L'analisi della cartografia e la proposta di delibera comunale che il Consiglio voterà giovedì 25 luglio, smontano la pomposa presentazione, in chiave ambientale, del progetto definitivo per la “Rigenerazione urbana della zona antistante la stazione ferroviaria”.
Il progetto prevede pesanti interventi che contraddicono i principi della rigenerazione:
la realizzazione di una nuova strada che, dalla stazione, costeggia la fascia dei binari, “entra” nel parco del Museo di Scienze Naturali, per collegarsi alla bretella a ridosso del sottopasso di via Medaglie d'oro; viene cancellata un'area del parco, abbattendo una decina di alberi, tra i quali un grande pioppo bianco, alto una trentina di metri.
un'altra strada nuova, che collega questo asse lungo i binari con via Gallo Marcucci, passa a ridosso della scuola materna “Giardino dei sogni”, sostituendo l'attuale fascia verde con l'asfalto e un carico di traffico.
la costruzione di cinque condomini, nell'ex scalo merci che vanno ad intasare una zona residenziale già molto densa, oltre ad interferire con la capacità del nuovo parcheggio pubblico, realizzato proprio di fronte ai nuovi palazzi.
Sono interventi che consumano aree verdi esistenti, producono congestione e traffico.
Il nesso con la rigenerazione urbana, che prevede “riuso e valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale esistente per migliorare la vivibilità di spazi collettivi, interventi su criticità ambientali per un sistema urbano resiliente ai cambiamenti climatici”, appare un mistero.
Peraltro, la proposta di delibera di Consiglio Comunale precisa i contenuti della prima fase di interventi, come la stazione delle corriere e il nuovo parcheggio pubblico, ma esclude i principali interventi di mobilità sostenibile, come il prolungamento del sottopasso della stazione fino a via Filanda Nuova e il cosiddetto “parco urbano con piazzetta e parcheggi bici”.
Ma lo stesso atto però garantisce la conferma della edificabilità di ben 40 mila metri cubi, che, anche se prevista dal PRG del 1996, nell'attuale scenario urbanistico ed ambientale risulta in evidente contrasto con l'esigenza di una mobilità sostenibile e con la riduzione del consumo di suolo.
Le critiche al progetto non impediscono però di sostenere, nell'ambito della riqualificazione della stazione ferroviaria, quegli interventi realmente sostenibili, utili a migliorare vivibilità e qualità urbana.
Faenza, 23 luglio 2019
sulle ipotizzate varianti al RUE per l'area ex Sariaf
E' stato molto opportuno l'intervento del Sindaco Malpezzi, sulla indisponibilità a concedere una variante al RUE per convertire in una ulteriore area commerciale “no-food”, gli 800 mq dell'area ex Sariaf.
“...questo non è il momento storico per poter accogliere la richiesta” ha dichiarato il Sindaco, per noi non lo era neppure quando sono stati autorizzati altri supermercati e ci batteremo perché il momento non venga neppure più avanti.
Sulla stampa abbiamo letto che “chi conosce i meccanismi e il mercato immobiliare commerciale” ha spiegato che ...in questo momento storico quello che sul mercato 'tira' ancora tanto è quel settore non ancora saturo rispetto a quello alimentare. Coniugare food e no-food è la mossa giusta per rendere appetibile l' area”, auspichiamo che tra questi esperti non ci siano anche componenti dell'Amministrazione.
Una prima verifica delle effettive volontà, di tutta l'Amministrazione, sarà l'esame delle “manifestazioni di interesse” per nuove urbanizzazioni che sono state presentate e che dovremmo presto esaminare in dettaglio.
Ma più in generale il tema è quello della riqualificazione e rigenerazione urbana, comprese le bonifiche di aree degradate, tra le quali la ex Sariaf, (ma potrei citare anche la questione delle coperture di amianto, ecc.) che vanno garantite, senza scambi impropri con le proprietà.
Ricordo che il Consiglio Comunale ha votato all'unanimità l'avvio di un percorso partecipativo per la preparazione del Piano Urbanistico Generale, questa dovrebbe essere la sede per raccogliere tutte queste esigenze e verificare le potenzialità, ma questa verifica non può essere lasciata ai privati: la città pubblica deve essere progettata insieme con la partecipazione dei cittadini.
