Come riferiscono oggi “Avvenire”, “Il Fatto quotidiano” e il sito “Fq Extra”, è stata inviata al papa la seguente lettera corredata finora da circa 300 firme:
Santità, Papa e Pastore, Padre e Fratello nostro Francesco o come ognuno di noi preferisce chiamarla da diverse sponde culturali e religiose,
conoscendo i suoi strenui sforzi per la pace e uniti all’ansia di milioni di persone che anelano a costruire un mondo di giustizia concordia e diritto, desideriamo esprimerle la nostra angoscia per la cattiva e letale forma di convivenza che si sta stabilendo a livello globale, non solo per la guerra in corso, contro le speranze di un mondo più prospero e sicuro che erano nate sul finire del secolo scorso. Metà di quel secolo lo abbiamo vissuto col terrore della bomba atomica e delle sue ulteriori degenerazioni, ma se il terrore era un cattivo sentimento il suo effetto positivo è stato di prevenire e impedire una guerra nucleare, essendo diventata cultura comune la novità enunciata dal suo predecessore Giovanni XXIII che la guerra stessa, per questa ragione, fosse diventata del tutto irragionevole. Tuttavia la ragione non è l’unico movente dell’agire umano, e talvolta fallisce o può essere tradita, sicché oggi quell’impedimento alla guerra, e tanto più alla guerra totale, sembra non più cogente e affidabile. Una guerra in più, oltre alle molte già patite, si è oggi scatenata con effetti imprevisti e gravissimi, e se provoca un inedito spavento, suscita il pianto alla vista di ogni singola persona o casa o opera travolta dalla devastazione e dalla morte.
Il sentimento impellente è che il mondo debba essere salvato, ma nonostante le buone volontà che pure sono presenti, non sembra che ve ne siano oggi le premesse, anzi il pericolo per la condizione umana va di giorno in giorno crescendo. Noi sentiamo che per uscirne ci vorrebbe una grande conversione di culture e di politiche che coinvolgesse grandi moltitudini, ma siamo pure convinti che, grazie alla infinita dignità e alle potenzialità di ogni singolo essere umano, anche una sola persona, in date circostanze, può essere lo strumento perché il mondo sia salvato.
Le chiediamo di essere Lei a prendere l’iniziativa di un tale tentativo. Siamo ammirati per la Sua disponibilità a recarsi perfino a Mosca per fermare la guerra, Ma già prima che ciò possa realizzarsi, pensiamo che si possa stabilire, anche fuori dei circuiti istituzionali, un rapporto tra persone che per la loro responsabilità in ordine alla situazione attuale potrebbero fermare subito la guerra e rovesciare, anche per il futuro, il corso oggi nefasto e fatale delle cose. Tutti conosciamo le cause e le responsabilità vicine e lontane della guerra, tutti sappiamo che in molti modi abbiamo sbagliato. Ma oggi non è il momento di giudicare, il problema oggi non è di avere o non avere ragione nell’assolvere o nel condannare. C’è un tempo per giudicare e c’è un tempo per capire, c’è un tempo per intimare e un tempo per interrogare e interrogarsi, c’è un tempo per la certezza e c’è un tempo per il dubbio, c’è un tempo per la severità e c’è un tempo per la misericordia. Le chiediamo di voler umilmente attivare questo processo, dando mandato per esercitarlo a una persona di sua fiducia. Si tratterebbe di mandare al presidente Biden e al presidente Putin, che sicuramente hanno in mano, per la forza e le idee che mettono in campo, l’avvenire del mondo, un’ambasceria informale in cui si chieda loro, accantonata ogni ragione di anche legittimo risentimento, di stipulare un patto di non negoziabile e irrevocabile coesistenza nel pianeta che è a tutti comune; un patto che garantisca la vita da vivere insieme e lo sviluppo dei loro popoli e con loro di tutti i popoli, arrestando istantaneamente, a cominciare da una cessazione del fuoco, l’attuale concatenazione di offese e minacce per ogni possibile e diverso agire e destino futuro.
