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Così il segretario generale della Cgil a margine dell'incontro con la ministra Casellati: "Tema centrale deve essere cambiare la legge elettorale e rafforzare il ruolo del Parlamento"

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Il Parlamento deve non solo rimanere al centro, ma il suo ruolo va rafforzato. Questo è quanto detto da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, alla ministra delle Riforme istituzionali Elisabetta Casellati durante l'incontro (era presente anche il segretario confederale Christian Ferrari) con i sindacati convocato per parlare di riforme costituzionali, sulle quali, ha ribadito il sindacalista, "non siamo disponibili a nessuna trattativa".

"Per noi – ha detto Landini – deve essere il presidente della Repubblica che nomina il presidente del Consiglio e scioglie le Camere", pertanto, "no all'elezione diretta del presidente della Repubblica né del premier". Di fronte all'evidente crisi della democrazia rappresentativa nel nostro paese, visto che quasi il 50% delle persone non va a votare, "il tema principale deve essere cambiare la legge elettorale. Tornare cioè a una legge in cui sono i cittadini che eleggono i parlamentari che rispondono ai cittadini che li hanno eletti".

Per il leader della Cgil il tema centrale è, dunque, "come si rafforza il lavoro del Parlamento, visto che negli ultimi anni i la maggioranza dei provvedimenti legislativi

Nel 2021, solo 22,9% di produzione di energia rinnovabile in Emilia-Romagna, meno di un quarto dei consumi totali 

 

SCATENIAMO LE RINNOVABILI - venerdì ore 17:00 presidio di Legambiente Emilia-Romagna e Rete Emergenza Climatica e Ambientale in Piazza Nettuno, Bologna 

CARTELLA MULTIMEDIALE (report, tabelle, schede regionali e grafici) 

 

Nella XVII edizione del Rapporto Comuni Rinnovabili Legambiente vuole rafforzare l’azione di denuncia sul blocco delle fonti rinnovabili. Nel 2022 il nuovo installato è di appena 3,4 GW, sicuramente un passo avanti rispetto agli anni scorsi, ma purtroppo lontani dalla media annuale che dovremmo tenere per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione al 2030. 

 

I problemi sociali che il nostro paese sta affrontando, a partire dal caro bollette che ha messo in difficoltà tante famiglie facendole entrare in povertà energetica, dovrebbe imporre un cambio di passo verso un nuovo modello energetico. Invece, assistiamo alla candidatura della nostra penisola a diventare Hub del Gas, attraverso opere inutili e costose che ci legano a doppio filo all’industria fossile proprio nel momento in cui dovremmo lasciarcela alle spalle:  il Golar Tundra, il nuovo rigassificatore di Piombino, il rigassificatore a Ravenna (approvato in tempi record, 120 giorni), nuovi e veloci accordi internazionali discutibili per le importazioni di gas, il rifiorire di progetti abbandonati come il gasdotto Eastmed e il gasdotto SNAM con arrivo a Minerbio, solo per citarne alcuni.

 

Un dato significativo che si evince dal Rapporto è la crescita importante di piccoli impianti, molti legati alle opportunità offerte dal Superbonus e dall’autoconsumo. Quasi a dimostrazione del fatto che le famiglie attendono il cambio di passo, il caro bolletta che ha spinto molti cittadini ad investire proprio su questi impianti e sulla loro capacità di portare benefici diretti e immediati.  

Considerando gli obiettivi europei al 2030 si evince il netto distacco dell’Italia dal loro raggiungimento: sebbene la penisola goda ancora di una buona posizione tra i paesi europei per via di quanto fatto nel passato, considerando il tasso di incremento delle rinnovabili degli ultimi anni al 20230 l’Italia raggiungerebbe solo il 25% dell’obiettivo europeo.
  

