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La Cgil fa il punto dopo l'ultimo incontro a Palazzo Chigi. Salari, inflazione, sanità pubblica: “Risultati ancora lontani e tutti da conquistare”

Matteo Oi Foto: MATTEO OI

Il governo Meloni sfoggia un incauto ottimismo e, forte di qualche segnale economico incoraggiante, conferma l’intera agenda di provvedimenti presi fino a oggi: dagli incentivi alle imprese alla flat tax, dalla rivalutazione delle pensioni al taglio del cuneo contributivo sui salari. L’esecutivo italiano è stato “aiutato”, oggettivamente, dalle ultime previsioni della Commissione europea (che danno il nostro Pil in crescita dell’1,2%, sopra la media europea), e dal record storico di occupati registrato lo scorso marzo.

Confronti inutili?

L’incontro del 26 maggio a Palazzo Chigi con le parti sociali potrebbe sintetizzarsi così: ognuno avanti per la sua strada, ma non perdiamoci di vista. La presidente del Consiglio ha infatti annunciato che, sui temi all’ordine del giorno, i ministeri competenti attiveranno tavoli specifici per un “confronto cadenzato”, mentre sarà istituito un “Osservatorio sul potere di acquisto” per monitorare inflazione, prezzi, salari ed efficacia dei provvedimenti del governo. E ha parlato di “dialogo approfondito con le parti sociali”.

Al di là di una questione di fondo, che riguarda le risorse e i contenuti del Def, lo scetticismo della Cgil su questi incontri resta. Sono “tavoli occasionali, di mero ascolto, privi di carattere negoziale e totalmente improduttivi”, sostengono in corso d’Italia, rivendicando la necessità di “una vera trattativa sui contenuti delle proposte e delle piattaforme sindacali”.

Mobilitazione utile

In casa Cgil è invece netta la convinzione che le manifestazioni di Bologna, Milano e Napoli abbiano indotto il governo a convocare le parti sociali. Quindi la strada della mobilitazione “non può che continuare e allargarsi, a partire dalla manifestazione nazionale indetta il prossimo 24 giugno a Roma su temi fondamentali come il diritto

alla salute, la sanità pubblica e la sicurezza sul lavoro”, si legge in una nota interna della confederazione.

 

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Emergenza salari e inflazione

La confederazione ha comunque ribadito al governo il “giudizio fortemente critico sulle scelte” fatte, e ha rilanciato una serie di temi prioritari. A cominciare dall’emergenza salariale in rapporto a un’inflazione (+18,3% nel triennio 2022/2024, previsione Def) superiore alla media europea che per la Cgil “va affrontata utilizzando tutte le leve a disposizione: rinnovo dei contratti nazionali, politiche fiscali, controllo e governo dei prezzi”.

Fisco: no pasarán

Sul fisco, dopo aver chiesto la stabilizzazione del taglio del cuneo contributivo e l’introduzione dell’indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione, la Cgil insieme a Cisl e Uil ha ribadito le critiche all’impianto della delega fiscale in discussione in Parlamento.

Rinnovare i contratti

La confederazione contesta l’obiettivo programmatico indicato dal Def (la riduzione del cuneo in funzione di moderazione salariale per “evitare la spirale prezzi/salari”) e giudica “indispensabile aumentare sia i salari netti” con la leva fiscale che quelli lordi con i rinnovi contrattuali nel pubblico e nel privato. Quanto a salari e contrattazione, restano sul tavolo le critiche al decreto Primo maggio, l’urgenza di una legge sulla rappresentanza e di un reale contrasto alla precarietà.

Pnrr: il Parlamento deve sapere

“Abbiamo ribadito – informa la Cgil – le nostre posizioni e le nostre richieste su previdenza (a partire dalla condizione di giovani e donne), appalti, salute e sicurezza, emergenza casa”. Mentre, rispetto al Pnrr, “abbiamo espresso la nostra preoccupazione per la situazione di stallo e per la totale mancanza di trasparenza che rischiano di mettere in discussione l’implementazione del Piano e le risorse europee”. Per la Cgil è fondamentale che il governo dica “al Parlamento e al Paese quali progetti rischiano di sforare il 2026, quali progetti saranno rimodulati, su quali obiettivi.”