In un mondo poliedrico e complesso come l’attuale non tutti i rapporti devono essere eguali, possono essere improntati a maggiore o minore amicizia o corrispondenza di interessi, ma comunque devono essere compatibili e vitali.
Siamo certi che Lei deciderà per il meglio riguardo a questa proposta e alla persona che potrebbe esserne investita; per parte nostra ci permettiamo di suggerire che quella più indicata per adempiere a questa missione nelle due capitali possa essere la ex Cancelliera tedesca Angela Merkel, una donna che condivide i pensieri e i sentimenti di molti, che ha una grande esperienza e conoscenza di persone, di eventi e di politiche, un grande prestigio internazionale per il servizio a lungo prestato nelle responsabilità di potere nel suo Paese e in Europa, e oltre tutto è una sua sorella di fede. Ella, non certo solo per questo, ma anche per il suo essere donna è particolarmente indicata per questo incarico, se non altro per la circostanza da Lei, Francesco, ricordata, che fu una donna, secondo i Vangeli, a farsi portatrice di quel grande annuncio di un nuovo inizio e di una nuova pace che doveva cambiare la storia del mondo. Forse da alcuni luoghi in cui oggi sono maggiori gli stridori delle armi e di guerre apparentemente inevitabili, da una donna potrebbe venire il barlume di una notizia di pace e di riconciliazione. Nello stesso tempo il popolo della pace, che è diffuso in tutto il mondo, potrebbe ovunque riunirsi in molteplici forme e manifestazioni, nell’attesa della buona notizia e nella volontà di promuovere una realtà migliore e un altro mondo possibile.
Ci scusi per averle esposto questa singolare idea, ma ci pare che in un tempo così difficile come questo si debba pensare e tentare l’impensabile.
Con gratitudine per quanto sta facendo e ha fatto per procurare al mondo la pace, per la sua opera e con vera amicizia
…….. Raniero La Valle “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”, Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto Domenico Gallo “Costituente Terra”, Gustavo Zagrebelsky presidente emerito della Corte Costituzionale, Mons. Domenico Mogavero vescovo di Mazara del Vallo, Giovanni Traettino, pastore evangelico, Marco Travaglio direttore de “Il Fatto quotidiano”, Mario Dogliani, costituzionalista, p. Alex Zanotelli missionario comboniano, Marco Revelli, Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, Angelo Cifatte, Mario Agostinelli, Paola Paesano Biblioteca Vallicelliana, Maurizio Serofilli Francesco Di Matteo “Comitati Dossetti per la Costituzione”, Marco Romani “Pane Pace Lavoro”, Emilio Molinari, Daniela Padoan, Guido Viale. Antonia Sani, Sergio Tanzarella storico della Chiesa, Daniele Menozzi, Giuliano Pontara, Vittorio Bellavite, Francesco Comina PAX CHRISTI Bolzano, Enrico Peyretti Centro Studi Sereno Regis Torino, Mauro Castagnaro, Michele NardelliCentro Solidarietà Trento, Marco Politi scrittore e giornalista, don Severino Dianich, Giovanni Burzio, Antonio de Lellis, Giovanni Benzoni, Franco Ferrari presidente Associazione “Viandanti”, Adriano Sansa, Alessandro Marescotti, don Nandino Capovilla PAX CHRISTI, Sandro Calvani Fondazione Mae Fah Luang a Bangkok, Maurizio Acerbo, Giovanni Benzoni, Lia Parigi, Luciano