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Legambiente, sia attraverso il proprio Circolo locale Lamone Faenza che come struttura regionale dell'Emilia-Romagna, ha sostenuto fin da subito l'ipotesi di candidatura, alla World Heritage List dell’UNESCO, dei fenomeni carsici delle aree gessose presenti in regione.

Esprimiamo pertanto grande soddisfazione per la conferma della notizia dell'accoglimento del riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità ai “Fenomeni carsici e grotte nelle evaporiti dell’Appennino Settentrionale”.

Oltre alla tutela di questo patrimonio ambientale unico, questo riconoscimento può aprire oggi importanti ricadute per i nostri territori: ecoturismo, didattica, tutela del paesaggio, realizzazione del parco geologico museale, che darebbero qualche risposta allo sviluppo economico e sociale della comunità locale, assieme alle attività agricole e industriali compatibili.

Naturalmente gli strumenti programmatori come il “Piano territoriale del parco della vena del gesso romagnola” e la variante al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) relativa al polo estrattivo “Cava di Monte Tondo”, dovranno, a maggior ragione, tener conto di questo importante riconoscimento.

A questo proposito, ricordiamo - ancora una volta - che lo studio commissionato a suo tempo dalla Regione indicava di utilizzare lo scenario B, esteso su un periodo di 10 o 15 anni, o comunque tempo necessario al completo recupero ambientale del Polo, indipendentemente dalla eventuale minore utilizzazione da parte del concessionario...” e questa potrebbe essere la strada per salvaduardare anche i posti di lavoro attualmente in essere.

Questo naturalmente a patto che l'azienda si impegni a riconvertire progressivamente le attività del sito, organizzandosi per diminuire l'uso del gesso vergine, utilizzando più cartongesso dismesso, diversificando le produzioni, avviando la sperimentazione di altri prodotti nel settore dell'edilizia sostenibile.

Ipotesi queste che abbiamo tentato di avanzare più volte e che oggi, è necessario discutere con i lavoratori, i loro sindacati, l'azienda, gli amministratori e le comunità locali.

 

Faenza, 19 settembre 2023

                                                                                                                                                                                         Circolo Legambiente Lamone Faenza

 

 

Iniziativa sui problemi del territorio creati dall'alluvione e per chiedere lo stanziamento delle risorse necessarie a ripartire. Presente Maurizio Landini

Maurizio Landini segretario CGIL

GUARDA IL VIDEO

aenza si mobilita per chiedere risorse che facciano ripartire il territorio ferito e sconvolto dall'alluvione. Per questo, a distanza di poco meno di tre mesi dalla visita di Maurizio Landini a Faenza lo scorso 28 giugno, il segretario generale della Cgil è stato di nuovo ospite del sindacato per una iniziativa che lo scorso 15 settembre ha voluto fare il punto della situazione. Sullo sfondo i problemi irrisolti causati dall'alluvione del maggio scorso e la manifestazione già fissata per il prossimo 26 settembre, giorno in cui la Cgil Emilia-Romagna porterà nella Capitale la protesta delle popolazioni colpite "per chiedere al governo le risorse necessarie alla ricostruzione post alluvione, per famiglie, aziende e per la messa in sicurezza del territorio".

Bussandri, Cgil Emilia-Romagna: "Risposta finora assolutamente inadeguata. Il 26 settembre protesteremo a Roma"

"Il prossimo 26 settembre la Cgil Emilia-Romagna sarà a Roma in piazza Capranica (a pochi metri dalla sede della Camera dei Deputati, ndr) per rivendicare le ragioni delle popolazioni alluvionate dell'Emilia e della Romagna, di fronte a una risposta che a nostro avviso è stata fino adesso assolutamente inadeguata", ha detto Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil regionale. C'è un tema risorse che resta aperto. Quelle annunciate non sono sufficienti a coprire la totalità dei danni subiti da lavoratori, pensionati, famiglie e imprese. I 600 milioni di euro annunciati coprono a malapena un ottavo dei danni sommariamente registrati. Questo si aggiunge ai ritardi che abbiamo scontato anche per una struttura commissariale voluta da questo governo e che è totalmente slegata da questo territorio e da questa Regione. Pensiamo che non ci debba essere una ricostruzione calata dall'alto. la ricostruzione deve essere anche un'occasione di ripensare il modello di sviluppo di questo territorio. per farlo abbiamo bisogno di una interlocuzione e di un confronto costante con la struttura commissariale e anche con il governo. Interlocuzione che purtroppo fino a oggi non c'è stata".

