LA MOBILITAZIONE. Contro la secessione dei ricchi 105.937 «No»: parte l’iter della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare
Esiste una Italia che, dal basso, si sta opponendo al Ddl Calderoli sull’autonomia. Bastava darle la parola, come ha fatto negli ultimi 8 mesi il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal costituzionalista Massimo Villone, che, con l’aiuto dei sindacati Flc Cgil, Uil scuola Rua, Federazione Gilda Unams, ha raccolto 105.937 firme per presentare la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare da loro disegnata. Ne sarebbero bastate 50 mila. Alfiero Grandi ha snocciolato i numeri delle adesioni: «66 mila firme cartacee, il resto on line con tante adesioni spontanee che dimostrano che il vento della destra è forte ma c’è un vento altrettanto forte che dice no quando ha occasione di esprimersi, e noi gliela abbiamo data, abbiamo aperto un canale di mobilitazione».
«Siamo grandemente soddisfatti per avere raggiunto e largamente superato le firme necessarie in anticipo rispetto alla conclusione della campagna» hanno detto i promotori durante la presentazione dell’iniziativa ieri in Senato, con il contributo del senatore Giuseppe De Cristofaro (Alleanza Verdi Sinistra). «In commissione – racconta De Cristoforo – sulla scorta delle audizioni fatte finora mi pare che ci sia un largo elemento di dissenso, di dubbio intorno alla proposta del governo anche da parte di pezzi di mondi anche insospettabili. E c’è una larga convergenza delle forze di opposizione, che non era scontata, questo ci lascia ben sperare».
Il testo del progetto di legge, redatto da un gruppo di studiosi coordinati da Villone, già professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università Federico II, intende modificare gli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione. Lo scopo è introdurre una clausola di supremazia della legge statale e spostare alcune materie di potestà legislativa concorrente verso la potestà esclusiva dello Stato. In tale modo «un’autonomia differenziata lesiva di uguaglianza e unità sarà preclusa per Costituzione» hanno spiegato dal Cdc. «Occorre tutelare l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica, qui ci stiamo giocando 160 anni di Unità d’Italia – ha aggiunto Villone – Un paese così si sfascia pezzo per pezzo». «Il modello Calderoli – ha continuato – emargina il Parlamento, le autonomie locali, ma soprattutto non guarda a quello che la società dice: la gran parte delle opinioni sono contrarie».
Una questione sentita in particolare dal mondo della scuola dove le conseguenze dell’autonomia regionale sarebbero disastrose: dai docenti pagati in modo differente sul territorio nazionale, alle risorse dei privati, dalla possibile perdita del valore legale del titolo di studi, alla didattica divisa in 20 modelli differenti. «È un attacco frontale al diritto all’istruzione – commenta Graziamaria Pistorino, della segreteria Flc Cgil – per questo abbiamo costruito questo percorso dal basso con docenti, studenti e genitori che si oppongono alla disgregazione di questo paese». «Il numero delle firme – dice anche Francesca Ricci di Uil Scuola Rua – è il risultato straordinario del legame tra scuola, società e paese, l’istruzione non può essere costretta nei limiti dei confini regionali». A supporto dell’iniziativa anche Anpi, Arci, diverse associazioni del campo sanitario e consiglieri comunali di città non solo del Meridione.
Il comitato promotore auspica che l’iter non si perda: una volta incardinata, la proposta deve arrivare in Aula entro quattro mesi. «Abbiamo consegnato questo lavoro alla responsabilità dei parlamentari – dice ancora Pistorino – ma queste firme sono solo il primo passo di una grande mobilitazione»