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IL VIDEORACCONTO
Cgil e associazioni insieme per la Costituzione. Il racconto per immagini di una giornata molto particolare
Perché sabato 7 ottobre una marea di persone e centinaia di associazioni, insieme alla Cgil, hanno letteralmente riempito le strade della capitale e poi piazza San Giovanni? Le risposte a questa domanda sono tante, ma tutte collegate tra loro: il no all'autonomia differenziata e al presidenzialismo che "stravolgerebbero la nostra Repubblica", la richiesta di un lavoro che sia "dignitoso" e quindi di alzare i salari, così come le pensioni. E ancora, la difesa di sanità e scuola pubblica che sono sotto attacco, la richiesta di pace, ogni giorno più necessaria, l'impegno contro la crisi climatica e per l'ambiente. Una serie di battaglie che si intrecciano e si fondono in una "Via Maestra" che altro non è se non l'attuazione della nostra Costituzione.
E allora, l'enorme manifestazione di sabato 7 ottobre 2023 - con le voci, gli slogan, gli striscioni, i colori - racconta una Paese che non si rassegna e che vuole un cambiamento. Il popolo della Via Maestra ha iniziato il suo cammino.
IL VIDEORACCONTO
Il Circolo Legambiente Lamone di Faenza ha inviato una lettera agli esponenti della Comunità locale (amministrazioni, volontariato, associazioni sindacali, ecc.) con lo scopo di aprire un confronto sulle opportunità del riconoscimento dei Gessi Romagnoli come patrimonio dell’Unesco.
Di seguito il testo.
“Gentili signor*,
come è ampiamente noto, l’iscrizione nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco del Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale, è stata generalmente salutata da tutti come un grande risultato che non solo tutela questo importate e unico ambiente naturale, ma che potrebbe indurre nuove opportunità di sviluppo sostenibile per questi territori.
A questo proposito, ad esempio, da parte di amministratori locali si sono avanzate ipotesi per l’istituzione di un “marchio per i prodotti dei gessi” che potrebbe valorizzare i prodotti agricoli locali, contribuire a promuovere un turismo responsabile, con adeguate strutture ricettive, oltre a sviluppare un parco geologico museale, con tutte le attività culturali, didattiche e di conoscenza del territorio, ad esso collegate.
Queste attività, che si aggiungerebbero alle attività agricole e industriali compatibili, sono ancor più necessarie oggi, dopo gli eventi catastrofici del maggio scorso, che hanno interessato non solo la pianura ma anche il territorio collinare, le sue attività e la sua vivibilità.
La Regione Emilia-Romagna ha organizzato l’evento Carsismo e Grotte nelle Evaporiti: Per celebrare questo importante riconoscimento, che ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere un patrimonio ambientale unico al mondo e di offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica, la Regione è lieta di invitarvi a un evento che si terrà venerdì 13 ottobre, dalle ore 15,30 alle 18,30, presso la sede di Viale della Fiera n. 8 a Bologna (Sala XX Maggio).
Naturalmente come Legambiente siamo pienamente soddisfatti per il raggiungimento di un obiettivo che fin dalle prime ipotesi di candidatura abbiamo sostenuto.
Per questo riteniamo che oggi questo risultato vada gestito nel migliore dei modi, innanzitutto coinvolgendo le comunità locali più interessate.
Gli strumenti programmatori come il “Piano territoriale del parco della vena del gesso romagnola” e la “variante al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) relativa al polo estrattivo “Cava di Monte Tondo”, dovranno, a maggior ragione, tener conto di questo importante riconoscimento.
A questo proposito, ricordiamo – ancora una volta – che lo studio commissionato a suo tempo dalla Regione indicava di utilizzare lo scenario B, esteso su un periodo di 10 o 15 anni, o comunque tempo necessario al completo recupero ambientale del Polo, indipendentemente dalla eventuale minore utilizzazione da parte del concessionario…” .
Tenendo conto di questi vincoli, a nostro avviso, è comunque possibile e necessario salvaguardare i posti di lavoro attualmente in essere.
Questo naturalmente a patto che l’azienda si impegni a riconvertire progressivamente le attività del sito, organizzandosi per diminuire l’uso del gesso vergine, utilizzando più cartongesso dismesso, diversificando le produzioni, avviando la sperimentazione di altri prodotti nel settore dell’edilizia sostenibile.
Ipotesi queste che abbiamo tentato di articolare e avanzare più volte (da ultimo nelle osservazioni ai due piani in questione che abbiamo già inviato e che alleghiamo).
Oggi, più che mai, è necessario discutere con i lavoratori, i loro sindacati, l’azienda, gli amministratori e le comunità locali.
Chiediamo quindi a tutti gli interlocutori di avviare occasioni di confronto e tavoli istituzionali nei quali affrontare questi temi, sui quali intendiamo continuare a portare il nostro contributo“.
Faenza 08 10 2023
Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare.
La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.
Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese.
Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani.
Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. E’ evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente.
Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura.
Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo
Leggi tutto: Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace
Il premio Nobel per la Fisica: "Gli Stati non hanno mai firmato un trattato. Oggi bisogna ottenere un impegno che vieti l'utilizzo dell'atomica in caso di conflitto"
"Irischi di guerra nucleare sono decisamente elevati, perché nel passato gli Stati non sono mai arrivati a firmare un trattato in cui si impegnassero a non usare l'arma atomica per primi". Così il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, parlando a margine dell'evento "Fermiamo le lancette del Doomsday Clock", nella sede della Cgil nazionale. "Quindi - prosegue - la dottrina nucleare di tantissimi Stati, come la Francia, l'Inghilterra ma anche la Russia, è che l'atomica può essere usata in caso di invasioni del territorio, se è in ballo la sopravvivenza dello Stato nazionale".
"Una brutta situazione - spiega il Nobel -, È chiaro che oggi bisogna cercare di ottenere un impegno che vieti l'arma nucleare in caso di guerra. Adesso è una roulette russa: in teoria alla Russia non conviene utilizzare armi atomiche, ma non possiamo essere certi che lo Stato russo faccia solo ciò che gli conviene. Al momento - conclude - tutto è rischioso