INVADO AVANTI. L’aviazione israeliana colpisce una casa piena di sfollati, mentre la Camera Usa vota un pacchetto di aiuti a Tel Aviv da 26 miliardi. In Cisgiordania, undici palestinesi uccisi a Tulkarem da giovedì. E ieri l’esercito ha invaso l’ospedale
I feriti nel raid di venerdì notte al Kuwaiti Hospital di Rafah - Ap/Ismael Abu Dayyah
«Nemmeno il cimitero è stato risparmiato dai bombardamenti. Questa è Rafah. Quella che chiamano il posto sicuro per gli sfollati». Adnan al-Arja dice di non avere parole, ma le trova. Le consegna alla squadra di al Jazeera dopo un raid notturno che ha fatto una strage. Di bambini per lo più: sei sulle dieci vittime totali, le altre erano donne.
«LA SCENA dei corpi portati all’ospedale al-Najjar per la sepoltura spezza il cuore – racconta il corrispondente palestinese della tv qatariota, Hani Mahmoud – La maggior parte sono bambini, avvolti in lenzuola bianche impregnate di sangue. I dottori dicono che le ustioni erano così brutte che, anche fossero arrivati vivi, in questa situazione non ci sarebbe stato modo di salvarli».
Ahmed Barhoum, nel raid, ha perso la moglie e la figlioletta di cinque anni. Il raid ha centrato la casa dove si speravano al sicuro: «Questo è un mondo senza morale, senza valori». Lo dice all’Ap, mentre abbraccia il corpo senza vita della figlia Alaa: «Hanno bombardato una casa piena di sfollati, di donne e bambini. Non ci sono combattenti qui, solo donne e bambini».
Di fatto, l’offensiva israeliana contro Rafah è già iniziata. Non ieri, ma da settimane ormai. La città-rifugio – che ha visto in pochi mesi quadruplicare la propria popolazione, dopo la fuga disperata di 1,5 milioni di rifugiati nel risiko dell’occupazione israeliana – è colpita dall’aviazione israeliana con cadenza regolare.
Nessuno stivale sul terreno ma il fischio sinistro delle bombe. «Rafah sta assistendo a un’impennata di bombardamenti israeliani nelle ultime due settimane – spiega il giornalista Tareq Abu Azzoum – Può essere letto come il segno di una successiva incursione militare, soprattutto alla luce della mobilitazione delle truppe israeliane lungo il confine con la città».
Non è stata la sola presa di mira ieri, raid sono piovuti anche nel centro della Striscia e a nord del campo di Nuseirat, ormai raso al suolo. È stata distrutta anche la sede di un’industria farmaceutica a Deir al-Balah, la più grande di tutta Gaza: attacco «deliberato» dice il Comune, per rendere questo posto invivibile.
È IN QUESTO contesto definito di «genocidio plausibile» dalla Corte internazionale di Giustizia a causa della distruzione sistematica e deliberata di ogni forma di sussistenza, che ieri – a quasi duecento giorni dall’inizio dell’offensiva iniziata dopo l’attacco del 7 ottobre di Hamas – la Camera statunitense si è riunita per votare, tra gli altri, il pacchetto aggiuntivo di aiuti a Israele, «la misura più significativa dal 7 ottobre», scriveva ieri Haaretz.
Di miliardi di dollari ne riceverà 26, di cui 14 di «incondizionato aiuto militare»: dentro ci sono soldi per la difesa aerea ma anche per munizioni e sviluppo di tecnologie offensive. La contrarietà di un pezzo di Partito democratico si è ridotta significativamente: in mezzo c’è stato l’attacco iraniano del 13 aprile.
È solo l’ulteriore conferma che gli Stati uniti non hanno mai messo in dubbio il sostegno incondizionato a Israele. Rafah o non Rafah. Lo avevano già ricordato a tutti due giorni fa alle Nazioni unite mettendo il veto alla mozione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva di riconoscere a pieno lo Stato di Palestina. Ieri l’Autorità nazionale palestinese ha detto che sta riconsiderando i rapporti con Washington perché «ha violato tutte le leggi internazionali e ha abbandonato le promesse di una soluzione a due stati…e fornisce armi e denaro a Israele che uccidono i nostri bambini e distruggono le nostre case», ha dichiarato in un’intervista il presidente palestinese Abu Mazen.