COMUNI RINNOVABILI – SCHEDA EMILIA ROMAGNA 

 

In Emilia-Romagna nel 2022 sono presenti 3.517 MW di potenza installata da fonti rinnovabili con oltre 127 mila impianti presenti nel territorio regionale.  Rispetto all’anno precedente sono stati installati 229 MW di nuova potenza rinnovabile elettrica di cui l’99% è caratterizzato fotovoltaico, seguito poi dal mini-idroelettrico. Peccato per la totale assenza di nuovi impianti eolici. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2021 è di 6.330 GWh pari al 22,9% del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio della Regione Emilia Romagna, praticamente meno di un quarto dei consumi elettrici regionali. 

 

Entrando nel dettaglio dei territori, sono 328 i comuni in cui è presente almeno un impianto fotovoltaico che sia su edifici residenziali o aziendali, sui tetti di enti pubblici o privati, sospesi o a terra. Sono invece 36 i comuni in cui è presente almeno un impianto di eolico, tra grande e minieolico, 85 i comuni in cui è presente il mini-idroelettrico. Infine, sono 140 i comuni in cui è presente almeno un impianto da bioenergie, che sia da biomasse solide, liquide o gassose per la produzione non solo di energia elettrica ma anche termica.  

 

SCATENIAMO LE RINNOVABILI, presidio a Bologna: in Emilia-Romagna c’è un potenziale enorme per lo sviluppo delle energie rinnovabili, che scontra però con gli iter autorizzativi e le scelte politiche e strategiche della Regione. Basti pensare agli impianti di eolico off-shore Romagna 1 e Romagna 2 di Agnes e l’impianto al largo della costa riminese di Energia Wind 2020, che da soli porterebbero 930MW di energia rinnovabile al territorio. Lo stesso vale per le potenzialità dell’agrivoltaico, in un territorio dall’intensa produttività agricola. Di fronte a queste opportunità, la Regione continua a sostenere progetti come il Rigassificatore di Ravenna, autorizzato dal Commissario Straordinario Stefano Bonaccini in 120 giorni. Questo nella regione che si è data l’obiettivo ambizioso di arrivare al 100% di consumi da energia rinnovabile al 2030.  Per queste ragioni abbiamo chiamato un presidio in Piazza del Nettuno a Bologna alle ore 17:00 per chiedere un cambio di passo all’Amministrazione regionale, che passi dalla presa in considerazione delle 4 leggi di iniziativa popolare in materia ambientale depositate a settembre.  

  

DIFFUSIONE FONTI RINNOVABILI   

Regione   

Potenza rinnovabile complessiva (MW)   

Nuovo installato 2022 fotovoltaico (MW)   

Nuovo installato 2022 eolico (MW)   

Nuovo installato 2022 idroelettrico (MW)   

Nuovo installato 2022 bioenergie(MW)   

Emilia Romagna   

3.517,40   

225,5   

0   

1,8   

1,5   

  

 

 PRIMI 10 COMUNI PER IL SOLARE FOTOVOLTAICO 2022  

PR   

COMUNE   

ABITANTI   

kW solare 2022   

PR   

Sissa Trecasali   

7.846   

10.318,10   

RA   

Ravenna   

155.751   

7.006,30   

RA   

Massa Lombarda   

10.604   

6.856,10   

FC   

Cesena   

95.778   

6.249,00   

RE   

Reggio nell'Emilia   

169.545   

5.742,80   

BO   

Mordano   

4.593   

4.736,60   

FE   

Poggio Renatico   

9.709   

4.564,30   

FE   

Ferrara   

129.340   

4.428,30   

FC   

Forli'   

116.440   

4.366,20   

FC   

San Mauro Pascoli   

12.186   

4.253,00   

 

I COMUNI DEL MINI IDRO 2022  

PR   

COMUNE   

ABITANTI   

kW mini idro 2022   

PR   

Fontevivo   

5.527   

1579   

MO   

Montecreto   

930   

157,7   

RA   

Brisighella   

7.186   

99   

Fonte Comuni Rinnovabili 2023  

--

Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna

E-mail: ufficiostampa@Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it

Flusso ininterrotto allo sportello di Federconsumatori. L’appello: “Chiedete copia dei documenti alle assicurazioni”. E c’è chi è già andato per le vie legali

 

E’ un flusso ininterrotto di cittadini colpiti dell’alluvione quello che da settimane si presenta ogni giorno allo sportello di Federconsumatori, in via Pelacano. Cittadini che nell’inondazione che ha sommerso interi quartieri della città hanno perso casa, aziende e auto inghiottite dalla furia dell’acqua e che si rivolgono all’associazione dei consumatori per attivare le procedure di accesso ai contributi e ai risarcimenti.

