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 Il sindaco Malpezzi non risponde alle interpellanze delle opposizioni in Consiglio comunale e preferisce indire una conferenza stampa,

senza peraltro rispondere a dubbi e interrogativi che tanti faentini si stanno ponendo.

C’è un nuovo modo di fare politica a Faenza da parte del sindaco Giovanni Malpezzi. Quello di sottrarsi al confronto in Consiglio comunale, non rispondendo alle interpellanze presentate da L’Altra Faenza e dal M5S sull’Arena Borghesi perché avevano “contenuti alquanto tecnici” e demandando agli uffici competenti una “puntuale risposta scritta”. Salvo poi indire pochi giorni dopo una conferenza stampa a sorpresa per trattare gli stessi temi, senza contraddittorio e – viene da pensare – per mandare un messaggio rassicurante agli attori di questa ingarbugliata vicenda.

Un comportantamento, questo, che ci sorprende e ci lascia sconcertati. Consideriamo non corretto, da un punto di vista giuridico/istituzionale, convocare una conferenza stampa per rispondere a interpellanze presentate al Consiglio comunale.

Inoltre, su un tema così caro alla città come l’Arena Borghesi, per il quale si sono mossi cittadini e associazioni, il sindaco Malpezzi non può permettersi di parlare di “manipolazione da parte delle opposizioni”. Così facendo manca di rispetto a tutti i soggetti che hanno raccolto le migliaia firme in calce alla petizione (tutt’ora in corso).

Se come forza di opposizione non possiamo che prendere atto di un atteggiamento della Giunta assolutamente autoreferenziale non collaborativo che dura ormai da troppo tempo, non transigiamo invece su un’operazione che – in mancanza di risposte convincenti nella sede deputata – appare infarcita di scorrettezze amministrative e possibile causa del deturpamento di un luogo storico che tutti i faentini amano.

Un fatto è dire che sull’Arena esiste “il vincolo della prevalente funzione pubblica per attività culturali cinematografiche all’aperto” – lo sappiamo da tempo, vorremo vedere il contrario! – altra cosa è chiarire come, e con quale forma, l’Amministrazione comunale verrebbe in possesso della struttura: con diritto di proprietà, come donazione, “girata” come qualcuno ha affermato?

Non ci risulta sia scritto sul RUE, né tanto meno nel disciplinare d’asta.

Certo, esiste l'accordo di programma tra AUSL e Amministrazione del 2013 (che apprendiamo essere ancora valido): esso prevede all'art. 3 ...”cessione, gratuita... da parte di AUSL ed in favore del Comune di Faenza degli immobili di cui rispettivamente alle lettere a) (Arena) e b) (ex officina), ma se l’AUSL mette tutto all'asta siamo sicuri che chi compra è tenuto a mantenere quest'impegno? A meno che si sia già sicuri di chi lo compra (Conad?) e che questo soggetto abbia fornito le opportune garanzie (a fronte dei vantaggi che gliene possono derivare).

E qui torniamo alle nostre dieci domande poste in Consiglio comunale e che sono ancora in attesa di riscontro. Continuiamo a insistere, chiedendo all'Amministrazione di rispondere presto, certamente prima che scadano i tempi per l'asta pubblica, evitando di incorrere in omissione di atti politici dovuti. Tutto questo perché è necessaria la massima trasparenza per rispondere al dubbio, diffuso in città, che in questa vicenda, in corso ormai da anni, siano stati “aggiustati” tutti i percorsi burocratici per arrivare ad una conclusione già stabilita.

In ogni caso noi, come i cittadini che hanno firmato la petizione e assieme alle Associazioni che si sono spese con forza in questi anni, riteniamo che lasciar cementare un quinto dell'area dell'Arena per allargare un supermercato, in cambio degli interventi sui restauri necessari, non sia un buon affare. E' possibile trovare altre strade (con fondi pubblici, privati, sgravi fiscali) che consentano il restauro e non sacrifichino l'identità di quel luogo. Ma per percorrere questa strada occorrerebbe mettere in campo confronti costruttivi tra maggioranza, opposizioni, cittadinanza e associazioni. Cosa che finora questa Giunta ha dimostrato di non volere per ragioni a noi sconosciute.

