Con una lettera aperta indirizzata a Irene Priolo, presidente della Regione Emilia Romagna e Commissario delegato per l’alluvione, il coordinamento del progetto partecipativo “Lamone bene comune” e le Associazioni proloco e consigli di zona locali, hanno ribadito la necessità di un intervento per la sicurezza del territorio e chiesto che la sospensione delle imposte e degli oneri che gravano sul patrimonio immobiliare, il cui valore si è azzerato, in seguito agli avvenimenti alluvionali.
“Valutando lo stato d’animo e la tensione delle comunità delle “Terre del Lamone”, consapevoli dello stato di fragilità di questo territorio, e anche delle difficoltà degli amministratori locali, siamo a sottolineare l’importanza del progetto partecipativo “Lamone bene comune” che da tempo aveva anticipato l’opportunità di attivare in modo condiviso, interventi pratici atti a mettere in sicurezza gli argini che non hanno avuto lavori di manutenzione e rinforzo adeguati almeno dagli anni 50 ad oggi” scrivono Maria Rosa Bagnari e Giacomo Buganè dal Coordinamento Lamone bene comune.
“Sono ancora vivi nella memoria degli abitanti del fiume le scene in cui il fiume veniva dragato e ripulito per ripristinare la capienza dell’alveo – proseguono – . Il logico malcontento della comunità chiede con insistenza di recuperare e di mettere a sistema la manutenzione delle golene e degli argini. Il Lamone in quanto fiume pensile, opera artificiale, necessita una vigilanza continua che preveda la salvaguardia delle zone di rispetto e i lavori di mantenimento della sicurezza”.
“La sicurezza idraulica del territorio è indispensabile per ripristinare e garantire ai cittadini la tranquilla vivibilità delle loro terre e delle loro attività economiche ivi presenti – sottolineano nella lettera -. Non è pensabile pianificare alcuna attività economica o vita sociale di un paese se questo è sovrastato da una minaccia sempre incombente, non si può vivere con la perenne paura di tracimazioni o rotture degli argini. Ogni progetto di fruizione delle risorse paesaggistiche, naturalistiche e culturali ha come prerequisito la sicurezza del territorio”.
C’è poi l’aspetto dei gravi danni che ogni famiglia ora si trova ad affrontare . “Considerato che, a seguito degli avvenimenti alluvionali, i valori degli immobili si sono azzerati, le eventuali richieste di copertura assicurativa sugli edifici, come proposto dal Governo, non trovano risposta dalla maggior parte delle compagnie. In tale contesto, per tanto, si richiede la sospensione di tutte le imposte e gli oneri che gravano sul patrimonio immobiliare”.
“Le opere di prevenzione sono urgenti e indispensabili per contenere a monte il flusso delle acque, e permetterne il regolare deflusso a valle. Bisogna pensare nuovamente a casse di espansione, opere idrauliche che in passato sono state realizzate, ma oggi sono totalmente assenti o abbandonate. Va inoltre previsto un piano di manutenzione dei sistemi di apertura delle paratie, che devono sempre essere facilmente attivabili in caso di bisogno – concludono – Per permettere ai nostri fiumi pensili di adempiere al loro compito principale in modo sicuro, non si possono ammettere ingombri che perennemente lo ostacolo come: tronchi abbandonati, alberi e ponti non più idonei, che creano barriere, impedendo il regolare flusso delle acque verso il mare”
Un palestinese e un israeliano, nati su due fronti diversi e che hanno perso familiari nel conflitto, ora hanno creato una rete mondiale per dire “si può fare”
Se la guerra è distopica, la pace non possiamo considerarla utopica. A un anno dall’attacco di Hamas e dall’inizio dei bombardamenti israeliani a Gaza sfociati in un sanguinoso allargamento, Maoz Inon e Aziz Abu Sarah continuano a portare per il mondo la loro esperienza di dialogo, un israeliano al quale Hamas ha ucciso entrambi i genitori nell’attacco del 7 ottobre del 2023 e un palestinese attivista per i diritti umani al quale è morto un fratello di19 anni a causa delle ferite a lui inflitte nel carcere israeliano dove era stato recluso per il sospetto di aver tirato delle pietre.
La vendetta, tra le fondamenta del conflitto mediorientale in corso, in loro non ha avuto spazio nè buon gioco. Senza dimenticare il loro dolore e quello di tutte le popolazioni coinvolte nella guerra in corso, credono nella possibilità di un dialogo tra i popoli e lo testimoniano viaggiando insieme i tutto il mondo, presso i centri istituzionali, negli Stati Uniti come in Europa.La rete che hanno costituito dà vita a incontri, iniziative e manifestazioni per la pace e soprattutto per creare un ponte tra i loro popoli.