Tant’è che a loro è stato dedicato uno sportello che ha la funzione di assistere e dare informazioni specifiche sugli strumenti di sostegno possibili e per la compilazione della modulistica che consente di accedere ai contributi. Molti di loro, però, insieme alle cose di una vita, hanno perduto nel fango anche le polizze assicurative e tutta la documentazione necessaria per avviare le richieste di risarcimento. 

“Questo è il primo problema che si presenta - spiega Milad Basir, presidente di Federconsumatori Forlì-Cesena -. Spesso le persone che vengono da noi ogni giorno non sono più in possesso dei documenti assicurativi che sono andati distrutti durante l’alluvione e in questo caso per noi è impossibile procedere con le richieste di risarcimento. Senza avere in mano questa documentazione non possiamo prendere contatto con l’assicurazione perché le verifiche devono essere fatte caso per caso”.

Di qui l’appello di Federconsumatori a chi si trova in questa situazione. “Invitiamo tutti i cittadini che non sono più in possesso dei documenti cartacei a rivolgersi subito alla propria assicurazione - spiega Basir - e richiedere una copia del contratto. Una volta ottenuta, possono tornare da noi”.

In alcuni casi, però, sono state avviate le procedure legali per quei cittadini che si sono rivolti direttamente alla propria assicurazione e che si sono visti respingere la richiesta di risarcimento danni in quanto l’evento alluvionale non viene considerato un “evento naturale o atmosferico” ma classificato come “catastrofe” e quindi non contemplato nelle clausole della polizza assicurativa.

“Abbiamo passato le pratiche all’ufficio legale - dice Milad Basir - per un esame accurato della terminologia. Anche se, nella maggior parte dei casi che si attesta sul 95%, cerchiamo di affrontare e risolvere le problematiche in via extragiudiziale. Il ricorso agli avvocati è l’ultima opzione nel caso in cui ci troviamo di fronte a un muro di gomma”. A oggi il contributo immediato per le famiglie alluvionate messo in campo dal Governo arriva fino ai 5 mila euro e anche il Comune di Forlì ha attivato uno sportello ad hoc per fare domanda.

“Mi auguro che il Governo stanzi ulteriori risorse - dice Basir -: sono andato a spalare fango per giorni nei quartieri flagellati dall’alluvione e mi sono trovato di fronte a persone che hanno perso tutto, che non hanno salvato niente. Servono interventi molto più consistenti

 

In Italia nei primi cinque mesi del 2023 + 135% degli eventi climatici estremi rispetto a quelli del 2022

Registrati da inizio anno 122 fenomeni meteorologici che hanno causato danni Sei le regioni più colpite a partire da Emilia-Romagna, Sicilia e Piemonte
Legambiente: “Servono politiche climatiche più ambiziose accompagnate da tre interventi concreti.

Piano di adattamento al clima e risorse per attuarlo, aggiornamento entro giugno del PNIEC, una legge contro il consumo di suolo le azioni su cui l’Italia è in ritardo e su cui deve accelerare il passo.

