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Nessuna esitazione invece su nuove autostrade, estrazione di idrocarburi e plastic tax

 

Le esternazioni dell’assessore regionale al turismo Andrea Corsini - purtroppo supportate dal governatore Stefano Bonaccini - sembrano bocciare la tecnologia sull'eolico a mare a favore delle fossili. Posizioni in contrasto con le dichiarazioni della Regione sull'emergenza climatica e sulla necessità di riconvertire i lavoratori dell'oil and gas

 

Sono sconcertanti, secondo Legambiente, le recenti posizioni prese dall'Assessore regionale Corsini sulla proposta di impianto eolico a largo delle coste di Rimini. Un intervento scomposto e banalizzante, quello letto sulla stampa, da parte di un assessore che non ha delega sul tema ambiente e clima. Nell'intervista apparsa sui giornali si liquida l'eolico offshore - una delle tecnologie mondiali più importanti per combattere il cambiamento climatico - con frasi infondate come quella che "Nel Nord Europa le pale eoliche sono state superate", con una priorità al fossile "In Adriatico abbiamo già le piattaforme petrolifere" o banalizzando il tema del paesaggio, in una riviera continuamente assaltata dal cemento. Purtroppo posizioni sostenute anche dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, in un tweet di risposta sul tema.

Si tratta di posizioni che affrontano un tema delicato e cruciale e che - esternando posizioni di contrarietà a priori - potrebbero mettere in serio pericolo il raggiungimento degli obiettivi climatici per l’Emilia-Romagna e per il Paese. Contrarietà che non si vedono quando si tratta di supportare la ricerca di idrocarburi nei nostri mari o per alimentare la mobilità su auto con nuove autostrade. La Regione Emilia Romagna ha votato la dichiarazione di emergenza climatica a fine 2019 e si è data l'obiettivo di raggiungere il 100% di elettricità da rinnovabili al 2035. Dichiarazioni virtuose ma che, se non sostanziate da scelte concrete subito, rimarranno sulla carta.

«Nei prossimi 20 anni dovrà essere decarbonizzata l'economia italiana e lo stesso dovrà avvenire per il sistema elettrico. L'eolico, a terra e a mare, e il fotovoltaico saranno le due fonti che daranno i contributi principali in questo senso. Dopo l'ostracismo alla plastic tax nello scorso autunno, le critiche alla moratoria all'estrazione degli idrocarburi da suolo e dai fondali marini, il sostegno a nuove strade e autostrade, ora arriva la critica al progetto di eolico off shore che in modo surreale viene tacciato di essere un problema per il paesaggio costiero e il turismo. La Regione Emilia Romagna dimostri coi fatti da che parte vuole stare. E' arrivato il momento di scegliere quale dei due modelli adottare» – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

«L'Assessore rappresenta un Ente che ha votato l'emergenza climatica, ma nello stesso tempo difende il settore del fossile e scrive al Governo per chiedere autostrade. Insomma sembra che le politiche per il lavoro siano solo a favore delle lobby conservatrici e dannose. Al contrario i ragazzi del Fridays for Future di Rimini, con il favore all'eolico mostrano una visione più responsabile e a lungo termine, ben coscienti che è una tecnologia fondamentale per far svoltare le politiche energetiche»- commenta Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna.

«Rispetto al progetto in questione, stiamo monitorando affinchè tutto possa essere progettato al meglio, per migliorare il migliorabile. Ma non ci stiamo a posizioni di netta contrarietà, tra l’altro gravi da parte della politica rispetto al progetto, in quanto stiamo parlando di impianti necessari per fronteggiare l’emergenza climatica» - conclude Massimiliano Ugolini, presidente di Legambiente Valmarecchia.


Legambiente dunque invita al confronto pubblico la Regione e gli altri soggetti interessati al futuro energetico del territorio, che potrà essere effettuato già durante la tappa regionale di Goletta Verde, prevista tra il 17 e 22 luglio.

Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
Via Massimo Gorki, 6 - 40128 Bologna
Tel: 051-241324
Fax: 051-0390796

Ancora una volta il dibattito politico arriva all’appuntamento con l’ennesimo Decreto semplificazioni senza un’idea di cosa si voglia davvero ottenere con interventi che vanno dai cantieri pubblici alle attività d’impresa

 

Semplificare, tagliare i tempi delle procedure e delle valutazioni, qualcosa di buono ne verrà fuori. Ancora una volta il dibattito politico arriva all’appuntamento con l’ennesimo Decreto semplificazioni senza un’idea di cosa si voglia davvero ottenere con interventi che vanno dai cantieri pubblici alle attività d’impresa. Figuriamoci, il nostro Paese soffre una burocrazia incredibilmente invadente.