Faenza, 3 maggio 2017

 

 

L’Altra Faenza

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

Faenza, 3 maggio 2017

 

L’INVASIONE DEL CEMENTO SULL’ARENA BORGHESI:

uno sfregio al paesaggio e una “tomba” dell’urbanistica

 

Nella conferenza stampa del 2 maggio l’Amministrazione Comunale non va oltre le solite dichiarazioni sul mantenimento della funzione pubblica del cinema e degli edifici vincolati.

 

Temi ovviamente condivisibili, ma le critiche di Italia Nostra e Legambiente riguardano l’ampliamento del supermercato implicito nell’Accordo di Programma del Comune.

 

L’espansione produrrebbe alcuni effetti oggettivi che l’Amministrazione Comunale però “non vede” :

  1. - la riduzione di un quinto della superficie dell’Arena,

  2. - la cancellazione dello spazio alberato

  3. - l’allargamento di un errore urbanistico con un edificio incongruo e fuori contesto

  4. (come definito dal PRG 1996).

Fatti che causano :

  1. - lo sfregio di un paesaggio storico fatto di mattoni e di alberi che determina l’identità dell’Arena Borghesi;

  2. - la negazione del valore urbanistico di un “teatro tra gli alberi” come modello di relazione col contesto del Viale Stradone.

 

Questo Accordo di programma rinnega il recente strumento urbanistico del RUE che ha tra i suoi obiettivi la qualità paesaggistica e identitaria.

Il solo vincolo della conservazione architettonica sugli edifici, dichiarato dal Comune, non equivale alla tutela paesaggistica dell’Arena Borghesi: la sua identità si tutela mantenendo l’integrità del luogo nel suo complesso.

 

L’invasione del cemento sull’Arena Borghesi rappresenta una sconfitta per la cultura del paesaggio ed è una “tomba” dell’urbanistica.

 

È dal 2011 che Associazioni e moltissimi cittadini sostengono l’obiettivo di conservare l’Arena Borghesi nella sua integrità; Italia Nostra e Legambiente rigettano pertanto le accuse di “speculazioni politiche” riportate sulla stampa.

 

Distinti saluti

Marcella Vitali                                Massimo Sangiorgi

Presidente                                         Presidente

Italia Nostra Faenza                          Circolo Legambiente Lamone Faenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(nel dossier - link in fondo - vengono citati 3 casi di consumo di suolo anche in provincia di Ravenna, casualmente, 2 coinvolgono  progetti di Conad)

“Troppe le aree a rischio cementificazione in Emilia Romagna. Sono necessari vincoli certi al consumo di nuovo suolo.”


Molti gli esempi di urbanizzazione “dimenticati” dalla nuova legge regionale.

Serve un impegno dal basso per leggi che tutelino veramente la campagna.

Troppe le aree verdi nella nostra regione che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi. Questa la fotografia del Dossier pubblicato oggi da Legambiente Emilia Romagna. Un documento che raccoglie molti casi emblematici, che vedono terreni vergini in procinto di essere urbanizzati o sotto minaccia di esserlo in breve tempo.

Infrastrutture per la mobilità, insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, molti centri commerciali: sono queste le tipologie tipiche del consumo di suolo di questi anni.

Casistiche che in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.

Si va dal polo logistico di Piacenza che occuperebbe 1 milione di mq di suolo agricolo, ai progetti autostradali e al potenziamento dell'Aeroporto di Parma, passando per i grandi centri commerciali - presenti praticamente ovunque – per finire con le strutture turistiche che si vorrebbe realizzare in pieno Parco del Delta del Po.

A questi interventi tematici si sommano le tante aree residenziali pianificate dai Comuni in aree agricole di pregio che potrebbero essere realizzate nei prossimi 5-6 anni.

Non mancano poi interventi che scambiano cemento per nuovo cemento: allo scopo di realizzare complessi di utilità pubblica (è il caso di Fiorano Modenese) o interventi privata (è il caso della ristrutturazione dello Stadio Dall'Ara di Bologna, che si sosterrebbe con la "valorizzazione" di aree vicine). Oppure con le numerose opere di “compensazione” alle nuovr autostrade, costituite quasi sempre da altre strade di servizio.