A livello europeo serve un Patto di solidarietà per il clima”


Un pianeta Terra sempre più in difficoltà, minacciato da una crisi climatica che non arresta la sua corsa e che non risparmia nessun Paese nel mondo. Campanello d’allarme: il trend in crescita degli eventi climatici estremi. Solo in Italia dall’inizio 2023 sono aumentati del +135% rispetto a quelli di inizio 2022. In particolare, nella Penisola, da gennaio a maggio, si sono

La Cgil fa il punto dopo l'ultimo incontro a Palazzo Chigi. Salari, inflazione, sanità pubblica: “Risultati ancora lontani e tutti da conquistare”

Matteo Oi Foto: MATTEO OI

Il governo Meloni sfoggia un incauto ottimismo e, forte di qualche segnale economico incoraggiante, conferma l’intera agenda di provvedimenti presi fino a oggi: dagli incentivi alle imprese alla flat tax, dalla rivalutazione delle pensioni al taglio del cuneo contributivo sui salari. L’esecutivo italiano è stato “aiutato”, oggettivamente, dalle ultime previsioni della Commissione europea (che danno il nostro Pil in crescita dell’1,2%, sopra la media europea), e dal record storico di occupati registrato lo scorso marzo.

Confronti inutili?

L’incontro del 26 maggio a Palazzo Chigi con le parti sociali potrebbe sintetizzarsi così: ognuno avanti per la sua strada, ma non perdiamoci di vista. La presidente del Consiglio ha infatti annunciato che, sui temi all’ordine del giorno, i ministeri competenti attiveranno tavoli specifici per un “confronto cadenzato”, mentre sarà istituito un “Osservatorio sul potere di acquisto” per monitorare inflazione, prezzi, salari ed efficacia dei provvedimenti del governo. E ha parlato di “dialogo approfondito con le parti sociali”.

Al di là di una questione di fondo, che riguarda le risorse e i contenuti del Def, lo scetticismo della Cgil su questi incontri resta. Sono “tavoli occasionali, di mero ascolto, privi di carattere negoziale e totalmente improduttivi”, sostengono in corso d’Italia, rivendicando la necessità di “una vera trattativa sui contenuti delle proposte e delle piattaforme sindacali”.

Mobilitazione utile

In casa Cgil è invece netta la convinzione che le manifestazioni di Bologna, Milano e Napoli abbiano indotto il governo a convocare le parti sociali. Quindi la strada della mobilitazione “non può che continuare e allargarsi, a partire dalla manifestazione nazionale indetta il prossimo 24 giugno a Roma su temi fondamentali come il diritto

La nota Ong internazionale lamenta un dibattito pubblico che si svolge senza conoscenze

Faenza (foto Marco Parollo)

«Sul dissesto idrogeologico, e soprattutto sulla crisi climatica, il dibattito pubblico si svolge senza le necessarie conoscenze ed è purtroppo influenzato da vere e proprie fake news». Lo afferma il Wwf, la nota organizzazione internazionale non governativa (Ong) di protezione ambientale con sede in Svizzera. Il World Wide Fund for Nature ha individuato le principali bufale che stanno girando in questi giorni sulle alluvioni e le frane in Romagna e prova a smontarle per contribuire a identificare soluzioni efficaci «per salvare vite umane ed evitare miliardi di euro di danni».