Una burocrazia con procedure incerte per ogni tipo di intervento, e ad essere oggi più penalizzati sono proprio gli interventi di cui avremmo davvero bisogno. Come quelli per produrre energia pulita o per riqualificare gli edifici in modo da ridurre le bollette delle famiglie, dove invece di trovare le porte spalancate ci si deve affidare a bravi avvocati e pagare tasse e contributi locali. Perfino Macron, che pure non ha un’impronta ambientalista o partecipativa rispetto alle decisioni, si è convinto che in Francia occorra aprire forme di confronto inedite e trasparenti con cittadini, comunità, soggetti portatori di interesse nella direzione di accelerare la transizione energetica. Da noi no, per cui le bozze del decreto viaggiano nei corridoi dei ministeri o in colloqui riservati in video (una novità portata dal Covid).

Alcune proposte che circolano hanno già scatenato polemiche – ad esempio cosa c’entra una sanatoria con le semplificazioni -, altre risultano inutili, altre invece appaiono utilissime se l’obiettivo è realizzare alcune grandi interventi. Qui sta il primo problema, perché se il Governo non ha un’idea di cosa voglia spingere per affrontare la drammatica crisi economica e quali problemi risolvere, poi uno si può anche convincere di cose false. Come il fallimento del codice appalti che ha prodotto lo stop dei bandi di gara. Tante cose possono essere migliorate, ma quella tesi è semplicemente non vera come dimostrano i dati di di Fillea-Cgil.

Nella confusione ci si può perfino far convincere che la priorità energetica sia la realizzazione di nuove centrali a gas, per chiudere quelle a carbone, tanto il futuro appartiene alle rinnovabili. Se queste sono le priorità allora il «modello Genova» per i cantieri e una Valutazione ambientale semplificata vanno benissimo. Ma siamo sicuri che siano questi i cantieri che possono creare lavoro e aiutare le persone a vivere meglio nella propria casa e nel proprio quartiere?

Un’alternativa esiste, ed è quella di puntare ad aprire milioni di cantieri in ogni Comune e su cui costruire l’ossatura della proposta italiana per il green deal da finanziare con risorse europee. Se questa è la direzione di marcia, allora sono tante le semplificazioni che servono ad esempio nei cantieri delle scuole e per l’efficienza energetica fermi malgrado le risorse siano stanziate. Ma sono urgenti anche per risolvere i problemi che incontrano gli impianti da rinnovabili, come la cronaca delle ultime settimane ha confermato in modo emblematico in due vicende dagli evidenti contorni politici.

Il Consiglio dei Ministri ha bocciato, su proposta del Ministro dei beni culturali Franceschini, due progetti di impianti fotovoltaici nel Lazio che si volevano realizzare senza incentivi in aree agricole. Invece sabato con un tweet il Governatore dell’Emilia Bonaccini ha bocciato un impianto eolico offshore proposto ad alcuni chilometri dalla costa di Rimini perché, a detta sua, incompatibile con il turismo e i valori della Romagna. Via social network ha forse voluto anticipare il Ministero dei Beni culturali che fino ad oggi ha bocciato tutti i progetti eolici in mare, perfino alcuni a una tale distanza che risultavano difficili da vedere o uno nel porto di Taranto di fronte all’Ilva.

Per chiarezza, su queste tipologie di impianti si possono avere idee diverse, ma chi è al Governo e sostiene di essere impegnato per fermare la crisi climatica ha il dovere di fissare delle regole semplici per chiarire cosa si può fare e dove, come avviene negli altri Paesi europei dove le rinnovabili crescono davvero. Forse prima di semplificare il Governo dovrebbe chiarirsi le idee, altrimenti il messaggio che arriva al Paese è contraddittorio su un tema strategico e anche, quanto mai in passato, politico.

L’impegno su queste sfide è infatti tra i pochi che vede concordi Pd e 5stelle e alla nascita del secondo Governo Conte si rincorrevano promesse e impegni da parte di Zingaretti e Di Maio. Se in questi mesi le scelte non sono state all’altezza ora c’è un’importante prova d’appello, dove i temi ambientali possono diventare la chiave di rilancio economico del Paese. Passa per il piano che dovrà spiegare come si vogliono impegnare le risorse che l’Europa ha finalmente messo in campo, chiudendo con la stagione dell’austerità. Dobbiamo augurarci che si apra un confronto sulle idee e le priorità, anche sulle semplificazioni, per fare qualcosa di davvero utile al Paese e ai suoi cittadini.

