GAZA. Tra i 9.488 palestinesi uccisi in meno di un mese ma il Segretario di stato Blinken, ieri ad Amman, ha ribadito agli alleati arabi che Washington non imporrà il cessate il fuoco a Israele
Un uomo piange la morte dei suoi parenti sotto un attacco israeliano - Ap
In un video un ragazzo urla e piange raccontando l’accaduto. «Ero qui quando sono avvenuti gli attacchi, ho trasportato un corpo e poi un altro decapitato con le mie stesse mani». In un altro dei sopravvissuti cercano di portare aiuto quelli che stesi a terra, insanguinati e immobili. Da un mese queste scene appartengono alla quotidianità della popolazione di Gaza sotto le bombe. In ogni punto della Striscia, dal nord invaso dai reparti corazzati israeliani al sud dove i civili dovrebbero sentirsi più protetti e invece subiscono anche loro i bombardamenti.
Le immagini di ieri alle quali ci riferiamo sono giunte da una scuola delle Nazioni unite, la Al-Fakhoura, che ospita migliaia di sfollati del campo profughi di Jabalia preso di mira più volte nei giorni scorsi. Almeno 15 palestinesi sono stati uccisi da un missile caduto nel cortile della struttura scolastica dove da settimane sono accampate dozzine di famiglie che credevano di essere al sicuro. Sono morti mentre ad Amman il segretario di Stato americano Antony Blinken ribadiva ai leader arabi alleati che gli Stati uniti non fermeranno l’offensiva militare israeliana e non sosterranno il cessate il fuoco che pure può salvare tante vite umane. Tutt’al più proveranno a strappare a Israele una «pausa umanitaria», poche ore senza bombe e cannonate per far entrare qualche camion con aiuti umanitari in più per i due milioni di palestinesi che sopravvivono in condizioni estreme.
Le riprese fatte dai giornalisti palestinesi dell’agenzia britannica Reuters nella scuola Al Fakhoura hanno mostrato mobili rotti, chiazze di sangue a terra e sul cibo, civili in lacrime e un persona che cercava di dare conforto a una donna sotto shock. «Da quando è diventato normale colpire i rifugi?» ha domandato un uomo con rabbia. Ma tutto è diventato «normale» a Gaza da quando Usa e Europa hanno deciso che la durissima rappresaglia in corso è lecita dopo gli assalti sanguinosi di Hamas il 7 ottobre con 1400 israeliani e decine di stranieri uccisi.
Anche se il conto lo pagano uomini, donne e bambini senza alcuna responsabilità. Juliette Touma, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha confermato che tra le vittime nella scuola Al Fakhoura ci sono bambini. «Almeno un attacco (aereo) ha colpito il cortile della scuola dove c’erano le tende per le famiglie sfollate. Un altro ha colpito all’interno della scuola dove le donne stavano cuocendo il pane». Appena qualche giorno fa 195 palestinesi, erano stati uccisi, da bombe ad alto potenziale sganciate sul campo profughi di Jabalia per uccidere un comandante di Hamas e distruggere una base sotterranea del movimento islamico.
Tra i 9.488 palestinesi uccisi in meno di un mese, ci sono anche due donne investite in pieno ieri da una esplosione davanti alla porta dell’ospedale pediatrico Nasser. Altri attacchi, con feriti, sono avvenuti nei pressi dell’ospedale Al Quds al quale Israele intima ancora l’evacuazione. I comandi israeliani ieri hanno concesso una finestra di tre ore senza bombardamenti sulla superstrada Salah Edin per consentire ai palestinesi del nord di scappare a sud.
«Se hai a cuore te stesso e i tuoi cari, ascolta le nostre istruzioni e dirigiti a sud», è il messaggio fatto arrivare a Gaza. Tra 800.000 e un milione di palestinesi si sono trasferiti mentre 350.000-400.000 sono rimasti nel nord, a Gaza City e nei suoi dintorni. Ma fuggire a sud non significa salvarsi. Prevale la paura di essere uccisi durante il viaggio. In un video un uomo in bicicletta grida e piange mentre passa accanto ai corpi dilaniati e bruciati sull’asfalto di un numero imprecisato di civili, tra cui donne e ragazzi, colpiti due giorni fa sulla Rashid Road.
