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LA SCELTA DEL FUMETTISTA . Gli organizzatori: «Rispettiamo le opinioni di tutti». Il precedente del 2014

Zerocalcare non va al Lucca Comics: «Il patrocinio di Israele è un problema»

Zerocalcare ha deciso di non andare al Lucca Comics di quest’anno. La sua decisione è arrivata alla fine di una settimana di discussioni e polemiche causate dalla presenza tra i partner della manifestazione dell’ambasciata d’Israele in Italia. Nei giorni scorsi, tra l’altro, molti degli autori invitati dalla fiera avevano pensato di prendere posizione con un comunicato, ma alla fine non se n’è fatto niente.

COSÌ, in un post apparso sui social, il fumettista romano ha scritto che per lui il logo dell’ambasciata «rappresenta un problema» perché, in un momento del genere, con Gaza messa a ferro e fuoco dall’esercito israeliano, «venire a festeggiare lì dentro rappresenta un corto circuito che non riesco a gestire».

E ancora: «Sono stato a Gaza diversi anni fa, conosco persone che ancora ci vivono e persone che ci sono andate per costruire progetti. Quando queste persone mi chiedono com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra in spregio del diritto internazionale, io onestamente non riesco a fornire una spiegazione». Zerocalcare, comunque, infine precisa che questa «non è una gara di radicalità, e da parte mia non c’è nessuna lezione o giudizio morale verso chi andrà a Lucca e lo farà nel modo che ritiene più opportuno, soprattutto non è una contestazione alla presenza dei due autori del poster Asaf e Tomer Hanuka, che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero coi loro governi».

NON SI TRATTA dunque di un boicottaggio, ma di una scelta personale, motivata con parole assai chiare e con un tono di gran lunga più apprezzabile di quelli con cui nelle ultime settimane si sta affrontando la situazione in Medio Oriente, tra accuse, censure e manipolazione delle posizioni altrui. La scelta di Zerocalcare è stata pienamente appoggiata dalla sua casa editrice, Bao Publishing. «Tutta Bao gli è solidale, comprende le sue ragioni, le accetta e se ne sobbarca serenamente le conseguenze», si legge in un comunicato. Parole di apprezzamento sono arrivate anche da Vauro: «Io col fumetto non c’entro niente, ma se fossi stato invitato al Lucca Comics avrei fatto la medesima cosa».

A PROPOSITO del patrocinio, anche gli organizzatori del Lucca Comics hanno detto la loro, spiegando di aver «riflettuto molto sulla possibilità di rinunciare al patrocinio» ma di aver anche «ritenuto che sarebbe un atto poco responsabile nei confronti non solo delle istituzioni e delle realtà appartenenti al nostro ecosistema, ma anche per tutti i partecipanti» perché «questo patrocinio – non oneroso – è stato ricevuto, come molti dei patrocini che in questi anni hanno affiancato il festival, per riconoscere il valore del nostro programma culturale». In ogni caso, «rispettiamo le scelte personali, rispettiamo le opinioni di tutti e da sempre abbiamo l’ambizione di essere il luogo dove è possibile stare insieme nelle differenze». La presenza del logo dell’ambasciata israeliana è legata al fatto che il poster dell’edizione di quest’anno della fiera del fumetto è stato realizzato dai disegnatori di Tel Aviv Asaf e Tomer Hanuka: una prassi per Lucca Comics, che già nel 2014 aveva avuto come partner l’ufficio cultura israeliano a Roma.

QUEST’ANNO, oltre a Zerocalcare, hanno annunciato la loro non partecipazione anche altri, come il disegnatore Alessio Spataro e la band punk «Gli Ultimi». Altri ancora invece andranno, come Maicol &Mirco – che con una storia pubblicata sul sito del manifesto racconta il suo punto di vista – e Leo Ortolani. «Se passate da me mi vedrete con un mazzo di cartoline, a fianco – ha scritto il creatore di Rat Man -. Non sono in vendita. Ma se ne volete una, vi chiedo di fare un’offerta minima di 5 euro. Il ricavato verrà da me devoluto a un’associazione di aiuti umanitari, che si occupa soprattutto dei bambini»

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LEGGE DI BILANCIO. Meloni: in parlamento domani. Dopo il vertice di maggioranza. La Cgil: la norma sulle pensioni toglie 11mila euro a medici, maestre e statali

Manovra ancora in alto mare: tagli a pannolini e commercio equo solidale

Pannolini: saranno tassati al 22% invece di avere l'Iva agevolata al 5% come oggi

A tredici giorni dal varo della legge di Bilancio, il testo resta lontano dalla sua chiusura e dalle aule parlamentari che dovrebbero approvarlo (senza emendamenti, secondo il governo). Gli ultimi nodi verranno sciolti lunedì pomeriggio quando Giorgia Meloni e i leader della maggioranza si riuniranno in un vertice formalmente convocato sulle riforme istituzionali. Di bozza in bozza, ieri le novità riguardavano l’uscita dall’Iva agevolata al 5% i pannolini per bambini e i seggiolini auto, che saranno soggetti all’aliquota ordinaria del 22%, mentre viene abrogato dal 2025 il Fondo per il commercio equo e solidale.

