Quel giorno, alle 10 e 25, nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, viene fatto esplodere causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. È il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra: nell'attentato rimarranno uccise 85 persone, oltre 200 saranno i feriti
Agosto. Il mese delle ferie e del tutto chiuso. Il mese del ritorno dei migranti italiani verso le loro radici. Il mese delle stragi. Quella del treno Italicus del 4 agosto 1974, della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Alle 10 e 25 di quella calda e terribile giornata, nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo contenuto in una valigia abbandonata viene fatto esplodere causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio.
Lo scoppio, violentissimo, provoca il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina investendo anche il treno Ancona-Chiasso, in sosta al primo binario.
È il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra: nell’attentato rimarranno uccise 85 persone, oltre 200 saranno i feriti. La più piccola tra le vittime è Angela Fresu, aveva tre anni e veniva da Montespertoli, sulle colline attorno a Firenze; il più anziano è Antonio Montanari, aveva 86 anni e aspettava l’autobus sul marciapiedi davanti alla stazione.
Leggi tutto: Bologna, 2 agosto 1980: la strage - di Ilaria Romeo
Di seguito riportiamo l’ordine del giorno approvato dal Comitato Direttivo della CGIL, riunitosi oggi 28 luglio 2022:
Il Comitato Direttivo approva la relazione del segretario e le sue conclusioni e assume il dibattito.
Il Comitato Direttivo della Cgil esprime profonda preoccupazione per la condizione di crisi sociale, economica e politica che colpisce il paese e che rischia di acutizzarsi nei prossimi mesi. Il prolungarsi del conflitto in Ucraina e l’assenza di iniziative per affermare il cessate il fuoco e avviare la strada diplomatica e politica verso la pace non può che confermare la condanna netta espressa dalla nostra organizzazione e il rifiuto della corsa verso il riarmo.
Gli effetti economici e sociali che il conflitto sta determinando in Europa e nel nostro paese, stanno mettendo in crisi la debole ripresa determinata dalle conseguenze della pandemia da Coronavirus ancora in corso.
Il primo effetto tangibile è stato l’aumento dell’inflazione che sta spingendo verso l’alto i prezzi, essenzialmente per l’aumento dei beni energetici. Proprio l’energia e il suo approvvigionamento nei prossimi mesi, condizionato dalla dipendenza del gas russo, rischia di determinare l’innesco di un ulteriore peggioramento della condizione economica e sociale.
Gli effetti di questo quadro si scaricano sui salari, già impoveriti, di lavoratori e lavoratrici e sui redditi dei pensionati e delle pensionate. A ciò si aggiunge la condizione di precarietà che rappresenta la radice fondamentale dell’impoverimento salariale, oltre che della condizione di arretramento di diritti e tutele e la bassa crescita di nuovi posti di lavoro di qualità. Inoltre va sottolineato anche l’aumento della povertà assoluta che ha raggiunto quasi il 10% della popolazione.
E’ in questo quadro difficile e complesso, che si colloca la crisi politica del Governo e le dimissioni del Presidente del Consiglio, con l’indizione delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, crisi che non risponde alle necessità e ai bisogni delle persone in questa fase e di cui abbiamo preso atto.
Questa condizione che sta ridisegnando la geografia politica del nostro paese e che rende esplicita la profonda crisi delle istituzioni non può che preoccupare la nostra organizzazione, che ha bisogno di avere un Governo e un Parlamento nel pieno delle loro funzioni per esercitare il proprio ruolo di rappresentanza generale.
La Cgil giudica i Governi dal merito, dalle misure che assumono dalle risposte che offrono, ciò non significa affermare indifferenza ma esercitare il nostro ruolo di sindacato generale e confederale con autonomia nel modo più efficace per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone che rappresentiamo. In questa fase difficile e straordinaria, la nostra organizzazione, allo stesso tempo, non può che confermare le proprie radici, il suo saldo ancoraggio ai valori costituzionali e alla loro difesa compreso il contrasto alle idee e ai programmi razzisti e xenofobi, riaffermare la centralità del lavoro e della giustizia sociale, quale strumento di emancipazione della condizione delle persone e l’affermazione di una visione alternativa di società, di trasformazione sociale che si fonda sui diritti nel lavoro, sui diritti civili e sull’inclusione, su uno stato sociale forte che contrasti le disuguaglianze economiche e sociali, su un fisco progressivo che abbia funzione redistributiva, su un modello di sviluppo che si fondi sulla cura delle persone e dell’ambiente e non privilegi il profitto e l’incuria.
