È iniziato a Washington il summit della Nato «globale», con al centro la guerra che l’Ucraina non deve perdere, le tensioni in aumento nell’Indo-Pacifico e la corsa al riarmo degli alleati. Ma occhi puntati sulle condizioni di Joe Biden, comandante in capo mai così in bilico
VERTICE A WASHINGTON. Zelensky invitato speciale, a caccia di F16. Per il presidente Usa quasi un test attitudinale. Spagna e Italia osservate speciale, tra i Paesi Ue sono le sole a non spendere il 2% del Pil in armamenti
Washington, Joe Biden nella Cross Hall della Casa Bianca - Jacquelyn Martin/Ap
Si è aperta ieri a Washington la riunione dei rappresentanti dei membri della Nato che durerà fino all’11 luglio. Il summit ha una forte valenza simbolica, in quanto commemora i 75 anni dell’Alleanza atlantica, e si tiene in un momento molto delicato per gli equilibri geopolitici globali.
Al centro dei dibattiti ci sarà ovviamente l’Ucraina, con Zelensky come invitato speciale, ma sono molti i dossier aperti. Dall’aumento delle spese militari dei Paesi dell’Ue, che secondo gli impegni dovrebbero superare almeno la soglia del 2%, a Taiwan, passando per l’Africa, su cui il governo italiano vorrebbe portare il focus, e il Medioriente.
I RIFLETTORI SARANNO PUNTATI costantemente su Joe Biden che non potrà permettersi nessun
passo falso, pena l’affossamento definitivo della sua campagna elettorale per le presidenziali di novembre.
Per il terzo anno consecutivo saranno presenti i leader degli alleati esterni della regione indo-pacifica, Nuova Zelanda Giappone e Corea del Sud, mentre l’Australia invierà il suo vice primo ministro. A tale proposito il Segretario di stato Usa, Antony Blinken, la settimana scorsa aveva dichiarato che «sempre più spesso i partner europei iniziano a considerare le sfide dall’altra parte del mondo, in Asia, come rilevanti per loro, così come i partner asiatici considerano rilevanti le sfide in Europa». E in questa nuova impostazione «globale» della Nato l’amministrazione Biden sta investendo molto a causa delle tensioni crescenti intorno a Taiwan. Inoltre, la guerra in Ucraina ha determinato l’avvicinamento di Russia Cina e Corea del Nord, fattore che contribuisce a impensierire la Casa Bianca e, di rimando, la Segreteria della Nato.
SENZA CONTARE CHE la kermesse sarà l’occasione per Joe Biden per provare a smentire le voci sulla sua incompatibilità con il secondo mandato presidenziale.
La stampa Usa ieri titolava «Al vertice Nato, Biden vuole dimostrare di essere ancora in grado di svolgere il proprio lavoro». Ma il compito non sarà semplice e lo spettro dello sfidante Trump aleggia ingombrante sui tavoli di discussione. In primis perché, e il tycoon l’ha detto chiaramente, «se sarò eletto costringerò i Paesi europei a fare la propria parte, gli Stati Uniti non possono farsi carico della difesa dell’Europa».
Antony Blinken
I partner europei iniziano a considerare le sfide dall’altra parte del mondo come rilevanti per loro, così come i partner asiatici considerano rilevanti le sfide in Europa
Il che, tradotto, vuol dire che i governi del Vecchio Continente devono spendere di più.
Osservate speciale l’Italia e la Spagna, che tra i Paesi europei sono le sole non raggiungere la soglia del 2% minimo richiesta dalla Nato. Al 2024 i Paesi che hanno investito la percentuale di Pil concordata allo scorso vertice sono 23, con il balzo recente della Polonia (che ha raggiunto il 4,13%), mentre l’Italia è ferma all’1,49% e la Spagna all’1%.
SE È VERO COME SI LEGGE nelle dichiarazioni della vigilia, che Roma insisterà affinché l’Alleanza presti più attenzione al «fianco sud», ovvero al Mediterraneo e all’Africa, è plausibile che la mancanza di investimenti giocherà molto a sfavore di Meloni e della delegazione italiana. Il tutto in un clima in cui la presidenza statunitense è ancora morbida con i disobbedienti all’obbligo del 2%.
Il presidente ucraino, che incontrerà diversi omologhi in incontri bilaterali a porte chiuse, ha ribadito le richieste di Kiev, facendo leva sull’attacco all’ospedale pediatrico di Kiev di due giorni fa e sull’impressione che questo ha causato sull’opinione pubblica occidentale.
LA DELEGAZIONE UCRAINA, dice Zelensky «sta lottando per avere più sistemi di difesa aerea e io sono fiducioso che li avremo. Stiamo anche cercando di avere più aerei, compresi gli F-16. Inoltre, stiamo spingendo per maggiori garanzie di sicurezza per l’Ucraina, comprese armi, aiuti finanziari e sostegno politico. Sollecitiamo azioni decisive da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, azioni che rafforzeranno i nostri combattenti».
Su questo punto le parole del presidente turco Erdogan interpretano il pensiero di molti leader contrari all’allargamento del conflitto: «Pur dovendo adottare misure di sostegno all’Ucraina, dobbiamo anche mantenere la nostra posizione di principio di non rendere la Nato parte del conflitto»