveva partecipato alle nostre formazioni, aveva anche seguito uno stage di pizza acrobatica in Sicilia». Era rientrato a Gaza poco prima del 7 ottobre con il sogno per niente celato di aprire un ristorante tutto suo. Adesso Mohammad gestisce una cucina di guerra.
Difficile dire quanti altri sfollati arriveranno ad al-Mawasi nei prossimi giorni, già adesso contarli è quasi impossibile, il flusso è continuo.
Arriveranno perché il governo israeliano non sente ragioni, nemmeno quelle dell’alleato statunitense che ritiene Rafah una linea rossa: ieri pomeriggio il primo ministro Netanyahu ha inviato una nota stampa per dire che nella città più a sud di Gaza sono operativi «quattro battaglioni di Hamas» e che «l’intensa attività richiede che i civili siano evacuati dalle zone di combattimento».
PER QUESTO, conclude la breve nota, «ha ordinato all’esercito e alla sicurezza di sottoporre al gabinetto un piano combinato per l’evacuazione della popolazione e
Commenta (0 Commenti)Continuiamo così. Il parlamento approva la proroga per inviare armi all’Ucraina ancora un altro anno. Il Pd vota a favore: continua lo sforzo bellico e non parte quello diplomatico. Ma il conflitto è impantanato e Zelensky silura il capo di stato maggiore che lo ha criticato
L’aula del Senato - foto di Antonio Masiello/Getty Images
Facciamo l’ipotesi che il Pd, alla testa di un’opposizione unita (qui già l’ipotesi traballa) segni un punto in quella che evidentemente considera la partita politica più importante del momento, la conquista di uno spazio maggiore nella televisione pubblica. Bene, da queste casematte guadagnate – o più realisticamente difese – quali contenuti intende diffondere il Pd, tanto diversi da quelli che quotidianamente ci propone tele-Meloni?
Prendiamo tre questioni che a noi sembrano le più urgenti, tutte e tre hanno a che fare con le guerre.
Ieri la camera dei deputati ha approvato la proroga per tutto il 2024 delle procedure eccezionali necessarie per continuare ad armare l’Ucraina.
Per un altro anno si mettono tra parentesi le leggi ordinarie che vietano di cedere armi agli stati in guerra e obbligano in ogni caso a informare sempre dettagliatamente e pubblicamente il parlamento sul materiale trasferito all’estero. Otto spedizioni segrete si sono già succedute e tra pochi giorni saranno due anni dall’invasione russa. I gruppi 5 Stelle e Sinistra/Verdi hanno votato contro ma il Pd ha votato a favore (con quattro eccezioni) dunque giudica che si possa continuare così. Quando ormai la possibilità che l’Ucraina armata dall’occidente sconfigga la Russia e la ricacci indietro è esclusa da
Leggi tutto: Guerra e diritti, cambiare programma - di Andrea Fabozzi
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