SCENARI. Il Fondo monetario stima nel 2022 un calo dell’economia russa dell’8,5% e con il crollo delle esportazioni occidentali mancheranno i pezzi nel settore tecnologico anche per le industrie di base. Ma Putin è riuscito a mantenere un rublo forte e ha il tempo per trovare nuovi partner disposti ad aggirare le sanzioni.
Sarà una guerra senza vincitori, dice l’Onu. Ma già si vedono molti perdenti. Le sanzioni a Mosca non funzionano – almeno per ora – scrive Larry Elliot nell’editoriale del Guardian.
Peggio ancora, stanno avendo effetti perversi sui prezzi dell’energia e alimentari mondiali. E anche sulla politica. Al punto che invece di punire i dittatori come Putin, Biden è costretto, per frenare l’impennata del petrolio, ad andare in visita in Arabia saudita dal principe assassino Mohammed Bin Salman (quello che ha fatto uccidere il giornalista Khashoggi e che Biden stesso aveva definito un “pariah”). E a chiudere due occhi, non uno, sui raid di Erdogan contro i curdi – alleati nella guerra all’Isis – che si oppone anche all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia.
Mettiamo sanzioni a Putin ma non alla Turchia, che invade il territorio siriano e iracheno e vìola
Gli utilizzatori di social media sono cresciuti rispetto all’anno precedente di oltre il 10%, raggiungendo i 4,62 miliardi di persone, circa il 58,4% della popolazione mondiale, oltre il 71% di quella italiana e il 93,4% degli utenti Internet .Sono dati impressionanti contenuti nel rapporto https://wearesocial.com/it/blog/2022/01/digital-2022-i-dati-globali/ e rendono molto chiaro il peso stratosferico che questi sistemi di comunicazione denominati Google, Facebook, Twitter, you tube, Istagram e via andare, hanno acquisito nell’economia e nella nostra vita di tutti i giorni.
Quando sorsero le prime piattaforme social tra la fine del secolo scorso e i primi anni dell’attule, molti pensavano che finalmente la democrazia fosse penetrata nel mondo dei media, dominato dalle grandi concentrazioni lobbistiche dei network televisivi e giornalistici: ricordiamo le speranze accese dal popolo connesso nelle piazze d’Africa, mai nessuno avrebbe potuto immaginare che i social media in pochi anni avrebbero semplicemente conquistato loro le posizioni oligopolistiche dominanti, in un mondo dell’informazione completamente stravolto.
Noi utenti e attivisti della rete ci siamo per un po’ illusi di essere padroni di quegli spazi potendo pubblicare ciò che pensavamo gratis e in libertà; certo stando attenti a non violare le regole dell’educazione, a non essere volgari o pubblicare immagini sconvenienti. Invece col tempo l’abuso da parte di disparati propagatori di fake news e di immagini razziste, violente o volgari ha preso il sopravvento, inquinando la rete con le proprie nefandezze, fino al punto che clamorosamente, ad esempio, Twitter dovette escludere dal suo spazio nientemeno che il Presidente degli Usa Donald Trump, in quanto istigatore d’odio.
Anche Facebook è stata sottoposta a dure critiche nel tempo ma direi soprattutto per l’attitudine del vulcanico Zuckerberg a pagare le tasse il meno possibile, attitudine vieppiù alquanto diffusa tra i possessori di ingenti capitali. Chi però non propaga fake o pubblica immagini pornografiche non dovrebbe avere niente da temere, o almeno è quello che ho pensato fino a pochi giorni fa. Mi sbagliavo e vi racconto perché.
Per rafforzare il messaggio ho allegato alcune foto della splendida mostra Amazzonia di Gabriel Salgadohttps://www.maxxi.art/events/sebastiao-salgado/ , in corso al MAXXI di Roma che avevo visitato, immagini straordinarie di sterminati e suggestivi panorami e delle tribù amazzoniche a rischio estinzione, una parte delle quali esponevano nudi, naturalmente tutt’altro che trasgressivi o ammiccanti, bensì rappresentazioni di persone intente nelle loro quotidiane attività.