Non sono sicure neppure le ambulanze, come si è visto venerdì quando due di quelle che procedevano in convoglio dall’ospedale Shifa in direzione del valico di Rafah con l’Egitto sono state colpite: tra 15 e 20 i morti. «Sono inorridito dall’attacco avvenuto a Gaza contro un convoglio di ambulanze fuori dall’ospedale Shifa. Le immagini dei corpi sparsi sulla strada fuori dall’ospedale sono strazianti. Cessate il fuoco subito», ha commentato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Israele sostiene che Hamas usa le ambulanze per spostare i suoi uomini e trasportare armi. Versione seccamente respinta dalla Mezzaluna rossa. Tra le migliaia morti di Gaza, sottolineano i suoi rappresentanti, ci sono anche 150 operatori sanitari. 27 ambulanze sono state distrutte. 105 strutture sanitarie danneggiate e 16 ospedali e 32 centri di assistenza di base non sono operativi per l’esaurimento del carburante.
Benzina e gasolio non entrano a Gaza e le agenzie umanitarie stanno limitando i movimenti dei loro automezzi per non esaurire le ultime scorte. Israele si oppone, afferma che Hamas usa il carburante per rifornire i suoi razzi sebbene lo stesso inviato dell’Amministrazione Usa per i civili palestinesi, David Satterfield, abbia detto che non sono stati registrati casi di sequestro di aiuti da parte di Hamas. «Questa valanga di sofferenze umane non ha precedenti nella storia recente», ha commentato la dottoressa Tanya Haj-Hassan di Medici senza frontiere intervistata dalla Bbc.
Israele continua la sua offensiva di terra, ormai all’interno di Gaza city, e i suoi leader politici ripetono che si concluderà tra mesi e solo con la distruzione di Hamas. «Troveremo (il capo di Hamas) Yahya Sinwar e lo elimineremo. Se gli abitanti di Gaza arrivano prima di noi, ciò accorcerà la guerra», ha affermato ieri il ministro della Difesa Yoav Gallant descrivendo con soddisfazione i progressi che avrebbero fatto i reparti corazzati israeliani con la copertura dell’aviazione.
Hamas resiste. I suoi militanti mettono a segno agguati mortali e ieri hanno ucciso quattro soldati israeliani (28 da quando è cominciata l’offensiva di terra). Il movimento islamico si è preparato per una guerra di lunga durata e crede di poter frenare l’avanzata di Israele abbastanza da ottenere il cessate il fuoco. La fine dei combattimenti e l’avvio di trattative per lo scambio tra i 241 ostaggi nelle sue mani e i circa 6mila prigionieri politici palestinesi, di fatto darebbero la vittoria ad Hamas. Un esito al quale il gabinetto di terra israeliano non ha alcuna intenzione di arrivare.
Nel frattempo, malgrado i colpi devastanti subiti e le perdite di centinaia di uomini, Hamas continua a lanciare razzi verso Israele, l’ha fatto anche ieri, con sistemi automatici e comandi a distanza da tubi di lancio e gallerie sotterranee preparate da anni per la guerra in corso. La Brigata Qassam, l’ala militare di Hamas, afferma che più di 60 dei 421 ostaggi israeliani e stranieri nelle sue mani sarebbero stati uccisi dai bombardamenti israeliani e che i corpi di 23 di loro sono ancora sotto le macerie.
Almeno 41 minori palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’escalation iniziata il 7 ottobre. Lo denuncia Save the Children. L’ong per la tutela dei minori sottolinea che le violenze compiute da coloni israeliani e gli sfollamenti forzati di civili palestinesi sono aumentati vertiginosamente. Almeno 111 famiglie, tra cui 356 bambini, sono state cacciate via. Dal 2022, quasi 2.000 palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa della violenza dei coloni. Nell’ultimo mese Save the Children ha registrato un aumento del 43 per cento di questo fenomeno.
Ieri mattina almeno cinque palestinesi sono uccisi nel corso del sesto raid in due settimane dell’esercito israeliano a Jenin
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I CORTEI. Poche centinaia col leghista in difesa dell’Occidente. Disertano gli alleati di Fdi e Fi e la comunità ebraica. Migliaia al corteo per dire stop ai massacri a Gaza. Il vicepremier insulta: «Fascisti»
Il corteo milanese pro Palestina - Ansa
Sono state due piazze antitetiche, non speculari. La distanza reale, poco più di un chilometro. Quello che divide largo Cairoli, dove ieri c’è stata la manifestazione lanciata dal leader della Lega Salvini in difesa dei valori dell’Occidente e contro il fanatismo jihadista, e piazza Missori, dove si è concluso il corteo organizzato dalla rete «Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale» per dire «stop war, stop racism».