L’autore è vicepresidente di Legambiente

FIAB Faenza - Bici e Ambiente

COMUNICATO STAMPA

RICORSO LEGALE AL MINISTERO CONTRO LE BARRIERE PARAPEDONALI

 

Sabato 27 giugno 2020 l'associazione Fiab Faenza – Bici e Ambiente- e 10 privati hanno depositato ricorso al Ministero dei Trasporti contro l'Unione della Romagna Faentina, affinché vengano rimosse le "barriere parapedonali" poste nella ciclopedonale di viale Marconi e in quella (nuovissima) di via Modigliana, e venga ripristinata la continuità dei percorsi ciclopedonali.

Queste barriere, posizionate a inizio marzo 2020, hanno fin da subito incontrato la netta opposizione della Fiab Faenza, e hanno suscitato molto scontento da parte dei ciclisti urbani: abbiamo denunciato fin da subito che si trattava di ostacoli pericolosi e immotivati, in tratti dove la bici e i pedoni per il Codice della Strada (CDS) hanno la precedenza sulle auto.

Su via Modigliana ben 16 sbarre in poche centinaia di metri poste all'altezza di passaggi carrabili di 4 ville, rendono la ciclopedonale un faticoso percorso ad ostacoli, per chiunque vada e venga da Borgo Tuliero, con bimbi o disabili. Il passaggio viene ristretto ben al di sotto dei 2 metri previsti dalla legge, lasciando poco spazio di manovra alle cargo bike (1,09 metri) ed escludendo automaticamente altre cargo trasporto merci o handbike (per il CDS la larghezza massima del velocipede è di 1,30 metri).

Su via Marconi, 4 sbarre posizionate all'incrocio Stradello Cappuccini, interrompono la ciclopedonale: essendo un percorso molto affollato, si creano spesso assembramenti in attesa che la "strettoia" si disimpegni (in contraddizione con l'obiettivo di dare più spazio ai ciclisti). Per la scomodità dell'ostacolo, molti ciclisti deviano sulla carreggiata (cosa permessa dal CDS essendo una ciclopedonale e non una ciclabile ad uso esclusivo), aumentando però il rischio a cui sono sottoposti.

Lo stesso PUMS adottato dal comune a marzo 2020, sottolinea come "punto debole" che "a Faenza molti percorsi ciclo-pedonali presentano caratteri di discontinuità" (p.70 del PUMS, "Punti di forza e debolezza"). Qual'è quindi la logica? In un contesto di ciclopedonali troppo spezzettate e discontinue, il Comune le spezzetta ulteriormente?

A marzo abbiamo ripetutamente cercato un dialogo col Comune, ma non ci è stata concessa nessuna riunione (on line) dall'Assessore ai Lavori Pubblici e dai dirigenti per rimettere in discussione la scelta delle barriere. Siamo stati invitati unicamente dai tecnici del comune (in pieno e totale lockdown – 16-17 marzo) a uscire dalle nostre case e recarci con cargo bike e carrellini, sulle ciclopedonali in questione, per prendere le "misure" alle nostre cargo. Ovviamente abbiamo rifiutato, essendo una richiesta quanto mai fuori luogo, vista la pandemia in atto, e soprattutto visto che i tecnici dovrebbero conoscere le misure delle bici previste dal CDS.

Supportati da un avvocato esperto in questioni di ciclabilità (avv.Jacopo Michi, Ufficio legale Fiab), abbiamo quindi richiesto accesso agli atti. L'unico provvedimento che ci è stato inoltrato (n.73/2020), è quello relativo all'interruzione del percorso ciclopedonale nell'intersezione tra via Marconi e via Stradello Cappuccini, ma riguarda la sola segnaletica verticale e orizzontale, e NON fa alcun accenno alle barriere.

Non esiste alcun provvedimento neppure in merito alle barriere poste su via Modigliana.

Siamo davvero sconvolti dal fatto che il Comune abbia posizionato degli ostacoli in grado di impattare pesantemente sulla sicurezza degli utenti deboli, senza provvedimenti ad hoc come prevede invece la legge. Se qualcuno dovesse farsi male, il Comune come risponderebbe?

Inoltre, come ben dimostra nell'ampio ricorso il nostro avvocato, il Codice della Strada prevede delle barriere simili (dissuasori della sosta), unicamente per ostacolare la sosta delle auto, o per impedire il passaggio delle auto su un ponte pedonale, ma di certo questo non è il nostro caso.