Cosicché mi vedo recapitare un messaggio dall’amministrazione di Facebook che mi segnala una violazione di carattere sessuale, e m’informa che poiché avevo già incamerato un “warning” ovvero la sanzione del cancellazione di un mio post precedente, una violazione di cui ignoravo totalmente l’esistenza e la ragione, mi veniva “inflitta” una sanzione cumulativa, consistente nella sospensione di due giorni dalla condivisione dei miei post nei gruppi con cui sono collegato e un “declassamento” nel feed, ovvero nel posizionamento di visibilità addirittura per un mese!
Sbalordito da questa severa e incomprensibile comunicazione vado innanzitutto a cercare la precedente violazione e scopro che, nientemeno, riguardava un post in cui nell’agosto scorso, nei giorni dell’abbandono dell’Afghanistan da parte delle truppe Nato con tutte le note tragiche conseguenze, avevo riepilogato sulla mia pagina la cronologia degli avvenimenti più importanti dall’origine della storia Afghana recente ovvero avevo scritto, senza alcun commento:
Storia dell’Afghanistan contemporaneo:
1979-1989 guerra russo (sovietico)-afghana sconfitta dei russi e vittoria dei Mujahidin,
con il sostegno USA, tra i comandanti talebani Osama Bin Laden
1989-2001 regime Mujahidin e dal 1996 Talebano
Escalation terrorismo globale
2001 attentato delle torri gemelle
2001 -2021 occupazione e guerra USA-Nato Afghanistan
2011 uccisione Bin Laden
2021 ritiro delle truppe USA-Nato trattative con i Talebani
2021 ritorno al regime Talebano, sembra, in d”intesa con i russi di Putin e Cina.
Turbato da questa imprevedibile vicenda, cerco la possibilità di comunicare con l’amministrazione di Facebook, utilizzando le scarne e quasi introvabili modalità per segnalare il problema, modalità al limite del surreale (scuotimento del telefono), messaggio ad un indirizzo assolutamente anonimo, a cui comunque scrivo per chiedere ragione di queste valutazioni per me assolutamente imperscrutabili. Non succede niente per quattro giorni, dopo di che, mi arrivano tre messaggi in risposta alle mie osservazioni, identici evidentemente achiropiti ( non scritti da mano umana) e dicono testualmente:
Ieri alle 17:13
Al momento non è possibile controllare di nuovo il tuo post
Da quando hai richiesto un controllo, molte persone e organizzazioni di tutto il mondo sono state colpite dalla pandemia di coronavirus (COVID-19). Anche Facebook ne ha risentito.
Abbiamo a disposizione un numero ridotto di persone per il controllo delle segnalazioni. Per questo motivo, al momento non siamo in grado di controllare i contenuti più di una volta.
Poiché non riusciamo a controllare di nuovo il tuo post, non possiamo cambiare la nostra decisione.
Prevediamo di eseguire presto nuovi controlli.
Grazie per la comprensione.
Quindi ricapitolando: Facebook l’8 settembre del 2021 sanziona, eliminandolo, un mio post del 15 agosto che riepiloga la cronologia delle guerre in Afghanistan, con la motivazione che non rispettava gli standard della community! Quali siano gli standard violati però non è dato saperlo.
Sulla base di questa prima sanzione, domenica 29 maggio 2022, dopo sette mesi, interviene sul mio post riguardante un appello per la salvezza del popolo amazzonico, contenente delle foto tratte dalla mostra “Amazzonia di Gabriel Salgado”, perché alcune di queste non rispettavano gli standard della community in materia di nudo o attività sessuali.
Elimina alcune foto incriminate e mi “commina” una sanzione molto grave, la degradazione della mia posizione di visibilità per un mese!
Io contesto la violazione secondo le procedure indicate e mi rispondono che causa covid, per ragioni di limitatezza del personale non possono controllare i post quindi mi devo tenere la sanzione.