La distanza ideale, molta di più. In mezzo, la solita Milano, indifferente a tutto, tra selfie di turisti in piazza Duomo e i primi tentativi di shopping natalizio, in una delle prime giornate freddine e piovose di una stagione segnata dai cambiamenti climatici, tra ondate di caldo e esondazioni di fiumi.
SE VOLEVA ESSERE UNA SFIDA, il risultato è stato netto. Nelle intenzioni e nel finale. Per il milanista Salvini, una sconfitta come quella della sua squadra del cuore nell’ultimo derby, e senza nemmeno il gol della bandiera. In piazza per la difesa dei valori dell’Occidente c’erano alcune centinaia di persone, poco più di mille. Nonostante l’ottimismo ostentato dal leader della Lega alla fine della giornata, la manifestazione da lui fortemente voluta non è andata bene. Aveva lanciato l’iniziativa nel nome di Oriana Fallaci, ma dopo la minaccia di querela da parte del nipote della scrittrice ha dovuto cancellare qualsiasi riferimento.
Avrebbe voluto al suo fianco la comunità ebraica, ma al di là di un paio di
Leggi tutto: Milano, la piazza pro-Palestina umilia quella di Salvini - di Alessandro Braga, MILANO
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Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli - LaPresse
Alleanza Verdi Sinistra comincia il suo cammino verso il voto europeo di giugno 2024 con un’assemblea che mira ad allargare il perimetro e le interlocuzioni del soggetto nato dall’incontro tra Sinistra italiana ed Europa Verde. «In vista delle prossime elezioni europee, abbiamo lanciato un nuovo patto, un’Alleanza eco-sociale per il clima, la democrazia e la giustizia sociale che presenteremo domenica – spiegano il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli e il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, deputati di Avs – Per noi è fondamentale affrontare con determinazione e responsabilità condivisa le sfide legate alla crisi climatica, anche alla luce degli eventi catastrofici di queste ore, sociale ed economica. Ma siamo fermamente convinti che la costruzione di questo patto sia essenziale anche per garantire la pace, un bene sempre più fragile e prezioso».
L’evento si tiene dalle 10 alle 17 al Teatro Spazio eventi di via Palermo, a Roma. Oltre ai parlamentari di Avs partecipano esponenti e rappresentanti di associazioni, movimenti ed esperienze di volontariato.
Tra gli altri, il geologo e divulgatore Mario Tozzi, il meteorologo Paolo Sottocorona, l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, il consigliere regionale della Liguria Ferruccio Sansa, Francesca Druetti del comitato organizzativo di Possibile, la vice sindaca di Bologna Emily Clancy, l’ex sindaco di Brindisi Riccardo Rossi, l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, la co-portavoce della Federazione dei giovani verdi europei Benedetta Scuderi, Vula Testsi dei Greens/Efa, María Eugenia Rodríguez Palop di Podemos, Giobbe Covatta, il vice presidente Acli Antonio Russo, la segretaria confederale Cgil Francesca ReDavid, rappresentanti dei movimenti ecologisti Fridays For Future ed Extinction Rebellion, il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, Claudio Graziano dell’Arci, don Mattia Ferrari di Mediterranea, la presidente di Emergency Rossella Miccio.
I lavori saranno strutturati attorno a tavoli di discussione sull’Europa, sull’alternativa ai sovranismo e sulla giustizia eco-sociale. «Siamo testimoni di un’epoca in cui i conflitti armati stanno dilagando, lasciando dietro di sé un solco di distruzione e sofferenza, in particolar modo tra i più indifesi, i civili– proseguono Fratoianni e Bonelli – L’iniziativa sarà un momento chiave per discutere e proporre soluzioni che mirano alla costruzione di un’Europa più giusta, democratica e paritaria, pioniera non solo nella lotta contro la crisi climatica, ma anche nell’essere promotrice di pace e stabilità a livello globale. Sarà un’opportunità per unire le forze con una vasta rete di politici, attivisti, rappresentanti delle realtà civiche, movimenti, associazioni e sindacati».
