Non basta il documento-bocciatura dei Comuni e il no dei quattro governatori di sinistra: le Regioni di destra spingono in blocco l’autonomia differenziata, Calderoli annuncia un testo «definitivo» già nel prossimo consiglio dei ministri. La Cgil: non servono piccole patrie
Conferenza delle Regioni - Ansa
Le regioni accelerano, i comuni frenano: il braccio di ferro sull’autonomia differenziata va avanti. Ieri ad aprire i lavori è stata la Conferenza delle regioni: tra i mugugni del Sud, i presidenti di centrodestra hanno dato il via libera al ddl Calderoli. Solo 4 No dalle regioni di centrosinistra: Campania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana. Il presidente di turno della Conferenza, Massimiliano Fedriga, ha provato a usare un tono conciliante: «Mi auguro che con il prosieguo del processo si possa trovare una ricomposizione con chi ha espresso parere contrario».
DA LOMBARDIA E VENETO toni di trionfo: «Finalmente il percorso per l’autonomia è partito, confidiamo che si possa arrivare presto a una risposta positiva» il commento del lombardo Fontana. E il veneto Zaia: «Parere favorevole a larghissima maggioranza, non è la secessione dei ricchi ma la volontà di dare modernità, efficienza e responsabilità al Paese». Cauto invece il forzista calabrese Occhiuto: «È l’avvio di un percorso non una cambiale in bianco, l’autonomia va bene a condizione che si superi la spesa storica e che si garantiscano i diritti sociali e civili, a prescindere dalla regione nella quale si vive».
A METTERSI DI TRAVERSO sono stati i comuni, in Conferenza unificata si sono presentati con una posizione comune affidata al presidente
Leggi tutto: Sfracelli d’Italia, la destra delle Regioni spinge l’autonomia - di Adriana Pollice
Commenta (0 Commenti)RELITTO DI STATO. La manifestazione per le dimissioni di Piantedosi lancia un ponte alle mobilitazioni di studenti, Friday for Future e all'8 marzo di Non una di Meno
La manifestazione a piazzale dell'Esquilino - Faralla
La manifestazione che chiede le dimissioni di Matteo Piantedosi si ritrova a Roma, a piazzale Esquilino. Cioè esattamente a metà strada tra il Viminale, la sede del ministero dell’interno, e la stazione Termini, dove da poche ore sono stati sgomberati senza tanti complimenti diversi profughi accampati. La legge del decoro urbano e quella del sovranismo si sposano, e le centinaia di persone che si ritrovano in piazza, convocate appena il giorno prima, sono il segnale che per molti e molte la misura è davvero colma. «Siamo qui contro Piantedosi e contro il governo Meloni – spiegano – Siamo contro l’Europa che paga Erdogan per chiudere le frontiere invece di organizzare flussi regolari e dare protezione a chi scappa da guerre. Se non la fate voi l’Europa, la facciamo noi: in questo momento l’Unione europea è vittima di Visegrad, garantisce i sovranismi invece di garantire il diritto alla fuga dei migranti».
E ancora: «Quella calabrese era una strage prevedibile ed evitabile. Sono morti i nostri fratelli che scappavano dall’Afghanistan dei Talebani, dall’Iran del regime, dalla Siria di Assad che bombarda anche dopo il terremoto. Le destre si fanno forti dell’indifferenza per questo bisogna unire le lotte e parlare con le persone».
Ci sono anche il presidente dell’ottavo municipio Amedeo Ciaccheri, la consigliera regionale civica (appena rieletta) Marta Bonafoni, l’ex segretario del Pd romano e oggi sostenitore di
Commenta (0 Commenti)MEDITERRANEO. Da decenni scriviamo contro ogni guerra e, di conseguenza, a favore di ogni salvezza e accoglimento per chi dalla guerra fugge in cerca di una nuova possibilità di vita. Così, […]
I soccorsi al lavoro sul luogo della tragedia - Lapressse
Da decenni scriviamo contro ogni guerra e, di conseguenza, a favore di ogni salvezza e accoglimento per chi dalla guerra fugge in cerca di una nuova possibilità di vita. Così, di fronte all’«ultima» strage a mare di migranti viviamo uno sconforto di rabbia e impotenza che ci fa dire che, ormai, scrivere è solo epigrafe. Di fronte all’evidenza delle responsabilità, sarebbe bastato un silenzio pietoso per gridare l’umanità sepolta nei cimiteri marini del Mediterraneo.
Invece no. Stavolta c’è un governo che straparla, giustifica e colpevolizza senza vergogna le vittime, e così facendo è come se rivendicasse, come un monito necessario, la strage di Cutro di persone annegate a cento metri dalla riva, dove il numero dei morti senza nome cresce di ora in ora.