Melandri, Cgil Ravenna: "A oltre quattro mesi dall'alluvione non ci sono ancora gli indennizzi annunciati per famiglie e imprese"

"La questione alluvione ha una dimensione nazionale - ha detto Marinella Melandri, segretaria generale della Camera del Lavoro Cgil di Ravenna -. Sul territorio si è fatto quello che si poteva, anche e soprattutto grazie al contributo inestimabile del volontariato. Adesso abbiamo bisogno di risposte concrete e la presenza del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, alla nostra iniziativa dimostra la volontà della confederazione di farsi carico, a livello nazionale, dei problemi di questo territorio. Questa è la prima tappa di un lungo percorso nel quale vogliamo impegnarci. Il 26 settembre faremo un presidio a Roma per portare fuori dal Parlamento la voce degli alluvionati e rappresentare le necessità di finanziamento da prevedere nella Legge di Bilancio 2024. Non possiamo lasciare soli questi territori. Proseguiremo nelle iniziative, organizzando presidi e facendo sentire la nostra voce".

"Avevamo il sentore che con il passare del tempo l'attenzione dedicata al disastro dell'alluvione nella provincia di Ravenna sarebbe andata sparendo - ha detto ancora la segretaria Marinella Melandri -. A oggi, dopo oltre quattro mesi da quei tragici eventi, non ci sono ancora gli indennizzi che dovrebbero essere destinati a famiglie e imprese. C'è bisogno di un salto di qualità. Il tempo perso in questi mesi è un problema per i cittadini di questo territorio. Di fronte a un disastro di queste dimensioni abbiamo bisogno che sul territorio si senta la voce dello Stato, che arrivino risposte veloci e concrete, anche su quali interventi verranno fatti fin da subito per evitare che con l'arrivo dell'inverno possiamo trovarci di nuovo di fronte a una tragedia come quella che abbiamo vissuto a maggio. In più l'annuncio dello scorso 14 settembre della possibilità di presentare domanda per gli indennizzi da metà novembre, senza specificare modalità e procedure, è assolutamente insoddisfacente".

Landini, Cgil: "Ritardi inaccettabili"

"I ritardi non sono accettabili. Il governo dichiara che le persone avranno il 100% dei rimborsi dei danni, ma a quasi 5 mesi dall'alluvione, non hanno ancora visto le risorse promesse e non sanno cosa devono fare per richiederle". A dirlo è Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, presente all'iniziativa di Faenza. "Un ritardo incomprensibile considerando anche le esperienze virtuose della gestione di cataclismi precedenti quali il terremoto, situazioni nelle quali si è visto che c'è la possibilità di risarcire tutti e far ripartire l'economia"

Marco Messina, membro e fondatore del gruppo, anche docente: "Quando andavo a scuola io immaginavo un futuro, oggi i giovani non hanno più esempi da seguire"

99 Posse GUARDA IL VIDEO

Marco Messina è membro e fondatore dei 99 Posse, gruppo nato a Napoli nel 1991 che da più di 30 anni si fa portavoce di ideali e valori sociali. Marco, oltre a essere un sound designer, insegna da sei anni all'Accademia delle Belle Arti di Palermo: ci racconta che questa veste da docente lo fa sentire parte di uno sviluppo della sua militanza. "Quando andavo a scuola io e miei amici sognavamo. Oggi i ragazzi hanno smesso di farlo, perché non hanno più esempi da seguire". Ai suoi studenti dà un consiglio secco che è una regola ben precisa: l'unione fa la forza.