Per queste ragioni il CD afferma l’urgenza di risposte concrete e tangibili all’impoverimento di salari e pensioni, alla svalorizzazione del lavoro e alla necessità di creare nuova occupazione di qualità, all’accesso universale ai diritti di cittadinanza, sanità e istruzione, alle crisi industriali in atto e alle sfide del cambiamento e della crisi climatica e della riconversione verde e alla trasformazione digitale. Il confronto con il Governo, attualmente in carica per gli affari correnti, e le prime risposte che sono state offerte nell’incontro del 27 luglio scorso vanno nella direzione giusta. E’ necessario superare la logica dei bonus e intervenire con robuste misure che abbiamo la potenzialità a divenire strutturali, oltre alla necessità di integrare le risorse disponibili con un intervento aggiuntivo sugli extra profitti.
Allo stesso tempo il nostro giudizio verrà definito solo alla luce delle risorse che saranno messe in campo e alla capacità degli strumenti di tutelare tutte le condizioni e le tipologie di lavoratori. Queste prime misure non esauriscono le risposte alla complessità della crisi sociale. Per queste ragioni è necessario intensificare le iniziative a sostegno delle cinque azioni prioritarie: aumentare i salari e riformare il fisco, stop alla precarietà e riduzione degli orari di lavoro, il filo della legalità e la sicurezza sul lavoro, nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità e istruzione e non autosufficienza, politiche di sviluppo e nuovo intervento pubblico.
Sono le cinque grandi vertenze che accompagneranno l’iniziativa della nostra organizzazione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Su queste basi occorre accelerare la definizione delle nostre proposte per la prossima legge di bilancio da rendere pubbliche e sulle quali costruire iniziativa. In questa direzione, il Comitato Direttivo impegna - nel mese di settembre- le strutture territoriali confederali e di categoria a convocare assemblee nei luoghi di lavoro e assemblee ed iniziative nei territori e dà mandato alla segreteria nazionale di organizzare una assemblea nazionale dei delegati e delle delegate all’aperto e degli attivisti e attiviste Spi e mettere in campo una iniziativa pubblica sul Piano per la giusta transizione e per la riconversione verde ed una iniziativa pubblica sul Mezzogiorno.
Inoltre dà mandato alla Segreteria Nazionale di organizzare nei giorni 8 e 9 ottobre, ad un anno dall’attacco squadrista e fascista alla sede della CGIL, una manifestazione nazionale finalizzata a dare continuità alle ragioni delle iniziative di mobilitazione messe in campo a partire dallo sciopero generale dello scorso 16 dicembre e alla manifestazione del 18 giugno scorso, per affermare i contenuti delle piattaforme unitarie e delle vertenze sopra indicate. In quelle stesse giornate il Comitato Direttivo impegna le strutture a definire iniziative territoriali diffuse - tenendo aperte le Camere del lavoro- e impegna la segreteria nazionale ad organizzare una iniziativa internazionale, finalizzata a ribadire i valori costitutivi dell’Unione europea e il valore della nostra Carta costituzionale nata dalla lotta di resistenza che ha sconfitto fascismo e nazismo, insieme alla rete delle organizzazioni sindacali europee e mondiali e le associazioni che hanno sostenuto la manifestazione di Cgil Cisl e Uil di Piazza San Giovanni del 16 ottobre 2021, anche al fine di costruire una grande rete democratica e antifascista, europea e mondiale fondata sul lavoro.
Un appello, a cui chiedono altre adesioni, per approfondire, in primo luogo con iscritti, delegati sindacali, rappresentanti di associazioni sociali e ambientali, percorsi concreti per far avanzare la transizione ecologica.
Le pesanti emergenze che stiamo attraversando, ambientali, climatiche, energetiche, sociali - solo amplificate dal drammatico conflitto russo-ucraino – rendono necessario cambiare strategie, politiche, amministrative, gestionali, per cominciare a modificare il modo di produrre, di consumare, di abitare, di muoversi... quello che viene definito transizione ecologica.
Una locuzione abusata, formalmente condivisa da (quasi) tutti, ma non tutti intendono la stessa cosa e agiscono coerentemente.
L'attuale confronto, in Europa e in Italia, sulla necessità di affrancarsi dagli approvvigionamenti di Gas dalla Russia non dovrebbe prevedere semplicemente la sostituzione con altri fornitori egualmente problematici, né programmare grandi investimenti (nuovi gasdotti, nuovi rigassificatori, ecc.) che, oltre a dare scarsi risultati - e solo fra qualche tempo - ipotecherebbero per decenni il vecchio sistema energetico fossile.
Uno dei fondamenti della transizione è accelerare l'uscita dalle fonti fossili, pertanto, al di là di quanto serve per affrontare la situazione immediata, tutti i progetti e le risorse debbono essere concentrati sullo sviluppo di tutte le fonti rinnovabili, sul risparmio e l'efficientamento energetico.