Corradini, Diego Maggio, Crispino Di Girolamo, editore, Marco Giovannoni storico della Chiesa, Fabrizio Mandreoli teologo, Ginevra Crosignani storica della Chiesa, Bartolo Puca biblista, Antonio Ianniello, storico della Chiesa, Vito Impellizzeri, teologo, Anna Carfora, storica della Chiesa, Luigi Mozzillo storico della filosofia, Cettina Militello teologa, Nino Mantineo giurista, p. Felice Scalia gesuita, Mario Menini direttore di “Missione oggi”, Gian Guido Folloni, Franco Bagnarol Movimento di Volontariato MOVI, Roberto Mancini, filosofo, Fabio Alberti, Daniele Lugli Presidente emerito del Movimento Nonviolento, p. Fabrizio Valletti gesuita, don Giovanni Mazzillo teologo, Maramotti Anna Lucia presidente della sezione di Italia Nostra di Cremona, Fulvio De Giorgi e Celestina Antonacci Associazione La Rosa Bianca, Giancarlo Casella, Marco Pezzoni, Riccardo Orioles, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Andrea De Lotto maestro, Laura Cima, Michele Boato, Antonella Litta, Paolo Barabino e Mariam Dignatici monaci della Piccola Famiglia dell'Annunziata, Filippo Manini, Daniele Barbieri, Pasquale Pugliese, Nadia Bovino, Rocco Altieri Centro Gandhi odv, Elide Taviani, Carla Bellani Pax Christi Cremona, Luigi Fasce, Norma Bertullacelli, Renzo Dutto Comunità di Mambre, Nicoletta Negri, Roberta De Monticelli Centro di Ricerca PERSONA, Pasquale Colella “Il Tetto”, Carmine Miccoli, don Giovanni Nicolini Famiglie della Visitazione, Patrizia Cecconi, Daniele Aglio Forum delle Idee Cremona, biblista, Matilde Mirabella. Anna Sabatini psicoanalista, Luigi Guzzo, Santino Bonfiglio, Martino Federico, Beniamino Ginatempo, Daniele Pompejano, Patrizia Caminiti, Annamaria Cosenza, Elina Gugliuzzo, Piero Serboli, Elisa La Rosa, Alessandra Minniti, Loredana Raffa, Pippo Martino, Aldo Trifiletti, Santina Errigo, Concetta Giunta, Alessandra Grussu, Giovanni Caola, Angela Flocco, Maria Rigoli, Rosaria Anna, Annalisa Irrera, Nuccia Romano, Nino Gussio, Carmelo e Rita l'abate, Maria Ravesi, Natale Cuce', Giovanna D'Andrea, Annamaria Garufi, Saverio Di Bella, Achille Quattrocchi, Antonietta Mondello, Eleonora Bono, Guido Signorino, Marina La Rocca, Teresa Vadala', Maria Cammaroto, Tindaro Merlo,Nino Continibali, Rossella Colosi, Cristina Barillari, Rosaria Ottana', La Torre Andrea e Lidia, Associazione Piccola Comunità Nuovi Orizzonti, Roberto Bosi, medico già direttore Sert, Domenico Campana “Movimento di cooperazione educativa”, Antonio Mammi, insegnante, Maria Luisa Paroni Comunità Laudato Si di Viadana (MN) e Tavola della Pace Oglio Po, Anna Doria, Enza Talciani, Nicola Iasiello, Floriana Rizzetto, Laura Di Simone, Zeno Forlati, Claudio Ciancio, Franco Poli, Alessandro Parrella, Giuseppe Tattara, Carla Padovan, Francesco Ambrosi MIR di Vicenza, Lilia Sebastiani,Maria Cristina Bartolomeifilosofa e teologa, Sandro Mancini, Jeans Paul Hernandez gesuita Scuola di pace Napoli, Paolo Bertezzolo, Paola Ghirardini, Alessandro Leonori, Luigi Gallo, Gion Gieli,Ursicin G.G. Derungs teologo,Francesco Giorgio Corradini, Luciano Caimi Città dell’uomo, Gianfranco Bottoni, presbitero, Alessandro Cortesi domenicano, Maria Laura Picchio Forlati, Enrico Zaninotto, Mariarita Ceriani, Nicolò Germano