Un testo sempre più vicino alla versione definitiva, che lievita a 109 articoli, compresi i saldi dei ministeri ma ancora senza le tabelle. Il lavoro è «sostanzialmente chiuso», assicura la premier Giorgia Meloni, promettendo che il testo sarà inviato lunedì al parlamento. Provando a venire incontro alle richieste di Forza Italia, Meloni ha deciso che l’innalzamento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26% sarà solo se l’affitto breve (per periodi inferiori a 30 giorni) riguarda «più di un appartamento». Salvi dunque i piccoli proprietari che affittano ad esempio la casa al mare per arrotondare un po’ le entrate, ma non chi fa degli affitti brevi un vero e proprio business, leggasi Airbnb. La modifica tuttavia non viene considerata definitiva dagli azzurri, che rimandano la verifica a lunedì.

Ma le tasse aumenteranno anche sui pannolini per bambini e i seggiolini auto. Questi due prodotti, che attualmente beneficiano dell’Iva agevolata al 5%, torneranno infatti ad essere al 22%.

Nell’ultima stesura della Manovra si sopprimono infatti due gruppi di beni assoggettati all’Iva agevolata, tra cui assorbenti e tamponi femminili, latte in polvere e appunto pannolini e seggiolini: ma mentre gli assorbenti e il latte in polvere vengono spostati nell’elenco dei beni al 10%, pannolini e seggiolini restano di fatto fuori dalle categorie con l’Iva agevolata. Mentre arriva una stretta sul commercio equo e solidale, con l’abrogazione dal 2025 del Fondo destinato ad erogare contributi a fondo perduto per le imprese fornitrici di questa categoria di prodotti. Un nuovo articolo infine quantifica gli interessi passivi sui titoli del debito pubblico derivanti dagli effetti del ricorso all’indebitamento: si parte da 215 milioni per il 2024 e 568 milioni di euro per il 2025.

E si rifanno i calcoli rispetto al ricalcolo della pensione per medici, maestri d’asilo e enti locali, «L’esecutivo riuscirà a peggiorare la legge Monti-Fornero», denunciano Fp e Flc Cgil che prospettano «tagli fino a 11mila euro lordi l’anno con la revisione delle aliquote di rendimento previdenziali per le pensioni liquidate dal 2024, delle quote di pensione retributive in alcune gestioni previdenziali – Cassa degli Enti locali (Cpdel), sanitari (Cps) e insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e ufficiali giudiziari(Cpug)»

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TORNATE UMANI. Slogan contro Israele, definito «Stato assassino». Ma la maggioranza sfila pacificamente. Qualche tensione con i giornalisti. Alla Fao strappata la bandiera di Israele. A sventolare ci sono quasi solo bandiere palestinesi, ma non mancano quelle arcobaleno della pace

La manifestazione contro la guerra in Palestina a Roma foto Ansa La manifestazione contro la guerra in Palestina a Roma - Ansa

Slogan contro Israele, definito di volta in volta «criminale», «assassino» o «terrorista». La richiesta agli Stati arabi di fermare il «processo di normalizzazione» con lo stato ebraico. E la bandiera israeliana che a un certo punto un manifestante toglie acrobaticamente dal pennone della Fao in viale Aventino. Ma anche una giovane tunisina che a Porta San Paolo spiega di provare «solidarietà con il popolo israeliano» ma si rifiuta di definire Hamas una formazione terrorista perché «è un partito islamista che è stato votato liberamente e quello che è successo il 7 ottobre è stata legittima difesa».

Inutile girarci intorno: sarebbe stato ingenuo pensare che alla manifestazione che si è svolta ieri a Roma in sostegno della Palestina non si sarebbe sentito il repertorio scontato di frasi e offese contro Israele, ma sarebbe ingiusto attribuirle a tutte le decine di migliaia di persone che hanno sfilato pacificamente e senza scadere in slogan trucidi per chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza e per il cessate il fuoco. E non era scontato vista la piattaforma – senza dubbio condannabile – che invitava alla partecipazione scrivendo che «Il 7 ottobre il popolo palestinese ha ricordato al mondo di esistere, ha dimostrato che sono ancora i popoli a scrivere la storia».

