Palestina La città del sud tramutata in zona cuscinetto e tagliata fuori dal resto del territorio. Il ministro Katz ai palestinesi: emigrate. Scoppia il caso dell’«eroe» del 7 ottobre: la tv lo accusa di bugie, ma scatta la censura
Famiglie palestinesi sfollate in fuga da Gaza City – Jehad Alshrafi/Ap
Israele ha completato l’accerchiamento di Rafah, svuotata dai suoi abitanti e separata dal resto di Gaza. Il ministro della difesa Israel Katz ha dichiarato ieri che la città del sud della Striscia è diventata parte di una «zona di sicurezza israeliana». Rafah prima della guerra ospitava più di 200mila abitanti. A maggio 2024 Israele ha preso il controllo del valico che separa la Striscia dall’Egitto e dell’area di confine, il cosiddetto corridoio Filadelfia.
MA DAL 18 MARZO le operazioni di occupazione delle terre e di abbattimento sistematico delle strutture hanno subito un’accelerazione che ha portato alla creazione di un nuovo corridoio a nord della città. L’asse Morag è stato completato ieri e insieme all’area controllata al confine con Israele conclude l’accerchiamento della città.
Secondo fonti militari, la decisione di inglobare l’intera Rafah nelle cosiddette «zone cuscinetto», recentemente descritte come kill zone da ex ufficiali dell’esercito nel rapporto della ong Breaking the Silence, è stata presa quando Israele ha scelto di ricominciare la guerra, rifiutando di accedere alla seconda fase del cessate il fuoco come aveva in precedenza sottoscritto.
Il ministro ha dichiarato che anche il corridoio Netzarim, che separa a metà la Striscia, è stato ampliato e ingloba ora più vaste aree occupate. Ma non è tutto. Katz ha lanciato nuove minacce ai palestinesi sopravvissuti ai bombardamenti e sempre più schiacciati nella minuscola area di al-Mawasi: l’esercito sta per intensificare i suoi attacchi e chi vuole andar via può «trasferirsi volontariamente» in altri paesi «in conformità con la visione del presidente degli Stati uniti a cui stiamo lavorando». Il governo e l’esercito affamano e minacciano di morte i palestinesi che intendono rimanere e poi chiamano spostamento «volontario» la pulizia etnica.
IL PIANO della «riviera di Gaza» lanciato da Trump a febbraio, insieme alla successiva sostituzione del capo di stato maggiore Herzl Halevi, indigesto a Netanyahu, con il più fedele e controllabile Eyal Zamir, hanno dato via libera all’esecuzione del progetto militare che prevede l’occupazione di zone sempre più vaste, comprese intere città. Anche l’area al confine con Israele è stata allargata per più di un chilometro e mezzo sotto il controllo dei militari.
Ieri, nuovi ordini di evacuazione sono stati diffusi a Khan Younis dopo il lancio di tre razzi che Israele ha intercettato. Il portavoce dell’esercito Avichay Adraee ha detto che si trattava dell’ultimo «avvertimento» prima di attaccare «con grande forza» la città e diversi quartieri limitrofi. Adraee ha ordinato di spostarsi verso «i rifugi noti di al-Mawasi». Ossia dove proprio ieri, ancora una volta, i militari hanno bombardato una tenda per sfollati, uccidendo una persona. E dove a causa della fame e della mancanza di acqua si diffondono morte e malattie.
L’ufficio Onu per gli affari umanitari ha denunciato che la crisi idrica genera condizioni igieniche «assolutamente spaventose». Il comune di Gaza City ha fatto sapere che i militari non permettono alle squadre di riparazione l’accesso alle infrastrutture idriche danneggiate che potrebbero essere rimesse facilmente in funzione.
LA DELEGAZIONE di negoziatori di Hamas arriverà presto al Cairo per discutere un accordo con i mediatori egiziani, ma il gruppo ha dichiarato di non aver al momento ricevuto nuove proposte di cessate il fuoco. Intanto, in Israele opinione pubblica e stampa si interrogano sulla censura di un’inchiesta giornalistica che avrebbe smascherato le bugie di Rami Davidian, considerato fino a oggi uno degli eroi del 7 ottobre.
L’uomo, a cui è stata affidata l’accensione della torcia durante la cerimonia per il «Giorno dell’indipendenza», ha raccontato in decine di conferenze di aver salvato numerosi civili israeliani dall’attacco di Hamas e di aver assistito a stupri operati dai militanti del movimento islamico, raccogliendo cospicue donazioni (a sua insaputa, ha dichiarato). Il documentario che smonta le sue ricostruzioni doveva essere trasmesso dal Canale 13 israeliano ma la rete televisiva ha deciso, all’ultimo, di bloccarne la messa in onda.