Il dirigente responsabile ha provato a giustificare questa scelta perché, a suo dire, questi ostacoli sono "ampiamente utilizzati" in non meglio specificate località del "Veneto/Trentino. Una giustificazione quantomeno pressappochista. D'altra parte, se per assurdo in “Veneto/Trentino” dovessero iniziare ad usare i cavalli di frisia per rallentare le biciclette, ciò non implicherebbe – automaticamente – la legittimità del loro uso su tutto il territorio nazionale!

Insieme alla Fiab (associazione che difende i diritti dei ciclisti urbani) hanno presentato ricorso 10 privati cittadini, danneggiati da queste sbarre, alcuni di questi sono genitori di ragazzi disabili, che vengono ostacolati nei loro spostamenti in bici e con cargo bike per disabili, (queste barriere sono vere e proprie barriere architettoniche!); tra i ricorsisti ci sono anche mamme e papà che spesso usano carrellini traino o cargo, nei loro percorsi casa scuola lavoro; queste sbarre impediscono ai genitori di stare a fianco dei bambini in bici e, (soprattutto in via Modigliana), spingono pericolosamente i ciclisti sul lato esterno-non protetto- della ciclopedonale.

Una mamma ha visto il suo figlioletto perdere l'equilibrio (dopo lo slalom tra le sbarre) e finire nella pericolosa strada extraurbana di Via Modigliana: per fortuna in quel momento non passava nessuno!

Come abbiamo già detto più e più volte al Comune, ci sono molte (e più valide) alternative per mettere in sicurezza gli incroci pericolosi: le linee guida regionali, così come i più autorevoli e recenti manuali sulla ciclabilità (Deromedis, 2019), consigliano strisce ciclo-pedonali colorate e rialzate, cuscini berlinesi sulla carreggiata per rallentare auto e/o bande acustiche (leggeri dossi) sulla ciclopedonale per rallentare bici, oppure specchi, segnaletica di avviso incrocio pericoloso....Abbiamo anche proposto per via Stradello Cappuccini, la creazione di un senso unico in entrata da via Marconi.

Da lunedì 29/06/2020 ci aspettiamo che il Comune rimuova le barriere e la segnaletica contestata poiché, ai sensi dell'art. 37 del D.Lgs. n. 285/1992, “la proposizione del ricorso” ha efficacia sospensiva automatica, pena la violazione degli obblighi di ufficio.

Sulla pagina FB "Fiab Faenza" è attiva una raccolta fondi dal basso per sostenere le spese legali.

Fiab Faenza

Contatti stampa: 3333520627

#StopArmiEgitto: fermiamo l’invio di armamenti

https://www.amnesty.it/stoparmiegitto-fermiamo-linvio-di-armamenti/

 Usa, Trump riceve Al-Sisi: "Un grande presidente, ottimo lavoro ...

Chiediamo al Governo di bloccare qualsiasi ipotesi di nuove forniture militari all’Egitto di al-Sisi.

Chiediamo a Deputati e Senatori di pretendere un dibattito aperto e chiaro in Parlamento su questa ipotesi di “contratto armato” (che tocca punti nodali della politica estera e di difesa dell’Italia).

Lo faremo diffondendo messaggiprese di posizioneiniziative di sostegno di molte figure note delle nostre organizzazioni e di tutti coloro che vorranno esprimere il proprio dissenso verso questa ipotesi grave, negativa e contraria alle norme nazionali ed internazionali che regolano l’export di armamenti.

Per sostenere la nostra richiesta puoi mobilitarti sui social network in questi modi:

  • gira un video di 30 secondi esplicitando il dissenso alla vendita di armi all’Egitto e il sostegno alle richieste di Amnesty International, Rete della PaceRete Italiana per il Disarmo. Termina il tuo video dicendo “#StopArmiEgitto” e usa questo hashtag coinvolgere le nostre organizzazioni e fare pressione su esponenti governativi e parlamentari;
  • se non vuoi o puoi realizzare un video puoi scattare una foto con le grafiche della nostra campagna, ancora una volta usando l’hashtag #StopArmiEgitto per collegarti all’azione congiunta;
  • diffondi il materiale informativo sulla situazione dei diritti umani e sul commercio di armi italiane in Egitto creato per questa mobilitazione e che trovi sui siti e sugli account di Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo.

