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Conosco l’immobile, lo frequentavo da bambina: era il Forno di Sant’Ippolito gestito dai genitori di una mia compagna di classe. Oggi ampie vetrine, curate nei particolari, coi colori che accompagnano la primavera. Oggetti da collezione che hanno attraversato il tempo, portabiti in ordine a seconda del genere di capo, due punti sono dedicati agli accessori, un banco essenziale, come essenziale è il resto dell’arredamento.

Mi accoglie Mirella, una signora pensionata che fa volontariato in più associazioni cittadine. Dice che oggi, giovedì mattina, dedica il suo tempo a DRESS AGAIN, ha un’esperienza ventennale nel commercio. Come lei, altre volontarie collaborano a quest’iniziativa messa in campo da Farsi Prossimo Caritas di Faenza, in attività dal dicembre scorso. Il progetto attinge all’8 per mille ed è in fase di programmazione un finanziamento europeo. Riutilizza abiti ormai in disuso e stoffe che vengono conferiti alla Caritas e, con interventi di sartoria, dà loro una nuova vita.

Motore dell’attività principale è Maria Teresa Dal Pozzo dell’associazione “Maria Bianconi” di Faenza che, in un laboratorio in via Cavour, occupa nell’attività sartoriale donne in stato di disagio economico e i richiedenti asilo, offrendo loro anche una formazione professionale.

 

Il progetto muove i primi passi, ma certi risultati sono già visibili e il negozio-laboratorio è qui a dimostrarlo. Mirella accende le luci e mostra gli angoli che diventeranno vivi al momento in cui tutta l’attività si trasferirà qui. È precisa, controlla le vendite fatte il giorno precedente prima di aprire la cassa e le consegne per le riparazioni. Sì, qualche sartina si offre per orli, interventi a prezzi bassissimi per contribuire all’attività. Con l’entusiasmo di chi ha scoperto qualcosa, rivela che cercando, con un po’ di pazienza, si possono trovare anche capi di valore a un costo simbolico. Infatti, sui portabiti ci sono cartellini con prezzi incredibili: 5, 10, 8 euro. In sostanza, un’offerta.

Lamenta poi la perdita di un valido collaboratore, un pakistano, che stira in modo eccellente – gli abiti devono presentarsi bene – e che ora segue un corso di informatica. In attesa di un ulteriore aiuto, nel momento in cui non ci sono clienti, stira qualcosa lei. Ad ascoltarla si capisce quanto possa coinvolgere un’attività simile tutti coloro che vi operano, dall’operaia in pensione all’ex dirigente, tutti insieme perché l’obiettivo è collaborare nel presente per un futuro diverso nell’accoglienza e nell’integrazione, puntando sul mantenimento della dignità di chi ha rischiato la vita per non perderla.

Guardo negli scaffali, belle camicie, e sul manichino una felpa blu, sarà il mio primo acquisto. Pago in fretta, sono entrati clienti e Mirella deve lasciarmi; ma qui ci torno e non da sola. Oggi ho scoperto un posto che ragazze come mia nipote adorano e che, sempre secondo lei, sprovincializzano, ampliano gli orizzonti.

De Andrè aveva ragione: “dai diamanti non nasce niente …dal letame nascono i fior”.

Antonella Baccarini