docente, Sandro Cappelletto, Maurizio Angelini, Isabella Adinolfi, Antonella Bullo, Simone Morandini, Sandro Mancini professore di Filosofia morale, Anna Urbani, Federico Zanda. Mariateresa Sarpi, Giancarlo Vianello, Domenico Paoletti francescano, Paolo Bettiolo, Daniela Dutto, Carlo Alberto Bolpin “Esodo”. Giancarlo Gaeta, Laura Venturelli, Mirella Gallinaro, Luciano Zambelli Lega per il disarmo unilaterale, Pilar Castel attrice autrice, Gabriella Cecchetto, Luigi de Magistris, Gianni Gennari, Annamaria Fiengo, Giuseppina Nosè, Flavio Aldi, Daniela Bezzi giornalista. don Roberto Fiorini, Rivista “Preti Operai”, Marco Moser, Carlo Truzzi teologo, Adriana Buffardi. Marisa Fugazza, Giorgio Ferraresi, Massimo Tafi, Elio Pagani, Oreste Magni, Paolo Lucchesi, Franco Astengo, Amalia Navoni, Fiorella Coppola. Maria Grazia Calza Tavola della pace Oglio Po, Paola Palagi Istituzione Teresiana in Italia, Cinzia Merletti, Tiziana Valpiana, Giovanna Liotta, Francesco Riva,Vladimir Sabillòn, Giuseppe Staccia, Franco Barbieri, Nazario Ferrari, Wally Gregori, Elena Lanzoni, Matteo Riva, Fabrizio Aroldi, Renato Ottoni, Dina Rosa, Adriana Casalini, Giuseppe Vanacore, segretario nazionale ANED, Ivana Brunato segr. CGIL Milano, Giancarlo Albori, Patrizia Sterpetti WILPF Italia, Enza Talciani.
3 maggio 2022
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CRISI UCRAINA. Mattarella ha sollecitato «una sede internazionale che rinnovi radici» a pace, sicurezza e cooperazione, come «la Conferenza che nel ’75 portò a un Atto finale dagli sviluppi positivi».
La richiesta di promuovere una conferenza internazionale per garantire la pace e la sicurezza tra le Nazioni vuole anzitutto richiamare la comunità internazionale, l’Europa, l’Italia alle loro rispettive reali responsabilità, ai loro non delegabili doveri. Una proposta ispirata dalla volontà di interrompere l’escalation bellica, la follia della guerra, che sembra ormai dominare i comportamenti dei potenti del mondo, ma anche il dibattito pubblico, occupando per intero le nostre menti.
Non vogliamo oggi riaprire la polemica sull’invio delle armi, prendiamo atto della decisione assunta quasi all’unanimità dal Parlamento e fatta propria dal Governo, ci limitiamo a constatare che questa non può essere la soluzione. Affidarsi esclusivamente ad essa vuol dire rinunciare a perseguire pacifici e stabili rapporti internazionali. La guerra per procura non è un orizzonte possibile. Non vogliamo scaricare sulle vittime la responsabilità della guerra, né ad essi affidare
A Roma, sul palco del Teatro Ghione si sono alternati artisti, intellettuali e giornalisti, pronunciandosi contro "l’esaltazione delle armi come soluzione". Migliaia collegati in streaming.
La serata contro la guerra al Teatro Ghione di Roma -
«Per ora la guerra sembra uno spettacolo tv, invece è un pericolo sempre piu forte. Se entrano in campo le forze della Nato, si va a uno scontro mondiale, che può diventare nucleare. Non c’è guerra senza bombe e senza morti...». Luciana Castellina, intellettuale comunista e più volte parlamentare, parla dal palco del Teatro Ghione a Roma, affollato fino all’ultimo posto per l’evento «Pace proibita - Una protesta contro l’esaltazione delle armi come soluzione».
