I russi avevano centinaia di agenti ucraini, assoldati però con contro-campagna acquisti dai servizi Usa e inglesi che hanno fornito le liste a Zelensky per il via alle purghe contro i «sabotatori»
24 febbraio, Putin avvia l’invasione incontrando i vertici Fsb - Ap
Proviamo, senza romanzare troppo però, a capire qualche cosa della guerra delle spie tra Russia, Ucraina e Occidente. Già poche ore prima della guerra d’invasione era successo qualche cosa di assolutamente incredibile.
I russi ala vigilia dell’attacco all’Ucraina avevano diffuso un video in cui il capo dei servizi esterni russi Narishkin balbettava sugli obiettivi dell’operazione militare e veniva duramente redarguito da Putin. Mai si era vista iniziare pubblicamente una guerra in questo modo.
In realtà i balbettii di Narishkin erano il segnale più evidente che non tutto stava andando bene a Mosca: c’erano già disaccordi sull’operazione militare e forse gli stessi servizi russi erano entrati nel collimatore per i loro rapporti sull’Ucraina che di lì a poco si sarebbero rivelati un fiasco.
L’ATTACCO RUSSO era basato sul fatto che le forze armate di Mosca sarebbero riuscite a
Leggi tutto: Russia, Ucraina e Occidente, la vera guerra delle spie - di Alberto Negri
Commenta (0 Commenti)NUOVO PICCO. La presidenza europea di turno annuncia una riunione «urgente» che però dovrebbe tenersi a metà settembre. In arrivo il decreto
I tempi dell’Europa, si sa, non sono precisamente quelli del fulmine di guerra e il concetto d’urgenza a Bruxelles è sempre relativo. Così, quando il presidente di turno, il presidente della Repubblica Ceca Petr Fial, annuncia la convocazione «urgente» dei ministri dell’Energia dell’Ue «per discutere le misure d’emergenza per affrontare la situazione energetica», non bisogna pensare a una questione di ore o di giorni. Settimane, se tutto va bene. I colloqui sono in corso, la convocazione dovrebbe arrivare lunedì o martedì, la data probabile per il summit è metà settembre.
INTANTO PERÒ LA CORSA del prezzo del gas prosegue. Ieri ha raggiunto i 339 euro a megawattora. Il costo dell’elettricità per l’Italia è invece lievemente sceso, da 718 a 713 euro a megawattora, però nel corso della giornata aveva raggiunto un picco di 870 euro e l’ulteriore mazzata è in agguato. La lentezza della Ue a fronte di una situazione impazzita che richiederebbe massima celerità si spiega facilmente. Sul tavolo di Bruxelles c’è fondamentalmente una sola ipotesi: quel tetto al prezzo del gas che in Italia invocano tutti, politici, imprenditori e analisti, ma sul quale al momento non c’è possibilità di accordo. Neppure su un Price Cap limitato al gas russo: la Germania teme la ritorsione, un blocco totale delle forniture che le sarebbe fatale.
DA BONOMI, PRESIDENTE di Confindustria, a tutti i leader impegnati nella campagna elettorale, la richiesta di un intervento immediato del governo è dunque corale, anche se dissonanti sono invece le formule suggerite, sia nell’immediato che
Leggi tutto: Energia fuori controllo. Ma la Ue aspetta e il governo tampona - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)CRISI ENERGETICA. I governatori Bonaccini e Giani spingono. Ugo Bardi: «Ragionano su dati obsoleti, il mondo rinnovabile al 100% è possibile
L’esplosione del prezzo del gas ha messo sulla bocca di tutti la parola rigassificatore, con due amministrazioni regionali – Emilia-Romagna e Toscana – in prima fila per ospitare un impianto. Mercoledì scorso, al Meeting di Comunione e liberazione, a Rimini, il presidente emiliano Stefano Bonaccini ha ribadito la volontà di realizzare l’impianto al largo di Ravenna: «Il rigassificatore lo faremo. Cgil e Cilsl e Uil e tutte le associazioni imprenditoriali ci dicono di farlo e quindi lo faremo perché serve all’Italia e ci permetterà di dipendere meno». Bonaccini intende dire dall’estero, perché l’Italia con questo impianto e l’altro «gemello» di Piombino andrebbe ad aumentare la propria dipendenza da una fonte fossile, il gas, che come petrolio e carbone deve essere mantenuto sottoterra per sperare di contenere entro 2° l’innalzamento medio delle temperature terrestri (lo ha scritto Nature già nel 2015, ai tempi della Cop di Parigi).