Insomma, forse se avessi messo un post di quelli a pagamento con qualche donnina seminuda adescante che dilagano su Facebook, allora nessuno mi avrebbe sanzionato. Occorre ripensare seriamente a queste invadenti e ingombranti imprese digitali di cui siamo diventati nostro malgrado dipendenti e vittime.
Scritto da Luciana Castellina, Massimo Serafini su il manifesto
CRISI IN UCRAINA. Accadrà a fine giugno a Madrid. Ora la soluzione della guerra spetta solo alle armi, viste le sanzioni burla su gas e petrolio a Mosca. E la transizione ecologica può aspettare o fallire
Siccità sulle rive dell'Elba a Dresda, in Germania - Robert Michael /dpa via Ap
È sorprendente il silenzio generale su due notizie non banali pubblicate in Spagna dai quotidiani El Paìs e La Vanguardia: il primo ha annunciato che la Commissione Europea sta progettando un gasdotto per unire Barcellona con Livorno; il secondo ci ha informato che la Nato, nella sua riunione di fine giugno a Madrid, non discuterà solo di strategie militari ma anche di scelte energetiche.
Il sospetto è che le notizie siano state volutamente ignorate, nonostante l’autorevolezza delle testate spagnole che le hanno rese note.
A tranquillizzarci non contribuisce nemmeno l’esito del recente Consiglio Europeo che di fatto cancella le poche speranze che l’Europa abbia finalmente un ruolo per imporre un cessate il fuoco.
Oltre alle chiacchiere sulle sanzioni, l’Europa ha infatti confermato che l’unica opzione per convincere Putin a interrompere l’aggressione all’Ucraina restano le armi, ora non più solo per difendersi, ma anche per contrattaccare in terra russa. Biden solo un giorno prima aveva detto che
Lontani dallo spirito della nostra Carta, i governanti ci hanno coinvolto in una guerra. Ma l'opzione militare è giustificata solo se siamo chiamati a difendere il territorio italiano. Il 2 giugno festeggiamo la Repubblica pretendendo la piena realizzazione dei principi costituzionali.
AMBIENTE. Se non vogliamo correre il rischio di estinguerci, dobbiamo modificare i criteri di valutazione accettando che il Paesaggio futuro sia diverso da quello attuale
Un’opera di Christo e Jeanne-Claude
La Comunità scientifica internazionale, nelle sue varie articolazioni (Ipcc, Cop), è ormai unanime nel ritenere che l’energia del futuro non possa che essere di provenienza solare, pena l’apocalisse climatica. La Transizione ecologica prevede che nel 2030 il 72% dell’energia elettrica dovrà provenire da fonti rinnovabili. Del resto la biosfera, il luogo unico dell’universo (conosciuto) dove si è sviluppata la vita, è opera del sole (fotosintesi). Il sole è l’unica centrale nucleare (a fusione) che produce energia pulita e rinnovabile da miliardi di anni, e lo farà ancora per molti altri ancora.
Dunque il Paesaggio prossimo futuro sarà caratterizzato dall’abbandono delle energie fossili, dalla scomparsa delle ciminiere delle grandi fabbriche, da motori silenziosi che anziché produrre CO2 lasceranno sull’asfalto scie d’acqua (motori a idrogeno). E da campi sterminati che da lontano sembrano laghi ma che in realtà sono distese di fotovoltaici. E come nei paesaggi di don Chisciotte, nelle campagne si vedranno pale meccaniche sulle vette delle montagne sferzate dal vento.
La prospettiva di un cambio di Paesaggio, come altri ce ne sono stati in passato, letti e interpretati dai grandi narratori che annunciarono i cambiamenti allora appena visibili. Baudelaire, per esempio ne Le Fluers du Mal e Benjamin ne Les Passages descrissero le grandi trasformazioni di Parigi, e poi a Poe col suo fantastico racconto dell’Uomo della folla, per primo descrisse l’anonimato della folla che invadeva le città. I primi due inventarono una nuova figura, il flaneur, personaggio emblematico delle città in via di modernizzazione a cavallo del XIX e XX secolo. E l’avvento dell’illuminazione elettrica certamente cambiò di molto il paesaggio quotidiano degli abitanti della città moderna.