 
  1. Per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo: FALSO.
    In gran parte dei fiumi italiani l’alveo si sta progressivamente abbassando a causa del minor apporto di sedimenti dato dalle innumerevoli briglie e dighe che ne interrompono la continuità, oltre che per il massiccio prelievo di inerti avvenuto negli scorsi decenni. Dragare i fiumi, abbassandone la quota altimetrica, contribuisce a creare fenomeni franosi più a monte, peggiorando il dissesto complessivo e mettendo a rischio la stabilità dei ponti a valle.
  2. Per evitare inondazioni bisogna pulire gli alvei tagliando la vegetazione: FALSO.
    Mentre è corretto rimuovere tronchi e rami morti dall’alveo dei fiumi, in particolare in corrispondenza di ponti e restringimenti, o intervenire in modo mirato e con la consulenza di geologi e forestali in particolari situazioni dove la vegetazione può ridurre l’officiosità idraulica di alcuni manufatti , la vegetazione che cresce sulle rive è fondamentale per la loro stabilità, per rallentare la velocità dell’acqua durante le piene, garantire la capacità autodepurativa degli ecosistemi fluviali, mantenere l’ombreggiatura e contribuire all’attenuazione dei periodi di siccità rilasciando gradualmente parte dell’acqua immagazzinata negli habitat ripariali.
  3. Non si fa manutenzione dei fiumi: FALSO.
    Se ne fa anche troppa, ma male e soggetta a meccanismi perversi che non garantiscono un’azione mitrata. Infatti, gran parte delle Regioni, Emilia-Romagna compresa, appaltano a privati la rimozione dei sedimenti o il taglio della vegetazione e i lavori si sostengono con il valore del materiale estratto o tagliato: risultato si interviene prevalentemente dove e quando conviene ai privati e in genere con interventi grandemente sovradimensionati che distruggono la vegetazione riparia con, spesso, aumento del rischio (il Wwf ha documentato tutto questo in due dossier, nel 2016 e nel 2020)
  4. Per evitare inondazioni è necessario rettificare i fiumi: FALSO.
    Rettificare il corso dei fiumi ne riduce la lunghezza complessiva, aumentandone così la pendenza e la velocità di deflusso. Il risultato è che nei periodi di piena l’energia del fiume è maggiore e maggiori sono i danni, così come un incidente stradale a 90 km orari è molto più letale di uno a 30 km orari.
  5. La colpa delle inondazioni e del dissesto idrogeologico è delle nutrie ed altri animali: FALSO.
    Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto per frane e alluvioni, e in gran parte di essi nutrie ed altri animali fossori non sono presenti. Vero è che localmente le tane scavate negli argini di dimensioni minori possono intaccarne la solidità, per questo sono ben note soluzioni (come la modulazione della loro pendenza o l’apposizione di reti) che prevengono lo scavo. Alcuni degli argini o dei “muri” di contenimento hanno ceduto durante la tragedia dell’Emilia-Romagna per problemi strutturali dovuti a difetti di costruzione o alla mancanza di monitoraggio e manutenzione.
  6. Per evitare inondazioni serve innalzare gli argini lungo tutto il reticolo idrografico: FALSO.
    Gli argini artificiali sono essenziali per proteggere insediamenti urbani e centri storici (e la loro manutenzione deve essere effettuata con cura e periodicità), ma la loro altezza, come peraltro ha affermato il segretario dell’Autorità di bacino del Po, è già al limite e non si possono rialzare ulteriormente; ,è semmai necessario ampliare le aree di esondazione, prevedendo dove possibile di spostare gli argini, in modo da ridare spazio ai fiumi. È fondamentale garantire la continuità dei fiumi e delle fasce naturali riparie ripristinando e tutelando boschi e zone umide, che svolgono un essenziale ruolo di laminazione delle piene, ricarica delle falde, depurazione, assorbimento di CO2 e protezione della biodiversità che stiamo sempre più velocemente perdendo. Purtroppo, negli ultimi anni il consumo di suolo è proseguito con ritmi impressionanti (2 metri quadrati al secondo, sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, ISPRA 2022) soprattutto nelle aree di pianura, lungo le coste e nelle principali aree metropolitane e in Emilia-Romagna si registrano tra i peggiori trend negativi.
  7. Servono casse di espansione: VERO.
    Le casse di espansione possono ospitare parte dell’acqua in eccesso durante le piene e restituirla una volta che la piena è passata. Tuttavia, dovrebbero essere un’estrema ratio perché sono una soluzione meno efficace rispetto ad interventi diffusi basati sulla natura in un’ottica di adattamento al cambiamento climatico.Sant'Agata sul Santerno (foto Marco Parollo)
  8. Servono grandi dighe per evitare disastri come questi: FALSO.
    Le grandi dighe possono contenere le piene di un singolo fiume o di un singolo bacino a monte; sempre che nel momento del bisogno non siano già piene. La Romagna è dotata di una delle più grandi dighe d’Italia (quella di Ridracoli), ma questo non ha impedito la tragedia dei giorni scorsi. Inoltre, le dighe hanno l’effetto di limitare il trasporto di sedimenti al mare, aumentando così l’erosione costiera e richiedendo centinaia di milioni di euro ogni anno per il ripascimento artificiale delle spiagge. In ogni caso in Italia esistono molte dighe che non sono state né collaudate né finite e farne di nuove è irresponsabile. È invece fondamentale allargare e ripristinare le aree di esondazione naturale lungo i fiumi che nel loro insieme svolgono un’importante funzione di “spugna” trattenendo l’acqua durante le piene e rilasciandola gradualmente nel resto dell’anno contribuendo ad attenuare le siccità.  E’ il caso del progetto di rinaturazione del Po inserito nel PNRR, che oltretutto risponde alle direttive europee Acque e Alluvioni e alla Strategia europea per la Biodiversità che impegna a riqualificare e riconnettere 25.000 chilometri di fiumi entro il 2030.
  9. Servono più infrastrutture: FALSO.
    Quasi il 10% del territorio italiano è già cementificato, incluse le aree a rischio inondazione. Questa situazione è particolarmente grave in Emilia-Romagna. L’impermeabilizzazione del suolo impedisce l’infiltrazione dell’acqua e la ricarica delle falde acquifere, mentre aumenta lo scorrimento superficiale riducendo il tempo impiegato dall’acqua per raggiungere i fiumi (“tempo di corrivazione”), pertanto le acque piovane giungeranno al fiume in un intervallo di tempo più ristretto, causando picchi di piena più alti e quindi maggiori rischi di esondazione. Inoltre, in gran parte dei fiumi italiani, le infrastrutture hanno sottratto spazio al naturale alveo dei fiumi, limitando lo spazio per le piene e aumentando così il rischio per le comunità. Ovviamente sono utili difese e infrastrutture ben pianificate nell’ambito dei centri urbani che, in molti casi possono essere anche ben inserite nel tessuto urbano come dimostrato in molte città europee anche con interventi di drenaggio urbano sostenibile.
  10. Il cambiamento climatico non c’entra nulla: FALSO.
    Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra da parte delle attività antropiche, sulle cui cause la comunità scientifica mondiale concorda ormai da anni (con l’eccezione di qualche singolo professore spesso legato al mondo dei combustibili fossili), che ha già portato ad un aumento medio di oltre 1°C delle temperature medie globali, sta avendo effetti particolarmente intensi sul bacino del Mediterraneo, alterando fortemente i cicli idrologici, allungando i periodi di aridità alternati da brevi periodi di piogge intense, sempre più frequenti e dove la quantità di precipitazioni che un tempo cadeva in mesi ora cade in pochi giorni. Sta a noi agire per limitare al più presto le emissioni ed evitare gli scenari peggiori e adattarci al cambiamento climatico in atto.