Nella seduta del 24 giugno, il Consiglio Comunale di Faenza ha approvato con il voto favorevole di tutti i gruppi presenti in Consiglio una mozione per sollecitare interventi per favorire la mobilità sostenibile.
Che cos'è la mobilità sostenibile, una definizione

In questa fase dell’emergenza che stiamo vivendo, la necessità di potersi spostare in modo sicuro, in osservanza delle norme di sicurezza e di distanziamento fisico, ha reso centrale il tema della mobilità sostenibile, soprattutto ora che abbiamo ripreso i nostri spostamenti, la nostra socialità.
L’importanza del sostegno alla mobilità sostenibile è evidente anche nel decreto rilancio con un articolo specifico che oltre a prevedere il “bonus bici”, introduce due determinanti novità per la mobilità a pedali: le “corsie ciclabili” e le “case avanzate”.
Le prime sono corsie delimitate da una striscia bianca e contraddistinte dal simbolo della bicicletta, per permettere la circolazione dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli; le seconde sono delle aree di arresto per le biciclette poste in posizione avanzata rispetto agli altri veicoli in modo da permettere di impegnare l’incrocio per primi, con maggiore sicurezza.
A Faenza, la bicicletta è un mezzo che viene già molto utilizzato, tanto che circa il 20% degli spostamenti cittadini, che possono contare su circa 60 km di ciclabili, avvengono con questo mezzo, ma ampliando la rete con corsie ciclabili, quindi con percorsi dedicati e sicuri, con una maggiore connessione tra le varie tratte, si stimolerebbe sempre più un maggiore utilizzo.
Nelle zone urbane della città la maggior parte degli spostamenti è di breve o brevissima distanza e spesso lo spostamento in bicicletta risulta più veloce, più comodo e certamente economico ed ecologico. Per questo riteniamo centrale intervenire per supportare e stimolare l’utilizzo di questo mezzo, non colpendo gli automobilisti, ma offrendo una valida alternativa.
La mozione chiede alla Giunta di attivarsi presso gli uffici comunali per valutare la possibilità e poi procedere alla realizzazione di “corsie ciclabili” e “case avanzate” all’interno del nostro territorio.
Nella realizzazione delle “corsie ciclabili” e nelle intersezioni con piste ciclabili o ciclo/pedonali già esistenti, proponiamo di operare azioni di ricucitura e raccordo, realizzando anche attraversamenti ciclabili.
In modo graduale si dovrà prevedere poi l’installazione, nelle piste esistenti e future, di segnaletica specifica, in particolare segnali di “pericolo” o di “dare la precedenza” in corrispondenza di incroci, e solo in quelli a maggiore pericolosità installare anche barriere fisiche di rallentamento.
Proponiamo infine di realizzare, in via sperimentale in alcune zone della città prevalentemente residenziali, non particolarmente utilizzate per gli spostamenti cittadini o di quartiere e a scarsa densità commerciale, “aree residenziali” con limite dei 30 km orari, segnalate dall’apposita cartellonistica.

 

 

 

Buongiorno,
ci facciamo portavoce di un gruppo informale di persone e associazioni del territorio faentino che hanno deciso di incontrarsi per coordinare un momento pubblico di incontro in occasione del Pride month.

A livello internazionale questa giornata, nata per celebrare l’anniversario dei Moti di Stonewall (28 giugno 1969), e negli anni trasformatasi in eventi e momenti diffusi durante tutto il mese di giugno,vuole celebrare con fierezza l’accettazione sociale e l’auto accettazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer, per essere fieri dell’essere se stessi e parte della comunità, senza vergogna e senza discriminazione. Per definizione è un momento aperto a tutti coloro i quali
condividon o la finalità e il messaggio, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale.

Il momento di incontro informale, consistente in un semplice concentramento di persone, si terrà nella giornata di sabato 27 giugno dalle 19.30 alle 20.30 in piazza della Libertà a Faenza.

Le persone partecipanti dovranno indossare la mascherina a protezione delle vie aeree e potranno sostare solo nei punti indicati sulla pavimentazione della piazza stessa, precedentemente segnati con del gesso. Sottolineiamo infine che sa rà a disposizione degli intervenuti un “microfono aperto” nel caso si vogliano condividere pensieri ed esperienze personali. Infine evidenziamo che non saranno accettati cartelli o scritte contenenti messaggi offensivi nei confronti delle idee e dei pensie ri altrui.

La presente per invitarvi a voler essere presenti a detto incontro e voler aderire all’iniziativa. Nel caso di adesione preghiamo di voler inoltrare una mail all’indirizzo che trovate di seguito, in modo che ne venga data evidenza nella pagina dell’evento che verrà a breve creata su Facebook.
Chiediamo ai rappresentanti di forze politiche di voler essere presenti senza bandiere e simboli di partito.

Ringraziando fin da ora per la gentile collaborazione,

Cordiali saluti.

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William Donati 342 033 0605
Sara De Giovanni 349 524 3696
Niccoló Bosi
Camilla Casadio
Lorenzo Casadio
Alessandra Festa
Filippo Scardovi
Marianna Pirazzini
Vera Malavolti