Per arrivare ai nostri giorni, dove anche il paesaggio agrario sta cambiando, in parte per le direttive comunitarie (giuste o no che siano), in parte per i fenomeni di migrazione verso la costa: ormai più della metà degli abitanti mondiali vive nelle grandi città. Il Paesaggio cambia, è sempre cambiato, sia nelle grandi città che nelle campagne. E ora siamo costretti a cambiarlo ancora e con urgenza, questa volta.
Quello che chiamiamo Paesaggio è un processo di adattamento e coevoluzione tra uomo e ambiente e dunque modificabile nel tempo. Se non vogliamo correre il rischio di estinguerci allora dobbiamo modificare i nostri criteri di valutazione accettando che il Paesaggio prossimo futuro sia diverso da quello attuale. Se non lo facciamo comunque questo Paesaggio futuro sarà diverso ma in un modo che non ci piacerà perché ci vedrà soccombere all’apocalisse.
Molti, onesti sostenitori delle ragioni dell’ambiente, trovano inaccettabili le caratteristiche che dovrà avere il nuovo Paesaggio. Eppure si tratta di una sfida nuova che potrebbe risolversi in una nuova coevoluzione tra uomo e ambiente. Qui la parola resilienza (presa in prestito dalla scienza metallurgica) non ha più senso. Non si tratta di adattarci, più o meno drammaticamente, alle nuove e più sfavorevoli condizioni climatiche. Si tratta di pensare un ambiente rinnovato che ci ri-allinei con le leggi della natura, un ambiente che finalmente trae la sua energia dall’unica fonte rinnovabile: il sole. E forse non erano così infondate le leggende degli antichi che dicevano che siamo figli del Sole. Già nel 1931 Edison affermava: “Metterei miei soldi nell’energia solare. Che formidabile fonte di energia! Spero non dovremo aspettare la fine delle riserve di petrolio e di carbone prima di poterla utilizzare”.
Proprio quello che sta accadendo non tanto per l’esauribilità dei fossili (che comunque prima o poi si realizzerà), ma anche per la dipendenza dei paesi europei dai giacimenti di altri paesi e ancor di più per la produzione di CO2 principale causa del riscaldamento planetario.
Dopo la sbornia delle magnifiche sorti e progressive, la specie umana “scopre” che continuare a disseppellire i fossili è uno stupro alla natura, oltre che una tecnica pericolosissima che rischia di alterare gli equilibri del pianeta (effetto serra).
Ma non basta passare alle rinnovabili se i gruppi che ne controlleranno la gestione saranno gli stessi che per anni hanno estratto i fossili (Enel, Eni, ecc.). Per avere successo occorre una partecipazione ampia di tutte le associazioni di base, delle Comunità energetiche presenti sul territorio, le uniche in possesso della sapienza necessaria per dimensionare e collocare gli impianti nei luoghi opportuni, senza deturpare i territori.
PACE. Riecco che la storia torna ad essere abusata sul campo di battaglia, con sullo sfondo le rovine del Donbass e l’aggressione di Putin all’Ucraina. Oggi è il 2 giugno Festa […]
Sergio Mattarella all'Altare della patria
Riecco che la storia torna ad essere abusata sul campo di battaglia, con sullo sfondo le rovine del Donbass e l’aggressione di Putin all’Ucraina. Oggi è il 2 giugno Festa delle Repubblica nella rievocazione della scelta del referendum del 1946. E dopo due anni di pandemia nella quale la sfilata militare, sostanzialmente militare anche quest’anno, era stata giustamente sospesa: eravamo impegnati in ben altra battaglia.
Lo diciamo francamente, non se ne sentiva la necessità.
Non solo per la vocazione di pace di questo paese a lungo riecheggiata nelle parole dell’ex presidente Pertini – «chiudere gli arsenali, aprire i granai» -, ma per il profondo disastro che ci circonda che reclama ben altre urgenze. A partire dalla condizione materiale della società che