Faenza, 16 luglio 2019
Aiuta Mediterranea a tornare in mare
E’ come missionario che lancio questo appello contro il Decreto Sicurezza bis. Sono vissuto per dodici anni dentro la baraccopoli di Korogocho (Nairobi) e ho sperimentato nel mio corpo l’immensa sofferenza dei baraccati (oggi sono duecento milioni i baraccati nella sola Africa!). Siamo passati dall’apartheid politica a quella economica:l’1% della popolazione mondiale ha tanto quanto il 99% . E’ questa una delle ragioni fondamentali per le migrazioni, insieme alle guerre e ai cambiamenti climatici. Per questo, come missionario, denuncio il cinismo con cui il governo giallo-verde respinge i “naufraghi dello sviluppo”. Non avrei mai pensato che un governo italiano avrebbe potuto regalarci un boccone avvelenato come il Decreto Sicurezza bis, che il 15 luglio verrà presentato in Parlamento per essere trasformato in legge. Un Decreto le cui clausole violano i principi fondamentali della nostra Costituzione, del diritto e dell’etica. E’ proprio l’etica ad essere colpita a morte perché questo Decreto dichiara reato salvare vite umane in mare. Ne abbiamo subito visti i vergognosi risultati con la Sea Watch 3 con la capitana Carola Rackete e con il veliero Alex di Mediterranea! E in commissione Affari costituzionali e Giustizia, la Lega e i cinque Stelle hanno ulteriormente peggiorato quel testo con nuovi giri di vite contro i migranti.
Infatti il Decreto rimaneggiato prevede lo schieramento delle navi della Marina e Guardia di Finanza in difesa del ‘confine’ delle acque territoriali; l’impiego massiccio di radar e monitoraggi con mezzi aerei e navali sulle coste africane per intercettare le partenze di migranti e segnalarne alle autorità libiche perché li riportino nei lager; il regalo di altre dieci motovedette al governo di Tripoli per riportare i rifugiati nell’inferno libico; infine un incremento delle multe fino a un milione di euro a navi salva-vite in mare, con l’arresto del comandante e sequestro dell’imbarcazione. Nessun accenno al fatto che in Libia è in atto una spaventosa guerra e che Tripoli non è “un porto sicuro”! Questo Decreto Sicurezza bis, che sarà discusso e votato in Parlamento, a iniziare dal 15 luglio, è un obbrobrio giuridico e etico che viola i dettami costituzionali ed è uno schiaffo al Vangelo. “Sono poliche criminali-afferma giustamente L.Ferrajoli- che provocano ogni giorno decine di migliaia di morti, oltre all’apartheid mondiale di due miliardi di persone. Verrà un giorno in cui questi atti saranno ricordati come crimini e non potremo dire che non sapevamo, perché sappiamo tutto!”. Trovo vergognoso che i Cinque Stelle si siano allineati e sostengano le posizioni leghiste. Per questo mi appello a quei parlamentari grillini che non condividono le posizioni razziste e criminali della Lega a disobbedire come hanno fatto la storica attivista del Meet-up di Napoli,Paola Nugnes e il comandante G. De Falco. Non si può barare su vite umane, nello specifico vite dei poveri! E’ l’ora delle decisioni: se stare dalla parte della vita o della morte. Ma questo vale per ogni cittadino perché è in ballo la nostra democrazia e i suoi valori fondamentali (uguaglianza, solidarietà…), ma vale anche per ogni cristiano perché è in ballo il cuore del Vangelo.
Per questo uniamoci a “Restiamo Umani” che ha indetto un presidio davanti a Montecitorio, il 15 luglio alle ore 16 per dire NO a questo Decreto criminale. Noi ci saremo come “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti”, che da un anno, ogni primo mercoledì del mese digiuniamo davanti al Parlamento contro le politiche migratorie del governo giallo-verde. Anche quel giorno digiuneremo.
Chiedo a tutte le forze sindacali (CGIL,CISL, UIL), a tutto l’associazionismo laico, alle reti, ai comitati di resistenza di scendere in piazza. Ma soprattutto mi appello all’associazionismo cattolico (Azione Cattolica, Caritas, Migrantes, Focolarini, ACLI, FOCSIV…) perché si unisca alle forze laiche per dire no all’imbarbarimento della nostra società.
Mi appello ai missionari italiani, che hanno toccato con mano la sofferenza di quest’Africa crocifissa, perché alzino la voce e scendano in piazza contro leggi razziste e disumane.
Chiedo soprattutto ai nostri vescovi perché prendano posizione contro questo Decreto che nega radicalmente l’etica della compassione e della misericordia e propongano alle Parrocchie giornate di digiuno e di preghiera.
Uniamoci, credenti e laici, per difendere quei valori fondamentali negati da questo Decreto che, criminalizzando la solidarietà, disumanizza i migranti e tutti noi.
Restiamo umani e resistiamo!