Dopo l'ubriacatura immobiliare dei decenni pre-crisi, quindi, i tassi di consumo di suolo sono sì calati, ma non sono cambiate le logiche di fondo: lo dimostra il fatto che i Comuni continuano a facilitare qualsiasi nuovo progetto e a variare le destinazioni d’uso di aree, a seconda dei progetti che arrivano sul tavolo.

Purtroppo – sottolinea Legambiente - la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”.

Tra il 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione è più che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna “consumata” e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre 2 milioni di persone. Il territorio vergine è un bene ormai in via di esaurimento e ogni ulteriore consumo di suolo costituisce quindi una sottrazione al benessere delle generazioni che verranno, indipendentemente dalla velocità con cui avviene.

Legambiente sollecita quindi la consapevolezza e l'impegno di tutti i cittadini per chiedere alle amministrazioni, dal livello comunale a quello europeo, di fermare l'emorragia di consumo di suolo.

In questa direzione è d’esempio l’importante lavoro fatto dai cittadini di Reggio Emilia che lo scorso gennaio hanno presentato la "Mozione di iniziativa popolare per l’area di trasformazione ANS2-2b San Pellegrino Ti2-19-via Luxemburg (1° variante al POC 2013-2018.che mette in evidenza come l’area, attualmente inedificata, ricada all’interno dei cosiddetti cunei verdi, ovvero aree di protezione ecologica con funzione biologica che erano previsti nel Progetto preliminare di riordino urbanistico-ecologico. Lo studio preliminare al Piano regolatore comunale (PRG) indicava infatti come critica la situazione di saturazione edilizia nella parte sud della città. Tale studio è evidentemente rimasto sulla carta, alla luce di questo progetto edificatorio.

Proprio in quest’ottica – conclude Legambiente – stiamo lavorando per la mobilitazione tutti i cittadini della nostra regione, sia attraverso azioni di contrasto alla bozza di nuova legge urbanistica regionale, sia attraverso la firma della petizione “Salva il suolo”, per chiedere una direttiva europea che ponga un freno allo sfruttamento del territorio.”

A questo link il Dossier. contenente la descrizione delle principali aree minacciate dal cemento in Emilia-Romagna.

 

Italia Nostra e il Circolo Legambiente Lamone di Faenza, hanno avviato questa mattina la raccolta di firme su una petizione popolare dal titolo "NO all’invasione del cemento sulla storica Arena Borghesi di Faenza" (modulo integrale allegato).

La petizione insiste sulla necessità che sia scongiurato un intervento di edilizia per l'ampliamento del supermercato situato a lato dell'Arena Borghesi, che andrebbe a cancellare l’intero spazio alberato (come si vede sullo sfondo della foto); un consumo di paesaggio che produrrebbe disgregazione fisica, alterazione identitaria del luogo e delle sue relazioni col contesto del Viale Stradone;

e chiede al Sindaco di Faenza:

-        di conservare l’integrità dell’intero complesso dell’Arena Borghesi, un paesaggio identitario storico in cui gli alberi formano lo spazio e il carattere del luogo,

-        di avviare la procedura per il riconoscimento dell’Arena Borghesi come Bene Culturale che permetterebbe di coinvolgere la collettività in un progetto di restauro conservativo del luogo; un progetto non solo tecnico ma di promozione della cultura del paesaggio e del senso di appartenenza alla comunità.

Sulla vicenda dell'Arena Borghesi si è avuta recentemente notizia dell'indizione dell'asta di vendita da parte della AUSL (proprietaria dell'area), che presenta molti lati oscuri, sui quali abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere, chiarimenti all'Amministrazione Comunale e alla Ausl.

Chiediamo ai cittadini, alle associazioni, alle forze politiche e sociali, di informarsi su questa lunga e intricata vicenda e, se condividono le nostre preoccupazioni, di sottoscrivere e far sottoscrivere la petizione.

