"Un uomo in mare" è una favola distopica contro l'assuefazione alle notizie tragiche e all'indifferenza
© ALESSANDRO BREMEC / NURPHOTO / NURPHOTO VIA AFP - Commemorazione strage migranti in mare
AGI - Passano gli anni e poco cambia. Anzi il rischio è l'assuefazione alle notizie tragiche, l'indifferenza. C'è questo e molto altro nel breve filmato di Emergency e Ogilvy “Uomo in mare”, realizzato per le festività. È messa in scena una favola distopica: su una spiaggia assolata un bagnino prova a salvare una persona che sta annegando a pochi metri dalla riva. I bagnanti lo bloccano con alcuni luoghi comuni su migrazioni e accoglienza: “Chissà da dove arriva quello lì”, “Ma poi dove lo mettiamo? Qui non ce lo voglio”, “Finché sanno che c’è qualcuno che li salva, continueranno a fare il bagno”.
E ancora: “Quelli non hanno voglia di fare niente” e “Dovrebbero starsene a casa loro”. Circondato da un gruppo di persone che gli impediscono di muoversi, il bagnino non riesce a buttarsi in acqua. E l’uomo in mare annega di fronte all’indifferenza collettiva. Un video triste, di effetto e che fa riflettere. E poi basterebbe leggere i numeri dei migranti che si inabissano nel mare.
Il Mediterraneo continua a essere un cimitero. Provando ad attraversarlo, nel 2023 sono morte o scomparse almeno 2.678 persone. Dal 2014 ad oggi, le vittime sono state più di 28mila. Donne, uomini, bambini e famiglie sono annegati cercando di raggiungere l'Europa per avere un futuro e per vedere i loro diritti rispettati. In assenza di canali sicuri e legali di accesso, il lavoro della flotta civile è fondamentale per non rimanere a guardare.
È questo il messaggio lanciato dal video di Emergency realizzato in collaborazione con Ogilvy. Un augurio per il nuovo anno e una pratica messa in atto da Emergency che, oltre al lavoro nelle zone di guerra e crisi, con la sua nave Life Support si occupa di soccorrere le persone migranti che attraversano il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. “I diritti devono essere di tutti, altrimenti sono solo privilegi” diceva Gino Strada, nostro fondatore. Questa frase, che ispira ogni progetto di Emergency, ha ancora più senso scritta sulle murate della Life Support, la nave che soccorre chi è costretto a rischiare la vita nel Mediterraneo per arrivare in Europa. Servono canali di accesso legali e sicuri e una missione di soccorso coordinata a livello europeo, ma intanto non si può restare a guardare. In un anno di navigazione e in quattordici missioni, la nave di Emergency ha soccorso 1.219 uomini, donne, bambini, minori che viaggiavano soli.
“Quella tra Ogilvy ed Emergency è una lunga storia che ci ha portato ad affrontare ogni anno temi di portata universale. – afferma Giuseppe Mastromatteo, President & Chief Creative Officer di Ogilvy Italia – Quest’anno ci ha anche portato a sperimentare un nuovo linguaggio pubblicitario, un tone of voice completamente diverso, nuovo per Emergency ma anche per le ONG, con l’intento di interrompere il costante flusso di contenuti online e catturare l’attenzione su un tema che richiede una profonda riflessione”.
Ciò che temevano si è avverato. Sono passati più di 7 mesi dall’alluvione di maggio e i Comitati Riuniti Frane e Alluvioni Emilia Romagna dichiarano di vivere una “tragicommedia italiana: denaro promesso, ma bloccato dal dedalo burocratico”.