 

Dopo il caos degli sbarchi, Meloni fa la passerella a Lampedusa annunciando l'ennesimo giro di vite, preludio del nuovo decreto sicurezza. Danesh, Cgil: "È un'idea fuori dalla Costituzione"

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FOTO DI © ANTONELLO NUSCA/AG.SINTESI



LAMPEDUSA ISLAND - ILLEGAL IMMIGRANTS AT THE TEMPORARY HOLDING CENTRE

 Siamo tornati in campagna elettorale. Lampedusa scoppia di migranti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo un lungo silenzio, atterra sull'isola siciliana, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula Von der LEyen e alla commissaria Ue degli Affari Interni, Ilva Johansson. Una toccata e fuga, giusto per annunciare una serie di misure rigidissime che il governo è pronto a varare: “L'obiettivo sono i rimpatri, non la redistribuzione”. E ancora: cpr in ogni regione con mandato alla Difesa di individuare siti in ogni regione, aumento del periodo di trattenimento a 18 mesi, accelerazione delle procedure di espulsione, “ma per mamme e minori under 14 abbiamo in programma altre soluzioni”.

Sono serviti giorni di pressione da destra da parte di Salvini, prima che lo scorso 15 settembre la premier interrompesse con un video social la cena degli italiani per annunciare la sostanziale militarizzazione del fenomeno migratorio nel nostro Paese. Secondo quanto ha detto Meloni, infatti, la svolta sui migranti sarà durissima. Era evidentemente diventato troppo complicato tacere, quindi la presidente del consiglio ha deciso di esibirsi in uno spot a favore di telecamere per rimediare al fallimento della sua gestione degli sbarchi, frutto dei fallimentari accordi con Tunisia e Libia.

Meloni è infatti intervenuta quando il caos generato dal boom di arrivi sulla piccola isola siciliana era ormai troppo evidente. Lo stillicidio di

Più di trenta associazioni del territorio romagnolo si sono riunite nella mobilitazione “La Via Maestra – Insieme per la Costituzione” che porterà più di cento realtà, associazioni e reti civili, in piazza il prossimo 7 ottobre a Roma

 La presentazione della mobilitazione

Più di trenta associazioni del territorio romagnolo si sono riunite nella mobilitazione “La Via Maestra – Insieme per la Costituzione” che porterà più di cento realtà, associazioni e reti civili, in piazza il prossimo 7 ottobre a Roma in una grande manifestazione nazionale. Le associazioni locali si sono presentate all'Istituto della Resistenza di Forlì, questa mattina.

“In un paese sempre più precario e profondamente segnato dalle diseguaglianze sociali, in cui l’inflazioni continua a crescere e la povertà viene trattata come una colpa è arrivato il momento di dire basta.  Torniamo in piazza insieme per chiedere per l’aumento dei salari e delle pensioni, vogliamo un modello di democrazia e di società che pone alla base il lavoro, la dignità e la sicurezza nei luoghi di lavoro, l’uguaglianza di tutte le persone, i diritti civili e sociali fondamentali”, dice una nota degli organizzatori.

Che continua: “I diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione devono essere pienamente riconosciuti e concretamente esigibili ad ogni latitudine del Paese, per questa ragione ci opponiamo all’autonomia differenziata e ad altre proposte volte a stravolgere la nostra Costituzione e la storia di questo paese; scendiamo in piazza contro le proposte di Presidenzialismo o Premierato che non servono e mettono in discussione il funzionamento della nostra Repubblica parlamentare”.

“Chiediamo il diritto al lavoro stabile, libero e di qualità; il diritto universale alla salute e un Servizio Sanitario Nazionale per evitare che solo le persone abbienti possano accedere alle cure; investimenti sull’istruzione pubblica perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e tutte e per tutto l’arco della vita; politiche volte al superamento delle disuguaglianze per una vera giustizia sociale; il diritto alla pace, scendiamo in piazza contro tutte le guerre; il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi, ricordiamo che mentre la popolazione alluvionata sta ancora aspettando gli aiuti per ripartire il governo ha deciso di  togliere dal PNRR le risorse per prevenire disastri come alluvioni e frane”, continua il comunicato.