Nel sindacato, o almeno in qualche parte, pur con contraddizioni, questa riflessione comincia ad avviarsi. Il concetto di “giusta transizione” (quindi non solo ambientale ed energetica, ma anche sociale) è determinante e deve essere assunto coerentemente da tutti, dal sindacato, come dal variegato mondo ambientalista e della società civile (non privi anch'essi di contraddizioni).
Il Congresso della Cgil - nonostante il rinvio per effetto della crisi di Governo e della prossima campagna elettorale - potrebbe essere una scadenza importante per definire un ruolo più significativo del sindacato su tali questioni. Naturalmente, il Congresso della Cgil, coinvolge i propri iscritti, ma anche, per l'importante scelta dell'ultima conferenza di organizzazione, di aprirsi ad una nuova interlocuzione con l'associazionismo e la società civile, può coinvolgere anche altri soggetti esterni.
Senza entrare nel merito delle tecnicità del congresso Cgil e poi della specificità della campagna elettorale, intendiamo comunque utilizzare le prossime scadenze per approfondire, in primo luogo con iscritti, delegati sindacali, rappresentanti di associazioni sociali e ambientali, percorsi concreti per far avanzare la transizione ecologica.
Assieme alle possibili iniziative per opporsi a scelte sbagliate dei decisori politici, ai vari livelli, è necessario sensibilizzazione l'opinione pubblica, gli amministratori, le associazioni economiche e produttive, le aziende, i sindacati, le associazioni sociali, dei consumatori, ecc. fino ad arrivare ai singoli cittadini... affinché ognuno cominci a mettere in atto tutte le azioni concrete che possono essere nelle proprie disponibilità.
Un ruolo fondamentale deve essere svolto da tutte le filiere dei sistemi produttivi, quindi dalle imprese, a partire da quelle più innovative, dalle loro associazioni, dai sindacati, dai loro delegati, con il coinvolgimento di tutti i lavoratori.
La trasformazione del modello energetico e produttivo, non si fa senza la loro conoscenza delle situazioni concrete (alla quale si possono affiancare competenze tecniche più specialistiche).
Anche solo partire da iniziative diffuse per generalizzare le diagnosi e l'efficientamento energetico nei cicli produttivi; la possibilità di utilizzare più fonti rinnovabili; sperimentare le Comunità Energetiche, ecc.; può fornire indicazioni per intervenire, sui cicli attuali, sulle materie prime, sulla logistica, sugli scarti, sui rifiuti, sull'economia circolare, ecc., ripensando i cicli di vita e tipologia dei prodotti e dei servizi, oltre che sul consumo di suolo e nella organizzazione delle città.
Ravenna 28 luglio 2022
Primi firmatari di militanti sindacali Cgil (che invitano altri/e ad aderire):
Nome, Cognome e Categoria
Andrea Marchetti, Spi; Bruno Donati Fp; Caterina Marchetti, Filcams; Enea Melandri, Filcams; Fabiana Zanzi, Fiom; Germano Zanzi, Spi; Giancarlo Lugli. Spi; Giuliana Liverani, Flc; Ivan Foschini, Fiom; Liliana Salvo, Flc: Marco Taroni, Flc; Riccardo Rosetti, Flai; Renata Marconi. Spi; Romano Bellenghi, Spi; Vittorio Bardi, Spi
L’accoglienza verso stranieri, migranti e richiedenti asilo non è solo doverosa, è possibile; e può contribuire allo sviluppo di territori che sembravano ormai desertificati, dando vita a una convivenza pacifica tra residenti e nuovi arrivati
Mentre si celebra il processo di appello contro Mimmo Lucano e altri ex amministratori del Comune di Riace, in quello stesso territorio le strategie dell’accoglienza, che l’azione giudiziaria avrebbe voluto stroncare, continuano. Tra enormi difficoltà, resistenze burocratiche, spese ingenti per provvedere a tutto (dalle primarie necessità ai corsi di formazione). Oltre quaranta persone già sono state accolte e altre sono attese: profughi afghani, nigeriani, eritrei e di altre nazionalità.
