SLALOM GIGANTE. Il premier vede Letta e sale al Colle. La destra: «Sconcertante». Poi riceve anche Lega e Fi. I giochi però non sono ancora fatti
Draghi arriverà stamattina alle 9.30 al Senato, e poi domani mattina alla Camera, con le migliori intenzioni. La disponibilità a ritirare le dimissioni è ormai certa, però non a ogni condizione e non al prezzo di tornare al punto di partenza, magari senza più il Movimento 5 Stelle nel governo ma con gli altri partiti impegnati in un braccio di ferro continuo. I toni del presidente del consiglio saranno duri, in un discorso che risponderà alla logica secondo cui non sono i partiti che possono avanzare richieste e pretese ma è il premier che reclama chiarezza. Poi Draghi ascolterà la discussione generale e al termine, al momento della replica, trarrà le conclusioni. Se riterrà che sono stati fatti passi avanti sostanziali si procederà col voto di fiducia in tarda serata. Altrimenti taglierà corto e salirà al Colle per rendere irrevocabili le dimissioni.
IL QUADRO, PERÒ, non è più quello di cinque giorni fa. Draghi non considera più
Leggi tutto: Appuntamento al buio alle camere. Ma Draghi ci prova - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)CRISI DI GOVERNO. Mercoledì 20 luglio le comunicazioni del premier. Si parte dal Senato, previsto il voto di fiducia. Gli spiragli ci sono, la ricomposizione ancora no. Fi insiste: «Fuori i grillini o elezioni». La Lega stilala sua agenda con flat tax, pace fiscale, autonomia. Senza un fatto nuovo la partita potrebbe giocarsi direttamente in aula
Da Algeri il premier segue le evoluzioni, anzi l’assenza di evoluzioni, della crisi probabilmente con crescente scetticismo. Il problema non è cosa succede ma proprio che non succede niente di tangibile.
I partiti sono avviluppati nelle loro divisioni interne, nel calcolo dei vantaggi e degli svantaggi, restano in attesa delle mosse degli altri.
Se Draghi mirava a un pronunciamento di slancio della politica, come quello che risuona negli innumerevoli appelli delle varie categorie in queste ore, va detto che per il momento non c’è stato. La stessa scissione 2 del M5S viene continuamente rinviata, e senza quel «fatto nuovo» che dovrebbe sbloccare la situazione tutto resta nella palude.
Leggi tutto: Veti, richieste e scambi di accuse. Draghi nella palude - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)Con una nota della segreteria, la Cgil chiede di risolvere i problemi reali del Paese: "C'è bisogno di risposte immediate a partire dal mese di luglio e con interventi strutturali”
I bagliori della guerra che imperversa in Ucraina. La crisi climatica, senza pioggia e con tanta siccità. L'inflazione che galoppa. E poi ancora la pandemia sanitaria, con il covid che rialza la testa, e quella del lavoro, con Inps e Istat che certificano ogni giorno che il lavoro è ormai quasi solo precario, quando c’è: abbiamo ormai il peggiore dei record della nostra storia, quello con la più alta percentuale di contratti a termine. Non è pessimismo: è la voce della realtà.
Proprio quella da cui spesso sembra allontanarsi parte della nostra classe politica, la stessa che poi magari si sorprende quando le persone non votano o premiano i populismi.
Insomma: assistiamo a un’altra crisi al buio, balneare – di quelle che abbiamo spesso già visto
Leggi tutto: La crisi è sociale - una nota della segreteria Cgil - di Stefano Iucci
LA DIFFICILE RICOMPOSIZIONE. Si moltiplicano intanto gli appelli al premier perché resti. In campo anche i sindaci
Come reagirà Mario Draghi al rilancio di Giuseppe Conte, arrivato al termine della lunghissima e lacerata seduta di autocoscienza del M5S? La domanda dalla quale dipende l’esito della crisi, la possibilità o meno di un ripensamento del premier è solo questa ed è una domanda per ora priva di risposta. Di certo quello dei 5 Stelle non è un «ritorno a Canossa». Conte, di fatto, ha prefigurato una situazione da appoggio esterno. Se queste saranno le posizioni finali, senza spostamenti ulteriori di qui a mercoledì prossimo, la crisi sarà probabilmente inevitabile.
Anche perché ieri pomeriggio Forza Italia, il cui leader punta decisamente alle elezioni, aveva cercato di chiudere i giochi incaricando Antonio Tajani, cioè uno dei dirigenti azzurri più dubbiosi sulla linea dura del Cavaliere, di confermare e rincarare proprio quella linea: «Abbiamo le idee molto chiare. Non possiamo continuare a governare con i 5 Stelle irresponsabili. La nostra presenza è alternativa alla loro». Matteo Salvini però era apparso molto più prudente. Ha convocato per lunedì sera i gruppi parlamentari, assicurando che «la Lega conferma la propria responsabilità nonostante le continue provocazioni e i ritardi imputabili ai 5S e al Pd». Senza citare neppure di sfuggita l’incompatibilità con il Movimento. Poi però,
Leggi tutto: Cala il gelo su palazzo Chigi. Le dimissioni ora più vicine - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)Tre ipotesi. 1) il governo è dimissionario, ma rimane in carica fino alla nomina di uno nuovo o anche fino alle elezioni. 2) un nuovo governo, in carica ma in attesa del voto di fiducia ...
Tanto tuonò che quasi piovve. La crisi era ampiamente annunciata. Con il rigetto delle dimissioni di Draghi e il rinvio alle camere Mattarella ha mantenuto aperto uno spiraglio, legato al passaggio di mercoledì prossimo in Senato.
Fin qui, tutto secondo copione. Nel turbinio di commenti si è rilevato che Draghi è salito al Quirinale una prima volta senza alcun previo passaggio in consiglio dei ministri. Un punto forse politicamente, ma non formalmente, rilevante. Il “potere della crisi” è nelle mani del premier, la cui decisione di dimettersi non richiede una necessaria condivisione con il consiglio.
Il doppio passaggio di Draghi al Colle può segnalare la diversità di vedute tra lui e Mattarella. È probabile che già nella prima visita Draghi abbia
Leggi tutto: Le opzioni di Draghi e quelle di Mattarella - di Massimo Villone
Commenta (0 Commenti)CRISI DI GOVERNO. Mentre nel cuore dell’Europa infuriava la guerra, l’inflazione mangiava salari e pensioni, e la pandemia raggiungeva, in piena estate, il massimo dei contagi, in Italia, un febbrone da fine legislatura provocava la crisi del governo di unità nazionale
Mentre nel cuore dell’Europa infuriava la guerra, l’inflazione mangiava salari e pensioni, e la pandemia raggiungeva, in piena estate, il massimo dei contagi, in Italia, un febbrone da fine legislatura provocava la crisi del governo di unità nazionale.
Forse le cronache di questa tribolata stagione racconteranno così l’avvitamento politico-istituzionale che da ieri coinvolge le forze politiche chiamate, sedici mesi fa, dal presidente Mattarella a unirsi per il bene comune: Un matrimonio forzato, dopo aver mandato a casa il governo giallorosso, appena seduto sulla montagna dei duecento miliardi europei, concessi a una Italia devastata da decine di migliaia di morti, vittime del virus.
A essere sinceri nemmeno Lenin avrebbe saputo
Leggi tutto: Le destre a cavallo della crisi - di Norma Rangeri
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