Il Wwf non risparmia critiche: «Chi, nel dibattito pubblico, continua a sostenere tesi in contrasto con la scienza e l’evidenza dei fatti, rimandando decisioni o investendo fondi pubblici in opere inutili o dannose, si assume una responsabilità enorme rispetto alle prossime tragedie che continueranno a trovare il nostro territorio non pronto agli effetti della crisi climatica».

Ai dieci punti dell’elenco, il Wwf aggiunge un’altra smentita: la retorica che vorrebbe addossare la colpa dell’alluvione agli ambientalisti che hanno vietato ogni opera. «Gli ambientalisti non hanno governato alcuna regione italiana, né tantomeno hanno avuto voce in capitolo nelle scelte dei governi nazionali e regionali. Inoltre, i Governatori regionali sono stati investiti del ruolo di Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico da parecchi anni e avrebbero potuto muoversi facilmente e spesso in deroga a molti vincoli.  Viceversa, da decenni gli ambientalisti segnalano il rischio derivante da una cattiva gestione dei corsi d’acqua italiani, dalla distruzione e riduzione delle aree di esondazione che spesso ha ridotti i corsi d’acqua in semplici canali, aumentando il rischio idraulico e causando un collasso della biodiversità dei fiumi italiani, quasi il 60% dei quali presenta uno stato ecologico non buono. Quindi siamo davvero ad una situazione paradossale: accusare chi da 30 anni lancia l’allarme su fiumi e territorio perché, semplicemente, quello che avevano annunciato si è avverato».