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A dire il vero non era neanche scontata una partecipazione così grande all’iniziativa promossa dalla Comunità palestinese di Roma e del Lazio ma nella quale alla fine c’è stato un po’ di tutto, da formazioni di destra ai no vax. Si aspettavano non più di 5.000 persone, per la questura ne sono arrivate 20 mila ma in realtà quelle che si presentano sotto la Piramide Ostiense sono molte di più. Alle tre precise del pomeriggio il corteo comincia a muoversi lungo viale Aventino. «Stop al genocidio, fine dell’occupazione. Palestina libera» c’è scritto sullo striscione di testa. Un ragazzo con gli occhiali scuri e una maglietta bianca con la bandiera della Palestina avverte i manifestanti: «Voglio sentirvi, non è una passeggiata oggi». Subito dietro altri giovani tengono alta sopra la testa una grande chiave nera, simbolo del ritorno dei palestinesi nella loro terra.

Un momento del corteo della manifestazione davanti al Colosseo foto Ansa Un momento del corteo della manifestazione davanti al Colosseo foto Ansa

A sventolare ci sono quasi solo bandiere della Palestina, più qualcuna arcobaleno. «Free, free Palestine» scandisce il corteo mentre un cartello promette: «From the river to the sea, Palestine will be free». Non manca, purtroppo, anche chi va in giro con un cartello in cui la bandiera israeliana viene paragonata alla svastica.

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Palestina libera, Londra c’è mentre il Labour va in pezzi

Davvero pochi i momenti di tensione. Uno riguarda i giornalisti, che in molti accusano di diffondere «propaganda imperialista». Ne sa qualcosa una troupe di «Piazza pulita», contestata solo per aver chiesto un parere su uno dei tanti video dell’orrore messi in circolazione da Hamas.

Mischiato ai manifestanti c’è anche Elzir Izzeddin, l’imam di Firenze che lunedì scorso, rispondendo a un appello lanciato da padre Bernardo Gianni, ha partecipato con il rabbino Gadi Piperno a una manifestazione per la pace nel capoluogo toscano. Perché è qui? «Perché noi siamo per la pace e la vita», risponde. «Vedendo i bombardamenti di Israele dobbiamo manifestare per la vita di tutti». Questa di Roma però è una manifestazione molto diversa da quella di Firenze, sembra quasi che si chieda a una pace a senso unico: «Certo – prosegue l’imam – e per questo quando c’è la possibilità di essere tutti uniti per la pace lo sottolineiamo. Quello in corso non è uno scontro tra religioni, tra musulmani e ebrei. E’ sui diritti, sulla libertà di tutti i civili che devono essere salvati. La vita è sacra».

Al corteo sono arrivati manifestanti da tutta Italia. A un certo punto fa il suo ingresso anche un gruppo della Rete napoletana per la Palestina che racconta di essere stato fermato e perquisito dalla polizia sull’autostrada.

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Quando manca ormai poco a San Giovanni, punto di arrivo della manifestazione, gli altoparlanti montati sul camion che apre il corteo diffondono Mawtini, «Patria mia», una sorta di inno della Palestina, e in molti alzano le mani facendo il segno della vittoria

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L’assessore del Comune di Faenza alla Protezione civile, Massimo Bosi, in alcuni dei punti del Lamone oggetto di intervento

Proseguono i lavori per la messa in sicurezza degli argini del fiume Lamone a monte del ponte della ferrovia. Nei giorni scorsi la ditta FEA, incaricata dall’Agenzia regionale della Protezione civile, ha iniziato l’intervento per realizzare il muro sull’argine in sinistra idraulica del Lamone, nel tratto tra il ponte delle Grazie e il ponte Rosso.