È un segnale di grande importanza: l’accoglienza verso stranieri, migranti e richiedenti asilo non è solo doverosa, è possibile; e può contribuire allo sviluppo di territori che sembravano ormai desertificati, dando vita a una convivenza pacifica tra residenti e nuovi arrivati. Lo scorso autunno dopo l’abnorme condanna inflitta in primo grado a Mimmo Lucano e ai suoi collaboratori, si sviluppò un forte movimento di solidarietà nei suoi confronti e nei confronti di quanto era stato costruito a Riace. Perché quel modello, il Modello Riace, appunto, animò non solo quella cittadina, ma tutti coloro, anche fuori dall’Italia, che vedevano in quel piccolo centro la possibilità concreta di un mondo in cui le frontiere non avrebbero dovuto costituire un ostacolo insormontabile e una linea di discriminazione ed esclusione. E non è forse questo uno degli obiettivi dell’azione politica? Rendere possibile la convivenza tra uomini e donne, bambini e vecchi, anche quando la Storia, fino a quel momento, imponeva loro un destino diverso?
A seguito di quella mobilitazione collettiva venne promossa una sottoscrizione a livello nazionale che diede ottimi risultati: migliaia e migliaia di persone, dall’Italia e dall’estero parteciparono con contributi piccoli e grandi. Ma la destinazione di quel denaro è, in prima istanza, vincolata al pagamento dell’enorme sanzione pecuniaria inflitta agli imputati. Si attende, pertanto, la sentenza di secondo grado. Nel frattempo, per assicurare continuità al “Modello Riace” e per sostenere le attività di accoglienza già in atto occorrono molte risorse, anche economiche. Servono fondi per la sistemazione degli alloggi, le vettovaglie, le attività di inserimento socioculturale che erano state brutalmente interrotte. Servono risorse ora, subito, nell’immediato. Per questo abbiamo promosso una nuova raccolta finalizzata al pagamento delle spese che richiede l’importante attività di accoglienza e integrazione in corso.
Vi chiediamo di dare il vostro contributo, piccolo o grande che sia, inviando un bonifico a:
A Buon Diritto Onlus
Banco di Sardegna
IT73H0101503200000070779827
causale “Per Mimmo”
A Palazzo Chigi nuovo incontro tra governo (dimissionario) e sindacati per fronteggiare il caro energia e aiutare chi sta pagando il prezzo di questa crisi, a cominciare dai redditi più bassi
Gli uni di fronte agli altri. Da una parte i sindacati, dall’altro il governo. In mezzo un’emergenza sociale tutta da risolvere. Appuntamento questa mattina a Palazzo Chigi - quindici giorni dopo l’incontro del 12 luglio - dove il premier Draghi incontra Cgil, Cisl e Uil che chiedono risposte immediate per tamponare la crisi energetica e la pesante ricaduta che le bollette hanno sulle famiglie.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, insieme al ministro dell'Economia Daniele Franco, ha presentato ieri in Consiglio dei ministri la relazione da inviare al Parlamento, per chiedere “l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento per un importo complessivamente pari a 14,3 miliardi di euro nel 2022" pur "confermando i saldi programmatici indicati nel Documento di economia e finanza 2022 e il livello del debito pubblico". Il decreto deve essere approvato "senza indugio" per contrastare la crescita dell'inflazione in vista di una stagione autunnale che "si attende molto complessa", come ha rilevato il premier incontrando le associazioni datoriali del comparto agricolo e dell'artigianato prima della seduta.
Il nuovo decreto prevederà prima di tutto l'abbattimento degli oneri di sistema sull'elettricità e sul gas. Possibile anche la conferma del bonus da 200 euro per chi ha redditi inferiori ai 35 mila euro. Alcune forze politiche chiedono il taglio dell'Iva su pane, latte, pasta, riso, frutta e verdura, ma la proposta solleva dubbi e potrebbe non entrare nel provvedimento. Il cantiere del decreto è comunque ancora tutto aperto e le parti sociali vogliono contribuire a trasformarlo in uno strumento che dia risposte immediate ai problemi delle persone.
Qualche giorno fa il segretario della Cgil Maurizio Landini, in un’intervista al Tg3, lo ha detto esplicitamente: “Il governo che è ancora in carica fino a nuove elezioni deve fare un decreto che, a partire dai redditi più bassi, pensionati e lavoratori dipendenti, gli metta in tasca dei soldi perché devono pagare le bollette, devono fare la spesa, devono vivere, perché altrimenti non ce la fanno. È possibile e va assolutamente fatto”.
Il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, in un’intervista al quotidiano La Stampa, boccia sia l'idea di riproporre un bonus da 200 sia la proposta di ridurre l'Iva su un paniere di beni di largo consumo. "Siamo sempre più convinti - spiega - che serva dare risposte immediate a lavoratrici, lavoratori e pensionati per permettere loro di recuperare potere d'acquisto”. Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, si siederà al tavolo con un obiettivo: “Individuare e condividere le misure di sostegno a lavoro, pensioni e famiglie da inserire nel nuovo decreto”.