Bisogna impedire che la guerra continui, argomenta Castellina, «anche la bomba su Hiroshima venne tirata sui civili, in una guerra che era giusta. Bisogna fare un negoziato». Fuori dal teatro, collegati in streaming (anche attraverso il sito di Avvenire) assistono all’iniziativa diverse migliaia di utenti. Il giornalista Michele Santoro, fra gli organizzatori dell’evento, apre e conduce la serata. Prima polemizza garbatamente con chi avrebbe voluto invitare all’evento alcune persone anziché altre («Non siamo un Minculpop»), poi dà la parola agli ospiti. Sul palco si susseguono persone impegnate nella società: da attori come
UCRAINA. I filorussi bruciati vivi nella casa del sindacato. Alcuni si buttarono dalle finestre
Odessa 2014 - Ap
Il 2 maggio del 2014 è ancora oggi una delle pagine più nere della storia recente dell’Ucraina: un rogo all’interno della casa dei sindacati ha provocato 46 vittime ufficiali, una decina delle quali morte perché provarono a buttarsi dalle finestre dell’edificio per salvarsi. Nonostante siano passati otto anni e siano state condotte indagini (anche da Onu e organizzazioni indipendenti come quella del gruppo «2 maggio») da parte del governo ucraino, a prescindere da chi da allora ne è stato a capo, non è mai stata svolta alcuna inchiesta sulle cause della strage.
Evento che per altro è uno dei punti su cui ha più insistito il presidente russo Vladimir Putin nei suoi vari discorsi che hanno preannunciato l’invasione dell’Ucraina e che ancora oggi divide i due «fronti», macinata da propagande e utilizzo di video e immagini a proprio vantaggio o svantaggio.
Di sicuro c’è la dinamica dei fatti: innanzitutto lo svolgimento di un corteo di tifosi in occasione di una partita di campionato previsto per quel giorno, considerato dalla stessa polizia a rischio in quanto formato anche da attivisti pro Maidan, compresi alcuni elementi delle frange neonaziste che di fronte alla risposta dei Berkut guidati dall’allora presidente ucraino, il filorusso Yanukovich, avevano preso il controllo di una piazza inizialmente molto più eterogenea, finendo per monopolizzare contenuti e approccio militare (anche sulla Maidan esistono molte inchieste indipendenti che attribuiscono responsabilità sia alla polizia armata da Yanukovich sia ad alcuni gruppi di estrema destra, come Pravy Sektor e altri).
Il corteo ben presto si affronta con un manipolo di manifestanti «pro federalismo», espressione con cui venivano indicati allora gli ucraini filo-russi, o quanto meno favorevoli a una forma di governo meno centralizzata e più capace di tutelare le minoranze russofone.
Come testimoniano tutte le indagini i due gruppi vengono ben presto a contatto, finché una parte dei «filo-russi» si barrica all’interno di un supermercato mentre fuori i militanti di estrema destra preparano bottiglie molotov. Schiacciati dalla pressione dei militati di estrema destra, le persone barricate nel supermercato si spostano nella vicina sede dei sindacati locali.
A quel punto – ci sono moltissimi video ormai a disposizione – comincia un fitto lancio di molotov da fuori, cui rispondono dall’interno. Il fuoco comincia a divampare tra i piani, alcuni muoiono nel rogo, altri come detto si buttano dalla finestra. Le cause della strage, secondo ad esempio l’indagine delle Nazioni unite e del gruppo del «2 maggio» composto da giornalisti, esperti balistici di entrambi i fronti, non sono attribuite specificamente a un gruppo o all’altro quanto all’inefficienza dei pompieri, giunti dopo ben 43 minuti dalla chiamata.
Secondo alcuni testimoni, però, alcune persone sarebbero state giustiziate dai militanti di estrema destra e le vittime sarebbero molte di più di quelle «ufficiali».