Nel dettaglio il progetto prevede l’installazione di micro-pali lungo l’argine che attraverso una trivella vengono inseriti nel terreno fino a una profondità di 12 metri. Il primo tratto interessato dai lavori è quello di via Renaccio, dal parcheggio piazzale Foibe fino a poco dopo l’incrocio con via Calamelli. L’intervento contempla l’inserimento di 300 micro-pali disposti su due file parallele alla distanza di quasi due metri per formare una struttura sulla quale verranno poi create alla profondità di un metro le fondamenta in cemento armato che fara da basamento al muro alto circa due metri, in sostituzione del precedente manufatto in mattoni. Lo stesso intervento verrà replicato, sempre lungo via Renaccio, dal ponte Rosso per circa 220 metri in direzione del ponte delle Grazie. Vista la presenza di materiale argilloso in profondità, cosa che rallenta le trivellazioni, la ditta ha deciso di affiancare un secondo mezzo così da velocizzare l’opera. Secondo il cronoprogramma stabilito l’intero intervento lungo via Renaccio dovrebbe essere concluso prima dell’inverno.
Zona Orto Bertoni

Nel frattempo proseguono i lavori di pulizia e consolidamento dell’argine in sinistra idraulica del Lamone nella zona dell’Orto Bertoni. In particolare, dalla zona del depuratore si sta procedendo verso monte ricostruendo, per circa 800 metri, la parte superiore dell’argine indebolita dall’alluvione del 16 maggio.

Per quanto riguarda la pulizia dell’alveo del Lamone la ditta incaricata dalla Regione sta proseguendo le operazioni verso monte e ad oggi si trovano nella zona di fronte al colle di Persolino. Le operazioni proseguiranno ininterrottamente fino a dove necessario.
Torrente Marzeno

La pulizia dell’alveo sta procedendo anche lungo il torrente Marzeno su entrambi i lati e ad oggi gli operai sono all’altezza della diga di San Martino. Nello specifico l’intervento ‘a raso’ sarà effettuata esclusivamente nei tratti dove gli argini hanno ceduto durante gli alluvioni e nei punti maggiormente indeboliti. Per la restante parte dell’alveo verrà eliminata solo la vegetazione staccatasi, secca o pericolante e che possa mettere in criticità l’idraulica del torrente. La vegetazione che non evidenzia criticità verrà lasciata e servirà per rallentare il flusso dell’acqua in caso di piena

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ALTERNATIVA COMUNE. Un’assemblea partecipata a Napoli in dialogo con Alleanza Verdi Sinistra. Eletti in Lazio, Sardegna, Liguria, Lombardia e Campania. Ma la strada verso un’unica lista a giugno 2024 è impervia

«Civici e di sinistra» verso le europee Anita Pirovano,Massimiliano Smeriglio, Sergio D'Angelo e Francesca Ghirra all'assemblea di Alternativa Comune a Napoli - ClaudiOne

Eletti, militanti e sostenitori di diverse esperienze di quella che si definisce «sinistra civica» di Campania, Lazio, Liguria, Lombardia e Sardegna si ritrovano a Napoli, nell’aula consiliare, per discutere del loro futuro: di come battere la destra al governo del paese, della scadenza chiave del voto europeo di giugno, della ricostruzione di un soggetto di sinistra. Introduce Sergio D’Angelo, capogruppo in consiglio comunale di Napoli solidale e una vita dentro il terzo settore e l’economia solidale. «Qui ci sono persone che hanno maturato percorsi e pratiche indipendenti – spiega – E che vogliono allargare la rete per offrire un contributo per allargare lo spazio politico ambientalista e di sinistra». D’Angelo disegna così lo scenario politico: «Consideriamo il percorso del Pd di Elly Schlein un auspicio. Ma sappiamo che l’approdo è incerto in questi anni i pariti si sono dissolti. Alleanza Verdi Sinistra è la forza che consideriamo più vicina, speriamo che si apra a un confronto».

IL PRESIDENTE del municipio VIII di Roma Amedeo Ciaccheri racconta: «Questo appuntamento materializza una discussione che va avanti da tempo. Le nostre esperienze hanno attraversato uno spazio complesso, provando a riallacciare tante biografie resistenti in giro per il paese in un momento in cui la politica italiana offriva pochi spazi del genere. Lo abbiamo fatto con l’umiltà di tornare alle nostre comunità e mantenere vincoli coi territori». Ciaccheri riconosce che storicamente le esperienze di questo tipo hanno avuto difficoltà nel costruire spazi larghi di alleanza. Poi chiarisce: «Il civismo senza politica è come l’ambientalismo senza giustizia sociale: nel primo caso saremmo amministratori di condominio, nel secondo giardinieri. Ma se le nostre esperienze a Napoli, Roma, Cagliari e Genova partono insieme e si aggiungono ad altre che seguiranno saremo tanti».

