Dopo oltre 10 giorni bloccati/e ad un check point governativo, le operatrici e gli operatori della Mezzaluna Rossa Curda (KRC) sono giunti/e finalmente ad Aleppo / Shahbah con un importante carico di aiuti umanitari, sostenuto anche dalle donazioni della raccolta fondi di Un Ponte Per.
Il convoglio era composto da tre camion carichi di tende, materassi, coperte, materiali per il riscaldamento e medicine, seguiti da due ambulanze e due auto con operatori sanitari e tecnici.
Dopo lunghe trattative, ieri sera il carico è stato lasciato passare ed è arrivato a destinazione.
Oggi cominceranno a distribuire aiuti ad Aleppo e nelle aree limitrofe, a chiunque ne abbia bisogno.
Ricordiamo che il terremoto in Siria e Turchia ha causato più di 45 mila vittime e milioni di persone sfollate.
La situazione è ancora molto critica vista anche la nuova tremenda scossa di circa 36 ore fa.
Ringraziamo la diplomazia italiana e tutti/e coloro che si sono adoperati per raggiungere questo risultato. La solidarietà non si arresta.
Alle associazioni aderenti alla rete OverAll e a tutti coloro che sono stati coinvolti nelle sue iniziative
Car* amic*,
nella riunione della rete OverAll di lunedì 6 scorso, ci siamo confrontati sulle possibili prossime iniziative che la rete può mettere in campo:
in particolare per continuare le azioni per la pace e contro la guerra in Ucraina, ormai a un anno dalla sciagurata invasione da parte della Russia;
più in generale si è riflettuto sulle attività complessive della rete, che ha visto l'adesione formale di tante realtà associative, ma un coinvolgimento effettivo più ridotto.
Sul primo punto, in coerenza con le indicazioni della Rete Italiana Pasce e Disarmo , stiamo verificando la possibilità di svolgere venerdì 24 febbraio un presidio in piazza dalle 18 ? per poi confluire alle 20,45 all'iniziativa del Circolo Arci Prometeo: Emergenza Ucraina un anno dopo, con Francesco Privitera (prof. Storia delle relazioni internazionali. Unibo).
Inoltre, la Cgil provinciale ci chiede la disponibilità ad aderire ad una iniziativa di carattere seminariale (il 27 o 28 febbraio) sul tema di promozione della pace con una/un docente di diritto internazionale (a questo fine è previsto un confronto online con gli interessati il prossimo 14 febbraio alle 16).
Sul secondo punto, .pur con tutte le difficoltà organizzative che abbiamo affrontato e le carenze riscontrate, si è ritenuto che l'impegno a mantenere viva questa esperienza sia necessario, per il valore aggiunto che può creare tra l'associazionismo, oltre che come riconoscimento all'impegno di Damiano Cavina che né stato il principale promotore, in suo ricordo continueranno le iniziative annuali come quella del 2 dicembre 2022.
Per questo si è ritenuto opportuno fare un invito a tutte le realtà e i singoli/e che, a suo tempo, hanno dato l'adesione alla rete OverAll, per confermare, o meno, il loro interesse.
A questo fine ricordiamo i principi costitutivi e precisiamo meglio il funzionamento della rete.
OverAll, dalla sua costituzione, ha sempre inteso essere una “rete leggera” che “si impegna nella sensibilizzazione a temi sociali quali Diritti Umani, Pace, Ambiente”.
Quindi, fermo restando le iniziative proprie di ogni realtà, è possibile organizzare insieme o aderire ad iniziative condivise e coerenti con questi principi.
Si conferma l'impegno a divulgare tutte le iniziative che le singole realtà organizzeranno, attraverso gli strumenti di comunicazione a disposizione: Mail; Gruppi Whatsapp (Overall FM; Faenza Multiculturale); sito.
Intendiamo riprendere l'iniziativa di predisporre un calendario (attraverso un semplice foglio elettronico) nel quale inserire tutte le scadenze, anche per evitare sovrapposizioni. In allegato prima stesura con prossimi eventi
Le decisioni di normale amministrazione possono essere prese dal coordinamento (aperto a tutti) e procedere, previo comunicazione, anche col silenzio/assenso. Per decisioni più rilevanti è necessaria la convocazione dell'assemblea di tutti (dal vivo e/o online).
Per coprire i costi della normale attività si invita a versare un piccolo contributo annuale.
Questa nota è stata inviata a tutto l'indirizzario della rete e seguirà una chiamata telefonica.
Faenza, 11 02 2023
Il Coordinamento di OverAll Rete Multiculturale Faenza
In allegato:
- volantino 16 02 2023 Emergency
- volantino 18 02 2023 Comitato di Faenza per la valorizzazione e difesa della Costituzione
ENERGIA. Gli scienziati di Energia per l’Italia e gli ambientalisti contestano il progetto del governo Meloni di far diventare il Paese un hub del gas in Europa
C’è più d’uno tra gli esperti e le associazioni ambientaliste che in Italia ha storto il naso dinanzi agli accordi energetici presi dalla premier Giorgia Meloni in Algeria. Il fronte degli scettici, in merito a quanto stipulato lo scorso 23 gennaio col presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, è via via diventato più folto. Si va dagli scienziati di Energia per l’Italia agli attivisti di Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Wwf. La necessità di diversificare gli approvvigionamenti energetici per affrancarsi dalla Russia è una giustificazione che non regge.
