SOLUZIONI - Neutralità Ucraina, autonomia dei russofoni e de-escalation di bombe russe e sanzioni
Pubblichiamo stralci dell’appello “Un negoziato credibile per fermare la guerra” sottoscritto da Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni
La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e di rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una “resa dei conti” possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale. Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta. Non ci si può rassegnare. Ma a una volontà razionale di pace bisogna offrire uno scenario credibile per chiudere questo conflitto, divampato con l’aggressione russa al di là delle gravissime tensioni nel Donbass. Un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra. Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli. Riteniamo che i governi responsabili debbano muoversi su queste linee:
1) neutralità di un’Ucraina che entri nell’Ue, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Usa alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del Muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia;
2) concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Krusciov alla Repubblica Sovietica Ucraina;
3) autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione Onu;
4) definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse;
5) simmetrica de-escalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione;
6) piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.
Questi possono essere i punti di partenza per un cessate il fuoco. In una direzione simile va da ultimo la proposta di Elon Musk, e da tempo le sollecitazioni di Henry Kissinger a una soluzione che nel rispetto delle ragioni dell’Ucraina offra una via d’uscita al fallimento militare di Putin sul terreno. Sono le linee più credibili di un negoziato possibile e necessario, anche per l’unica Agenzia mondiale all’opera davvero per la pace, la Chiesa di Roma. Questa soluzione conviene a tutti, anche all’Occidente e in particolare ai Paesi dell’Ue, i più minacciati dall’ipotesi di un disperato attacco nucleare russo. E all’Ucraina stessa, se non vorrà essere la nuova Corea nel cuore dell’Europa per i prossimi 50 anni.
Commenta (0 Commenti)Opposizione. La sconfitta può essere un’opportunità per le forze di progresso. E i dem ci risparmino il rituale della solita conta
Pubblichiamo in esclusiva un appello sul campo progressista sottoscritto da autorevoli studiosi, professori, giornalisti ed esponenti del centrosinistra.
Siamo elettrici ed elettori che – nella differenza delle proprie culture, storie politiche e civili – di fronte al risultato elettorale, sentono l’urgenza di incoraggiare un confronto aperto tra tutte le forze di sinistra e di progresso del Paese.
La sonora sconfitta delle forze democratiche ci accomuna tutti, compreso chi fosse tentato di consolarsi con il buon risultato della propria lista.
Questa sconfitta viene da lontano e ci interroga sull’incapacità delle attuali forze progressiste di intercettare le paure e la rabbia di una larga parte del Paese, che vive con angoscia e paura la precarietà del lavoro, le crescenti disuguaglianze economiche, il declino del welfare, la fragilità delle istituzioni pubbliche messa in evidenza dalla crisi climatica, dalla pandemia e dalla guerra.
È una sconfitta che ci impone di ascoltare le ragioni di quel terzo abbondante del Paese che non vota più e di interrogarci sulle ragioni dei tanti che non hanno votato la destra, ma neppure si sono riconosciuti nella proposta delle forze progressiste.
È una sconfitta che ci chiede di riflettere insieme sugli errori compiuti, per offrire ragioni di speranza e progettare insieme il cambiamento.
Anche una pesante sconfitta può infatti risolversi in una opportunità, se non si reagisce negandone la portata o con meri aggiustamenti tattici.
È necessaria una radicale discontinuità.
Per questo proponiamo di avviare il confronto comune a partire da alcuni punti qualificanti.
1) Attrezzarsi per una legislatura di ferma opposizione, dismettendo le tentazioni governiste che, per malinteso senso di responsabilità quando non per brama di potere, hanno ridotto, nella percezione di vasti settori popolari, una parte delle forze progressiste a partiti dell’establishment.
Si serve il Paese, contribuendo alla vita democratica, anche facendo opposizione, decisa, unitaria, propositiva.
2) Riconoscere che è stato un errore presentarsi divisi di fronte a una destra unita. Nessuno può cantar vittoria solo perché il proprio partito ha avuto esiti confortanti. Il cuore del problema non sta, tuttavia, nell’assetto organizzativo del campo progressista – questione da affrontare a valle – ma nella sua stessa missione politica. E la soluzione va cercata nell’avvio di un confronto che abbia l’ambizione di cambiare il paradigma culturale e politico rivelatosi inadeguato. Ciò al fine di perseguire, settantacinque anni dopo, l’effettiva attuazione del progetto della Costituzione imperniato sul pieno sviluppo della persona umana.
3) Chiediamo al Pd di risparmiare a se stesso e al campo progressista il rituale di un’inconcludente resa dei conti interna, che alla fine si riduce sempre a una “conta” per scegliere un nuovo segretario. Non è cambiando segretario che il Pd può rigenerarsi e recuperare la perduta rappresentanza dei bisogni e degli interessi popolari. Ma trovando il coraggio di ripensare profondamente sé stesso, e di andare finalmente oltre sé stesso.
