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Un palestinese e un israeliano, nati su due fronti diversi e che hanno perso familiari nel conflitto, ora hanno creato una rete mondiale per dire “si può fare”

Se la guerra è distopica, la pace non possiamo considerarla utopica. A un anno dall’attacco di Hamas e dall’inizio dei bombardamenti israeliani a Gaza sfociati in un sanguinoso allargamento, Maoz Inon e Aziz Abu Sarah continuano a portare per il mondo la loro esperienza di dialogo, un israeliano al quale Hamas ha ucciso entrambi i genitori nell’attacco del 7 ottobre del 2023 e un palestinese attivista per i diritti umani al quale è morto un fratello di19 anni a causa delle ferite a lui inflitte nel carcere israeliano dove era stato recluso per il sospetto di aver tirato delle pietre. 

La vendetta, tra le fondamenta del conflitto mediorientale in corso, in loro non ha avuto spazio nè buon gioco. Senza dimenticare il loro dolore e quello di tutte le popolazioni coinvolte nella guerra in corso, credono nella possibilità di un dialogo tra i popoli e lo testimoniano viaggiando insieme i tutto il mondo, presso i centri istituzionali, negli Stati Uniti come in Europa.La rete che hanno costituito dà vita a incontri, iniziative e manifestazioni per la pace e soprattutto per creare un ponte tra i loro popoli.

Maoz e Aziz ci hanno inviato da lontano il loro messaggio

Lavoravano nella stessa azienda e, dopo il 7 ottobre, Aziz ha voluto portare le sue condoglianze a Maoz, che non solo le accettò ma rispose che piangeva per i suoi genitori ma anche per i bambini morti a Gaza. Da allora è iniziato un sodalizio, non hanno pensato di essere un’eccezione e si propongono al mondo come un modello di rapporto tra israeliani e palestinesi per “credere in un futuro in cui questo sarà sempre più possibile”.