Alla «minaccia» credono in pochi visto la dipendenza dell’Anp dai fondi Usa. Nelle stesse ore in Turchia il presidente Erdogan incontrava il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh . Due ore e mezzo di incontro a Istanbul tra i due esponenti della Fratellanza musulmana durante le quali Erdogan ha promesso sforzo diplomatico per «un cessate il fuoco immediato». Lì, a Istanbul, le contraddizioni si intrecciano: da una parte la vicinanza politica ad Hamas e la sedicente guida turca di un fantomatico fronte regionale pro-palestinese, dall’altro i rapporti commerciali e militari mai interrotti con Israele e l’appartenenza alla Nato.
INTANTO in Cisgiordania – spesso a margine delle cronache nonostante nelle comunità palestinesi sia in corso la più feroce ondata di attacchi e sfollamento dal 1967 – le violenze proseguono. Il campo profughi di Nur al-Sham, a Tulkarem, ha visto salire a 11 il numero dei palestinesi uccisi (sette da proiettili, quattro da pestaggi) nell’operazione israeliana iniziata giovedì sera, con truppe e bulldozer. Per Israele tutti combattenti, ma il ministero della salute di Ramallah dà conto delle vittime civili: tra loro un 15enne, Fathi Qais Nasrallah.
Tre le case fatte saltare in aria e numerosi i feriti, aggiunge, irraggiungibili perché l’esercito impedisce alle ambulanze di passare. E ieri sera l’esercito ha invaso l’ospedale di Tulkarem, aggredito i medici e arrestato un paramedico.
Anche qui la sanità è sotto attacco: un medico di 50 anni, è stato ammazzato dai coloni a sud di Nablus. Secondo la Mezzaluna rossa, un gruppo di coloni ha lanciato pietre contro le auto palestinesi in transito e, all’arrivo dell’ambulanza, ha aperto il fuoco uccidendo il dottor Muhammad Awadallah
Commenta (0 Commenti)DEMOCRATICI E REPUBBLICANI SBLOCCANO I FONDI. 60 miliardi a Kiev, 26 a Tel Aviv. E anche 8 a Taiwan. Il "progressista" Ted Lieu: «L’America è tornata». Manovra divisa in 4 per superare i veti incrociati. Nuove sanzioni a Iran, Cina e Russia. Chiusa così ogni possibilità di mediazione per la pace
Pennsylvania, proiettili di artiglieria M795 immagazzinati per essere spediti - Ap
Una rara coalizione di democratici e repubblicani ha votato a stragrande maggioranza a favore della legge sugli stanziamenti supplementari per la sicurezza dell’Ucraina con un voto di 311 a 111. Per arrivare a questo risultato che allontana ogni spiraglio di mediazione nella guerra che infiamma l’Europa lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson ha diviso la manovra in quattro distinti disegni di legge.
Le misure riguardano l’Ucraina (60 miliardi di dollari), Israele (26, di cui 9 per aiuti umanitari) e Taiwan (8 miliardi). Il quarto mira a bandire TikTok se l’app cinese non verrà venduta, a utilizzare gli asset russi congelati e imporre nuove sanzioni a Iran, Cina e Russia.
SOLITAMENTE i quattro disegni di legge sarebbero stati raggruppati in uno solo, ma questo frazionamento è servito a Johnson per superare un’impasse che da ottobre teneva in ostaggio il pacchetto di aiuti destinati all’Ucraina mentre Zelensky pressava Washington ripetendo che i soldati non potevano più attendere la burocrazia occidentale e che la Nato doveva dimostrare «se siamo davvero alleati». La situazione in Ucraina «è al limite», ha detto il presidente ucraino al segretario della Nato.
Per mesi i repubblicani hanno continuato sul da farsi, prima chiedendo che qualsiasi aiuto venisse legato a cambiamenti delle politiche per la gestione dei migranti e del confine fra Usa e Messico, per poi rifiutare un’offerta bipartisan del Senato proprio su questo punto, facendo naufragare la manovra.