Petizione che potrà essere firmata ai banchetti in diverse occasioni pubbliche e anche on-line sul sito Change . org  PUOI FIRMARE QUI

Faenza 22 aprile 2017

Questo è un appello urgente per la pace. Un appello alla civiltà suprema del dialogo, della sua umanità, della sua intelligenza. Leggiamo e apprendiamo di bombe, di grandi eventi nucleari, di raid preventivi. Un irresponsabile e impressionante gioco alla guerra che deve essere subito fermato. Chiediamo con forza alle Istituzioni internazionali, ai Governi del mondo che si metta a tacere l'assurdo di queste intenzioni che porterebbero a effetti disastrosi e di morte già tragicamente vissuti. Facciamo appello alle cittadine e ai cittadini affinché si mobilitino per diffondere il piu' possibile voci e iniziative di pace, anche in nome della nostra Costituzione che sempre ci ricorda che "l'Italia ripudia la guerra".

 

Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI

Francesca Chiavacci – Presidente Nazionale ARCI

Susanna Camusso – Segretario generale CGIL

Annamaria Furlan – Segretario generale CISL

Carmelo Barbagallo – Segretario generale UIL

Roberto Rossini – Presidente Nazionale ACLI

 

Roma, 15 aprile 2017

Pubblichiamo il comunicato integrale della conferenza stampa di oggi 18 aprile

La prima notizia che vogliamo dare, sulla vicenda dell'Arena Borghesi, è l'invio di un dossier, agli organi competenti, ossia alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini; all'Assessore all’Urbanistica della Regione Emilia Romagna; al Presidente della Provincia di Ravenna, per motivare la necessità di una tutela paesaggistica dell'intero complesso dell'Arena Borghesi.

Nel dossier vengono dettagliatamente illustrate le ragioni per questa richiesta di tutela di un paesaggio identitario storico, in cui gli alberi strutturano spazio e relazioni, contribuiscono a formare il carattere estetico del luogo. Gli alberi del Viale Stradone e quelli dell’Arena sono componenti essenziali di un paesaggio storico unitario.

Nel merito dell’intervento di trasformazione dell’Arena Borghesi previsto dall’Accordo di Programma del RUE 2015 si evidenzia:

  • Gli alberi nell’Arena Borghesi non sono una presenza casuale: occupano un ampio spazio di oltre 300 mq., un quinto della superficie dell’Arena (non un angolino marginale), determinano la forma e il carattere di un paesaggio vissuto;

  • Col progetto che esce dall’accordo tra Comune-Asl-Conad, questo spazio verrebbe cementificato, alterando l’identità dell’Arena;

  • In un’Arena compressa, dall’invasione della nuova cubatura del supermercato, la platea sarebbe affiancata da una striscia di terra residuale, appena utile per allineare qualche alberello a ridosso della parete e di coprire il cemento con piante rampicanti;

  • Si tratta di un intervento che nonqualifica da un punto di vista urbanistico un’intera area…”, come detto dall’Assessore Isola. È invece un intervento di anti urbanistica che allarga l’errore del PRG 80 che permise di costruire una struttura incongrua rispetto al tessuto storico del Viale Stradone (così classificata dallo stesso PRG del 96).

Non è da oggi che ci occupiamo della vicenda.

Nel 2011 le associazioni ambientaliste raccolsero, in poco tempo, più di un migliaio di firme su una petizione per la tutela dell'Arena.

Ci si è opposti al RUE del 2015 che contiene un Accordo di Programma che rende possibile un “intervento edilizio diretto” di ampliamento del vicino supermercato, realizzato nel 1981, previa alienazione di un’area dell’Arena Borghesi.

Nel settembre del 2016, nell'anniversario dei 200 anni del Viale Stradone, venne organizzata l'installazione “Red Carpet”, un unico tappeto visivo che univa l'Arena Borghesi con lo Stradone, fino al Fontanone, per segnare la continuità di questo paesaggio storico vissuto, un “teatro civico” da riscoprire e tutelare.