In Italia, però, lo si capisce poco. Anche Eugenio Giani,
Commenta (0 Commenti)ELEZIONI. La rappresentanza politica è travolta, svincolata dal rapporto tra elettore e eletto. Il seggio è concesso dal segretario di partito, i candidati come figurine
Con il deposito delle liste i segretari dei partiti hanno di fatto “eletto” il prossimo parlamento. Ora non rimane che attendere la ratifica del corpo elettorale. L’unica residua incognita rimane il numero dei parlamentari assegnato a ciascun partito, ma, visti i sondaggi, si tratta in fondo di un dettaglio.
Forse un manipolo di “designati” non riuscirà ad ottenere il seggio, certo è che nessuna scelta è rimessa all’elettore.
Un procedimento in palese conflitto con i principi enunciati dalla Consulta che aveva chiarito, senza possibilità d’equivoco, che i sistemi elettorali non possono giungere a privare l’elettore di ogni potere di scelta dei propri rappresentanti ed assegnare per intero la “nomina” dei parlamentari alle decisioni dei partiti nella composizione delle liste.
Non può stupire allora lo
Commenta (0 Commenti)Definite liste e coalizioni, sistemato il puzzle delle candidature, e lasciate da parte recriminazioni per ciò che poteva essere e non è stato (se riparlerà, temo), ora la domanda è una sola.
Ora si apre una nuova fase, e dunque la domanda è: cosa si può fare per limitare i danni?
E’ in corso un’interessante discussione sulla possibilità, non tanto che la destra vinca le elezioni (dato oramai scontato), ma che essa possa davvero superare il tetto dei fatidici 2/3 dei seggi: anzi, alcuni politologi e sondaggisti tendono a rassicurare, giudicando irrealistica tale evenienza.
Tuttavia, un’indagine dell’Istituto Cattaneo, pubblicata il 9 agosto, non può evitare la crudezza dei dati: “Rispetto alla stima precedente”, vi si legge, ossia la stima fatta prima della rottura di Calenda, “il Centrodestra conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61% dei seggi complessivi nel primo caso e al 64% nel secondo”. Insomma, siamo lì, e la cosa non ci sembra
Leggi tutto: Perché l’astensione favorisce il cappotto della destra - di Antonio Floridia
Commenta (0 Commenti)POST-FASCISMO ED ELEZIONI. Per tracciare un profilo storico-identitario dell'estrema destra è necessario fare i conti con il passato. Non solo con quello del regime fascista ma anche con quello che ha drammaticamente attraversato gli anni della Repubblica giungendo ai giorni nostri.
Il 27 gennaio 1995 il congresso di Fiuggi chiudeva la storia dell’ultimo partito della «prima repubblica» rimasto in vita dopo il crollo del muro di Berlino e l’inchiesta giudiziaria «mani pulite».
Si compiva così una parabola iniziata il 26 dicembre 1946 con la fondazione semi-clandestina e terminata con il ritorno al governo del Paese dopo le elezioni del 1994.
Il mezzo secolo di vita del neofascismo nella Repubblica, la sua ascesa al governo (nella veste di Alleanza Nazionale e la sua riemersione dopo la crisi sistemica del 2011 (Fratelli d’Italia nasce l’anno seguente) confermano come nella complessa realtà italiana la destra abbia costituito, in virtù della sostanziale estraneità al moto di rinnovamento antifascista di ampi settori sociali, economici e politici, un’area molto più estesa della rappresentanza parlamentare del Msi.
Per contrastare le istanze regressive di oggi appare importante cogliere i caratteri del fenomeno della destra nostrana che
Leggi tutto: Le ombre del passato sulla Costituzione - di Davide Conti
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