Partenze in pullman sono previste anche dalla Romagna, (informazioni sui canali social della Cgil di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini). Hanno aderito Acli, Anpi, Arci, Auser, Cgil, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Federconsumatori, Libera, Emergency, Sunia di Forlì Cesena. Con loro le associazioni “Idee Per La Sinistra”, Laudato Si', Legambiente Lamone  Faenza – Forlì- Cesena; 

Libertà e  giustizia  Rimini, Rete Studenti Medi Forlì-Cesena, Udi Ravenna e Forlì, Udu Forlì, 
Arcigay Ravenna, associazione Romagna – Camaldoli, "Barcobaleno" di Forlimpopoli, “Amici della Casa di Tavolicci”, associzione “Luciano Lama”, “Borgo Ddlla Pace” Rimini, Cidi Rimini, Comunità Laudato Si' della Romagna Forlivese, Comitato in difesa della Costituzione Ravenna; Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata di Ravenna, Comitato per la difesa e la valorizzazione della Costituzione Faenza, Comitato Salviamo La Costituzione Ravenna, oordinamento “Per La Pace” Bagnacavallo; Femminile Maschile Plurale di Ravenna, Forli’ Citta’ Aperta, Il Terzo Mondo Odv Ravenna, Itaca, Manifesto contro l’odio e l’ignoranza Rimini; Movimento Consumatori  Ravenna; Overall; Vite In Transito Rimini

Le offerte di lavoro caricate sulla piattaforma Sisil in Campania sono 343, a fronte di oltre 4 mila domande. Ricci, Cgil Campania: “È un'emergenza"

 Foto: MATTEO OI

o Stato è al tuo fianco!”. Questa lo slogan scelto dal governo Meloni per la campagna di comunicazione sugli strumenti che dovrebbero sostituire il Reddito di cittadinanza. Quale Stato è al fianco di quegli uomini e quelle donne che in Campania percepivano il sostegno e che dal primo luglio non ricevono più niente? E soprattutto, ci domandiamo, quale lavoro potranno trovare visto che il numero di domande registrate sulla nuova piattaforma è assai più alto del numero di posti di lavoro registrati?

La questione è tutta qui. Si continua ad affermare che il Rdc andava tolto perché considerato, anziché strumento per arginare la povertà, fabbrica di poltronismo e impedimento per quegli imprenditori alla ricerca estenuante di manodopera. Ed allora via l’assegno che ha consentito a milioni di persone di sopravvivere, al suo posto la promessa di un posto, in attesa del quale frequentando un corso di formazione si avrà diritto a circa 350 euro al mese per un anno.

Ma quante offerte di lavoro sono sulla piattaforma Sisil? Sono e saranno sufficienti per tutti gli occupabili? In Campania certamente no.

Tempi e modi

Ai primi 160 mila percettori l’assegno non è più arrivato dal 1 luglio, avvisati attraverso un sms scritto nel tipico e poco intellegibile linguaggio burocratico e firmato Inps. In cambio, dice il governo e annuncia via spot tv a reti quasi unificate, dal 1 settembre ci si potrà iscrivere alla “piattaforma Sisil” voluta dal ministero del Lavoro e realizzata dall’Istituto nazionale di previdenza. I molto fortunati troveranno un’offerta di lavoro sperando di piacere all’ipotetico datore, gli altri fortunati, ma un po’ meno, dovranno aspettare l’avvio di corsi di formazione di cui a oggi non si ha notizia per, in costanza di frequenza, ricevere i 350 euro. Nel frattempo, fino alla prima busta paga da lavoro o fino al primo assegno da frequenza, come sopravviveranno non si sa.