Maoz e Aziz ci hanno inviato da lontano il loro messaggio
Lavoravano nella stessa azienda e, dopo il 7 ottobre, Aziz ha voluto portare le sue condoglianze a Maoz, che non solo le accettò ma rispose che piangeva per i suoi genitori ma anche per i bambini morti a Gaza. Da allora è iniziato un sodalizio, non hanno pensato di essere un’eccezione e si propongono al mondo come un modello di rapporto tra israeliani e palestinesi per “credere in un futuro in cui questo sarà sempre più possibile”.
Vi chiediamo di riconoscere urgentemente la Palestina come Stato sovrano e a riaffermare i diritti del popolo palestinese. È tempo di invertire la tendenza di decenni di sofferenze e fallimenti nei colloqui di pace, porre fine all'occupazione e procedere verso una pace duratura.
Dal 1° ottobre può essere fatta la domanda, 830 mila i soggetti coinvolti. Ecco la guida per capire come funziona e come ottenerla
Al via la patente a punti per le imprese e per i lavoratori autonomi che lavorano nei cantieri, lo strumento messo in campo dal governo contro gli incidenti e le vittime sul lavoro. Dal primo ottobre potrà essere presentata la domanda per richiederla all’Ispettorato del lavoro e in attesa potrà essere inviata una autocertificazione sui requisiti necessari. I soggetti coinvolti sono 830 mila.
Questo meccanismo introdotto per evitare che tutte le società ricorrano contemporaneamente alla piattaforma per la richiesta, durerà però poco. La domanda va comunque presentata entro il 31 ottobre: senza questa richiesta non si potrà operare nei cantieri e bisognerà fermare l’attività a partire dal primo novembre.
COME FUNZIONA?
La patente dei cantieri – che tecnicamente riguarda quelli temporanei e mobili, tra i quali rientrano anche quelli per attività di costruzione, manutenzione, demolizione e altre operazioni edili – partirà con un punteggio di 30 punti, che possono essere incrementati senza incidenti o con certificazioni di sicurezza ma che possono anche essere decurtati fino a portare alla chiusura dell'attività per 12 mesi.
COME OTTENERLA?
Il primo passo è il rispetto dei requisiti per il rilascio del documento, che è in formato digitale. Sarà necessario avere: l’iscrizione alla camera di commercio, l’adempimento degli obblighi formativi; il possesso del documento unico di regolarità contributiva (Durc) in corso di validità, il possesso del documento di valutazione dei rischi; il possesso della certificazione di regolarità fiscale; avvenuta designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione.
DOVE OTTENERLA?
Non tutti i requisiti citati sono richiesti a tutte le categorie di soggetti interessati ma solo quelli previsti dalla normativa per ogni categoria. Ad esempio, gli obblighi formativi in capo ai lavoratori autonomi sono obbligatori solo in caso di utilizzo di attrezzature per le quali sia richiesta una specifica formazione. Per ottenere la patente è rilasciata in formato digitale accedendo al portale dell’Ispettorato nazionale del lavoro attraverso Spid personale o Cie, la carta d'identità elettronica.
COME FUNZIONA IN CASO DI REVOCA?
La patente viene revocata in caso di dichiarazione non veritiera sulla sussistenza di uno o più requisiti. Si può richiedere una nuova patente dopo 12 mesi. La patente può essere sospesa a fronte di incidenti mortali o di infortuni gravi che comportino l’inabilità permanente del lavoratore fino a 12 mesi. “La durata della sospensione della patente, comunque non superiore a 12 mesi – si legge nel decreto del ministero del lavoro – è determinata tenendo conto della gravità degli infortuni nonché della gravità della violazione in materia di salute e sicurezza e delle eventuali recidive”.
QUANTI SONO I CREDITI?
Ci deve essere però una responsabilità diretta almeno a titolo di colpa grave del datore di lavoro o del suo delegato. Al rilascio della patente è attribuito un punteggio di 30 crediti ma il punteggio può essere aumentato fino a una soglia massima di 100 crediti. L’aumento è determinato a fronte della storicità dell'azienda (fino a 10), della mancanza di provvedimenti di decurtazione del punteggio (fino a 20), per investimenti in formazione sulla salute e sicurezza e certificazioni in questo ambito (fino a 40).
COME SI SCALANO I CREDITI?
Ma i punti, ovviamente, possono anche calare. Dieci crediti vengono persi per violazioni gravi come la mancata redazione del documento di valutazione dei rischi o del Piano di emergenza; sette per esposizione a rischi significativi come esplosioni o crolli; cinque per impiego di lavoratori non regolarmente assunti; fino ad arrivare a dieci o 15 crediti persi nel caso di infortuni più o meno gravi e 20 per decesso di un lavoratore causato da responsabilità dell'impresa.
SE SI PERDONO TUTTI I CREDITI?
La perdita totale dei punti può comportare sanzioni come la sospensione dell’attività o l’esclusione da gare d’appalto. Ma è possibile recuperare fino a 15 crediti partecipando a corsi di formazione specifici. Le imprese devono mantenere un saldo minimo di 15 crediti per operare nei cantieri, altrimenti rischiano sanzioni amministrative tra 6 mila e 12 mila euro. Ma le imprese in corso di un contratto di appalto o subappalto possono completare i lavori anche se subiscono decurtazioni.