Da ultimo, nel periodo tra il 22 dicembre 2016 e il 22 gennaio 2017, quando Il Comune di Faenza ha riaperto la fase delle osservazioni al RUE 2015, Italia Nostra e Legambiente hanno presentato una osservazione al RUE (allegata), con la quale chiedono l’annullamento dell’Accordo di Programma sopra citato, alla quale non c'è stata alcuna risposta.

Quindi questa è l'ultima azione, in ordine di tempo, per la salvaguardia integrale dell'intero complesso dell'Arena Borghesi, non escludendo il ricorso ad altri strumenti amministrativi e legali che si rendessero utili e necessari.

Nell'immediato stiamo valutando l'opportunità di avviare la sottoscrizione di una petizione popolare al Sindaco di Faenza e a questo fine chiediamo la disponibilità ad associazioni, comitati, singoli cittadini interessati a ritrovarci Venerdì 21 aprile alla Sala Malmerendi nel corso della serata sulla Mobilità Sostenibile, per valutare l'utilizzo di tale strumento.

Sulla notizia dell'asta pubblica per la vendita dell'Arena Borghesi da parte dell'AUSL, abbiamo già sollevato dubbi e domande alle quali non abbiamo avuto risposte convincenti.

I silenzi e le risposte evasive ricevute, con i dati che abbiamo a disposizione, ci inducono a riproporle agli organi competenti, ma chiediamo anche aiuto, ai mezzi di informazione e a chi può avere altri elementi, per potere approfondire tutte le questioni collegate.

Abbiamo chiesto:

"Come è possibile che l’AUSL metta all'asta l’Arena Borghesi, in presenza di un accordo di programma del 2013 che prevede la cessione dell’Arena al Comune a fronte della concessione all'uso di aule presso i Salesiani da parte dell’AUSL?

Da diverse parti si sostiene che tale accordo, che aveva validità decennale, è stato superato, non è chiaro perché e da che cosa, visto che non si è a conoscenza di atti pubblici del Consiglio Comunale, o di altri enti, che lo confermino.


Come mai l'assessore Isola dà per scontato che l'Arena diventerà di proprietà del Comune, in presenza di un'asta pubblica nella quale non è possibile sapere chi se l'aggiudicherà?
E' ovviamente noto a tutti l'interesse della Conad ad acquisire una parte rilevante, un quinto dell'intera superficie dell'Arena, per allargare il supermercato, è quindi prevedibile che parteciperà all'asta, ma essendo appunto un'asta pubblica (e non già “dedicata”) cosa succederebbe se dovesse vincere un altro compratore?


E’ vero che nel disciplinare d’asta c’è una clausola dove
“L’AUSL della Romagna si riserva comunque il diritto di sospendere, indire nuovamente o non aggiudicare l’asta, per motivi di utilità dell’Azienda e comunque a suo insindacabile giudizio…” ma non può che essere una formula di routine e non certo un pregiudizio verso qualche possibile acquirente che ne abbia i requisiti.

La questione del passaggio della proprietà al Comune di Faenza è piuttosto oscura, nel disciplinare d'asta non ve ne è traccia, quindi a parte possibili mecenati - che sarebbero naturalmente benvenuti – come fa l'Assessore Isola ad essere così certo?

A meno ché non si dia per scontato che certamente l'Arena sarà comprata da Conad e ci sia già un accordo in questo senso, ma quale sarebbe l'atto pubblico che lo prevede?

A proposito di dubbi sull'intera vicenda, che coinvolge Comune, AUSL, Conad, può essere verosimile un collegamento (per quanto ipotetico) con altre questioni oggetto di discussione pubblica di questo periodo?

Ad esempio:

la collocazione della Casa della Salute nell' immobile del Conad Filanda, è fonte, di nuovo in questi giorni, di tante lamentele e proteste; il gruppo Conad è stato casualmente beneficiario di questa scelta, per la quale riceve dal pubblico un significativo affitto, per locali che erano progettati per altri scopi;oggi un altro supermercato Conad potrebbe comprare dall'AUSL l'Arena e utilizzarne una parte significativa per allargarsi.

Potrebbe giustificarsi così una eventuale propensione al mecenatismo, da parte di Conad?