4) Chiediamo al Movimento 5 Stelle di dimostrare che l’approdo a posizioni progressiste non è meramente tattico, ma l’epilogo di un definitivo chiarimento identitario. E di non pensare che la tenuta elettorale consegni al Movimento il monopolio del campo progressista.
5) Chiediamo di aprire un cantiere a tutti gli effetti nuovo, in un campo plurale e inclusivo che sviluppi cultura della rappresentanza sociale e capacità di governo. E che, proprio per questo, non dissimuli i suoi valori, al contrario proponga con radicalità una nuova visione di giustizia sociale e democrazia partecipata. Il confronto non deve essere costretto nell’ambito di ciascuna forza politica, ma rompere gli odierni steccati inutilmente divisivi.
6) Chiediamo di assumere quale comune stella polare, ideale e programmatica, l’ancoraggio ai valori della Costituzione, la dignità del lavoro, la giustizia sociale e ambientale, la pace e il disarmo, la lotta contro le disuguaglianze, la cittadinanza dei “nuovi italiani”. Convinti come siamo che astensione ed esito del voto sono frutto di un divario profondo tra la vivacità del paese e la sua traduzione nella politica organizzata, consideriamo urgente fornire un solido riferimento politico alle istanze serie e radicali di cambiamento che vengono espresse da tante realtà civiche e sociali, in particolare delle donne e dei giovani. Il nostro è l’appello di donne e uomini del campo progressista che nulla hanno da chiedere sul piano personale, ma avvertono tutta la gravità del momento e per questo sono disponibili a impegnarsi.
Maurizio Ambrosini, Rosy Bindi, Luigino Bruni, Vannino Chiti, Paolo Corsini, Fulvio De Giorgi, Domenico De Masi, Monica Di Sisto, Giovanni Dosi, Guido Formigoni, Sergio Labate, Gad Lerner, Emiliano Manfredonia, Franco Monaco, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Giulia Rodano, Andrea Roventini, Giorgia Serughetti, Massimo Torelli
Le brevi osservazioni che seguono non hanno alcun valore scientifico, sono semplici confronti algebrici tra le elezioni comunali di Faenza del 2020 e i risultati delle elezioni politiche del 2022 nella nostra città.
Farò riferimento ai voti effettivi, e non alle percentuali, soprattutto perché i voti validi delle due elezioni sono pressoché i medesimi: 30.835 nel 2020, 31.087 al Senato quest'anno, cioè solo 252 voti di differenza (29.552 alle comunali e 29.337 al Senato se si considerano solo i voti di lista).
Ho scelto di confrontare i voti ottenuti dalle singole liste del plurinominale del Senato, perché la candidatura (all'uninominale) della faentina Manuela Rontini mi è sembrata più interna alla storia politica recente del nostro comune e quindi più adatta per un confronto con le ultime comunali.
Per altro, il risultato della Rontini (12.661) è migliore di quello alla Camera della Bakkali (11.888) e quindi il confronto avviene all'interno della cornice più favorevole al "centrosinistra".
Un'ultima avvertenza è necessaria: i voti ottenuti dalle singole liste nel plurinominale, anche nel caso di un'unica lista in appoggio al candidato uninominale, sono sempre di meno rispetto a quelli attribuiti al medesimo candidato. Nella ripartizione nazionale dei seggi proporzionali, questa differenza è stata annullata, ma questa operazione non può essere tenuta in considerazione per il confronto tra le singole liste, perché non siamo di fronte a una chiara espressione di voto.
Per esemplificare: nei 57 seggi faentini la Rontini ha ottenuto 12.661 voti mentre i partiti a lei collegati 11.520.
Nel conteggio nazionale, la differenza (1141) è stata ripartita tra le singole liste in proporzione ai voti ottenuti nel collegio elettorale.
Ciò detto, il primo macro dato - forse il più notevole - che balza agli occhi è il seguente: nel 2020 Isola ottenne 18.486 voti, nel 2022 la Rontini si ferma a 12.661.
Lo scarto enorme (5825) deve essere meglio assestato sottraendo dal totale i 1317 voti del M5S e i 1139 di Italia Viva (in coalizione col PD nel 2020): si ottiene una differenza negativa per Rontini di 3369 voti rispetto Isola.
Per ciò che riguarda le liste presenti in entrambe le elezioni, il PD passa da 10.029 voti a 8946 e il M5S da 1.317 a 2.296.
Il PD perde oltre 1.000 voti nonostante l'adesione di alcune formazioni che nelle comunali del 2020 correvano con Coraggiosa, come Art.1 e i Socialisti Italiani, e la presenza della Schlein nelle sue liste e in città, come nel 2020.
Il PD non raccoglie nulla dalla civica Faenza Cresce (2189 voti nel 2020) che invece sembra riversare qualche centinaio di preferenze sul nome della Rontini, come indica la differenza dei voti al terzo polo tra Camera (3171) e Senato (2830).