Con questa mossa, che divide il pacchetto in quattro sezioni singole, Johnson è riuscito a superare l’opposizione dell’ala più a destra del Gop guidata dalla trumpiana Marjorie Taylor Greene, e ha superato un primo voto procedurale con 316 sì e 94 no, dove, paradossalmente a votare a favore sono stati più i democratici, 165, che i repubblicani (151). E poi il voto finale, mentre i democratici applaudivano e sventolavano la bandiera ucraina. «L’unica cosa che ha tenuto a bada i terroristi e i tiranni è la percezione di un’America forte – ha detto Johnson -, questo è un messaggio molto importante che invieremo a tutto il mondo».
IL PACCHETTO DA 61 MILIARDI di dollari per l’Ucraina e i partner regionali passato alla Camera contiene più o meno la cifra inclusa nel disegno di legge del Senato. Di questo totale, circa 23 miliardi di dollari verrebbero utilizzati per ricostituire stock di armi, scorte e strutture statunitensi. Oltre 11 miliardi finanzierebbero le attuali operazioni militari Usa nella regione. Quasi 14 miliardi di dollari inclusi nel disegno di legge aiuterebbero l’Ucraina ad acquistare armamenti avanzati e attrezzature di difesa. «L’America è tornata», ha scritto su X il deputato progressista Ted Lieu.
È passato con un ampio margine anche il pacchetto “H.R. 8034” da 26,4 miliardi di dollari sugli aiuti a Israele: 366 voti a 58. A favore di questo disegno di legge hanno votato più repubblicani che democratici per i quali la questione del sostegno ad Israele rappresenta un problema con la base del partito, sempre meno favorevole ad armare Israele e sempre più preoccupato per la situazione in Palestina: anche mentre la Camera votava fuori il Congresso si svolgevano manifestazioni a sostegno della Palestina.
CON QUESTO VOTO si apre un a nuova corsa al riarmo per tutte le regioni attraversate dai conflitti, e si prefigura un’estate che non sarà segnata solo dalla campagna elettorale, ma anche da un nuovo è più netto coinvolgimento degli Stati Uniti nelle guerre che insanguinano Europa e Medio Oriente
Commenta (0 Commenti)Paura del monologo sull’antifascismo che critica Meloni. La Rai blocca per «ragioni editoriali» l’intervento dello scrittore Scurati, poi la conduttrice lo legge in diretta. Ma non è il primo episodio: rifiutato anche un testo sui manganelli di Nadia Terranova, che pubblichiamo
FASCIA PROTETTA. Lo scrittore censurato da Raitre sul 25 aprile. A marzo la tagliola su Nadia Terranova
Se c’è una cosa che il governo Meloni sta prendendo sul serio è la cultura: dal suo insediamento, il primo esecutivo guidato da un partito erede del Msi ha cominciato a picchiare un giorno sì e l’altro pure su quella che, a torto a ragione, ritiene essere una cultura ostile alla sua visione del mondo, tra polemiche costruite ad arte sui social o sui giornali d’area e manovre che coinvolgono l’elettrodomestico più diffuso: la televisione.
L’ULTIMO CASO, al deciso sapore di censura, riguarda lo scrittore Antonio Scurati e il suo monologo sul 25 aprile previsto ieri sera all’interno del programma «Chesarà…» di Serena Bortone, su Raitre. È stata la stessa conduttrice a far scoppiare il caso con un post sui suoi social: «Ho appreso ieri sera (venerdì, ndr), con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io».
Il monologo di Scurati, diffuso in lungo e in largo già da ieri pomeriggio (è anche sul sito del manifesto), è un duro attacco a Meloni. Partendo dall’omicidio Matteotti, l’autore della fortunata trilogia di libri su Mussolini edita da Bompiani dice che «la presidente del consiglio si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza» perché
Leggi tutto: Telemeloni oscura Scurati. Ma non è la prima volta - di Mario Di Vito
Commenta (0 Commenti)La conduttrice di CheSarà su Rai3 ha denunciato l'assenza dello scrittore nel suo programma dichiarando che la decisione della Rai è stata presa senza alcuna spiegazione plausibile
Serena Bortone e Antonio Scurati
Èstata annullata la presenza di Antonio Scurati questa sera, 20 aprile 2024, nel programma "CheSarà" condotto da Serena Bortone su Rai3. Lo scrittore - autore del libro "M. Il figlio del secolo" - aveva in programma un monologo sul 25 aprile che è stato cancellato dalla Rai attraverso un comunicato stampa. A denunciare questa decisione da parte dell'azienda è stata Serena Bortone che ha commentato negativamente la scelta della Rai di cancellare il monologo di Scurati con un post su Instagram dove ha ammesso di aver scoperto la notizia per puro caso e di non aver ricevuto nessuna spiegazione plausibile.