IN PRIMIS LO DICONO I DATI e l’impellenza di agire per far fronte alla crisi climatica, di certo non ricorrendo ai combustibili fossili che com’è noto sono climalteranti. Il progetto di far diventare l’Italia il principale hub del gas in Europa, attraverso l’implementazione delle infrastrutture al Sud, rischia di proiettarci – avvertono – indietro con la storia. Il «nuovo piano Mattei» annunciato con giubilo dalla presidente del Consiglio non è – denunciano – così nuovo, né rimandare a Mattei solo nominalmente restituirà i grandi fasti. Ancora una volta a restare indietro è la transizione energetica, peraltro con un dubbio ancora da dissipare: che fine hanno fatto le contese nel Mediterraneo? Come verrà usata la Zona economica esclusiva istituita nel 2018 da Algeri a ovest della Sardegna? Non corriamo il rischio di comprare «il nostro stesso gas»?
A QUESTI INTERROGATIVI NON C’È ANCORA una risposta, l’unica certezza è che si punta ancora tutto sul gas mentre i tempi sono cambiati. «Non solo manca oggi una persona di grandi capacità come Mattei – fa sapere Vincenzo Balzani, professor emerito dell’Università di Bologna Vincenzo Balzani, coordinatore del gruppo di scienziati e accademici Energia per l’Italia – ma, soprattutto, è profondamente cambiato lo scenario energetico in campo mondiale. Se vogliamo controllare il cambiamento climatico, è necessario e urgente portare a termine la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili». Dello stesso avviso sono gli ambientalisti: «Gli accordi presi con Algeria, Libia e altri Paesi – scrivono in una nota congiunta Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Wwf – delineano una diversificazione non del mix energetico, ma dei Paesi da cui l’Italia importerà gas. Sono accordi che rischiano di condizionare pesantemente il futuro energetico italiano, accompagnati come sono da impegni per opere inutili e costose, con benefici che andranno solo a grandi aziende e Paesi esteri, mentre i costi saranno scaricati sulla collettività».
UN ESEMPIO PER TUTTI È il gasdotto dall’Algeria che potrebbe determinare anche la futura metanizzazione della Sardegna, un passo indietro nel passato che condannerebbe l’isola alla dipendenza energetica dall’estero, invece di permetterle il salto tecnologico dalla fonte del passato, il carbone, a quelle del futuro, le energie rinnovabili. Quello di Giorgia Meloni è stato un viaggio sulla scorta di quelli fatti dai suoi predecessori. Di firme con l’Algeria ne aveva apposte ben 15 anche Mario Draghi. Era lo scorso luglio. Prima di lui c’erano stati Di Maio, Conte, Gentiloni e Renzi. Al fianco dei nostri sempre la «fedelissima» Eni. Nel Paese africano la società è presente dal 1981 e i legami sono stati sempre rinnovati pubblicamente nel segno della memoria del fondatore Enrico Mattei.
TUTTAVIA LA RATIO DELLA POLITICA energetica nazionale non sarebbe affatto ispirata – secondo gli scienziati di Energia per l’Italia – a lui né direzionata verso gli obiettivi climatici prefissati. Piuttosto sarebbero le esigenze commerciali di Eni a tracciare la rotta. «In certe aree – scrivono – pesano di più i buoni uffici dei funzionari di San Donato Milanese piuttosto che l’operato della Farnesina». A onor del vero – spiegano – il neonato piano Mattei dovrebbe chiamarsi piano Descalzi giacché «nel corso dell’ultimo anno Eni ha impresso una forte accelerazione allo sviluppo delle sue attività sul suolo algerino».
«IL COMUNICATO DIRAMATO IL 23 gennaio da Eni e Sonatrach (la sua omologa algerina, nda) – sottolineano gli accademici – ha il sapore della beffa, in tutto e per tutto drammaticamente coerente con la campagna di greenwashing e mistificazione che Eni sta finanziando da anni nel nostro Paese». Secondo loro «la lista della spesa è nota: raddoppio della linea adriatica; raddoppio del Tap; raddoppio/potenziamento del Trasnmed; autorizzazione del gasdotto Galsi; rilancio del gasdotto Eastmed; 5 nuovi gasdotti per il Sud; nuovi rigassificatori, tra cui uno a Gioia Tauro (Enel) ed uno a Porto Empedocle (Sorgenia e Iren), con le partite dell’idrogeno blu e della cattura/stoccaggio di CO2 tutte ancora da giocare a favore dei killer del clima, Eni in testa».
ANCHE LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE puntano il dito contro le scelte compiute: «L’aggiornamento del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) – chiariscono – va condotto sulla base dei nuovi e più ambiziosi target di riduzione delle emissioni climalteranti richiesti a livello Eu – quando il Pniec, oggi da aggiornare, fu approvato, il target europeo era di – 40% di emissioni al 2030, oggi l’obbligo da regolamento è di almeno il 55%, con l’impegno di portarlo al -57% assunto alla COP27». Al contrario «questo piano anacronistico – avvertono – sarà pagato a caro prezzo dai cittadini/contribuenti». La soluzione resta una sola: puntare su «fonti rinnovabili e pulite di energia, efficienza, reti, accumuli e mobilità elettrica»
Il vice-direttore generale della Fao parla a margine del congresso della Flai Cgil
Nel 2021 circa 40 milioni di persone in più rispetto all'anno precedente hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta. In totale 193 milioni. La guerra in Ucraina ha reso lo scenario ancora più complicato. Maurizio Martina, vice-direttore generale della Fao, spiega che una delle grandi sfide da affrontare in questo 2023 sarà ancora quella della fame nel mondo.