Ma è Calenda che intercetta gran parte dei voti di Faenza Cresce.
Dove sono andati, invece, i voti di Coraggiosa, 2134 alle Comunali?
Non certo a De Magistris che ottiene solo 368 voti (erano 676 quelli sommati di Potere al Popolo e Prc nel 2020).
Diverse centinaia sono con buona probabilità confluite nel cartello Verdi/SI, 1337 voti al Senato - con i Verdi che portavano in dote solo 511 voti.
Non pochi al M5S, che passa, come detto, da 1317 voti a 2296; molti meno al PD e forse qualcuno a +Europa della Bonino (1151 voti al Senato).
Volendo ragionare con gli schemi del 2020, la cosiddetta 'piccola coalizione' (Coraggiosa, Verdi e M5S) nel 2020 poteva contare su 3.962 voti; oggi Verdi/SI e M5S sono a 3633 (si è tentati di pensare, algebricamente, che la parte maggiore della differenza corrisponda ai voti che Art.1 e i Socialisti Italiani hanno portato al PD).
Per la destra Balboni al Senato ottiene 11.007 voti, cioè 660 in meno di Cavina alle comunali. Lo sconquasso avviene nella redistribuzione dei voti di lista, con Fratelli d'Italia che passa da 2170 voti nel 2020, a 7179 al Senato, mentre la Lega Nord perde 3500 voti: da 5517 a 2026.
I voti delle due liste civiche comunali del centrodestra, Insieme per cambiare (1314) e Per Faenza (1238), confluiscono su Forza Italia (1361) e Fratelli d'Italia.
Quindi, in termini assoluti, il centrodestra a Faenza non va meglio del 2020, ma sono invece i suoi rapporti di forza interni ad essere ridisegnati.
Tra i partiti, in queste elezioni la Lega perde più del 60% dei suoi voti reali, il PD l'11%.
Fratelli d'Italia lo avvicina, ai danni di tutte le altre forze di destra, ma, a una prima occhiata, non dei moderati di centro, che hanno un buon risultato, così come l'ottiene il M5S.
Infine, se le liste civiche che appoggiarono Cavina nel 2020 travasano senza esitazioni i loro voti per il Senato nel centrodestra, le due principali in appoggio di Isola, Coraggiosa e Faenza Cresce (15% se sommate insieme nel 2020) vedono solo la metà dei loro elettori scegliere la coalizione di centrosinistra al Senato.
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" APPELLO per una OPPOSIZIONE alla volontà di UCCISIONE DI CENTINAIA DI DAINI DELLA PINETA DI CLASSE (Ravenna), destinati a far ottenere PROFITTI con la vendita della loro CARNE".
Carissima Vicepresidente Elly Schlein,
sono stata una organizzatrice per la nascita di "Faenza Coraggiosa" in occasione delle elezioni amministrative del 2020 nella mia città, che ha raggiunto lo scopo di contribuire a far eleggere Massimo Isola in qualità di Sindaco e di ottenere Assessori e Consiglieri in riferimento a Faenza Coraggiosa.
Nonostante l'incipit, faccio presente che l'invito che rivolgo a Lei è PERSONALE e non si intende a nome di Faenza Coraggiosa, volendo esprimere il mio APPELLO ACCORATO alla sua vocazione AMBIENTALISTA ED ECOLOGISTA, per perorare la causa a FAVORE DELLA VITA DEI DAINI della Pineta di Classe, in pericolo, per la volontà di UCCIDERNE a CENTINAIA, con un bando che ne autorizza la cattura e la vendita agli ALLEVAMENTI DA CARNE.
Tale bando è a nome dell'Assessore Alessio Mammi`, con la indicazione che i daini DISTURBANO i CACCIATORI, in quanto i loro CANI SEGUONO LA PISTA ODOROSA DEI DAINI, invece che quella della fauna selvatica che loro sono intenzionati ad uccidere: credo che questa motivazione, che si stima porti alla MORTE 900 o PIÙ DAINI, sia ASSOLUTAMENTE PRETESTUOSA e non tenga conto della posizione di MIGLIAIA DI CITTADINI che si sono OPPOSTI AL MASSACRO DI QUESTI MERAVIGLIOSI ANIMALI, valutando invece le richieste di qualche DECINA DI CACCIATORI!
Come elettrice di "Coraggiosa", CHIEDO UNA PRESA DI POSIZIONE PRECISA CONTRO QUESTO SCEMPIO A DANNO DI ESSERI VIVENTI E SENZIENTI, che noi UMANI trattiamo come semplici OGGETTI, ma che dovremmo invece tutelare, in quanto trasmettono il loro AMORE alla TERRA, per L'ARMONIA DI TUTTO IL CREATO.
Ringraziandola per l'attenzione, Le auguro buon lavoro e proseguimento della sua carriera politica, inviandole molti saluti.
Maria Rossini.
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