E ci risiamo. Si inaugura oggi in pompa magna la nuova fiera delle armi. Sotto l’apparenza di una manifestazione che esalta la vita all’aria aperta – il nome del salone fieristico è infatti “European Outdoor Show” (EOS) – si nasconde l’intero campionario delle cosiddette “armi comuni”: armi per la caccia, armi per il tiro sportivo, armi per la difesa personale e per corpi di sicurezza, insomma tutto l’armamentario delle armi e munizioni, tranne quelle “appositamente sviluppate e progettate per la guerra”. C’è di tutto: dai revolver alle pistole, dai “black rifles” (ovvero i fucili d’assalto sviluppati per il “mercato civile” sul modello delle armi da guerra, tipo gli AR-15, i fucili semiautomatici prediletti dai mass-shooters, legali detentori di armi, per fare stragi dalla Norvegia gli USA alla Nuova Zelanda) agli snipers (fucili per cecchini), dalle carabine ai fucili a pompa, dalle doppiette ai fucili per la caccia grossa. Il tutto mescolato tra canoe, kayak, canne da pesca per trote e storioni, tende da camping e scarponi da trekking. Dove soprattutto le armi la fanno da padrone: “armi e munizioni sportive saranno tra le protagoniste”, riporta il comunicato degli organizzatori.
EOS, l’erede di EXA e HIT Show
La fiera di Verona EOS prende il testimone da EXA (la fiera che oltre trentanni si è tenuta a Brescia) e soprattutto da HIT Show, il salone fieristico che si è tenuto a Vicenza dal 2015, quello prediletto da Salvini. Una gestazione che non è stata indolore. Il salone EOS nasce infatti da una diatriba che ha portato ad una spaccatura all’interno degli organizzatori di HIT Show: un gruppo se n’è andato sbattendo la porta e non potendo portarsi via il marchio ha deciso di mettere in piedi una nuova fiera delle armi a Verona col marchio EOS S.r.l.. Che la risoluzione del rapporto non sia stata affatto consensuale lo dimostra il fatto che l’anno scorso HIT Show e EOS annunciavano la propria manifestazioni fieristica negli stessi giorni di febbraio (13-15 febbraio 2021) poi, causa Covid, le posticipavano entrambi al 2022 (12-14 febbraio) sempre nelle due città venete (Vicenza e Verona). Lo scontro stavolta è stato vinto dai più piccoli di Conarmi (il Consorzio Armaioli Italiani) e da Pintails S.r.l. che hanno battuto i giganti ANPAM (Associazione nazionale produttori di armi e munizioni) e Confavi (Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane) sostenuta dalla potente Associazione Cacciatori Veneti (ACV), tradizionale feudo della destra veneta che negli anni ha annoverato tra i suoi presidenti i parlamentari Sergio Berlato (ex forzista impallinato da Berlusconi e passato a Fratelli d’Italia di cui è europarlamentare) e Maria Cristina Caretta (Fratelli d’Italia).
Ma l’obiettivo è lo stesso: diffondere armi
Gli organizzatori non hanno mai voluto rivelare il motivo del contenzioso e, anzi, alcune riviste del settore armiero hanno voluto spacciare le due fiere (HIT Show e EOS) come un’operazione di “raddoppio” per l’Italia: così scriveva l’ex direttore di “Armi e tiro”, Massimo Vallini (impallinato anche lui: ma a chi voleva darla a bere? Due fiere di armi negli stessi giorni in due città venete, Vicenza e Verona, che che distano meno di 60 chilometri?). Non è da escludere che il fastidio per “l’uomo immagine di HIT Show”, Patrizio Carotta, sia venuto dalle pressioni che le associazioni della società civile che fanno capo all’Osservatorio OPAL e alla Rete Disarmo per anni hanno esercitato sugli organizzatori di HIT Show ed in particolare su Italian Exhibition Group. Sta di fatto che HIT Show – se mai ci sarà – è stata rinviata all’anno prossimo, mentre EOS Show prende il via oggi. Ma l’obiettivo di EOS è lo stesso di HIT Show. Lo hanno spiegato in un comunicato l’Osservatorio OPAL e la Rete italiana pace e disarmo: “un’operazione propagandistica volta ad incentivare la diffusione delle armi in Italia”.