Accade in Campania

Secondo Jamal Qaddorah, coordinatore Inca Cgil regionale, tra i tanti occupabili che si sono rivolti agli sportelli del Patronato solo poche centinaia sono riusciti a presentare la domanda. Le ragioni sono sostanzialmente due, da un lato la farraginosità della procedura che, benché facilitata dall’aiuto dell’operatore dei servizi, prevede la scannerizzazione di una serie di documenti che spesso chi vorrebbe inoltrare la domanda non ha. E poi perché chi si iscrive deve necessariamente indicare tre agenzie per il lavoro a cui far capo ma quasi nessuno di loro ne conosce nemmeno una. Senza questa indicazione la domanda non viene nemmeno registrata.

Il lavoro che non c’è

Al momento in Campania risultano inserite in piattaforma oltre 4.000 domande, e solo 343 offerte di lavoro, significa che per ogni posto disponibile ci sono già più di 10 aspiranti lavoratori e lavoratrici. È assai preoccupato Nicola Ricci, segretario generale della Cgil regionale, che commenta: “Le offerte di lavoro sono poche perché da noi il lavoro non c’è, e quello che si offre è precario e concentrato nei servizi, nella ristorazione, nei bar e nella giungla degli appalti. Questi numeri dimostrano in maniera inoppugnabile che i percettori del Rdc non sono e non erano fannulloni ma uomini e donne che vedono il lavoro come un miraggio. Certo non hanno trovato lo Stato al loro fianco, ma solo disperazione e sfruttamento. E poi, quando va bene lavoro nero, quando va male la camorra”.

E non finisce qui

Se le uniche offerte di lavoro riguardano ristorazione e turismo, immaginiamo che gli imprenditori cercheranno personale - magari di “bella presenza” - in grado di colloquiare con turisti e avventori.  Jamal Qaddorah, però, racconta che la stragrande maggioranza degli occupabili ha più di 50 anni e se va bene ha conseguito solo il diploma di terza media. Quanti di loro verranno allora assunti? “In realtà – aggiunge Ricci - gli imprenditori e le agenzie per il lavoro non sono in grado di attivare un mercato del lavoro aperto".

La trappola della formazione

Non solo non c’è lavoro, ma non esistono nemmeno i corsi di formazione. Almeno non ancora. Sempre il segretario generale della Cgil campana sostiene: “Gli ex percettori andrebbero sicuramente formati ma prima di gennaio i corsi non sono previsti e, peraltro, la Regione ha già detto di non essere nelle condizioni di attivare tutti gli occupabili. Per di più credo sia indispensabile consentire la partecipazione ai corsi anche mentre si lavora”. Ma se questa è la situazione dal 1 a luglio a gennaio - se va bene – come faranno a sopravvivere queste persone? La verità è che più si cerca di capire la reale situazione più lo spot del governo appare come una sonora presa in giro.

Le preoccupazioni della Cgil

Da tempo Nicola Ricci, e con lui a onor del vero gli altri segretari della Cgil delle regioni del Sud, cerca di alzare il livello di attenzione sulla realtà, la situazione a lungo andare può diventare davvero complicata. Certamente per chi non ha più alcun sostegno economico, che non sono certo fannulloni né cittadini di serie B, ma anche dal punto di vista della tenuta sociale. Dice ancora il leader campano: “Temiamo, per come è stata fatta la legge, che se ci sarà un incremento di offerte di lavoro a ridosso delle festività natalizie e di fine anno, saranno part time e contratti a termine”.

E allora finite le feste finito il lavoro? Questa è la preoccupazione, tanto più che proprio in queste ore l’Istat ha segnalato un rallentamento dell’economia e una riduzione della produzione industriale. “Come Cgil – conclude Ricci - abbiamo chiesto una proroga dei termini perché nel Mezzogiorno, con una disoccupazione a doppia cifra e una crisi trasversale dei settori produttivi e del terziario, non si potrà dare sbocco e futuro agli ex percettori del Rdc in tempi brevi. Lo abbiamo detto più volte al governo, sottovalutare la realtà è ingiusto e rischioso, solo Campania prevediamo tra 120 e 130 mila persone coinvolte e da occupare”