«Non strumentalizzate questi morti» ha gridato nervosa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: possibile che non comprenda che con queste parole tradisce un malcelato senso di colpa? E poi c’è il barbaro in giacca e cravatta Piantedosi, che ripete convinto la sua litania funebre anche sul luogo del relitto: «L’unica cosa che va affermata è che non devono partire». Ma da dove partono e perché gli uomini, le donne e i bambini naufragati a Cutro? Sono partiti da Smirne, da quella Turchia riempita di miliardi di euro proprio perché bloccasse gli arrivi in Europa di centinaia di migliaia di esseri umani.
Spesso intrappolati senza scampo nell’inferno della rotta balcanica; dalla Turchia dell’ atlantico Erdogan ora alle prese con il disastro del terremoto e della marea
Leggi tutto: Il governo sul luogo del relitto - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)MEDITERRANEO. Ancora da chiarire la catena dei soccorsi. Il Viminale minaccia il medico Amodeo che ribadisce: «Strage evitabile»
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - Ansa
È polemica sulle parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, volato domenica a Crotone per una riunione in prefettura dopo la strage di Steccato di Curto costata la vita ad almeno 63 persone (ma si temono 100 morti). Il titolare del Viminale da un lato ha dato tutta la colpa agli scafisti e agli stessi migranti, dall’altro ha respinto le domande che chiedevano maggiori dettagli sulla catena dei soccorsi. «L’unica cosa che va affermata è che non devono partire. Quando ci sono queste condizioni non devono partire», ha detto secco il ministro. Lui, ha dichiarato provando a mettersi nei panni di un migrante, non prenderebbe il mare neanche se disperato perché «educato alla responsabilità verso quello che si può dare al proprio paese». Pazienza che la situazione italiana non sia comparabile a quelle di Siria, Afghanistan o Iran, alcuni dei paesi di provenienza di morti e superstiti. Il victim blaming, cioè la colpevolizzazione delle vittime, in campo migratorio non è una prerogativa di Piantedosi: in Grecia ci sono rifugiati imputati per la morte dei figli che viaggiavano con loro. In alcuni casi sono stati condannati a decine di anni di carcere.
«PAROLE INACCETTABILI, Piantedosi si vergogni», attacca la deputata Pd Rachele Scarpa. «Le dichiarazioni del ministro sono scandalose: un misto di cinismo e assenza di rispetto»,
Leggi tutto: Piantedosi dà la colpa ai migranti. È bufera - di Giansandro Merli
Commenta (0 Commenti)PRIMARIE PD Battuto Bonaccini che si ferma al 46,2% contro il 53,8% di Schlein. Letta: "Riuscirà dove non sono riuscito io". Il manifesto ha seguito in diretta l’esito delle primarie e, alla fine, l’intero discorso della nuova segretaria.
Potete rivivere l’intera serata e riascoltare i diversi collegamenti
Commenta (0 Commenti)
CROTONE. Strage di migranti al largo delle coste crotonesi. Il bilancio provvisorio è di 43 morti e 80 superstiti, ma si cercano ancora i dispersi. Tra i superstiti tanti ragazzi, minorenni, ma non bambini. I più piccoli sono infatti morti annegati. Mimmo Lucano da Riace: «Una tragedia immane che mi riempie di tristezza. E non bisogna definirli clandestini. Si tratta di gente in fuga dai loro paesi in cerca di un futuro migliore»
Un «carico residuale» giace in fondo al mar Jonio e non sarà mai più recuperato. Un tappeto di teli bianchi plastificati copre decine di cadaveri. Giacciono adagiati davanti una serie di villette bianche a schiera vista mare. Le canne di bambù nascondono dalla statale Jonica la visuale dell’ennesima tragedia dell’umanità migrante. Le margherite fiorite sul prato prospiciente l’arenile incorniciano i corpi recuperati ma vivi. Il bilancio del naufragio del barcone colmo di migranti sulla spiaggia di Steccato di Cutro, venti chilometri a sud di Crotone, fa impressione. Sono rimasti solo i brandelli dell’imbarcazione probabilmente partita da Izimir e affondata tra i flutti del mare di Calabria. Una ecatombe nel silenzio delle spiaggia d’inverno. Mentre scriviamo le vittime accertate sono 43, i migranti salvati una ottantina. Ma il motopeschereccio partito dalla Turchia conteneva forse 200 persone.
Il comitato di soccorso straordinario riunitosi in Prefettura ha comunicato che dagli elicotteri sono visibili circa trenta corpi non ancora recuperati a causa delle condizioni meteo. Per cui si teme un centinaio di vittime. È una strage purtroppo attesa. Da quando la rotta levantina con destinazione lo Jonio calabrese è diventata una direttrice molto battuta dalle «navi della speranza» era chiaro che prima o poi una siffatta tragedia si sarebbe verificata. Da inizio anno sono un centinaio gli sbarchi e migliaia i migranti approdati nel
Leggi tutto: Il naufragio dell’umanità - di Rossana Caccavo, Silvio Messinetti, STECCATO DI CUTRO
Commenta (0 Commenti)