CHI SONO GLI INTERESSATI?
Le imprese del settore edile sono 832mila. Secondo i dati diffusi dalla Cgia di Mestre quasi il 40% (oltre 320mila) delle attività interessate a richiedere la patente a crediti, è costituito da artigiani, molti dei quali stranieri, che non hanno dipendenti. Il 54,9% del totale è composto da imprese individuali (457mila), il 32,9% da società di capitali (circa 274mila) e il 9,3% da società di persone (poco più di 77.300).
Sergio Mattarella durante la sua visita a Faenza nel 2023 (foto Mmph)
Dopo la clamorosa presa di posizione del sindaco Massimo Isola, anche i Comitati degli Alluvionati dell’Unione della Romagna Faentina hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La lettera: “Vogliamo tornare a vivere”
“Ci rivolgiamo a Lei - si legge nella lettera - in qualità di rappresentanti dei Comitati degli Alluvionati della città di Faenza in un momento di grande difficoltà. La nostra città è stata colpita da ben tre alluvioni, in tempi molto ravvicinati, e le conseguenze di queste calamità ci hanno messo letteralmente in ginocchio.
Siamo colpiti sia materialmente sia psicologicamente e il perdurare degli eventi e le difficoltà della ripresa stanno esaurendo le residue capacità di resilienza della popolazione. Non vorremmo in nessun modo che questo territorio, dopo avere contribuito con sofferenza e orgoglio a creare le attuali Istituzioni, da protagonista storico della ricostruzione post bellica, abbia a soffrire delle difficoltà delle istituzioni medesime a reagire in modo adattativo sotto il profilo normativo e continui a risentire dei tempi di reazione alle nuove sfide che l’oggi presenta.
Il cambiamento climatico in atto, infatti, ci sta segnando ed i suoi effetti, evidenti tutti i giorni sul territorio nazionale, non possono con tutta evidenza aspettare i tempi ordinari delle nostre norme. Abbiamo bisogno di interventi rapidi e decisi, che ci permettano di tornare a vivere, sperare, sognare e programmare il nostro futuro”.
“Le chiediamo di intervenire”
Continua la lettera: “Le chiediamo quindi di intervenire affinché i fondi e i progetti necessari per la ricostruzione vengano gestiti con la necessaria urgenza, così come le provvidenze economiche siano correlate ai reali bisogni della popolazione in un’ottica di fiducia istituzionale tra Cittadini e Stato. Siamo consapevoli della complessità del momento, ma confidiamo che Lei, con la Sua autorevolezza, possa agevolare un processo che, per noi Cittadini, è vitale.
Il nostro sindaco Massimo Isola, con un atto irrituale ma coerente con lo spirito tenace e concreto della nostra comunità, e con il pieno favore dei Comitati degli Alluvionati, è intervenuto sulla base dell’evidenza dei bisogni della popolazione e noi non desideriamo che questa esperienza cada nel vuoto ma che diventi laboratorio civile e sociale per il miglioramento del funzionamento delle nostre Istituzioni, soprattutto in una contingenza così difficile per la nostra comunità. Con la certezza di poter contare sul Suo supporto, Le porgiamo i nostri più rispettosi saluti”
“Abbiamo chiesto di fare un intervento progressivo di tassazione strutturale, le risorse vanno messe su sanità, scuola e per superare la precarietà. Il rischio sono 7 anni di austerità ma noi non staremo a guardare”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, al termine dell’incontro, durato oltre due ore, a Palazzo Chigi tra governo e sindacati per discutere del piano strutturale di bilancio e della prossima Manovra economica. Presenti per il governo il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano.
“Un progetto di crescita del nostro Paese – ha detto Landini – significa cambiare il modello di sviluppo e di lavoro che si è affermato in questi anni, non abbiamo avuto una risposta quindi il rischio che abbiamo davanti è che avremo 7 anni di politiche di austerità, di sacrifici e di tagli”.
Il Piano, che verrà presentato venerdì al Parlamento, rispetterà la cornice definita dall’Europa, secondo quanto esposto dai rappresentati dell’Esecutivo che chiederà di ragionare su 7 anni agendo soprattutto sul lato del taglio della spesa e molto meno dal lato delle entrate per questo, ha ribadito Landini: “Abbiamo detto che non siamo d’accordo” perché “c’è bisogno di investire”.
“Abbiamo chiesto al governo – ha aggiunto – di bloccare l’autonomia differenziata e il decreto sicurezza perché la vera sicurezza non è impedire alle persone di dire quello che pensano, la vera sicurezza è colpire gli evasori fiscali, dare uno stipendio dignitoso e smettere che le persone siano precarie e senza futuro”.