Una fiera che mescola tutto, aperta a tutti
Non a caso, EOS così come HIT Show, si caratterizza nel panorama delle fiere di armi nei paesi dell’Unione Europea per essere l’unica manifestazione fieristica che associa tre peculiarità: sono esposte tutte le “armi comuni” (da difesa personale, per il tiro sportivo, per la caccia, ecc.), l’accesso è consentito al pubblico generalista ed è permesso anche ai minorenni, purché accompagnati. Le altre fiere nei paesi dell’UE o sono fiere di settore (per la caccia come Jagd & Hund di Dortmund e il Salon de la Chasse di Mantes-la-Jolie in Francia) o sono fiere riservate agli operatori di settore e rivenditori professionali, come IWA di Norimberga, a cui è espressamente vietato l’accesso al pubblico e ai minorenni.
Le richieste di OPAL e Rete pace e disarmo
Già mesi fa l’Osservatorio OPAL, la Rete italiana pace e disarmo insieme al Comitato veronese per le iniziative di pace hanno contattato VeronaFiere per chiedere di implementare un Codice di responsabilità sociale d’impresa e un regolamento della manifestazione fieristica EOS ed hanno inviato indicazioni dettagliate. “Nonostante una positiva interlocuzione con Veronafiere – riporta il comunicato delle associazioni – niente di concreto è stato fatto”. Considerato che la fiera EOS è promossa anche da Veronafiere S.p.A., che è una società per azioni i cui principali azionisti sono Enti pubblici come il Comune di Verona (maggiore azionista con il 39,5%), la Provincia di Verona (1,4%) e Regione– Veneto (0,1%) ma anche l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (ente strumentale della Regione del Veneto col 5,4%) “crediamo che sia compito proprio di queste istituzioni promuovere al più presto un Regolamento della fiera EOS così come avviene per altre manifestazioni fieristichecome Vinitaly dove non è permesso l’ingresso ai minori di 18 anni, anche se accompagnati”. In altre parole: per VeronaFiere il vino è diseducativo, le armi sono un “valore” a cui avvicinare anche i minori.
Un convegno per parlare di armi
L’Osservatorio OPAL, la Rete italiana Pace e Disarmo insieme alle associazioni del Comitato veronese per le iniziative di pace, promuovono oggi, 30 aprile (ore 15.00-17.00) presso la Sala incontri della Parrocchia di San Luca, in Corso Porta Nuova 12 a Verona, il convegno “EOS, la nuova fiera delle armi di Verona e il mercato delle armi in Italia”.Il convegno sarà introdotto da Piergiulio Biatta (Presidente di OPAL) e interverranno Mao Valpiana (Presidente del Movimento Nonviolento), Gabriella Neri (Presidente di Ognivolta) e Giorgio Beretta (Analista di OPAL) e che tratteranno del tema delle fiere di armi in Italia e in Europa, della diffusione della armi comuni in Italia, delle norme e dei problemi relativi alla detenzione di armi nel nostro Paese.
Nella stessa mattina, le associazioni veronesi promuovono un volantinaggio e un momento di sensibilizzazione di fronte all’ingresso Re Teodorico della Fiera (in viale dell’Industria) dove verrà inaugurata la fiera “European Outdoor Show” (EOS). Siete tutti benvenuti!
Giorgio Beretta Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
PRIMO MAGGIO. Quella che dovrebbe essere la festa dei lavoratori, non di un astratto «lavoro», cade quest’anno nel pieno di una guerra devastante in piena Europa che, nata come sanguinosa aggressione militare di Putin all’Ucraina, ormai assume i contorni di una guerra mondiale dai costi incalcolabili, di lunga durata per la «vittoria» sulla Russia di un fronte di nuovi volenterosi a guida angloamericana, della quale l’Unione europea è al carro mentre già appare come vittima
L’aumento indifferenziato, generalizzato quanto insensato della spesa militare ne è il primo assoluto e infausto risultato. Azzerata senza responsabilità e spiegazioni la promessa della pace nel Vecchio Continente – in realtà già compromessa negli