Secondo quanto si è appreso il testo del monologo presentato da Scurati, dedicato al 25 aprile e al centesimo anniversario dell'omicidio Matteotti (nel video l'estratto del cinegiornale dell'epoca), sarebbe stato valutato come inappropriato dalla dirigenza Rai poiché ritenuto fortemente schierato in un momento di campagna elettorale. A Scurati sarebbe stato proposto di proporre il testo a titolo gratuito, una proposta che sarebbe stata respinta portando così alla revoca della sua partecipazione.
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L'ARMA DEL RELITTO. Nessun accordo con i trafficanti: erano soccorsi non consegne concordate. Il gup di Trapani chiude sette anni di accuse e bugie. Sulle scale del tribunale esplode la gioia covata per sette anni. Le lacrime si mischiano agli abbracci
Gli attivisti all’entrata del tribunale di Trapani dopo il pronunciamento della sentenza - Giansandro Merli /il manifesto
Non c’era niente. Nessun accordo con i trafficanti. Nessun favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nessun taxi del mare. Nessun inganno alle autorità che coordinavano i soccorsi. Solo fango mediatico e bugie di Stato contro attivisti e operatori umanitari che si erano imbarcati per salvare vite umane di cui a molti non importa nulla. Lo ha stabilito ieri il giudice per l’udienza preliminare di Trapani Samuele Corso nel maxi-processo alle ong: tutti prosciolti perché «il fatto non sussiste» e dissequestro della nave Iuventa, bloccata nel porto siciliano da quel 2 agosto 2017 che ha cambiato per sempre il soccorso in mare.
È STATA LA MADRE di tutte le indagini sul Mediterraneo centrale: doveva dimostrare che lì non avvenivano salvataggi ma «consegne concordate» tra trafficanti e organizzazioni umanitarie. Per farlo gli inquirenti hanno usato infiltrati, microspie e intercettazioni a tappeto. Hanno trascinato alla sbarra grandi organizzazioni come Medici senza frontiere, premio nobel per la pace nel 1999, o Save the children, convenzionata con il Viminale e parte di progetti delicati come quello nell’hotspot di Lampedusa, insieme al piccolo collettivo di Jugend Rettet: ragazze e ragazzi, attivisti e volontari che avevano comprato la Iuventa con un crowdfunding per battersi contro i naufragi dei migranti.
Depistaggio o pregiudizio. Il lato oscuro delle indagini
LA DECISIONE DEL GIUDICE ha accolto in pieno le richieste delle difese stabilendo che i comportamenti degli imputati non rappresentano, in senso oggettivo, dei crimini. Al contrario, sono stati l’adempimento al dovere di soccorso, tra l’altro sotto stretto coordinamento della guardia costiera italiana. La procura, le cui posizioni si sono ribaltate nel corso dell’udienza preliminare, aveva chiesto il proscioglimento perché «il fatto non costituisce reato»: i soccorritori avrebbero favorito l’ingresso di cittadini stranieri sul territorio nazionale ma in buona fede. Se fosse passata questa tesi il processo vero e proprio non si sarebbe comunque tenuto, ma il significato politico sarebbe stato molto diverso. Il gup ha rimesso le cose a posto, sebbene non abbia voluto aprire un fascicolo per approfondire le ragioni delle enormi falle di tutto l’apparato accusatorio. «A questi ragazzi, criminalizzati dentro e fuori le aule di giustizia, sono dovute delle scuse. Siamo già a lavoro per
Commenta (0 Commenti)Un segnale all'Iran che Israele ha la capacità di colpire', dice una fonte israeliana. L'Aiea: 'Nessun danno agli impianti nucleari'. Gli Usa erano stati avvisati in anticipo del raid, senza avallarlo. Colpite anche postazioni radar nel sud della Siria. Tajani: 'Gli italiani in Iran sono al sicuro'. Crosetto: 'Scongiurare un'altra escalation'
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/index.shtml
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