Da qui deriva la dicitura «reti civiche» il terzo simbolo che compare nel marchio dell’Alleanza dopo quelli di Verdi e Sinistra italiana: rappresenta il tentativo di coinvolgere diverse esperienze amministrative in giro per l’Italia, alcune delle quali (provenienti da Lazio, Campania, Liguria, Lombardia e Sardegna) si sono incontrate lo scorso venerdì a Napoli. Per Si l’appuntamento è una tappa di avvicinamento al congresso nazionale che si terrà a Perugia dal 24 al 26 novembre, anche in questo caso con l’obiettivo di discutere il consolidamento e il radicamento della forza che ha vinto la scommessa dell’ingresso in parlamento alle scorse elezioni politiche e che adesso, come afferma il documento che nei congressi locali rappresenta l’ampia maggioranza del partito, intende aprirsi alle forze municipaliste e alla sinistra diffusa
Commenta (0 Commenti)L’invasione via terra è al suo apice, dice Israele. I tank tagliano in due la Striscia e accerchiano Gaza City. Da Netanyahu il no anche a rifornire di benzina i generatori elettrici degli ospedali. Campi profughi di nuovo sotto le bombe, 195 morti a Jabaliya. L’Onu: «Rischio genocidio»
GAZA CITTÀ CHIUSA. Ancora bombe su Jabaliya, Beach camp, Bureij: colpite le scuole dell’Unrwa. Nel raid di martedì 195 uccisi, altri 120 dispersi
Un uomo soccorso nel campo di Bureij - Ap/Mohammed Dahman
«Questa era la mia casa. Non so cosa dire. Siamo senza difesa». Una donna indica un mucchio di macerie. Viveva con la famiglia nel campo profughi di Bureij, a sud di Gaza City, 46mila abitanti. Sono i campi rifugiati i più colpiti dall’aviazione israeliana negli ultimi giorni. A Jabaliya non c’è pace. Stanno ancora cercando i dispersi dell’attacco di martedì sera. Alla fine si è riusciti a fare un bilancio di quel raid, delle sei bombe sganciate su Jabaliya: 195 uccisi, 777 feriti e circa 120 dispersi, probabilmente morti. Lo dicevano ieri i soccorritori, civili a mani nude: non c’è più nessuno vivo sotto.
IERI È SUCCESSO ancora. Stesse scene, macerie rimosse a mani nude: «Le mie due sorelle sono sotto, con i figli. Siamo inutili. Non possiamo rimuovere tutto questo cemento. È troppo tardi, saranno morti ormai». È il racconto di un ragazzo ai giornalisti di al Jazeera, pressoché unica emittente che riesce a lavorare dalla Striscia, dove internet e rete telefonica si accendono e si spengono.
Gli uccisi a Jabaliya ieri erano almeno 29, decine i feriti. Tra le strutture prese di mira c’è una scuola dell’Unrwa che ospita migliaia di sfollati. Poche ore prima Israele aveva bombardato un’altra scuola dell’agenzia Onu per
Commenta (0 Commenti)COSTITUZIONE. Meloni mette le mani avanti: «Se non passa io resto». Quasi azzerati i poteri del Capo dello Stato. Le opposizioni: un pericoloso pasticcio. Gelo di Salvini. Buio sulla legge elettorale che garantirà il 55% dei seggi al vincitore
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani durante la conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri - Ansa
Il mostro giuridico del premierato Frankenstein è stato ufficialmente varato ieri dal consiglio dei ministri. Meloni, dopo il consiglio dei ministri, ha usato toni enfatici definendo quella appena partorita la «madre di tutte le riforme», una «rivoluzione che ci porta nella terza Repubblica, mai più governi tecnici e ribaltoni». Ha precisato che il suo vero obiettivo era l’elezione diretta del presidente della Repubblica, e ha definito questo testo una sorta di mediazione per «salvaguardare il ruolo di garanzia del Quirinale che è molto apprezzato dagli italiani».
E anche per cercare «il consenso più ampio anche tra le opposizioni». Ma è stata molto attenta a mettere le mani avanti, memore della disastrosa esperienza di Renzi: «L’esito di questa riforma non avrà nulla a che fare con l’andamento del governo. Io ho fatto quello che dovevo fare e ora consegno la proposta al Parlamento e poi agli italiani col referendum: serve all’Italia, non a me».
MELONI E LA MINISTRA delle Riforme Casellati insistono nel
Leggi tutto: Meloni battezza il mostro giuridico del premierato - di Andrea Carugati
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