“Parliamo poi delle normative tra inquilini e proprietari – un gioco di serie A e serie B – dove, per ragioni oscure, solo uno può avanzare la richiesta di risarcimento. Un enigma degno di un rompicapo di Agatha Christie. E i 48 milioni già fruibili dal 6 luglio scorso per le auto danneggiate frutto delle donazioni fatte col cuore dai cittadini per aiutare gli alluvionati? Ah, sì, il decreto “machiavellico”, promesse di liquidità trasformate in un miraggio. I cittadini, anziché ricevere l’aiuto promesso oltre un mese fa, si trovano a vagare in un deserto di confusione e ritardi – continuano dai Comitati -. Finora, gli unici fondi erogati sono stati i 5000 euro per il soccorso immediato, una goccia in un oceano di bisogni. Ma non finisce qui. In questa commedia dell’assurdo, l’unico aspetto che sembra funzionare con precisione svizzera sono i controlli, quasi ossessivi, per recuperare quei pochi aiuti erogati”.
“I censimenti sembrano più un gioco della tombola che un serio tentativo di mappare i bisogni reali, con controlli a macchia di leopardo e distribuzione di briciole affidata alle sempre presenti associazioni come la Croce Rossa” proseguono gli alluvionati.
“La messa in sicurezza del territorio, argomento tanto caro ai discorsi istituzionali, rimane un miraggio, con l’incuranza nel non accettare le voci di spesa per paratie e valvole di non ritorno. Si prospetta un ripristino del territorio ‘come prima’ entro maggio, ma in questa promessa c’è una sottile ironia: ‘come prima’ non è sufficiente e non rassicura” sottolineano dai Comitati Riuniti Frane e Alluvioni Emilia Romagna.
“In conclusione, ciò che emerge da questa situazione è un ritratto amaro e sarcastico di un’Italia alle prese con l’emergenza, dove l’inefficienza e la burocrazia creano un circolo vizioso di speranze deluse e attese interminabili. Un paese dove, a quanto pare, navigare nell’alluvione della burocrazia è più difficile che nell’alluvione stessa” terminano dai Comitati Riuniti.
L’esecutivo destina 29,5 milioni per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare ad Assoprevidenza. Cgil: “Scelta autoritaria”
Nessuna retromarcia, con un blitz notturno di Fratelli d’Italia e Italia Viva “il governo ha deciso di affidare tutte le funzioni del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare, ente terzo voluto dal Parlamento, a una struttura privata, Assoprevidenza, garantendo alla stessa anche la piena disponibilità di 29,5 milioni di euro. Si tratta quindi di risorse pubbliche assegnate a un organismo privato in modo totalmente discrezionale”. È quanto afferma la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione.
“Sembrerebbe, infatti, pronto - prosegue la dirigente sindacale - il decreto ministeriale per rendere attutiva quella scelta avvenuta a fine luglio con un emendamento al decreto Pa 2, che avevamo già commentato come assolutamente sbagliata”. Il rilancio delle adesioni alla previdenza complementare è un punto centrale della piattaforma sindacale unitaria ma, nonostante i continui annunci di proseguire il confronto con le organizzazioni sindacali, “la realtà è molto chiara: il governo decide di andare avanti in modo autoritario, senza la condivisione di un percorso con le organizzazioni sindacali”.
Nonostante le modifiche introdotte in Senato alla Legge di Bilancio sul capitolo previdenziale, giudizio della Cgil resta negativo. “Si continua a fare cassa - sottolinea la sindacalista - sulla previdenza: altro che 41 anni di contributi per tutti, come avevano promesso in campagna elettorale. I pubblici, coinvolti dalla revisione delle aliquote di rendimento, rischiano addirittura di accedere alla pensione con 48 anni di contribuzione, per evitare il taglio. Mentre le deroghe introdotte, di fatto, sposteranno l’accesso al pensionamento per tutte e tutti”.
Picco di sbarchi e salvataggi di migranti, le ong percorrono centinaia di miglia per portarli in salvo. Il fallimento delle politiche dei respingimenti
A Lampedusa 20 approdi in 24 ore con oltre 700 migranti sbarcati, in Sardegna sono arrivate via mare 43 persone in 12 ore, la Sea Watch sta portando in salvo 119 persone che stavano naufragando nel Mediterraneo, la Sea-Eye 4 ne porta106. Con le condizioni meteorologiche favorevoli, nonostante le basse temperature in mare, aumentano gli sbarchi di migranti partiti nei giorni attorno a Natale, principalmente dai porti di Libia e Tunisia, i due Paesi con i quali Italia e Unione europea hanno fatto accordi in materia di migranti.
