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A Roma, sul palco del Teatro Ghione si sono alternati artisti, intellettuali e giornalisti, pronunciandosi contro "l’esaltazione delle armi come soluzione". Migliaia collegati in streaming.

La serata contro la guerra al Teatro Ghione di Roma

La serata contro la guerra al Teatro Ghione di Roma -

«Per ora la guerra sembra uno spettacolo tv, invece è un pericolo sempre piu forte. Se entrano in campo le forze della Nato, si va a uno scontro mondiale, che può diventare nucleare. Non c’è guerra senza bombe e senza morti...». Luciana Castellina, intellettuale comunista e più volte parlamentare, parla dal palco del Teatro Ghione a Roma, affollato fino all’ultimo posto per l’evento «Pace proibita - Una protesta contro l’esaltazione delle armi come soluzione».

Bisogna impedire che la guerra continui, argomenta Castellina, «anche la bomba su Hiroshima venne tirata sui civili, in una guerra che era giusta. Bisogna fare un negoziato». Fuori dal teatro, collegati in streaming (anche attraverso il sito di Avvenire) assistono all’iniziativa diverse migliaia di utenti. Il giornalista Michele Santoro, fra gli organizzatori dell’evento, apre e conduce la serata. Prima polemizza garbatamente con chi avrebbe voluto invitare all’evento alcune persone anziché altre («Non siamo un Minculpop»), poi dà la parola agli ospiti. Sul palco si susseguono persone impegnate nella società: da attori come

 Elio Germano, Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, ad artisti come Fiorella Mannoia, a intellettuali come Tomaso Montanari, al vignettista Vauro e a giornalisti come Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.

Fra le interviste proiettate in sala, c’è quella a Fabio Mini, generale dell’Esercito ora in congedo: «Non mi preoccupo di quelli che annunciano una guerra nucleare, ma di quelli che la negano. Oggi che la soglia nucleare è stata abbassata a livello tattico, con ordigni di potenza più circoscritta, essa è possibile, anzi è probabile».

Santoro mostra un documentario in lingua francese che racconta degli scontri in Ucraina fra nazionalisti e filorussi, precedenti allo scoppio del conflitto. Attraverso le agenzie di stampa, l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, fondatore di Dema, stigmatizza «il pensiero unico deprecabile, i guerrafondai si debbono rassegnare al fatto che esiste un fronte mondiale pacifista, vasto e in crescita». E Jasmine Cristallo, esponente del movimento politico delle "Sardine", mette l’accento sulla retorica bellicista: «Siamo imbevuti di militarismo. Stiamo umanizzando la guerra, anziché escluderla dal nostro orizzonte culturale e politico – considera –. La cultura di guerra è stata instillata a punto tale da prevedere, per chi non vi si adegua, liste di proscrizione a mezzo stampa».

La serata prosegue con altre testimonianze. Fuori dal Ghione, intanto, prendono forma nuove iniziative, come quella della rete #stopthewar( formata da 170 organizzazioni), che lancia un appello in cirillico al popolo russo, per «vincere la censura di Putin e parlare alle coscienze», affinché i cittadini russi «chiedano al loro governo l’immediato cessate il fuoco e la costruzione di un vero processo di pace» perché gli ucraini «sono vostri fratelli, sono nostri fratelli come anche voi lo siete per noi».