MASSIMO ZEDDA è rimasto a Cagliari, la città che ha amministrato da sindaco e per la quale è pronto a correre ancora alle elezioni del 2024, ma manda un video-messaggio di adesione. Dalla Sardegna c’è Francesca Ghirra, cagliaritana, deputata eletta nelle liste di Avs e da Milano interviene, Anita Pirovano presidente del municipio IX del capoluogo lombardo. Così come Rosario Andreozzi, ex capogruppo a Napoli nell’era De Magistris della lista DeMa e in questa consiliatura eletto con i civici di Napoli solidale, che elenca i comitati e le lotte dei disoccupati che animano l’opposizione sociale napoletana. Tutti parlano della guerra, quella in Ucraina e quella in Palestina, per sottolineare l’esigenza del dissenso.

C’È, DA OSPITE e osservatore, Peppe De Cristofaro di Avs. È reduce dalla maratona al Senato sul Decreto Caivano e usa questo esempio per spiegare cosa è la destra al governo: lo Stato interviene soltanto nella sua forma poliziesca e securitaria, ed è inesistente dal punto di vista delle politiche sociali. In collegamento c’è anche Mimmo Lucano. «Nel caso dei migranti la sicurezza giustifica la repressione, come sta accadendo al popolo palestinese che ha attraversato Riace come quello curdo – dice l’ex sindaco del comune calabrese – La sinistra alla quale io appartengo è il contrario delle vendette e dei confini». In chiusura, l’europarlamentare del gruppo dei S&D Massimiliano Smeriglio cita Yolanda Díaz, leader di Sumar, quando dice che non si vince con la paura ma con la speranza. «Dunque – sintetizza – si tratta di costruire una società più umana, più curiosa, più empatica». L’incontro si considera in «dialettica» positiva con quello indetto da Avs a Roma per il 5 novembre, che il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni descrivono come «un’opportunità per unire le forze con politici, attivisti e rappresentanti delle realtà civiche, dei movimenti, delle associazioni e dei sindacati al fine di creare un cambiamento positivo e duraturo».

LE GRANDI manovre verso le europee, tuttavia, al momento fanno capire che ciò che si muove alla sinistra del Pd è tutt’altro che unitario. Un ottimo punto di osservazione di questa dinamica è l’esperimento dell’associazione «Europa a Sinistra», che riunisce un centinaio di donne e uomini che hanno approfittato della possibilità, riconosciuta dallo statuto, di aderire in forma individuale al Partito della Sinistra europa, che pure sarebbe un’organizzazione di secondo livello cui aderiscono le formazioni dei diversi paesi Ue. «Da due anni siamo impegnati nel caratterizzare la Sinistra europea come partito transnazionale ampio e inclusivo – spiegano – Nella sua ultima assemblea generale, il Partito della sinistra europea ha promosso un appello per l’unità e la solidarietà delle sinistre alle elezioni dell’Europarlamento». Al momento hanno aderito insieme a Rifondazione e Unione popolare al percorso lanciato da Michele Santoro e Raniero La Valle lo scorso 30 settembre al Teatro Ghione

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Netanyahu ha deciso: dopo una pioggia di bombe senza precedenti, via libera ai tank nelle strade di Gaza. Stop ai negoziati per la liberazione degli oltre 200 ostaggi nella mani di Hamas. Isolata dal resto del mondo, la Striscia lasciata sola dalla comunità internazionale alla mercé della vendetta di Israele

ISRAELE/PALESTINA. «È la terza guerra mondiale in 400 km quadrati». Israele inizia l’invasione via terra, la Striscia senza più rete internet e telefoni

 Gaza, profughi in una scuola gestita dall’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati (Unrwa) a Khan Younis - foto Ap

«Da otto giorni con la mia famiglia sono rifugiata nell’ospedale Al Quds, le condizioni di vita sono spaventose, siamo in 15mila. E abbiamo paura, tanta paura di essere colpiti». La linea telefonica è precaria, sembra poter cadere da un momento all’altro. Ma la voce di Fatena al Ghurra ci arriva ugualmente, assieme alla sua richiesta rivolta al mondo «Fate presto, salvateci».

Questa, ci ripete più volte, «è la terza guerra mondiale, in meno di 400 kmq, la guerra mondiale contro Gaza». Quello di Fatena Al Ghurra per Gaza era stato un viaggio tanto desiderato e programmato. Dalla sua terra d’origine mancava da 15 anni.

Il 4 ottobre, proveniente dal Belgio dove risiede e lavora alternando la professione di traduttrice alla scrittura di poesie, era rientrata a Gaza per far visita ai genitori e al resto della famiglia. Un abbraccio atteso da tanto.

«Pochi giorni dopo mi sono ritrovata all’inferno con tutta la famiglia», prosegue Fatena

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