In un tweet Sea Watch Italy, nel fare sapere di avere soccorso "donne, uomini e bambini (il più giovane ha 3 anni) in pericolo di vita nel Mediterraneo centrale", ha dichiarato: “Lo scopo di questi porti distanti è quello di tenere le navi di soccorso lontane dall'area delle operazioni, in modo da non poter salvare altre persone in pericolo”. La prefettura di Massa Carrara si è già attivata per accogliere i migranti, con procedure che dovrebbero ormai essere collaudate, visto che si tratta del nono sbarco dall’inizio di quest’anno.
Andando a leggere i dati pubblicati dal sito internet del Viminale si legge che gli sbarchi rilevati dal Dipartimento della Pubblica sicurezza dal primo gennaio 2023 al 27 dicembre sono stati 154.526, contro i 102.530 dello stesso periodi del 2022 e i 66.482 del 2021. Tanti i minori non accompagnati, oltre 17 mila solamente quest’anno. Tutti numeri che dichiarano il fallimento delle politiche migratorie del governo.
Il segretario generale Ituc: “Dobbiamo essere ai tavolo in cui si decide la transizione verde. Il lavoro sia protagonista, nessuno deve rimanere indietro”
Il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, Luc Triangle: “Siamo di fronte a una transizione necessaria verso economie e industrie più sostenibili. Non possiamo fermarla, ma vogliamo che i lavoratori non ne paghino il prezzo. Questo significa che i sindacati devono essere parte integrante della transizione. Perciò dobbiamo essere ai tavoli in cui vengono prese le decisioni sul come prende forma la trasformazione globale dell’industria e del lavoro”.
La ricorrenza internazionale del 18 dicembre mentre si fa luce sulle dinamiche di soccorso per il naufragio di due giorni fa nel Mediterraneo costato la vita a 61 persone
I 61 migranti annegati nel naufragio di sabato a nord della città libica d Zuwara sono la dimostrazione che “il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo” e che “non si fa abbastanza per salvare le vite in mare”. Il virgolettato non riporta l’opinione di una delle tanto criminalizzate ong, ma di un organismo istituzionale come l'Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite (Oim).
Alla vigilia della Giornata internazionale del migrante, che si celebra il 18 dicembre dal 2000, si è consumata l’ennesima tragedia in mare, l’ultima di una lunga serie alla quale non mettono fine le norme che il governo italiano, e non solamente, mette in campo con continui decreti. Perché "sono oltre 2250 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale quest'anno. Un numero drammatico che purtroppo dimostra che non si fa abbastanza per salvare vite in mare", afferma sui social Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Oim.
Sabato scorso erano in 86 a bordo di un gommone, c’erano anche donne e bambini, erano partiti qualche giorno prima dalla Libia, poi sono subentrate le cattive condizioni del mare, secondo le ricostruzioni, il 14 dicembre la guardia costiera libica ha richiesto che dal centro di ricerca e soccorso di Roma venisse diramato il primo alert che ha fatto partire due velivoli di frontex. Nell’area di mare nella quale si cercava il gommone in pericolo, transitava anche la nave della ong Sos Mediteramèe, la Ocean Viking, che aveva appena effettuato un altro soccorso e, secondo le norme imposte per decreto dal governo, veniva indirizzata dal Mar libico al porto di Livorno con il divieto di collaborare alle ricerche in mare che erano in corso.
Per i migranti non c’è stato più scampo, il gommone si è rovesciato
Leggi tutto: 18 . 12 - IL TEMA Giornata del migrante, giornata di lutto - di SIMONA CIARAMITARO